INTRO

Milano Hi-End 2007, Centro Congressi Milanofiori Jolly Hotel di Assago, Sala Landa 3 della Audio Reference, queste le coordinate che mi portano indietro nel tempo, quando per la prima volta conobbi e ascoltai i diffusori elettrostatici Final. Un felice incontro che sintetizzai nella didascalia di allora, posta nella parte iniziale del mio primo report dedicato a una mostra Audio: "Impressionante la resa del 1000 I nella riproduzione dell'organo nella toccata e fuga BWV 565 di J.S. Bach: ampiezza della scena, trasparenza e naturalezza dei vari registri dell'organo, bassi profondi nella riproduzione delle note di pedale hanno trasportato gli ascoltatori in una grande cattedrale." Col senno di poi non saprei quanto in realtà fossero profondi quei bassi, anche perché non c'era alcun subwoofer a supporto. Un salto di otto anni mi conduce invece alla recensione del King Sound Queen II, un diffusore ibrido elettrostatico/dinamico che mi dette parecchio da fare nel corso delle misure. Bei tempi... Ho poi ritrovato le pregevoli Final in un periodo molto più recente, precisamente al Milano Hi-Fidelity Primavera 2023, Hotel Melià di Milano, Sala Bosco Verticale 3.
Se nel 2007 le Final erano pilotate da un amplificatore di potenza Pass Labs (non ne ricordo il nome né lo fotografai), due anni fa ero stato già da tempo colto dalla smania di non trascurare la carta d'identità di tutto quanto visto e ascoltato. Annotai quindi meticolosamente tutti i componenti che c'erano a monte delle Final 15, che ho ultimamente rivisto in versione "Plus" alla bella mostra Degustazioni Musicali del gennaio U.S. a Lido di Camaiore, UNA Hotel Versilia, Suite 114 del primo piano. Ci sono audiofili capaci d'individuare in un oggetto delle qualità particolari e abbracciarne la causa sino al punto da impegnarsi attivamente nella loro promozione. Parlo dell'amico Christian Crepaldi, che nell'assolato pomeriggio del 20 marzo mi ha dato un'ulteriore possibilità di ascoltare le slanciate ed eleganti Final 15+ nella bellissima sala di casa sua. Il titolo di quest'articolo lo ha scelto lui, in deroga al classico appellativo che ho scelto per i miei incontri audiofili che, chissà perché, sono sempre avvenuti di pomeriggio o di sera.
CHRISTIAN CREPALDI
UN AUDIOFILO FULMINATO SULLA VIA DI DAMASCO
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Tra le tante passioni che ha Christian, l'alta fedeltà è quella che lo accompagna da più anni. Quando è insorta era un ragazzo di quattordi anni e, come fanno diversi appassionati, ha iniziato a cimentarsi come autocostruttore. Per lui l'HiFi non era un amore fine a se stesso ma un mezzo per ascoltare nel migliore dei modi la musica che gli piaceva. Questo era, ed è ancora oggi, il suo primo obiettivo. L'interesse per l'audio stereofonico ha fatto poi da catalizzatore per l'avvicinamento anche all'Home Theater. Ama il cinema: negli anni, migliorando sempre più, ha voluto allestirsi un impianto Home Cinema che gli consentisse di godere delle immagini e dell'audio di un film o, perché no, di un concerto. Ma com'è giunto a rappresentare la Final Audio per l'Italia? Tutto è cominciato dai due diffusori che vediamo nella sua sala, facenti parte di un impianto "collaterale" posto su un lato. Si tratta di due vecchi Final 0.3 di fine anni '90, appartenenti alle generazioni iniziali dei sistemi ESL prodotti dal marchio olandese. Parliamo di un'azienda fondata nel 1989 dai fratelli Maarten e Michiel Smits che negli anni '90 decise di rivolgersi esclusivamente al mercato audiofilo. Nel 2004 i due fratelli lasciarono l'azienda, rilanciandola però recentemente.
