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 Un pomeriggio con Angelo Jasparro Minimize

UN POMERIGGIO CON ANGELO JASPARRO
NON CHIAMATELO AUDIOFILO



In questi giorni, scartabellando tra le pagine del mio sito, sono ritornato con la memoria a tutte le volte che ho incontrato l'amico Angelo Jasparro per degli ascolti, non molte in verità ma tutte memorabili. La prima nel maggio 2007, dalla quale distillai un breve scritto, senza alcuna foto. Erano i tempi dei grandiosi diffusori MBL 101D (chissà se Angelo ne sente nostalgia), del lettore digitale universale Esoteric DV 50, di un fantomatico amplificatore finale di potenza stereo Briston, assolutamente da non nominare perchè "under test" e della soluzione analogica formata dal giradischi Basis 2001 con braccio di lettura Graham 2.2, preamplificatore Phono Einstein e testina MC Scan Tech The Lyra Helycon, quest'ultima rimasta quasi intatta ancora oggi. In realtà un finale di potenza, anzi due, in pianta stabile allora c'era, parliamo di una coppia di monofonici Bryston 7B-ST, roba seria, in grado di erogare 500 Watt su 8 Ohm e 800 Watt su 4 Ohm. Altri incontri seguirono nel tempo, non tutti però archiviati sul mio sito Non solo audiofili, come quello avvenuto nel maggio 2009, in occasione dell'ingresso nella sua sala d'ascolto (allora ben diversa dall'attuale) di due "dinosauri", i mitici sistemi JBL 4350B.



Furono recuperati piuttosto malmessi da una cantina e Angelo, dopo una lunga cura durata sino a oggi, li ha riportati all'antico splendore. Nel 2009 qualcosa si era mosso nella parte digitale dell'impianto, arricchitasi da una formidabile abbinata dCS: lettore CD/SACD Puccini più U-Clock Puccini. Un salto quasi decennale separa quest'incontro, non fissato in un articolo, da quello del maggio 2017. Allora ritrovai le due mastodontiche JBL addossate alla parete di fondo della nuova sala d'ascolto, che non era più da 20 mq ma grande più di tre volte tanto. Erano posizionate direttamente sul pavimento, prive della lente acustica 2308 posta davanti al midrange che combina un driver 2440 con una tromba 2311. Oltre a questi fantastici diffusori il vero salto era rappresentato proprio dal nuovo ambiente d'ascolto. Era stato progettato personalmente da Angelo, con il soffitto non parallelo al pavimento per evitare risonanze sulle basse frequenze. Particolari anche le pareti, in parte in cartongesso e in parte costituite da muratura, con quella alle spalle della postazione d'ascolto in mattoni forati. Una struttura "ad hoc", differenziata in modo tale da non innescare un'unica componente di risonanza, ma tante e a diversa frequenza, generate dalla struttura intrinseca delle superfici e dalle reciproche distanze.



Le superfici in cartongesso hanno all'interno spessori differenziati di lana di roccia, anche lì per variare le frequenze di risonanza. Non quindi un ambiente inopinatamente insordito, bensì una stanza che "respirasse" sui bassi. Altri accorgimenti riguardavano l'arredamento, studiato in un certo modo e sempre supportato da delle prove di acustica, cosicché ogni singolo mobile era stato piazzato a seconda di come suonava meglio il locale. Allora come oggi nell'impianto c'era il lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, cambiata già in precedenza la testina con un'altra Lyra, la Kleos, mentre la sezione di amplificazione vedeva il pre MBL 4006 e due finali monofonici Bryston 7B³, i quali avevano fatto colpo su Angelo in occasione di una sua recensione. A sconvolgere letteralmente i piani è stato un amplificatore integrato stereo, l'Audionet Humboldt, che lo stesso Angelo definì con felice espressione "l'Alieno". Trassi un articolo da quest'incontro, datato febbraio 2021, dove decantavo le meraviglie di quest'oggetto color argento giunto da lui per una recensione. Oggi ne possiede un esemplare in finitura nera, tutto suo, "immortalato" nel presente articolo dalla mia fotocamera Panasonic Lumix DMC-FZ1000II. Ma cosa c'è di nuovo sotto il sole?



