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 Un pomeriggio con Mattia Manelli Minimizar

INTRO



Il sito personale Non solo audiofili, che gestisco dal 2007, trova negli attuali ventuno articoli della sezione "I miei pomeriggi audiofili" le più autentiche ragioni della sua esistenza e dei suoi conseguenti sviluppi. Tutto nasce da una passione condivisa tra due o più persone nei limiti di una stanza, e qui le citazioni si potrebbero sprecare. Passo allora con sfacciata disinvoltura dalla raccolta "Gesammelte Schriften" di R. Schumann alla bellissima canzone "Il cielo in una stanza" di Gino Paoli. La prima ha una storia ben precisa e risale all'esordio, nel 1831, del grande compositore romantico come recensore. Una disamina musicale quindi, scritta per l'Allgemeine Musikalische Zeitung, riguardante le Variazioni sul tema "Là ci darem la mano" dal Don Giovanni Op. 2 di Chopin, dove l'autore dice: "Verso la fine del 1833, ogni sera e come per caso, si trovò insieme in Lipsia un certo numero di giovani musicisti, dapprima in socievole riunione e poi per uno scambio di pensieri sull'arte ch'era cibo e bevanda della loro vita, la Musica." Possiamo facilmente ravvisare in queste parole una forte analogia con le sedute d'ascolto tra appassionati. La seconda è forse più poetica ma non meno rispondente al vero della prima, interessando maggiormente il lato emozionale di tali sedute, laddove si dice "Quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti ma alberi, alberi infiniti".



Mi viene anche in mente cosa dissi in occasione di un incontro avvenuto diversi anni fa in casa del compianto Domenico Pizzamiglio, musicista e audiofilo di egregio livello, di fronte alla magnifica trasparenza dei suoi diffusori Magneplanar, che io definii "Due finestre verso l'infinito della musica". Bei tempi... di fervore e inestinguibile entusiasmo. Non parliamo dunque di semplici "elettrodomestici", come sostiene qualcuno, ovvero lo sono nella sostanza, essendo costituiti da circuiti elettronici, ma sicuramente non negli effetti, che sono sostanzialmente quelli di portarci la musica in casa insieme con il suo corteo di emozioni. Ecco che questo scambio d'impressioni, opinioni, esperienze, condite con l'ascolto di un materiale musicale il cui livello varia da audiofilo ad audiofilo, diventa fondamentale motore per l'apertura verso nuovi orizzonti, verso la conoscenza di soluzioni alternative possibili nel "mare magnum" dell'HiFi. O di chiusura, se uno è convinto di avere nella sua sala d'ascolto il meglio degli oggetti in circolazione, inappuntabilmente allestito a convergere verso una soluzione da lui reputata ideale. Ognuno di questi pomeriggi è una storia a se, dove ho voluto fortemente evitare un modo di procedere ripetitivo, potremmo dire standardizzato, di raccontare e, soprattutto, di trarre conclusioni.



Ciascuno dei ventuno articoli, e questo ventiduesimo non fa eccezione, è concepito in modo diverso, come sono differenti gli orientamenti, le esperienze e le evoluzioni di chi ha curato nel tempo l'impianto. Citazione per citazione, un altro grande audiofilo, anche lui non più tra noi, Pietro Pesenti, una volta mi disse che l'impianto è come un cane che con il tempo finisce per assomigliare al padrone.


UN AUDIOFILO CHE SI CHIAMAVA "SUPERCIUCK".



Non era la prima volta che c'incontravamo io e Mattia Manelli, ma nell'aprile 2009 presi "carta e penna" con l'intenzione di dedicargli un articolo basato su una seduta d'ascolto. Allora frequentavamo entrambi il Forum di Videohifi, promosso insieme all'omonima rivista dallo scomparso Bebo Moroni, grande giornalista audio e faro per tutti noi appassionati di Audio. Conobbi per la prima volta Mattia in realtà non su questo Forum ma agli inizi della mia frequentazione della mailing list TNT Audio Lombardia. Abitavamo a poca distanza uno dall'altro, cosa che facilitava un eventuale incontro. Ma dobbiamo innanzitutto chiarire il termine "Superciuck", corrispondente al Nick Name da lui utilizzato allora sul Forum di Videohifi, alias Ezechiele Bluff, il nome di un famoso personaggio dei fumetti creato da Max Bunker avente spiccati caratteri antieroici. Uno squattrinato e irascibile spazzino perennemente ubriaco ritratto sovente con il suo fedelissimo "compagno": un fiasco contenente Barbera e altri vini meno nobili. Nick curioso e anche simpatico. Derivò da quella discretamente lunga seduta d'ascolto, consumatasi appunto nell'aprile 2009, un resoconto molto interessante, dove prendevo contatto con la sua amplificazione in Classe D costituita dall'abbinata preamplificatore linea/finali di potenza monofonici NuForce P9 e NuForce 9 SE V2.



