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Friday, December 27, 2024 ..:: Un audiofilo chiamato "Superciuk" ::..   Login
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 Un audiofilo chiamato "Superciuk" Minimize

Ezechiele Bluff, alias Superciuck, è il nome di un famoso personaggio dei fumetti creato da Max Bunker quale nemico del Gruppo TNT ed avente spiccati caratteri antieroici. Si tratta infatti di uno squattrinato ed irascibile spazzino perennemente ubriaco ritratto sovente con il suo fedelissimo "compagno": un fiasco contenente Barbera ed altri vini meno nobili. La sua principale caratteristica è quella di rubare ai poveri, accusati di sporcare senza ritegno le strade, per dare ai ricchi. Inutile dire che l'attinenza di questo comico personaggio con l'audiofilo Mattia si limita al curioso soprannome che il nostro utilizza in qualità di nick name nel forum di Videohifi e nella ML di TNT Audio. Eh si! Mattia è un'audiofilo proprio in gamba, pragmatico e concreto, lontano anni luce da tutti quei sofismi che nascono, si sviluppano e muoiono nell'ambito di quelle arene telematiche che da qualche anno a questa parte sono campo di battaglia sia delle polemiche più feroci che dei solipsismi più esasperati. Parlo dei forum audio dove, nel senso letterale del termine, se ne sentono di tutti i colori. Ho conosciuto il nostro amico agli inizi della mia frequentazione della mailing  list TNT Audio Lombardia, circa tre anni fa, e dopo qualche scambio di post ricevetti un invito per una sessione di ascolti a casa sua, complice anche la vicinanza delle nostre abitazioni. La frequentazione è proseguita poi sul forum di Videohifi ed in occasione di qualche piacevole serata di musica. Ai tempi della mia prima visita lui possedeva un setup molto diverso dall'attuale, rammento infatti che aveva un amplificatore integrato Lavardin IS, CDP Marantz CD 94 e diffusori Apertura Kalibrator.  Mattia ha sempre una battuta di scherzo pronta per ogni occasione e così capita che con il mezzo potente dell'ironia, che lui indubbiamente possiede, venga stemperata quella potenziale aggressività insita in ogni discussione che minaccia di diventare troppo accesa. Come ogni persona dotata di questa grande virtù è in grado prima di tutto di osservare la propria vita con ironia anche se, quando serve, dismette queste vesti per dimostrare in pieno la sua competenza nel campo dell'audio, ecco allora che generosamente dispensa consigli al novizio in difficoltà aiutandolo a mettere a fuoco determinati concetti grazie alla sua notevole esperienza di audiofilia vissuta. Ognuno di noi segue un percorso individuale grazie al quale realizza le sue inclinazioni ed al quale giunge seguendo le strade più disparate, questo vale per ogni attività umana e quindi anche per quella che io reputo come la passione più bella del mondo, quell'arte cioè della riproduzione del suono che ci mette in diretto contatto con la musica aiutandoci a penetrare meglio la sua essenza. Parafrasando il famoso detto "Le vie del Signore sono infinite" ci sono tanti modi per accostarsi alla passione per l'audio, ci si innamora dell'alta fedeltà perchè abbiamo un amico "impallinato" oppure visitando un negozio, navigando in internet o perchè, come nel caso di Mattia, il nostro papà ama la musica ed i mezzi per riprodurla. Mattia racconta: "La scintilla scoccò quando mio padre acquistò il suo primo impianto Hi Fi, costituito da un giradischi Lenco L 75, un sintoamplificatore Scott e diffusori della Studio Hi Fi, all'epoca avevo 9 anni e pian pianino mi sono appassionato a questi oggetti ed all'ascolto della musica. Alcuni dischi dei miei ci sono ancora, certi li conservo quì a casa mia ed un'altra parte è a casa loro, sono album di Frank Sinatra, Perez Prado, musica jazz. In seguito son riuscito a comprarmi il primo registratore a cassette, un Akai CS 703D progettato allora al computer, siccome poi l'impianto di mio padre era suddiviso in due parti di cui una era in salotto e l'altra in taverna, scollegai i diffusori presenti in taverna e li tenni per me. All'epoca del liceo con i primi risparmi acquistai un amplificatore Marantz PM 500 a cui seguirono un giradischi, una cuffia (Koss) e mi impegnai nel tempo in tutta una serie di successivi upgrade; gli acquisti li facevo in un negozio che accettava pagamenti a rate, sfruttando quello che riuscivo a mettere da parte con le paghette dei genitori ed i risparmi. Come talvolta avviene nella vita approfittai di