Oggi Maarten Smits è titolare e CEO Final, una personalità certamente innovatrice nello sviluppo di tecnologie avanzate applicate agli altoparlanti elettrostatici, che ha portato avanti per oltre un decennio durante il suo mandato di proprietario del marchio. Ma torniamo all'amico Christian, che ha comprato tre o quattro anni fa queste 0.3, ovviamente usate e non proprio ben messe. I pannelli non funzionavano più, aprendole scoprì che uno dei cavi dedicati al pilotaggio del diaframma era stato staccato e, purtroppo, non era saldabile. Rimasero nel suo box per quasi un anno, a un certo punto le riconsiderò per vedere se ci fosse la possibilità di ripararle e restaurarle in toto. In quel frangente si rese conto che l'azienda produttrice era ancora attiva, un marchio che l'anno scorso ha celebrato i trentacinque anni dalla sua nascita con il rilascio del Modello 35, purtroppo disponibile solo per il mercato americano. Contattò allora la casa madre venendo a sapere che sarebbe stata in grado di fargli avere i pannelli sostitutivi delle sue 0.3, cosa che lo impressionò favorevolmente. Tramite qualche scambio di e-mail venne poi in contatto diretto con Maarten Smits. I diffusori furono dunque restaurati, pilotati in biamplificazione, dotati di un woofer diverso dall'originale e con un crossover elettronico esterno.
Alla fine del lavoro Christian scattò delle fotografie a testimonianza di quanto fatto per riportarle a nuova vita, in seguito inviate a Maarten, che da parte sua si dichiarò felice del lavoro svolto. Passato un po' di tempo Smits gli raccontò della sua vicenda nel mercato italiano, l'alleanza con due diversi distributori avvicendatisi negli anni, cui seguì un allontanamento dal nostro Paese. Insorse anche un problema per l'azienda, la quale negli anni 2000 andò in mano a Philips. Nel momento in cui i fratelli Smits decisero di fare un salto nelle dimensioni aziendali, cercarono un investitore e in Olanda chi era il colosso dell'elettronica? Philips, appunto. Da quel momento il marchio diventò Final Sound, iniziando a sviluppare nuovi prodotti che, tuttavia, sia in termini di progettazione che di approccio commerciale non riflettevano lo spirito dei due fondatori dell'azienda. In particolare, loro ritenevano che si stesse scendendo a compromessi sulla qualità del suono, per di più non condividevano le scelte manageriali della Philips. Uscirono dunque dall'azienda, però Maarten, pur non rivestendo più alcun ruolo, non cedette le proprie quote. Le cose si misero male, Final era ormai sull'orlo del fallimento, sinché nel 2016 Maarten riprese in mano il marchio facendolo rinascere a nuova vita.
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Fu una decisione molto importante, reiterato argomento di dialogo tra lui e Christian, in cui spiccava la volontà di non prendere più in considerazione degli investitori, un fondo, né grandi compagnie dell'elettronica, ma scegliendo di abbracciare la causa di una crescita fisiologica, a piccoli passi, senza un evidente salto in termini di volume di vendita. Oggi il marchio olandese sta costruendo una rete di distribuzione che è ormai diventata "world-wide", sta andando bene negli Stati Uniti, in Estremo Oriente e pure in Italia, dove abbiamo uno dei mercati più fermi, verrebbe da dire stantii, del pianeta. Nel 2023 Maarten disse a Christian di avere dei distributori: uno che seguiva la realtà del Benelux, Olanda, Belgio e pure Germania, altri in Estremo Oriente, negli Stati Uniti e in Canada, mentre in Italia non intendeva ritornare ad averlo, a causa di un mercato sostanzialmente inattivo e anche perché intendeva accorciare la filiera per essere più competitivo. Un'altra ragione stava nel fatto che desiderava avere con sé delle persone competenti che intendessero spingere Final in quanto mosse da una sincera passione per l'HiFi, per la musica e perché convinte della bontà del prodotto. Non solo quindi delle figure meramente commerciali.