Per inciso, erano tempi in cui questa Classe amplificativa furoreggiava e sembrava fosse in procinto di spazzare via la "vecchia" A e A/B. Il tempo ha rimesso poi le cose a posto, la Classe D è ancora ampiamente in auge presso certi appassionati ma quella forza iconoclasta che lasciava presagire un'estinzione della A/B si è progressivamente affievolita sino a perdere il suo ruolo di minaccia. La Classe A/B appare tutt'ora validissima, sana come un pesce, basta aprire bene le orecchie per capirlo e quelle dell'amico Mattia funzionano molto bene, tanto da averlo indotto, non so se temporaneamente, ad abbandonare la Classe D, e, in un percorso a ritroso, ritornare pure alle amatissime valvole. Anch'io avevo all'inizio sottovalutato i tubi termoionici, ma con il tempo li ho conosciuti e apprezzati in qualità di dispositivi dalla fedeltà, ricchezza e finezza di dettaglio praticamente imbattibili. Un percorso personale in cui sono stato guidato da Mauro Scarabotti, Dorino Maghini e ultimamente Carlo Colombo, senza trascurare l'amico Mattia, che nel rigido pomeriggio del primo gennaio 2025 me li ha fatti gustare alla grande con il sorprendente amplificatore integrato stereo Audio Hungary Qualiton A20i, fatto a Nyíregyháza, città ungherese capoluogo della contea di Szabolcs-Szatmár-Bereg e del distretto di Nyíregyház.



Ma quanti fotogrammi sono scorsi dall'ultimo del 2009? Quali le evoluzioni dell'impianto di Mattia? Tanti e tante poiché oggi trovo una catena profondamente rinnovata, dove gli unici superstiti sono gli ottimi diffusori AudioPax Reference 150, cui sono stati aggiunti in alto due supertweeter Townshend Maximum, uno per ogni cassa, e in basso un subwoofer Sonus Faber serie Gravis, completamente controllabile nei parametri tramite applicazione dedicata su smartphone. La funzione di queste unità aggiuntive non è tanto quella di estendere la risposta in frequenza, che nelle Audiopax è già ampia agli estremi, quanto di ricreare una scena sonora più realistica, dalla maggior spazialità per quanto riguarda il supertweeter, il quale emancipa la riproduzione liberandola da quella mancanza d'aria che spesso si avverte tra strumenti e voci, con il risultato di riconquistare quell'ariosità che i più tecnici definiscono con il termine anglosassone "airy-ness". Soppiantati quindi i citati NuForce, il lettore CD Astin Trew AT 3500, giradischi Philip Voyd con testina DL 103 modificata Einstein, preamplificatore Phono Einstein "The Turntable Choise" e altri oggetti vintage come i sintonizzatori Kenwood KT 8500 e Pioneer TX-D1000 e l'amplificatore integrato Pioneer SA 710.



Cambiato anche il tavolo portaelettroniche Guizu in legno. Da allora Mattia si è impossessato di un amplificatore integrato Devialet Expert 220 Pro, di cui oggi utilizza la parte preamplificatrice in abbinamento con l'integrato valvolare Qualiton A20i, quest'ultimo in funzione di finale di potenza. Un'elettronica realmente sorprendente, con i suoi 20 Watt in Classe A che ne sembrano 200. Il giradischi non è più l'inglese Voyd ma un eccellente Bauer DPS 3 con alimentazione trifase del motore e braccio Wilson Benesch ACT 25, equipaggiato da una testina Shelter Harmony. La sezione Phono Devialet ha ben 12 curve di equalizzazione e anche possibilità d'invertire la fase. La differenza tra il modello DPS 2 e 3 sta proprio nell'alimentazione. Ha poi aggiunto uno streamer ZENith Innuos Mk3. La scelta è ricaduta su quest'oggetto poiché il suo sistema di rippaggio, dei migliori oggi in circolazione, consente di ritrovarsi automaticamente in libreria il CD. Si può scegliere di rippare in formato Wav oppure in FLAC. Ritorna ancora sulla scena il Devialet, usato pure come preamplificatore Phono e DAC. La tradizionale funzione di lettura dei CD è affidata al Pro-Ject CD Box RS, una macchina ritenuta eccezionale da Mattia. Nel composito allestimento della catena figura anche un NAS Synology DS220 J, con due dischi rigidi Western Digital da 3 Terabyte e una superalimentazione dedicata.