un colpo di fortuna, una vincita in un'agenzia ippica con una giocata "Tris" insieme ad un amico, in cui recuperai un po' di milioncini che mi aiutarono a compiere il grande salto di qualità, venni così in possesso del pre e finale Pioneer serie Reference da 250 watt per canale, il C 90 e l'M 90, due apparecchi stupendi e dal bellissimo suono. Sul versante diffusori ho avuto delle Advent Maestro, un modello JBL a tre vie con woofer passivo di cui non ricordo esattamente il nome. Il passo successivo fu rappresentato dall'acquisto di un Audio Innovation 500, amplificatore integrato valvolare in classe A da 25 watt che pilotava due Rogers LS 3/5A, con l'ingresso nell'era digitale mi procurai il mio primo CD Player, un Philips CD 204. Arrivai emozionato a casa, aprii l'imballo, feci i collegamenti, ma al momento di metterlo in funzione mi accorsi di non avere neanche un CD! Ai tempi abitavo a Lainate e procurarsi un CD in un negozio non era facile come oggi, c'erano delle rivendite a Milano ed a Rho, ma la soluzione più immediata fu di recarmi a casa di un amico, figlio di un dentista, il quale aveva un fior d'impianto con registratore Revox a bobine, giradischi Thorens TD 160, un CD Player Philips CD 100 (il primo lettore CD della storia), amplificatore Galactron ed una coppia di Tannoy per farmene prestare uno. Da quei tempi le esperienze si sono moltiplicate, dopo il Marantz PM 500 ho posseduto  l'amplificatore integrato JVC AX 5, poi decisi di sostituire le LS3/5A con delle Snell E3 (Mattia sottolinea con orgoglio che è stato uno dei primi audiofili ad averle in casa) e  passai ad un'amplificazione valvolare Sonic Frontier particolarmente pesante (30 Kg) da 50 watt per canale. Dopo le Snell fu la volta delle Martin Logan Aerius. Volli sperimentare allora anche il sapore tutto particolare dell'alta efficenza con amplificazioni a monotriodo e grossi diffusori a tromba come le Altec Valencia, ebbi la fortuna quindi di acquistare un amplificatore Shindo Cortese, usato ma praticamente come nuovo, a 1800 euro quando in negozio ne costava 10000 perchè il giovane appassionato che lo vendeva aveva bisogno di realizzare rapidamente una certa somma. Da parte mia fui molto corretto mettendolo al corrente del vero valore dell'oggetto, ma lui si dichiarò cosciente di venderlo sottocosto e così l'affare si concluse tranquillamente. Nel campo dei lettori digitali ha avuto meccaniche separate e convertitori come i North Star Model 3 poi il 192 che è stato il primo esemplare venduto a Milano da Rampino in occasione della sua presentazione in anteprima al Milano Hi-End; ricordo che lo ordinai in versione nera con i led blu, ero talmente impaziente di averlo tra le mani che prima ancora dell'apertura dello spazio espositivo ero già li impaziente con i soldi in mano. L'estetica di quel DAC ricordava quella dei Jeff Rowland col frontale satinato ondulato. Ebbi in seguito occasione di conoscere Dimitri Toniolo, allora un semplice appassionato poi diventato patron della MadForMusic, comprammo insieme delle valvole su e-bay e diventammo amici, insieme acquistammo una decina di anni fà una coppia di amplificatori finali valvolari cinesi con le 300B, forse la prima arrivata quì in italia. Da quelle prime esperienze Dimitri ha avviato la sua attività di importatore, distributore e venditore con la azienda Madformusic, con lungimiranza ha dato fiducia a determinati marchi ed oggi ha raggiunto una notevole notorietà nel settore grazie alla sua passione ed alla notevole abilità nell'assemblare setup bensuonanti, capacità riconosciuta da svariati produttori che sono felici di affidargli i loro prodotti. Il mio innamoramento per le amplificazioni digitali avvenne quando Dimitri portò i primi NuForce in negozio, mi resi conto in quell'occasione che erano oggetti che suonavano davvero bene. Mattia è convinto, ed io con lui, che queste amplificazioni reggano benissimo il confronto con quelle top (Pass, Mark Levinson, Viola) rivelandosi un autentico osso duro, molto difficile da battere per qualsiasi avversario. Mi rendo conto che queste affermazioni potranno forse suonare un po' eccessive però l'ascolto dei NuForce ha confermato che questi posiedono delle qualità soniche davvero non facili a trovarsi e che soprattutto emergono direi quasi con prepotenza. A Mattia va il mio ringraziamento per avermi consentito di conoscere i Nuforce in occasione di diversi ascolti in cui avevo le "antenne ben diritte" su quello che avevo davanti.

