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domingo, 22 de diciembre de 2024 ..:: UBSound Velvet VL48 ::..   Entrar
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 Diffusore UBSound Velvet VL48 Minimizar

INTRO

 


 

Marzio Gasparro e Clara Profeta

 

Il nove novembre dell'anno scorso, in era pre COVID-19 e a due mesi di distanza dal lancio della gamma Velvet di UBSound, mi sono concesso uno di quei pomeriggi in cui si conciliano buona musica e Hi Fi, per l'occasione in perfetto accordo tra loro, come giustamente dovrebbe essere. Ricordo l'evento come in un sogno, senza mascherina sul volto, seguito a una passeggiata dove mi muovevo senza apprensioni e in piena libertà nella città che tanto amo: Milano. Quella piacevole demo mi dette l'occasione di conoscere due volenterosi e simpatici operatori, Marzio Gasparro e Clara Profeta, entrambi legati alla UBSound in qualità di CEO e COO. Per chi non mastica molto gli acronimi, il primo è presidente e Chief Executive Officer (Amministratore Delegato), mentre la seconda è Chief Operating Officer (Direttore Operativo) del marchio. Un'azienda che, in realtà, sino a quel giorno non sapevo esistesse, fortemente decisa a torreggiare nel calderone dei brand che affollano il mercato. La UBSound non nasce esattamente come produttrice di sistemi d'altoparlanti, ma inizia la sua attività a Milano nel 2011 con lo sviluppo di tecnologia, ricerca e progettazione di auricolari e cuffie, in ambito quindi dell'audio portatile. L'idea di progettare e produrre diffusori è venuta un po' di tempo dopo, materializzando il sogno del marchio di essere presente sul mercato in questo specifico settore e con prodotti originali. L'azienda ha voluto seguire dei principi chiari sin dall'esordio: produrre delle elettroacustiche passive, fatte a mano e concepite in Italia.

 


 

Il frutto di questa volontà è oggi sotto gli occhi di tutti e si sostanzia in una produzione costituita da due serie, la Velvet, top di gamma, e la Feel. Entrambe offrono al cliente un modello da stand (VL42 e FL32) e uno da pavimento (VL48 e FL38). Per quanto riguarda prezzi e finiture, le Feel FL32 sono vendute a 3.500 € mentre le più grandi Feel FL38 costano 4.000 €. Il loro legno è rifinito esternamente con una speciale multi-verniciatura manuale laccata con smalti di altissima qualità; quattro sono le colorazioni disponibili. Passando alla serie ammiraglia, le Velvet VL42 si vendono a 4.500 € e a 5.000 € le Velvet VL48, modelli che vengono rilasciati in finitura Nero profondo satinato opaco. Per queste non è più disponibile la precedente verniciatura manuale a pennello, ovviamente i nuovi modelli sono acusticamente e strutturalmente identici ai precedenti finiti a pennello. Tutti i prezzi sono riferiti a una coppia di diffusori, la consegna è gratuita in tutta Italia. Tutta la gamma del produttore, sia la Velvet nella nuova finitura Nero profondo satinato opaco che la Feel laccata lucida nei quattro colori di Rosso Sport, Giallo Fashion, Bianco Brilliant e Nero Elegant, è disponibile sul sito del produttore con vendita diretta dalla fabbrica al cliente. Per me, e credo anche per gli estimatori del marchio milanese, c'è un'interessante notizia: entro fine anno auspico di poter recensire anche un modello della serie Feel.

 


 