Ciliegina sulla torta è il PS Audio DirectStream Power Plant 15, molto più di un filtro di rete ma un vero e proprio rigeneratore di corrente, il quale preleva quella proveniente dall'impianto elettrico di casa generando da zero una nuova corrente alternata, estremamente pulita, protetta, regolata e perfettamente stabile. Lo fa tramite un amplificatore di potenza analogico a bassissima impedenza in classe A/B pilotato da un generatore di onde sinusoidali analogico DSD (PCM), il quale crea ed eroga all'istante un'onda sinusoidale perfetta, priva di distorsione e di tutte le controindicazioni che affliggono anche i più evoluti condizionatori di rete tradizionali. Sono benefici che si traducono in un'estrema silenziosità, in un nero infrastrumentale assoluto e anche in una fatica d'ascolto quasi inesistente, pure a volumi piuttosto elevati. Costoso, è vero, ma in grado di fare una netta differenza in termini di qualità dell'ascolto. Non manca una cuffia di elevate prestazioni, una Meze Audio Empyrean I, "abarthizzata" con i driver dell'Empyrean II e pilotata da un amplificatore dedicato, il valvolare OTL polacco Feliks-Audio Echo. Presente anche (ma non utilizzato nella prova d'ascolto) l'amplificatore finale di potenza stereo VTL 30/30, equipaggiato con valvole "Top".


Scorgo inoltre una tripletta di Damper Artesania Audio, uno posto sull'alimentatore del giradischi e gli altri due sui trasformatori d'uscita dell'integrato Qualiton. Ne vedo poi un quarto messo sullo streamer ZENith. Si tratta di un accessorio, mi dice Mattia: "Che va ad agire sulle frequenze medie, pulendole molto. Quando non ascolto il giradischi, lo smorzatore messo sull'alimentatore lo sposto sulla meccanica del lettore CD Pro-Ject, il cui alimentatore originale ho sostituito con uno stabilizzato. Quando non avevo il Power Plant 15, il valore visibile sul display non era costante ma oscillava, mentre ora è stabilissimo." Ultima modifica i cavi di potenza Duelund, che sono andati a sostituire i precedenti Ecosse. Due lastre di pasta di granito sono poste sotto il lettore CD e l'integrato Qualiton, Mattia se l'era fatte fare quando aveva un mobile portaelettroniche in metallo, le aveva usate come ripiano alternativo all'originale, oggi così "riciclate". C'è pure uno "Switch" dedicato all'HiFi, usato per il cablaggio Ethernet. Il cavo di segnale in uscita dal Devialet, destinato allo "Switch", è un Cat7 Ethernet di Fabrizio Baretta, mentre quello alimentazione, sempre dell'Expert 220 Pro, è marchiato MadForMusic, ha un connettore standard. C'è tuttavia da dire che in quest'elettronica non entrano certi connettori enormi che fanno adesso, ma una classica spina IEC.




"Nel tempo ho messo in pratica dei piccoli accorgimenti, degli affinamenti per l'ottimizzazione del mio impianto, come il braccetto dotato di spazzolina che va sugli LP mentre girano. È dell'Audioteka e non mi serve tanto per rimuovere la polvere dai microsolchi mentre il disco suona, quanto per scaricare a massa l'elettricità statica tramite il collegamento di terra del pre Phono integrato nel Devialet." L'amico Mattia ha sempre operato a ragion veduta, mai in maniera avventata ma dopo aver valutato con un attento ascolto l'eventuale sostituzione, che è stata puntualmente in sintonia con i suoi gusti personali.