C'è che la possanza e autorevolezza in gamma bassa dell'Humboldt, come ben spiega Angelo nel suo scritto "Della posizione delle JBL 4350 e della loro amplificazione" (lo trovate sul suo sito Audio Activity), lo aveva costretto a rivedere il loro collocamento in ambiente, questo in realtà è ancora cambiato: basta vedere la fotografia di allora, la quale mostra i diffusori si posti su due supporti metallici che li elevavano dal piano d'appoggio di 40 cm, ma ancora molto vicini alla parete di fondo, con un leggero "Toe-In" a convergere verso il punto d'ascolto. Oggi sono piuttosto distanziati dal fondo, come potete vedere nelle mie recenti foto. Nel citato articolo, che condivido in parte nelle sue affermazioni, si parla di un ultradecennale rapporto con le 4350B, dei cambiamenti intercorsi nel tempo, ma soprattutto della nuova ventata di energia in gamma bassa apportata dall'Audionet. A parte l'elevazione dell'immagine, che con i diffusori al suolo risultava un po' bassina, un'importante variazione dal punto di vista timbrico era avvenuta proprio nella gamma inferiore, che si presentava ora rinvigorita sino a risultare forse un po' invadente. Ecco che nella nuova configurazione si era abbastanza alleggerito e schiarito il medio-basso, con un basso profondo reputato impressionante, anche perché coadiuvato dal subwoofer Velodyne SPL 1200.



In quanto sin'ora raccontato si può distinguere l'evoluzione sottesa ai continui perfezionamenti che un appassionato compie nel tempo, finalizzati a ottenere il massimo da ciò che si possiede, ma ce ne sono altri che, in verità, non ottemperano a questo sano criterio. Beninteso, ognuno a casa propria può fare ciò che gli pare, tuttavia esiste un "fine tuning" indirizzato a dei risultati concreti e verificabili in una nuova forma di vita sonora e altri fatti per puro capriccio, quasi per gioco. Inutile dirvi che Angelo appartiene sicuramente alla prima categoria. È lui stesso a esporci le importanti novità della nuova configurazione: "Dall'ingresso dell'Humboldt in finitura Silver per una recensione, sono cambiati alcuni cavi poichè mi ero accorto (una conferma di quanto dettomi dalla Audionet) che quest'integrato va meglio in configurazione sbilanciata. È avvenuta quindi la sostituzione dei precedenti MIT Oracle MA-X Proline bilanciati in altri sbilanciati della Duelund. Di recente ho aggiunto il condizionatore di rete Vexo Power-Bank, da me recensito un paio di mesi fa, il quale ha fatto una differenza che francamente non pensavo.



In questo periodo sta venendo qui abbastanza spesso Silvano Sivieri dell'ex Olimpia Audio, mi ha cambiato alcuni componenti del crossover, che aveva approntato lui in origine, sostituendo alcuni condensatori con i Mundorf EVO MCap. Tra l'altro non ci sono più elettrolitici. Abbiamo cambiato anche gli induttori sul passa-basso, con l'intenzione di sostituire prossimamente anche quelli sul passa-alto. Con un taglio posto a 250 Hertz, i nuovi hanno fatto una grande differenza sul rendimento della gamma bassa, facendola diventare ancora più asciutta e intelligibile di quanto non fosse prima. Ma torniamo a bomba al condizionatore di rete. Quando Sivieri aveva sentito l'impianto con il Vexo, era rimasto davvero impressionato dall'incremento della dinamica e l'aumento della profondità della scena. L'impianto ha così fatto un salto in avanti che non sospettavo, tanto che dopo la mia recensione ne ho comprato uno. In questa, tuttavia, ho chiaramente detto d'impossessarsene solo dopo averlo provato bene, perché non è detto che sortisca lo stesso effetto in tutti gli impianti. Il fatto che prima tenevo a terra i diffusori mentre ora sono sui loro supporti dipende dal cambio dell'amplificatore, dalla sua risposta in basso.