 

LA CLASSE D

Per quegli audiofili che come me hanno qualche prurito tecnico pur non essendo particolarmente preparati sull'argomento direi che la rete offre una grande quantità di informazioni sulla storia ed i principi di funzionamento della classe D. Dopo essermi "abbeverato" a diverse fonti cercherò di fornire al lettore qualche spunto tecnico, cercando di esporlo in maniera piana e semplice.

Negli amplificatori in classe D il segnale in ingresso modula il "Duty - Cycle" dello stadio di potenza. Molto schematicamente un segnale analogico, quindi una corrente, proveniente da una sorgente viene modulato attraverso un circuito di controllo detto "modulatore PWM", il quale utilizza la tecnica della modulazione di larghezza d'impulso (Pulse-Width Modulation) e funziona con una frequenza fissa generata da un oscillatore. Questo dispositivo ha il compito di convertire il segnale analogico (continuo) in un segnale ad impulsi di larghezza variabile. In uno step successivo tramite un comparatore su questi impulsi vengono costruiti gli "Switch" cioè la serie di accensioni e spegnimenti dello stadio di uscita rappresentato dagli elementi attivi, in genere transistor Mosfet.  Il segnale così trattato prima di giungere agli altoparlanti passa attraverso una rete di filtraggio passa-basso che elimina la componente ad alta frequenza e ricostruisce l'onda sinusoidale analogica, nel filtraggio vengono anche smussate le transizioni dei livelli discreti nell'intento di ottenere una ricostruzione la più accurata possibile dell'onda originale. Nei tradizionali amplificatori analogici il segnale in ingresso, nelle sue variazioni continue entro un range di valori da zero al valore massimo, viene amplificato senza alcuna modifica mentre nei "digitali" il segnale analogico viene convertito in un treno di impulsi e poi riconvertito in analogico utilizzando un filtro passa-basso. Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi dei classe D? Uno dei maggiori vantaggi è senza dubbio l'elevato rendimento in quanto negli amplificatori tradizionali gli elementi funzionano come delle resistenze variabili che regolano la quantità di corrente fornita dall'alimentazione. In pratica la corrente che non scorre quando gli elementi sono inattivi viene perduta trasformandosi in calore. L'efficenza di un amplificatore analogico varia da un minimo del 25% della classe A ad un massimo del 70% per la A/B mentre la classe D raggiunge facilmente il 90% o più. In questa infatti i dispositivi attivi che attraversano la zona lineare lo fanno per un breve tempo passando dalla saturazione all'interdizione e viceversa. Gli svantaggi sono costituiti da una maggior manipolazione del segnale, le difficoltà realizzative di un efficente filtro L-C e la generazione di disturbi condotti e radiati provocati dalla frequenza di commutazione (nell'ordine dei 200 kHz). Alcuni studiosi asseriscono che la non idealità dei componenti sia attivi (Mosfet, operazionali etc.) e passivi fa sì che il processo di ricostruzione dell'onda non sia di conseguenza ideale con l'aumento della distorsione lineare (in frequenza) e non lineare (intermodulazione), per limitare queste distorsioni viene utilizzato un certo tasso di controreazione. A detta di una certa percentuale di audiofili la classe D non raggiunge la qualità sonora degli