Propose dunque una cooperazione a Christian, che volentieri accettò. In realtà un prodotto come questo, al di là delle rimarchevoli qualità sonore, vanta pure un'estetica molto elegante. Pensiamo a quanto ha fatto Bang & Olufsen, che non è più di fatto nel mercato dell'HiFi ma in quello del design d'interni. Christian mi confessa che ultimamente sta iniziando a frequentare gli architetti, nessuno di loro è appassionato o competente di alta fedeltà e dei suoi marchi, ma quando si nomina B&O tutti dicono di conoscerla. Cosa comprensibile poiché parliamo di una nota realtà che si dedica all'Interior Design e produce oggetti parecchio costosi, anche se con un rapporto qualità audio/prezzo non certo elevato. Sono cose belle, originali, fanno la felicità dell'architetto che le vuole ambientare, ma non brillano certamente per la pregevolezza del suono. Le sue "desiderata" sono dunque quelle di riuscire a portare nelle case un prodotto esteticamente raffinato e che al contempo abbia un suono di alto livello, di curare anche una certa differenziazione tipologica senza snaturarlo, consentendo al cliente di poter intervenire molto sulla personalizzazione estetica.
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Così, grazie al profilo di alluminio estruso, che costituisce la cornice, e gli statori in materiale acrilico si può giocare in modo importante sulla livrea. Per sublimazione si può fare una stampa sul pannello, riprodurre una fotografia oppure una fantasia stampata uguale al divano o alla tappezzeria che abbiamo in sala. Rivestire di pelle la cornice di alluminio. Sono personalizzazioni che ovviamente fanno lievitare il costo (ma parliamo di potenziali acquirenti con delle adeguate possibilità di spesa). Il tutto è mirato alla creazione di un qualcosa che si differenzi dall'abituale mondo dell'HiFi, rendendo esclusivo l'oggetto. Non trascurabile appare anche il valore culturale di quest'approccio, orientato a far riscoprire la musica ben riprodotta a persone che non l'ascoltano più. Christian mi racconta di aver partecipato il mese scorso a un evento organizzato da uno studio di architettura milanese, nel quale ha portato i pannelli ESL Final. Sembrerà incredibile, ma appena entrato si è ritrovato una delle due titolari sorpresa dal fatto che i diffusori fossero due e non uno solo. È una triste realtà, ma per quasi tutti il tema dell'alta fedeltà non esiste più, così come la riproduzione stereofonica. Per ascoltare pare debba esserci un unico diffusore Bluetooth.
Al che lui ha dovuto fornire alla titolare una rapida quanto rivelatrice spiegazione. Svelato l'arcano si è sviluppata una lunga discussione, durata venti minuti, sul dove posizionare i pannelli all'interno dello studio. Il problema era trovarne una decente per l'ascolto ma che andasse bene nell'equilibrio estetico dell'ambiente. Un altro degli elementi chiave è la presentazione del sito Web del marchio. Final dovrà modificarlo, aggiornarlo, facendone uno completamente nuovo in quanto l'attuale non è all'altezza di un settore come quello del design. Stiamo parlando di un ambito, l'HiFi, dove a essere importante è il contenuto più che la confezione, ma nel momento in cui vogliamo entrare anche in quello dell'Interior Design, entrambe queste istanze devono acquistare pari considerazione, a partire addirittura dall'imballo. "Dovessimo domani andare avanti", afferma Christian, "pensando a edizioni limitate in collaborazione con altre realtà commerciali, c'è da lavorare anche sul packaging, mentre tornando al nostro caro vecchio mondo dell'HiFi, la mia idea è trovare una piccola rete in Italia di cinque o sei rivenditori che amino il prodotto e lo propongano".
Bisogna precisare che lui non è un distributore ma rappresenta l'azienda, parla in nome e per conto di Final Audio, essendo l'accordo intercorrente tra rivenditore e azienda quello propriamente commerciale. Si dichiara come un "semplice" referente commerciale di Final per il mercato italiano. Se vogliamo poi discutere sul non piccolo prezzo richiesto per una coppia di Final 15+, occorre dire che osservando le odierne quotazioni dei prodotti Hi-End questo non risulta assolutamente esoso e lo è ancor meno in considerazione delle straordinarie prestazioni sonore. Ove guardiamo quanti sono nel settore Hi-End i diffusori compresi nella fascia di prezzo tra 15.000 e 20.000 euro, ne troveremo davvero tanti. Nel momento in cui andiamo a vagliare le soluzioni tecnologiche implementate, e anche i costi di produzione, con Final siamo decisamente su un'altra categoria, molto distante dai comuni mobili in MDF, laccati più o meno bene. Gli altoparlanti magnetodinamici vengono ormai prodotti anche per i brand più altisonanti, se non "in toto" comunque avvalendosi di componentistica cinese. Christian in questo momento sta prendendo in considerazione insieme a Maarten l'ipotesi di avere un fornitore italiano che sia in grado di produrre i pannelli di acrilico e anche portare a compimento la critica fase della loro foratura, una delle cose più delicate e costose nella lavorazione di questi diffusori.