Prima li tenevo al suolo per recuperare un po' d'energia in quella specifica gamma di frequenze, in seguito, grazie alla maggior completezza dell'Humboldt, li ho alzati ottenendo anche un'elevazione dell'immagine. Di norma non faccio mai le cose d'impulso, così, dopo qualche mese di ascolti, ho deciso di portarli abbastanza avanti rispetto alla parete di fondo. Non ho dei dischi test che uso per sentire immediatamente come va l'impianto; siccome ho tutto il tempo necessario lascio decantare, poi passando i mesi tiro le conclusioni e dirado i dubbi. L'aver avanzato le JBL ha portato alla linearizzazione di una mancanza in gamma bassa che avvertivo nel punto d'ascolto, perdendo tuttavia qualcosa su un'altra frequenza ma guadagnando in profondità del palcoscenico sonoro. Non nego che possa esserci quest'impressione possa scaturire anche da un elemento psicologico, cioè dal fatto di vedere il diffusore staccato dal muro. Sempre rammentando che questi sistemi sono nati per essere incassati a parete, faccio notare che il suono proveniente dal fondo non arriva direttamente dagli altoparlanti, dato che questi non ha una dispersione a 360 gradi. Anche nel caso degli omnidirezionali, ricordo che nel manuale utente delle MBL 101D era scritto di mettere soltanto delle piante a foglia larga negli angoli. Punto.



Sono per'altro piuttosto scettico sull'utilizzo delle trappole acustiche, nella convinzione che il miglior trattamento consista nello spezzare quelle simmetrie che favoriscono l'innesco delle onde stazionarie. In questa stanza, che è stata creata intorno all'impianto, ogni mobile è stato posizionato valutando il risultato sul suono. Per esempio, l'armadio che c'è all'ingresso è stato messo a circa un terzo della lunghezza della parete, poichè se lo avessi posizionato al centro il basso avrebbe reagito diversamente. In gamma bassa bisogna spezzare le superfici, ma questo non vale per il medio-alto perchè così facendo si sbilancia l'immagine. Angelo m'invita ad alzare gli occhi verso il soffitto, che non è parallelo ma digradante nella sua altezza rispetto al pavimento, ancora una volta per evitare le simmetrie. Ovvio poi che ogni stanza avrà i suoi modi di risonanza, dei nodi e dei cali a determinate frequenze, la mia ha un buco di 10 dB a 80 Hertz, il quale però è talmente stretto da non fare danno. Il risultato è sotto le orecchie di chiunque ascolti musica in questo locale: nessun rigonfiamento si avverte in gamma bassa, quello che, in buona sostanza, va a sporcare le gamme superiori e questo a qualsiasi volume venga condotto l'ascolto. La mia idea era avere magari un po' meno basso, ma che fosse pulito e in nessun modo disturbante.



I diversi materiali di cui sono composti i muri, anche loro evitano l'innesco di risonanze che coincidano tutte alla medesima frequenza. Passando agli interventi sulle JBL, oltre alle modifiche sul crossover è stato necessario ribordare i due woofer poiché avevano ormai quindici anni e la sospensione esterna si stava sgretolando. É un lavoro che ho affidato a una nota ditta torinese, la Audioconika, impegnata soprattutto nel professionale, la conoscevo già per avergli portato anni fa i medesimi woofer da ricondizionare." Dopo il racconto di Angelo, dalle parole si passa ai fatti, anzi agli ascolti, dove ho potuto constatare i benefici sulla gamma bassa, e non solo su quella, apportati dai numerosi e mirati lavori svolti. Confesso che è stato come ascoltare un impianto sottoposto ai benefici di un processore audio dotato di Digital Room Correction.