UN CALDO E LUCIDO ABBRACCIO, TRA ANALOGICO E DIGITALE
L'ASCOLTO




BRANI ASCOLTATI

Weather Report - Night Passage
CBS Records

Pergolesi - Stabat Mater - Salve Regina.
The Academy of Ancient Music. Christopher Hogwood
Decca

Wolfgang Haffner - Kind of Cool
ACT Music

Ghost in the Shell 2: Innocence OST - Kenji Kawai
Victor Entertainment Bandai

The Oscar Peterson Trio - Live At The Concertgebouw 1961
The Lost Recordings
Vinile Mono N. 301

The Pablo All Stars Jam - Montreux '77
PABLO MTF 1805

Renaud Garcia-Fons Trio - Arcoluz
Enja Records

Benny Goodman - The King
Century Records
Vinile Direct to Disc

The Symphonic Ellington - Duke Ellington
Reprise

Oscar Peterson & Stéphane Grappelli - Skol
Pablo

Stéphane Grappelli & Michel Petrucciani
Flamingo

The Oscar Peterson Trio - We Get Requests
Verve
Vinile Doppio - Super Limited Edition - 1000 Copie

The Popular Duke Ellington - Duke Ellington
RCA

Ralph Sutton - Partners In Crime
Analogue Productions – APJ 018
Vinile 180 grammi

Premiata Forneria Marconi - La carrozza di Hans
Numero Uno


Sono passati quasi sedici anni da quel pomeriggio del 2009, tanta acqua è passata sotto i ponti, ma il contatto con quelle nobili creature che sono gli oggetti HiFi, messi insieme sapientemente a formare una catena, mi ha riportato istantaneamente a certe amate atmosfere. Io e Mattia ci siamo rivisti all'inizio del nuovo anno, un buon auspicio per il proseguimento della nostra passione, un po' invecchiati nel fisico ma con un entusiasmo intonso verso la musica e l'alta fedeltà. Qualcuno ha detto che solo il tempo è giudice delle buone amicizie, come delle cattive, le prime perforano gli anni, rimanendo magari a lungo quiescenti, per riesplodere alla minima "miccia" audiofila, anche se è passato davvero tanto tempo. Qualcun'altro (Léon Bloy) ha invece detto che "il critico è colui che ostinatamente cerca un letto in un domicilio altrui". Potrei anche trasformarmi in critico dell'impianto di Mattia, e in qualche modo lo sono stato, anche se mi sono accomodato in una poltrona e non in un letto, ma questo attributo mi sta stretto essendo quella del primo gennaio una piacevole riunione tra due amici e non una severa analisi sul "come suona". La rilassatezza innanzitutto.

I quindici brani in scaletta sono quelli che abbiamo sentito con attenzione, non gli unici perché in finale di seduta Mattia si è prodotto in un veloce "zapping" sul tablet, forse desideroso di aggiungere altri rapidi particolari a quanto già ascoltato. Sono stati somministrati all'impianto sia lo streaming digitale che il vinile, in un rapporto sbilanciato verso il primo (dieci a cinque) a causa della maggior facilità con cui si può navigare tra i brani. Ci sarebbe da chiedersi quante di quelle interminabili polemiche sul digitale Vs analogico innescate sui Forum, ora spostatesi sui Social, sopravviverebbero di fronte all'evidenza degli ascolti. Bastano infatti pochissimi minuti per comprendere come nell'impianto che ho davanti si sia raggiunto un eccellente equilibrio fra i due mondi contrapposti, facendo sì che il contributo di entrambi fosse rispettato nella sua precipua personalità. In tutti i brani che si sono avvicendati mi è stato facile riconoscere un filo conduttore, ravvisabile nello straordinario silenzio di fondo, nella selettiva separazione dei piani spaziali e nella profondità del suono, responsabili della non comune prestazione le due "appendici" che Mattia ha voluto integrare con le sue Audiopax, cioè i supertweeter Townshend Maximum e il subwoofer Gravis della Sonus Faber.

Non mi è ovviamente possibile riandare con la memoria all'incontro del 2009, e quindi fare un confronto, ma ciò che ho ascoltato in questa mi fa supporre di essere di fronte a un caso di "realtà aumentata", che poi in effetti non lo è, essendo un ulteriore passo verso l'avvicinamento a quella vera, mai completamente raggiungibile per un impianto. Ho riconosciuto tuttavia le fenomenali qualità del tweeter Ring Radiator della Scan Speak, che tanto m'impressionarono sedici anni fa (il migliore mai ascoltato?) con il suo magnete in Neodimio e camera in alluminio antirisonanza, la carnosità e ricchezza di dettaglio del medio da 20 con la bobina mobile in Kapton. Grazie al primo i piatti della batteria possono esprimersi al massimo del loro splendore, argentini e scolpiti come raramente avevo riscontrato. Lo Scan Speak produce in ogni occasione un suono solido, talmente definito e trasparente, oltre che dinamico, da far impallidire un trasduttore elettrostatico. Il medio è fantastico sulle voci e dona un effetto presenza da monitor di studio di registrazione, sempre articolata e intellegibile la gamma bassa, nonostante un'ottimizzazione dell'ambiente d'ascolto non spinta all'estremo. Nello Stabat Mater di Pergolesi la trama degli archi rivela una finissima capacità di tessitura, grande è l'ariosità, tale da guidare verso eteree regioni dello spirito.