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Per quale ragione? Non si può procedere per punzonatura perché ogni singolo foro dev'essere praticato per "drilling", cioè mediante perforazione con una punta che abbia la giusta velocità e la giusta pressione, altrimenti il calore generato per attrito farebbe salire la temperatura sino a deformare l'acrilico. In tal modo si perderebbe la planarità e con essa la possibilità di tenere molto vicini i due statori con in mezzo il diaframma. Per questo compito attualmente si usano delle macchine dedicate all'elettronica, comunemente adoperate per forare le PCB (Printed Circuit Board), una sorta di trapani cui bisogna cambiare la punta con un'altra specifica, avvalendosi di un getto d'acqua che eviti il surriscaldamento. Altro punto critico nei pannelli ESL più grandi è il diaframma in Mylar, che dev'essere adeguatamente teso sulla cornice che lo sostiene. Sussiste però un problema: l'azienda olandese cui Final ha affidato la lavorazione dei pannelli ha un rapporto di scarto troppo elevato, detto in altri termini la qualità del procedimento non è sufficiente per avere dei costi accettabili. Bisogna tener conto che basta sbagliare una sola foratura per essere costretti a buttar via l'intero pannello. In Italia la situazione è più favorevole perché possiamo vantare delle piccole realtà di meccanica di precisione che offrono un livello molto elevato di accuratezza produttiva.
Alla Final d'altronde non piacciono le soluzioni facili e ha voluto complicarsi la vita creando dei pannelli non rettangolari, ma trapezoidali, oltretutto con una diversa pendenza a seconda della zona, vale a dire con il lato esterno più obliquo rispetto alla zona centrale. In ultimo, gli elettrostatici Final sono progettati, sviluppati e costruiti al 100% in Olanda, senza alcun tipo di lavorazione fatta all'esterno.
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DIFFUSORI ELETTROSTATICI FINAL 15+
DUE FINESTRE SULL'INFINITO DELLA MUSICA
SPECIFICHE TECNICHE DICHIARATE
Tipologia: diffusore da pavimento
Risposta in frequenza (+/- 3 dB): 45 - 23.000 Hz
Dispersione orizzontale: 20°
Sensibilità: 88 dB/2,83 volt/1 metro
Impedenza: 4 Ohm; 3 Ohm a 20 kHz
Dimensioni del pannello: 203 cm (Altezza) x 36,6 cm (Larghezza inferiore)/30 cm (Larghezza superiore)
Dimensioni del piedistallo: 40 cm (Lunghezza) x 42,9 cm (Larghezza)
Peso: 18 kg ciascuno
Trasduttore: Super Linear Electrostatic Transducer
Amplificazione raccomandata: da 30 a 200 Watt per canale, compatibile su 4/6/8 Ohm
Componenti: Trasformatore Custom-Wound C Core. Condensatori in polipropilene
Ingressi: Binding Post due vie personalizzati
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A Christian piace darmi qualche dettaglio sulle vere protagoniste di questo pomeriggio audiofilo, le slanciate Final 15+, aggiornamento delle 15 che avevo ascoltato al Milano Hi-Fidelity 2023. Cos'è cambiato rispetto alla generazione precedente? I trasformatori audio sono stati riprogettati, realizzati sempre su specifiche dell'azienda e non acquistati pescando nel parco dei prodotti disponibili sul mercato. A differenza del vecchio modello, che aveva due trasformatori audio, il Plus ne ha tre perchè ognuno di loro va a pilotare una sezione diversa degli statori. Uno dei vantaggi di avere gli statori in acrilico, anziché in griglia metallica, è quello che la vernice conduttiva può essere stesa a piacimento, così da poter creare delle sezioni separate all'interno di uno stesso elemento. Tant'è che nelle 15+ è come se avessimo virtualmente un tre vie, anche se di fatto non c'è alcun filtro crossover, poiché lo statore sollecita la membrana secondo tre sezioni differenti. Quella più interna (la più sottile) riproduce con maggior facilità le frequenze alte grazie alla sua costituzione fisica, cosa ben percepibile avvicinando l'orecchio a essa, ottenendo anche un miglioramento importante della dispersione orizzontale, noto punto di vulnere dei pannelli ESL e qui dichiarata in 20°.