L'ASCOLTO
UN VERTICE DI RAFFINATEZZA E SOLIDITÀ

L'IMPIANTO

Giradischi Basis 2001 con braccio Graham 2.2 e testina Lyra Kleos
Preamplificatore Phono Einstein "The Turntable's Choice"
Lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000
Amplificatore integrato stereo Audionet Humboldt
Condizionatore di rete Vexo Power-Bank
Diffusori JBL 4350B
Cablaggio Duelund

ALBUM ASCOLTATI

- Pink Floyd - The Wall
- Genesis - The Lamb Lies Down on Broadway
- Hallelujah (Live) - Espen Lind, Kurt Nilsen, Alejandro Fuentes, Askil Holm
- Danses Anciennes De Hongrie - Clemencic Consort
- Leos Janacek - Taras Bulba / Sinfonietta - Czech Philharmonic Orchestra - Karel Ancerl
- Isaac Albeniz - España Y Otras Piezas Para Piano - Esteban Sánchez
- Bruce Springsteen - We Shall Overcome: The Seeger Sessions
- Barbra Streisand - Guilty
- Willie Nelson - Legend: The Best of Willie Nelson
- Youssou N'Dour - The Guide (Wommat)



Ci vuole poco per capire come, con notevole intuito e intelligenza, Angelo Jasparro abbia voluto esaltare in massimo grado quella caratteristica di molte elettroacustiche JBL, parlo dell'allineamento Bass Reflex Butterworth del quarto ordine, definito dai trattatisti come "massimamente piatto", quello che garantisce il miglior compromesso tra estensione in frequenza, linearità della risposta e comportamento ai transienti. Un'ideale giusta via di mezzo tra i Chebyshev e i Quasi Butterworth. Lo testimonia la prestazione in basso sfoderata nell'album "The Wall" dei Pink Floyd nel brano The Happiest Days of Our Lives. Dopo il suono dell'elicottero e la voce di un maestro di scuola che richiama un ragazzo, veniamo assaliti dalle terribili mazzate all'unisono di batteria e basso. Potenti, immediate, controllatissime e categoriche come molto raramente mi era capitato di ascoltare in vita mia, in una parola emozionanti. Qualità esaltate da un "Front End analogico di primo livello, giustamente mantenuto nel tempo da Angelo, che massimizza proprio quella grande sensazione di reattività che regala il buon vecchio vinile, non c'è nulla che possa battere l'istantaneità dei suoi transienti, tecnologia o non tecnologia.



Credo di averlo già detto altre volte, ma una delle principali ragioni per cui accetto sempre molto volentieri un invito da Angelo è che a casa sua la priorità non viene data ai cosiddetti dischi "Audiophile" ma a musica di alto contenuto artistico, prima ancora che valida come qualità di registrazione. Non fa eccezione un autentico capolavoro del Progressive come The Lamb Lies Down on Broadway, album pubblicato nel novembre 1974 dalla Charisma Records, primo doppio del gruppo britannico e unica Opera Rock da loro realizzata. L'impianto restituisce un suono fiammeggiante sulle medie, come delle penetranti lame di luce che si riversano nell'ambiente, ritmi incalzanti e toccanti melodie vengono rivestite di grandiosità, cosa che non fa altro che aumentare l'intensità delle emozioni provate. Ed è proprio questo quello che deve fare ogni catena di riproduzione, servire alla causa della musica e non il contrario. Toccante è Hallelujah, Live dei quattro artisti Espen Lind, Kurt Nilsen, Alejandro Fuentes e Askil Holm, con una chitarra che fa da apripista a intimi sentimenti. Uno strumento riprodotto con assoluta precisione, dettagliato, dalla timbrica asciutta, armonicamente ricco e deprivato di qualsivoglia "gonflage".