E non mi si venga a dire che la qualità dell'ascolto non può influenzare, agevolandola o mortificandola a seconda dei casi, la comprensione e il godimento dell'arte musicale in tutte le sue sfaccettature, anche le più sottili. In Wolfgang Haffner - Kind of Cool il pulsare del contrabbasso di Dan Berglund ha una particolare energia, un'estensione piena e una dinamica che davvero non fanno rimpiangere lo strumento reale. Ma ciò che più mi ha colpito è la sua scultorea plasticità, lo sbalzo repentino delle note. Se esiste ancora una storia che un impianto può raccontare, fatta di tanti particolari da portare in evidenza, questa è certamente riposta nelle note di Ghost in the Shell 2: Innocence OST di Kenji Kawai. Un disco inconsueto per una tradizionale seduta d'ascolto, colonna sonora dell'omonimo film d'animazione del genere Neo-Classical e Ambient dov'è possibile apprezzare un suggestivo mondo fatto di vasti spazi e sottili minuzie sonore. Concreto e sanguigno è invece lo swing in The Pablo All Stars Jam - Montreux '77, con il Vibrafono di Milt Jackson che realmente impressiona per matericità, velocità, lucentezza e "sprint" dinamico; della serie: se live dev'essere, live sia! Non fate girare questo disco su impianti dinamicamente fiacchi e timbricamente scialbi, farete brutta figura, oltre che rovinare tutto il suo fascino vitalistico.

La musica, di qualsivolgia genere sia, va rispettata e quest'impianto manifesta verso di essa una grande osservanza. Rimaniamo nel Jazz con The Symphonic Ellington - Duke Ellington. Il primo brano, Night Creature First Movement: Blind Bug, è misterioso, circospetto con i suoi rapidi arabeschi discendenti di pianoforte, per poi sfociare di lì a poco in un energico pieno orchestrale. Eminentemente sinfonico è questo lavoro di Ellington, contenente registrazioni della sua orchestra con la Paris Symphony Orchestra, Stockholm Symphony Orchestra, Hamburg Symphony Orchestra e l'Orchestra Sinfonica del Teatro La Scala. Caso emblematico di una godibilissima musicalità è il brano Little Peace in C for U, qui entrano in scena due giganti del Jazz: Stéphane Grappelli e Michel Petrucciani. Un brano che ascoltiamo su mia espressa richiesta, ricco di humour e registrato benissimo, tratto dall'album Flamingo. Segue un pregevolissimo trittico di vinili: The Oscar Peterson Trio - We Get Requests, vinile Doppio in Super Limited Edition (1000 copie), The Popular Duke Ellington - Duke Ellington e Ralph Sutton - Partners In Crime, un vinile 180 grammi della Analogue Productions. A Mattia va riconosciuta l'abilità di aver livellato verso l'alto la parte analogica e digitale della sua catena, senza che si formassero fastidiosi scalini tra una e l'altra, ma armonizzando magistralmente i due mondi.

Passando da un vinile a un file che scorre attraverso lo streamer non si notano sensibili soluzioni di continuità qualitative, anche se mi è parso che con l'analogico il suono fosse ancora più reattivo, scultoreo e granitico in gamma bassa. Comunque sfumature, che non inficiano la coesione di fondo esibita da quest'interessante catena. La seduta d'ascolto si chiude nel nome del più autentico Rock Progressive, italiano in questo caso: la Premiata Forneria Marconi con il brano La carrozza di Hans, quello che da ragazzi ci faceva battere il piede per terra. Un momento forte, e non che gli altri non lo siano stato, foriero di una musicalità mai esangue ma dai colori vividi. In casa Manelli è bandito il cervellotico e la musica da dimostrazione fieristica tutta vocine e chitarrine, qui si ascoltano cose di sostanza, che scuotono i sensi e non li rendono soporosi. Una delle principali ragioni, non l'unica, per cui ho con gioia accettato questo suo invito.


Alfredo Di Pietro

Gennaio 2025


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