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Il resto della superficie, più ampia, consente di avere invece un miglior comportamento e una maggior estensione sulle basse frequenze. Quello che si può notare nell'indole sonica rispetto al modello precedente è un miglioramento del dettaglio e dell'ariosità e, a detta di Christian, una migliore discesa sulle basse frequenze, anche se il produttore dichiara che rispetto alle vecchie 15 non dovrebbero esserci differenze in tal senso. Il controllo, l'articolazione e la conseguente intelligibilità in questo range risultano decisamente elevati, come estremizzate nel 15+ sono la naturalezza, l'assenza di fatica d'ascolto, l'ariosità e la profondità della scena acustica, virtù per'altro di pertinenza degli elettrostatici insieme all'assoluta coerenza timbrica (parlo dei Full-Range). Per completare il quadro mettiamoci anche la distorsione particolarmente bassa, dovuta alla grande estensione della superficie emissiva e la sua conseguente limitata escursione. Il diaframma delle Plus presenta una superficie di emissione (Sd) pari a 0,7 mq. Altro miglioramento è la maggior precisione di lavorazione che permettono i pannelli in acrilico, tale da ridurre la distanza tra i due statori e quindi aumentare la potenza del campo elettrico, incrementando anche la sensibilità, che qui è davvero notevole per un ESL, dichiarata in 88 dB/2,83 volt/1 metro.
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L'amico Christian correttamente rimarca la difficoltà di fare misure strumentali su un pannello ESL rispetto a un sistema magnetodinamico, a causa del suo non essere una sorgente puntiforme ma cilindrica. Il fatto di avere un'area di emissione di ben due metri si risolve pure in un aumento della pressione acustica, senza dimenticare che siamo in presenza di un dipolo. Per queste ragioni, a differenza di un comune magnetodinamico che dimezza la SPL al raddoppiare della distanza (6 dB), un diffusore ESL perde solo 3 dB, pari a un fattore divisivo di circa 1,5 (precisamente 1,412).
L'IMPIANTO
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- Sorgente Digitale Advance Paris Smart UX1
- Amplificatore integrato stereo MicroSound Technology Ai60
- Diffusori Final 15+
- Filtro di Linea WAudio W-6000
Non utilizzati nella prova d'ascolto:
- Giradischi Denon DP 3000 personalizzato con braccio tangenziale Souther linear Arm, testina Hana EH e base Alba Nero Assoluto
- SP Solupeak P3 2-Way Amp/Speaker Controller
- Amplificatore finale di potenza Cyrus Mission
- Subwoofer Final
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Nella descrizione del suo impianto Christian è altrettanto preciso e particolareggiato. Per quanto riguarda le elettroniche a monte delle Final, la sorgente digitale è un Advance Paris Smart UX1, molto versatile poichè ingloba le funzioni di streamer di rete, lettore CD e DAC. In realtà non la reputa all'altezza degli altri elementi che formano la catena ma ha comunque un buon suono, scelta soprattutto perché è comodissima e offre delle possibilità di lettura praticamente universali. L'amplificatore, da me ben conosciuto, è il MicroSound Technology Ai60. Non abbiamo ascoltato con alcun tipo di elaborazione del segnale, non un DSP che governasse il sistema, questo in realtà era presente, l'SP Solupeak P3 2-Way Amp/Speaker Controller, ma utilizzato solamente in abbinamento con il subwoofer Final in qualità di filtro crossover, correzione dell'acustica ambientale e della fase. In "panchina", escluso anche lui dal nostro ascolto, c'era l'amplificatore finale di potenza Cyrus Mission, anch'esso dedicato al pilotaggio del subwoofer. Non mancava la sorgente analogica, comunque non utilizzata nella prova, un giradischi che non è in commercio ma è un pezzo unico che Christian ha disegnato e poi ha fatto realizzare sulla base di un Denon DP 3000 del 1973 completamente restaurato.