amplificatori in classe A e A/B. Nel "White Paper" della Tripath si dice chiaramente che il target di qualità da raggiungere è proprio quello della classe A/B, preso come riferimento. Per la mia esperienza d'ascolto ritengo che laddove si sia riusciti a progettare e costruire dei filtri L-C di grande qualità i pregi della classe D riescono a venir fuori alla grande con un suono "speciale". In questi anni la qualità sonica dei vari classe D e T è andata progressivamente migliorando sino a raggiungere e verosimilmente, nei migliori progetti, superare certe amplificazioni tradizionali. I vantaggi della tecnica "switching" con il tempo si sono affermati e non solo nei termini pur lodevoli del risparmio energetico dovuto all'alta efficenza, ma anche nelle peculiarità soniche. La Onkyo afferma: "Quando il valore del segnale di un amplificatore digitale è 1 (la corrente scorre dall’alimentazione al diffusore), gli elementi dell’amplificazione nello stadio d’uscita sono completamente aperti. C’è quindi una piccola resistenza che consuma energia tra l’alimentazione e i diffusori. Di conseguenza, non c’è perdita di potenza. Per contro, con gli amplificatori analogici, c’è sempre una resistenza tra l’alimentazione e i diffusori per via del modo in cui lavora l’amplificatore. Inoltre, siccome gli elementi d’uscita sono usati in un amplificatore digitale come interruttori, le proprietà come la linearità (cruciale in un amplificatore analogico) non sono particolarmente significative. Riducendo il numero di parametri che un amplificatore deve controllare, è più facile garantire che gli elementi saranno pilotati come voluto in ogni condizione. Noi crediamo che il potenziale degli amplificatori sta in una riproduzione del segnale più accurata. Un’altra cosa è che la riproduzione a bassa frequenza porta un piccolo carico all’alimentazione." Per le impressioni di ascolto vi rimando al paragrafo dedicato nella convinzione che all'audiofilo, in ultima analisi, quello che interessa è ciò che percepisce con le proprie orecchie. Personalmente posso dire che ogni qualvolta io abbia ascoltato i NuForce ho sempre ricevuto delle sensazioni assolutamente forti e nette pasando da un moderato scetticismo iniziale all'entusiasmo attuale.


IL SETUP

Diffusori Audiopax Reference 150
Sono degli imponenti tre vie dalla sensibilità di 92 dB/w/m prodotti dall brasiliana Audiopax. L'unità degli alti è l'eccellente Ring Radiator della Scan Speak con magnete in Neodimio e camera in alluminio antirisonanza, quella dei medi da 20 cm è stata sviluppata in casa con la particolarità del voice coil in Kapton per un accoppiamento ottimale con la membrana in carta trattata, il woofer ha un diametro di 25 centimetri. L'unità degli alti è montata in un mobile separato. Molto bella la finitura in legno di Imbuia con finitura lucida.
 

CD Player Astin Trew AT  3500
Un lettore dal suono sopraffino venduto ad un prezzo contenuto. Utilizza una tecnologia ibrida (transistor-valvole) con la possibilità di optare tra il campionamento standard (16 bit/44.1 kHz) o sovracampionare a 24 bit/96 kHz. Viene fornito dalla casa di un tubo Electro-Harmonix 6922. Il nostro Mattia ha sostituito il coperchio del cabinet con una lastra di plexiglas che lascia in bella vista la meccanica e tutta la pregiata componentistica interna.
 