La memoria acustica, si sa, è parecchio volatile ma ricordo che nel corso della presentazione rimasi colpito da un suono che potremmo definire "inattuale", nel senso che non seguiva le odierne mode volte a trasformare un diffusore in un qualcosa d'ipertecnologico, una sorta di strumento chirurgico che poco ha a che fare con la naturalità del suono. Non così nei due sistemi ascoltati per l'occasione, le Velvet VL42 e VL48.  Solo Dio sa cosa possa passare per la testa di un recensore e cosa faccia scattare quella potente molla che lo invoglia a raccontare un oggetto Hi Fi (e, insieme, anche un po' se stesso). Fatto sta che, colpito dalla loro indole e dalla predisposizione a mostrare, per nulla timorose, un tipo di sound piuttosto radicale nella sua concezione, presi il coraggio a due mani chiedendone una coppia per una recensione. Richiesta esaudita visto che dopo diversi mesi di attesa, complice anche la disavventura virale, il 15 giugno U.S. mi arriva a casa una coppia di Velvet VL48 nuove fiammanti, pronte per essere testate. Nel frattempo, ho saputo dai vertici aziendali UBSound che è stata creata una piccola area "Demo" all'interno dell'ex fabbrica Richard Ginori di Milano, in Via Tucidide 56, dedicata a sessioni d'ascolto individuali su appuntamento, in cui è consentito portarsi sottobraccio qualche vinile e/o CD tra i propri preferiti per apprezzare le prestazioni acustiche dei sistemi in esposizione, sollecitati a riprodurre dei brani ai quale si è affezionati. Si tratta di un locale, tra i loft di proprietà dell'azienda, dedicato all'assistenza tecnica, nel quale è stata ricavata una piccola sala di 4x3 metri, con il soffitto alto 7,20 metri, resasi necessaria dal fatto che la UBSound non dimostra nei negozi. Sulla Fanpage Facebook troverete i dettagli per prenotare una sessione privata.

In tutta franchezza, la trovo un'idea molto bella e innovativa!

 

 

UNBOXING

 


 

La coppia di Velvet VL48 mi è pervenuta a casa in un unico imballo di robusto cartone, sigillato con il classico nastro adesivo marrone. L'accorpamento fa lievitare il peso, praticamente raddoppiandolo, rispetto a quello che sarebbe stato confezionando singolarmente ogni diffusore. Non è comunque tale da preoccupare il trasportatore, 30 kg non sono poi così tanti da movimentare. L'operazione di "spacchettamento" è risultata piuttosto lunga e laboriosa a causa dell'abbondante rivestimento usato. Dopo aver aperto le "ante" dello scatolone, ho estratto i due diffusori, rimosso un primo strato di pellicola millebolle e poi un secondo avvolgimento di pellicola protettiva. La cura messa da un produttore emerge in ogni particolare, anche dall'imballaggio, qui realizzato in previsione del trattamento a volte poco delicato, per usare un eufemismo, che certi corrieri riservano all'oggetto da trasportare: gli spigoli dei mobili sono stati preservati da non improbabili urti con delle protezioni di spugna azzurra, davanti all'altoparlante ho trovato un foglio di color rosa formato A4 con i ringraziamenti per aver scelto un diffusore acustico UBSound e due raccomandazioni, una riguardante l'attenta lettura del manuale utente e l'altra l'immediata attivazione della speciale garanzia di tre anni. In dotazione c'è l'immancabile citato manuale, del quale parlerò in separata sede. Un cartoncino recante il certificato ufficiale di garanzia è appeso ai contatti multifunzione presenti sul pannello posteriore.

 


 

 

MANUALE UTENTE

 


 

È uno tra i più accurati che mi sia capitato di leggere, scritto in inglese, italiano, spagnolo, francese e tedesco. Viene financo indicata la luminosità ideale, naturale e/o artificiale, che dev'esserci durante le manovre d'installazione, posizionamento e manutenzione del diffusore: 200 lux. Evitate le notti di luna piena, o audiofili esoterici. Nello scritto sono riportate tutte quelle operazioni (installazione, collegamento del diffusore all'amplificatore, posizionamento e manutenzione) che magari l'utente esperto non avrà bisogno di leggere, ma che sono d'indubbia importanza per il neofita. Si parla quindi dei Velvet VL 48, diffusori artigianali disegnati, progettati e costruiti a mano nel nostro paese, nel cuore di Milano. Viene fatto cenno alla particolare tecnologia implementata, la HDNSS, sulla quale il marchio milanese vuole tenere la segretezza, essendo i suoi particolari strettamente riservati e non divulgabili. Per inciso, tale riservatezza è stata estesa anche al momento della raccolta di tutte quelle informazioni utili alla recensione, mi è stato pure impedito di fotografare l'interno e il retro del trasduttore coassiale, anche perché l'HDNSS si sostanzia in un particolare trattamento fonoassorbente dell'interno che si sta pensando di brevettare. Va detto che il coassiale è tutt'altro che facile da rimuovere, essendo assicurato al pannello anteriore non solo da quattro viti ma anche da un tenace mastice interposto tra flangia e legno. In verità, ogni parte del diffusore è sigillata con speciali tipi di colla, gomma liquida, e specifiche paste isolanti.