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L'oggetto è ampiamente personalizzato, con base in marmo Alba Nero Assoluto. Il DP 3000 è noto per la sua particolare robustezza e longevità, progettato per l'uso gravoso del Broadcast giapponese, così come lo era la testina DL 103 precedentemente montata, che non vantava tuttavia né il dettaglio né l'ariosità delle due attualmente adoperate. In realtà nella grande sala c'erano due giradischi, l'altro era posto nell'impianto collaterale vicino alle Final 0.3, il diffusore che tempo fa fece innamorare Christian a tal punto da indurlo a sposare la causa degli ESL. Entrambi erano equipaggiati con un braccio tangenziale, un Souther linear Arm dei primi anni '80, che nel secondo giradischi era marchiato come Clearaudio, azienda tedesca che aveva acquistato i brevetti Souther e ancora oggi produce un modello molto simile all'originale degli anni '80. È certamente una bella soddisfazione leggere sulle specifiche "Maximum tracking error: 0 degrees". Entrambe MC le testine montate: una Hana EH e una Sumiko Blue Point N. 2. Diversa è invece la filosofia del secondo giradischi, quello in marmo bianco, che ha la trazione a cinghia invece che diretta e implementa il gruppo motore/piatto del Pro-Ject Carbon. Il suo motore è sospeso su elastici, per evitare di trasmettere vibrazioni alla base, elettronicamente controllato mediante un dispositivo esterno: lo Speed Box S2.
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BRANI ASCOLTATI
- Soft Machine - Joy of a Toy/Careless Eyes (Album Others Doors)
- Nucleus - Elastic Rock (Album Elastic Rock)
- Maurizio Baglini - Beethoven: Eroica Variations Op. 35
- Anne Bisson - Us and Them (Album Portrait & Parfumes)
- The O-Zone Percussion Group - Jazz Variants (Album La Bamba)
- Chris Jones - No Sanctuary Here (Album Roadhouses & Automobiles)
- Berliner Philharmoniker. Claudio Abbado - G. Mahler. Symphonie N. 5: Rondo-Finale. Allegro
- Ilya - Coltrane (Album Severn)
- King Crimson - One Time (Album THRAK)
- Cowboy Bebop - Spokey Dokey (Album Original Motion Picture Soundtrack)
- Jacques Loussiere Trio - The Four Seasons. Concerto N. 1 in E Major "Spring": 1. Allegro
- Arisa - Personal Jesus (Album Amami Tour/Live)
- Elvis Presley - Fever (Album Elvis Is Back!)
- Henry Mancini - The Pink Panter Theme (Album Ultimate Mancini)
- Audio Vertigo - Lover's Leap (Album Elbow)
- Johann Sebastian Bach-Organ Works - Toccata & Fugue BWV 565. Simon Preston
- Stevie Ray Vaughan And Double Trouble - Tin Pan Alley (The Roughest Place In Town) (Album The Essential)
FINAL 15+: DUE LEVRIERI DELL'AUDIO
L'ASCOLTO

Joseph D'Appolito, ingegnere statunitense noto nell'ambito dei diffusori per aver ideato negli anni '80 la configurazione che prende il suo nome e autore del fondamentale testo "Testing loudspeakers", che io ho letto e riletto nel tempo traendone grande insegnamento, diceva che in elettroacustica non ci sono pasti gratis. In altre parole non esiste una tipologia di diffusore che abbia solo vantaggi e nessun punto debole, chi crede sia possibile individuare il diffusore "perfetto" è dunque in errore. Vale per tutti e quindi anche per gli elettrostatici. Eppure, mutatis mutandis, anche un viso non mirabile può contenere dei particolari che ci attirano a tal punto da farcelo preferire ad altri più aggraziati. Ma andiamo con ordine, l'ambiente d'ascolto innanzitutto. Christian Crepaldi può disporre di una sala d'ascolto molto grande, di 11x5 metri, tale da consentire un posizionamento con molta aria dietro e ai lati dei diffusori, condizione necessaria per un'adeguata resa dei dipolari, per di più a emissione cilindrica come gli elettrostatici. Prima di mettere in "play" il primo brano sistema i due alti pannelli ai lati, in modo tale da avere una notevole distanza sia dalla parete di fondo che da quelle laterali. L'ambiente non ha alcun tipo di elementi passivi di ottimizzazione ma già le sue dimensioni lasciano presagire un certa agiatezza acustica.