Giradischi Philip Voyd con braccio Wilson Benesch
Al giradischi è stato eliminato il fondo, la base e poggia su tre cilindretti di grafite. Il Void ha l'asse "piatto - braccio" flottante ed utilizza delle molle talmente morbide che non accetta nessun clamp o pressadisco pena l'"affondamento" dello stesso asse. Mattia aveva pensato di costruire una basetta in bronzo su misura, bellissima, ma non appena poggiata le molle sono andate a fondo corsa per cui ha dovuto subito rimuoverla. Il braccio montato è un Wilson Benesch unipivot, quelli cioè che hanno solo un punto di articolazione per tutti i piani di movimento, l'ideale sarebbe stato di montargli un braccio Helius, marchio con cui la Void ha collaborato per lo sviluppo del sistema, ma questi bracci a parte l'alto costo sono di difficile reperibilità. La testina è una strepitosa DL 103 modificata Einstein.

Preamplificatore NuForce P9 - Finali di potenza monofonici NuForce 9 SE V2
Il P-9 vede come "Principal Designer" Demian Martin, cofondatore e direttore della Spectral. Si tratta di un pre linea in due telai con 5 ingressi (incluso un ingresso bypass per l'Home Theater), un uscita RCA ed una XLR sbilanciata. I finali son i monofonici Reference 9 SE V2, forniscono 190 watt RMS su un carico di 8 ohm e ben 325 di picco istantaneo. Sono lo straordinario motore del setup.
 

Pre Phono Einstein "The Turntable Choise"
A questo pre è affidata la cura del segnale che restituisce la DL 103. E' un pre phono di pregio dedicato alle testine MC, l'alto guadagno che assicura ne consente l'uso con le bobina mobile ad uscita molto bassa. Il segnale che proviene dal fonorivelatore riceve il giusto carico d'impedenza tramite i connettori forniti, si potrà scegliere quindi tra impedenze di 40, 85, 150 oppure 300 ohm mentre lasciando i terminali di input aperti si otterranno 470 ohm
in sbilanciato e 940 in modalità bilanciata.
 

Sintonizzatore Kenwood KT 8500

Amplificatore Pioneer SA 710 - Sintonizzatore Pioneer TX-D1000
Cavi di alimentazione autocostruiti, Ecosse.
Filtri di alimentazione Black Noise.
Tavolini portalettroniche Guizu in legno. Sotto le elettroniche ci sono dei set di palle Ginko, tre per ognuno, che funzionano come assorbitori di vibrazioni con una frequenza di risonanza particolarmente bassa.

 

IMPRESSIONI D'ASCOLTO

I brani ascoltati sono stati scelti tra i seguenti album:

CD:
Bach - Malloch The Art of Fugue. Sheffield
The Higher you Rise ( The Sheffield Track Record ). Sheffield
Gone Buttlefishin ( James Newton Howard e Friends ). Sheffield
What is Hip ( Tower of Power ). Sheffield
Renè Aubry - Play Time
 
LP:
Fabrizio De Andrè - Don Raffaè
Johann Sebastian Bach: Ouverture 1068  The English Concert - Trevor Pinnock. Archiv
Antonio Vivaldi : Concerto n° 12 per Oboe (Bruce Hynes) - Barock Orchestre. Frans Bruggen. RCA Red Seal Seon
Basie Jam (Louie Bellson - Count Basie). Analogue Productions
Ralph Sutton : Partners in crime. Analogue Productions