Difficile descriverne a parole l'incanto, l'efficacia di un suono che appare in presa diretta, soprattutto dopo il trattamento riservato al filtro crossover da Silvano Sivieri. I minuti passano, i dischi si sussuegono e con loro le variegate sensazioni. Tocca al disco Danses Anciennes De Hongrie del Clemencic Consort, foriero di tutt'altre atmosfere, sospeso tra terra e cielo, testimone della plenipotenzialità di quest'impianto, che è in grado di restituire con la medesima irrisoria agevolezza il muro di suono di un gruppo rock, le più devastanti bordate di basso e batteria, come delle più delicate trame espresse da un ensemble come il Clemencic. Strumenti come il flauto dolce, il clavicembalo, l'organo positivo, il tamburello e i piatti vengono riprodotti con una nitidezza impressionante, intonsi in tutte le sfumature di cui sono capaci. Tutto acquista grande trasparenza, offerto senza indebite vitaminizzazioni o disturbanti enfasi. Nel brano U Naseho Bárty (Notre Vieux Barty), riconosciamo il tema utilizzato da Angelo Branduardi nel suo "Cogli la prima mela". Molto gradito è l'ascolto della Sinfonietta del grande Leos Janacek, interpretata dalla Czech Philharmonic Orchestra diretta da Karel Ancerl, un'incisione in verità non di eccellente livello della Supraphon, sbilanciata sulle medio-alte ma artisticamente eccelsa e questo è l'importante.



E chi più del grande direttore ceco di origine ebraica poteva restituirne lo spirito più autentico? Le JBL 4350B, da monitor veraci, non fanno alle registrazioni sconti di nessun tipo, non imbellettano, eufonizzano, risollevando le sorti d'incisioni tecnicamente claudicanti, ma danno indietro esattamente ciò che ricevono. In tal senso sono sistemi da "Uno, nessuno e centomila". In España Y Otras Piezas Para Piano, al pianoforte Esteban Sánchez, un fibrillante Asturias si presenta drammatico, l'effetto percussivo dello strumento reso con particolare velocità ed efficacia, sortisce l'effetto di una totale immersione negli accesi colori iberici, un'ulteriore conferma della versatilità di questa catena, che rimane sempre adeguata alla riproduzione di qualsiasi genere musicale, senza restrizioni di sorta. We Shall Overcome: The Seeger Sessions di  Bruce Springsteen è brutto, sporco e cattivo, ruvido e caciarone nell'animo, com'è giusto che sia. È il primo album di Springsteen a essere stato composto interamente da materiale altrui, basato sulla sua interpretazione di tredici canzoni Folk rese popolari dal musicista Pete Seeger. Mrs. McGrath, che ascoltiamo per intero, è una canzone popolare irlandese che racconta la storia di una donna il cui figlio entra nell'esercito britannico e ritorna sette anni dopo, privo delle gambe a causa di una palla di cannone mentre combatteva contro Napoleone.



La fattura tecnica dell'album rasenta il "Low-Fi" ma si tratta di una scelta intelligente, senz'altro voluta e atta a trasferire tutta la primigenia forza di queste "song" senza che venissero "toelettate" da un suono precisino, rifinito ma con il rischio di sconfinare nell'asetticità. Un album di alta classe è Guilty di Barbra Streisand, elegantissimo, questo si levigato sino ad acquistare grande lucentezza. Emerge la fantastica voce della Streisand, restituita da una gamma media da monitor, in alcuni casi piuttosto in avanti (ma molto dipende dalla registrazione), emblema di una riproduzione robusta ma non spicciativa, non disposta a esprimersi se necessario con estrema raffinatezza, a onta di quelli che annoverano questi mitici sistemi al rango di urilizzo "da giostra". Legend: The Best of Willie Nelson aiuta a individuare l'ampio steccato dei gusti personali di Angelo, invero molto ampi. Qui si entra nell'ambito del Country/Folk, il brano To All the Girls I've Loved Before" è una canzone scritta da Hal David e Albert Hammond più che altro nota per la famosa registrazione del 1984 che vede collaborare Julio Iglesias e Willie Nelson. Di notevole risonanza allora, tanto da raggiungere la quinta posizione nella Billboard Hot 100 e la prima nella classifica canadese RPM Top Singles.



Qui si apprezza la capacità dell'impianto di sceverare tra le differenti personalità timbriche dei due cantanti. L'ascolto termina con il CD The Guide (Wommat) di Youssou N'Dour, un lavoro molto piacevole per concludere in bellezza questo pregno pomeriggio di ascolti ad altissimo livello.




Alfredo Di Pietro

Aprile 2024


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