Favorevole è infatti la condizione di avere delle superfici parallele ben distanti tra loro, a eccezione del pavimento/soffitto. Sono queste che innescano i modi di risonanza assiali, i più deleteri per l'ascolto, soprattutto i primari, che capitano a quella frequenza la cui lunghezza d'onda è doppia rispetto alle due superfici parallele. È un fatto di fisica acustica e nessuno può farci niente, se non mettere in atto dei rimedi. Questi possono essere fisici, come le cosiddette trappole per bassi o elementi come il Polifemo di Acustica Applicata, in pratica un risonatore acustico che sfrutta il noto pricipio fisico di Helmoltz, "mangiando" determinate frequenze, oppure digitali (DRC), implementati tramite un DSP. Nel nostro caso la distanza intercorrente tra parete anteriore e posteriore era di ben 11 metri, il che portava alla formazione di una risonanza alla frequenza subsonica di soli 15,63 Hz, non riproducibili dalla 15+ e comunque non udibili. Anche considerando la larghezza di 5 metri, una stazionaria si fa sentire sui 34,4 Hz, ma anche questa è una frequenza sostanzialmente al di sotto delle possibilità delle Final. Rimangono le superfici parallele di pavimento e volta, con quest'ultima (e qui c'è il colpo di genio) che ha una controsoffittatura in cartongesso, superfice molto meno rigida del cemento e che assorbe parzialmente l'energia acustica che la colpisce.
È qui che si verifica una certa "gobba" di esaltazione in torno ai 50-60 Hz, che personalmente non mi ha arrecato il minimo fastidio durante l'ascolto. Poi ci sono loro, le Final 15+, due splendide "mannequin" del suono che indossano a meraviglia qualsiasi tipo di vestito, anche quello che presumibilmente potrebbe essergli inadatto. L'ambizioso progetto di Maarten Smits si rivela vincente, come la sua irrequietezza, la tensione a migliorare costantemente le sue creature. Christian aveva orientato i pannelli a convergere verso il punto d'ascolto (Toe-In), ottima cosa per un elettrostatico, ma durante la riproduzione a un certo punto mi sono alzato dal comodissimo divano per valutare il cambiamento del suono ad angolazioni diverse, rimanendo favorevolmente colpito dal fatto che i Final non scomparivano, come ho riscontrato in altri ESL, ma conservavano una buona dispersione anche per non piccoli discostamenti dall'asse. Abbiamo fatto a meno del subwoofer nel corso degli ascolti, non mi è dispiaciuto né ho chiesto di collegarlo perché volevo godermi le 15+ così come mamma le aveva fatte, pure e nude. In verità ero curioso di vedere sin dove potesse arrivare il basso di un tipo di diffusore notoriamente piuttosto avaro di "punch", dell'impatto che invece può dare un dinamico, inoltre limitato nell'estensione a causa del cortocircuito acustico che inesorabilmente si verifica nei dipoli.
Sono carenze che potrebbero essere penalizzanti su determinati generi musicali, tra tutti il rock, cui si aggiunge la tipica difficoltà di pilotaggio di tali sistemi, che abbisognano di un'amplificazione correntosa e che tenga la botta ai carichi molto bassi, per'altro fortemente reattivi nel senso della capacità (i due statori si comportano come le armature di un condensatore). Tuttavia, a dispetto di questi nei, con il secondo risolvibile mediante adeguata amplificazione (e l'Ai60 si è comportato molto bene in tal senso), ciò che può regalare un ESL è davvero impagabile in termini di accuratezza di dettaglio, coerenza timbrica, naturalezza e prospettiva scenica. Anche Jessie, uno dei due levrieri di Christian, ha gradito la seduta d'ascolto, si è messo accucciato per un po' di tempo accanto al diffusore destro in nostra compagnia. E la figura del levriero, il suo aristocratico ed elegante portamento di cane da caccia e di compagnia, il suo formidabile scatto, la velocità di cui è capace (il whippet e il greyhound sono in grado di superare i 70 km/h) nonché il carattere molto tranquillo e controllato mi sembrano la sintesi ideale dell'indole di queste Final 15+, traportata in ambito animale. Le impressioni riportate nell'ascolto, e anche fuori da questo, hanno confermato una trasparenza, ariosità e naturalezza di livello assoluto.