Una prima impressione che ricevo dal setup dell'amico Mattia, ascoltato a lungo in un'altra occasione qualche tempo fa, consiste nel buon bilanciamento tra la parte analogica e quella digitale dovuto credo all'euguale dignità che viene attribuita ad entrambi i supporti. Non di rado peregrinando nelle case degli audiofili ho riscontrato come venisse data una maggior attenzione alla parte analogica piuttosto che alla digitale, o viceversa, a seconda delle convinzioni del proprietario con il risultato che le prestazioni all'ascolto fossero sbilanciate a favore dell'una o dell'altra non tanto per colpa del supporto quanto per le sorgenti deputate alla loro lettura. Nell'impianto ascoltato oggi questo non succede assolutamente anche se il nostro amico è un grande esperto di analogico e ritiene il vinile ancora superiore al CD. Da un lato abbiamo un ottimo Philip Voyd e dall'altro un superbo lettore, l'Astin Trew AT 3500, moderno e dotato di una timbrica sopraffina, ariosa ed aperta, ma mai aspra o vetrosa a riprova che il digitale può essere un'ottima scelta se lo mettiamo nelle condizioni di potersi esprimere al meglio. Non nego però che gran parte della mia attenzione è stata rivolta all'amplificazione in classe D nello sforzo di comprendere la grandezza di un sound che, confesso, ho inizialmente fatto fatica a capire. L'innovazione tecnologica e di suono rappresentata dalle amplificazioni switching mi era sembrata inizialmente impersonata in oggetti un po' troppo asettici e secchi per i miei gusti compreso un certo carattere metallico che non mi aveva punto entusiasmato. Nei successivi ascolti però contestualizzati in diversi setup, quindi sorgenti, diffusori, cavi diversi non avevo ritrovato quei caratteri negativi dei primissimi ascolti arrivando ad una duplice conclusione: mai giudicare un elemento estrapolandolo dal contesto in cui viene fatto suonare perchè i difetti che crediamo siano suoi potrebbero benissimo essere degli elementi posti a monte ed a valle. La classe D è una specie di fantastico camaleonte che muta i suoi colori in base alle sorgenti ed alle incisioni che mette sotto la sua lente d'ingrandimento e lo fa con una sincerità assoluta. Questo ragionamento vale anche per altri oggetti, ma i NuForce grazie alla loro straordinaria trasparenza si trasformano in un giudice particolarmente severo che rimane sempre obiettivo, poco incline ad ammorbidimenti o inasprimenti circa la materia che va ad esaminare per cui la sua obiettività rimane sempre estrema. Nel corso della serata abbiamo ascoltato molta musica sia in vinile che in CD ed anche quì le differenze di carattere di sorgenti e supporti sono state perfettamente evidenziate. La parte analogica si è così manifestata in tutta la sua superba incisività, emozionante e ricca di nuances mentre il settore digitale è venuto fuori con una pulizia e levigatezza superiori, ma un tantino omogeneizzato ed ammorbidito nei contrasti. Nell'ascolto del vinile Basie Jam, dopo un'introduzione sorniona, la batteria del grande Louie Bellson, uno dei pochi all'epoca in grado di impensierire quell'autentico fenomeno che fu Buddy Rich, parte con uno swing veloce, i piatti sono talmente scintillanti, incisivi e perfettamente stabili nello spazio da lasciarmi davvero di stucco. La localizzazione in profondità è chirurgica consentendo una precisa scansione dei piani sonori, merito dei NuForce, ma anche del front end di prima grandezza ed un Ring Radiator che davvero non teme rivali: l'ho ascoltato su diversi diffusori in più occasioni e lo colloco nella cerchia dei migliori trasduttori mai ascoltati sin'ora insieme a certi driver a compressione come i Pioneer TAD, JBL o ALE. Ma i pregi non si limitano solo a quanto descritto. Esiste un ferreo controllo sulla materia sonora su tutto lo spettro udibile, più evidente forse su quelle frequenze dove le altre amplificazioni mostrano più facilmente delle falle, tipo le basse, che in questo impianto sono controllatissime negli attacchi quanto nel sostenimento e nel rilascio in un perfetto mix di potenza, estensione e controllo. Il notevole livello di articolazione contribuisce alla creazione di un'immagine sonora palpitante, perfettamente credibile nella sua adiacenza alla realtà. L'accuratezza dimostrata nella riproduzione