Durante l'intervista l'impianto suonava a basso volume, con noi due seduti su un tavolo a metà sala, disassati rispetto al punto d'ascolto ideale, ma riuscivo lo stesso a percepire la musica in tutti i suoi dettagli, senza sforzo alcuno, come un piacevolissimo sottofondo non in contrasto con la voce di Christian ma in armonia con essa. Ecco il vero miracolo compiuto da loro: integrarsi con la massima docilità in ambiente, fondersi naturalmente con esso senza scompensi o forzature. Mai in nessun caso ho avvertito quella sensazione di suono sparato in faccia, anche se i pannelli erano nella condizione di Toe-In, cioè quella che maggiormente può dare questo tipo di sensazione. Nel brano Joy of a Toy dei Soft Machine, quel basso suonato da Kevin Ayers, che paventavo essere debole e leggero mi ha al contrario sorpreso per le sue straordinarie qualità: fulmineo, del tutto libero da rigonfiamenti o risonanze, in perfetta legatura timbrica con il resto delle gamme, un comportamento assimilabile al più raffinato dei monovia. Un basso che respirava e pulsava intonso, anche se privo di quella botta "punchy" e violenta da colpo allo stomaco. Personalmente sono disposto a rinunciare a tale prorompente fisicità, viste le altre sue preziose qualità.
E se qualche remora potrebbe farsi avanti nei generi più smaccatamente energetici, la parte inferiore della gamma audio espressa dalle 15+ non ha rivali nella musica sinfonica, per esempio, o nell'organistica. Due brani emblematici come il Rondo-Finale. Allegro della Quinta di Mahler e la Toccata e Fuga BWV 565 di J.S. Bach ne hanno confermato le sopraffine virtù. Nel primo neanche l'ombra di rigonfiamenti dei contrabbassi, tube o grancassa, né colorazioni o altro che potesse corrompere la nitidezza assoluta delle complesse trame contrappuntistiche. È stato come rileggere la partitura in trasparenza. Nel secondo sapevo già che non avrei potuto sentire con la necessaria presenza le note di pedale, i 20 Hz, ma sono rimasto letteralmente ammaliato dalla fantastica ricostruzione dell'ambienza, perfetta l'illusione di essere seduto all'interno di una grande cattedrale. La voce di Arisa nel brano live Personal Jesus era ricca d'inflessioni, armoniosa, di un'accuratezza impagabile nelle repentine impennate vocali, fulminea direi, come tutto il resto. Una voce che si differenziava nettamente da quella di Anne Bisson in Us and Them, con il delizioso contorno strumentale suonato da Guy St-Onge: vibrafono, fisarmonica, organo, campanelli, chitarra, sintetizzatore, pianoforte e tamburello.
Non c'era un pezzo che suonasse uguale all'altro e chi s'intende di HiFi sa questo è un sintomo molto confortante. Brano cattivo, infine, Jazz Variants/The O-Zone Percussion Group, inciso straordinariamente bene ma in grado di mettere in difficoltà nei passaggi più critici (i terribili colpi di grancassa!) i sistemi meno gagliardi in quanto a impatto sui bassi. Non mi sarò spettinato, anche perché di capelli ne ho davvero pochi, ma ho potuto sentire una gamma media e alta che non temeva confronti con alcun sistema e una bassa comunque estremamente veloce, anche se priva di un grosso impatto. Poco male, per i più esigenti ci sono sempre a disposizione fior di subwoofer, come il bel Final presente a casa dell'amico Christian, che ad ogni modo abbiamo messo in "tacet" durante tutto il corso di questo bellissimo pomeriggio di ascolti.
Alfredo Di Pietro
Aprile 2025