dell'attacco, sostenimento e rilascio accomuna queste amplificazioni ai più raffinati monotriodi, il senso del ritmo è fenomenale... tutto appare perfettamente "in tune". Nel brano "The Higher you Rise" la dinamica è impressionante, integra, e contribuisce in non piccola parte a quel tanto anelato "realismo" che dovrebbe essere il fine ultimo di ogni impianto che si rispetti. Ci sono indubbiamente altri aspetti che concorrono a questa sensazione "live" come la somma capacità analitica in cui vengono fuse l'abilità a non impastare mai ne i singoli elementi ne i piani sonori mettendo in mostra una superba olografia e la facilità con cui vengono sbrogliate le matasse sonore più intricate. Nel "Malloch The Art of Fugue" il ricamo contrappuntistico degli archi è percepibile senza sforzo nelle singole linee melodiche, l'orecchio quindi riesce a seguirle senza difficoltà nel loro naturale dipanarsi a tutto vantaggio di una fatica d'ascolto che risulta molto contenuta. Non si pensi però che i NuForce siano solo forza bruta perchè, pur nella loro "prepotenza" sono tuttavia capaci di una singolare delicatezza nel porgere ogni minima nuances timbrico-dinamica condita da una ricchezza di informazioni ideale, un ulteriore passo verso la realtà intesa come fenomeno complesso. Scusate se batto e ribatto sul concetto di realismo anche a costo di risultare monotono, ma vitale è la sua importanza per l'appassionato che propenda per l'Hi Fi e non per il My-Fi. Nel CD di Renè Aubry "Play Time" la tempra rivelatrice si sostanzia nel rispetto della indiscutibile varietà timbrico-armonica proposta, la musicalità intrigante di questo album, fatta di tanti piccoli e talvolta curiosi trasalimenti, è un ottimo antidoto contro la noia. In una parola l'insieme è davvero delizioso. Il soudstage è profondo ed ampio, lucidamente corretto nella scansione dei piani sonori. Inappuntabile la messa a fuoco, la precisione con cui viene ricostruita l'informazione ambientale. Se alcune amplificazioni si trovano a dover correre un'autentica gara ad ostacoli tra mille insidie che minano un approccio credibile al messaggio sonoro per i NuForce sembra tutto facile, la strada appare in discesa. Il bilanciamento tonale è tendenzialmente neutro, se ne avvantaggiano i complessi vocali e/o strumentali in cui non c'è il prevalere di un elemento sull'altro, ma emerge una buona amalgama, poco affaticante perchè non costringe l'orecchio ad equalizzazioni nello sforzo di percepire i vari elementi. Le voci possono essere suadenti o grintose, luminose o roche in ossequio alle peculiarità timbriche dei cantanti, ma sempre dotate di una grana finissima ed una focalizzazione micidiale. Soltanto in una parte dell'ascolto, quando Mattia mette sul piatto Don Raffaè di Fabrizio De Andrè la voce profonda di Faber appare un po' scollata, la sensazione è quella di una sfasatura, una non perfetta accordatura tra il registro medio ed il mediobasso, i NuForce però sono spietati a rilevare qualsiasi piccola pecca nelle registrazioni e a sottolineare i piani sonori con precisione. Concludendo sono persuaso che nella riproposizione del corteo di parametri che caratterizzano la riproduzione si assiste in questo setup ad una prestazione al vertice, ogni elemento viene portato si all'acme, ma senza forzatura alcuna. i NuForce, questi piccoli e leggeri amplificatori sono grandi proprio in questo: nella straordinaria naturalezza con cui riescono a raggiungere quelle vette di qualità che soltanto pochissimi altri oggetti al mondo sono in grado di raggiungere. Si rimane impressionati in particolare, almeno per me è stato così, da quella sensazione di energia controllata che sprigionano questi oggetti, mai un segno di approssimazione o debolezza nell'attacco dei suoni che possa far rimpiangere una maggiore saldezza, ancor più sorprendente è come questo risultato non sia ottenuto con forzature innaturali, ma sempre inquadrato nel naturale svolgersi dell'evento sonoro. Un'amplificazione sincera sino alla spietatezza per quegli audiofili che non amano essere ingannati ne dalle sorgenti ne dalle registrazioni, gli appassionati amanti del suono ruffiano ed eufonico sono avvisati...

Grazie Mattia!  

Alfredo Di Pietro

Aprile 2009


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