 


 

Create per il pilotaggio da parte delle più varie ed eventuali amplificazioni, le VL48 abbisognano di un consistente periodo di rodaggio, non meno di 100 ore, nel corso del quale le sue prestazioni sonore cambiano notevolmente. Per quanto da me riscontrato, da un suono inizialmente un po' secco e leggero si passa gradualmente a un altro sensibilmente più rotondo e corposo. La targhetta che troviamo appesa ai morsetti d'ingresso di ogni singolo diffusore, annodata con un sottile filo di nylon, serve per attivare la garanzia diretta UBSound che, ricordo, è integrale e dura 3 anni. Per farlo bisogna seguire scrupolosamente i semplici passaggi descritti nel retro due cartoncini. Ogni certificato di garanzia è numerato e copre il relativo diffusore, i due vanno pertanto attivati individualmente, utilizzando i due diversi numeri seriali della coppia.

 

 

UBSOUND VELVET VL48

LE RAGIONI DI UN PROGETTO ANTICONFORMISTA

 


 

 

CARATTERISTICHE/SPECIFICHE TECNICHE DICHIARATE

 

Diffusore fatto a mano, progettato a Milano e Made in Italy

Trasduttore: dinamico coassiale a due vie da 21 cm (8,3 ")

Potenza massima sopportabile: 100 Watt

Potenza di pilotaggio consigliata: da 15 Watt a 80 Watt

Bass Reflex: frontale asimmetrico curvo a 45°

Impedenza: 8 Ω

Sensibilità: 88 dB (2,83V/1m)

Risposta in Frequenza: (±3 dB): 33 Hz - 22.345 Hz

Massima distorsione armonica: < 1%

Dimensioni (L x H x P): 26 x 92 x 30 cm

Verniciatura manuale a pennello

Posizionamento: a pavimento (floorstanding)

Peso: 15 kg

Connettori d'ingresso per: cavi sguainati, banane o forcelle

Rodaggio minimo consigliato: 100 ore

Firma Acustica Naturale e ad Alta Definizione HDNSS

 


 

Le UBSound Velvet VL48 si presentano molto classiche nella forma, dei semplici parallelepipedi di 26 x 92 x 30 cm (Larghezza - Altezza - Profondità) ma dotate di una finitura molto particolare, praticamente introvabile nella produzione attuale: una verniciatura a pennello. A scanso di equivoci, va detto che la loro nuova finitura 2020/21 non è più a pennello ma Nero profondo satinato opaco, avente un aspetto molto più omogeneo rispetto alla precedente. Questa assorbe un po' tutti i colori, ombre e luci, ed è stata molto apprezzata dai clienti, anche se obbliga a una lavorazione più complessa, che prevede tre mani soltanto di fondo legno. Quella a pennello aveva un aspetto più rustico, ricordava la verniciatura dei motoscafi Riva, di cui Marzio Gasparro è un grande appassionato, così tanto da essere andato personalmente al cantiere navale Riva sul lago d'Iseo per vedere come pennellano le barche. Tanti però non hanno gradito questo tipo di finitura, che ha avuto una sua era e comunque possiede un fascino particolare. Ma non è detto che non ritorni nelle prossime produzioni. Personalmente l'ho gradita, anche perché rende facile apportare dei piccoli ritocchi a eventuali graffi di superficie (chi ha un gatto in casa può capirmi...). Nel corso di lunghe chiacchierate io e Marzio Gasparro abbiamo parlato di tante cose, partendo dalla tecnologia acustica implementata, condensata nel misterioso acronimo "HDNSS" e responsabile dell'inconfondibile resa sonora di queste elettroacustiche. Sta per High Definition Natural Sound Signature ed è stata - orgogliosamente - ideata, progettata e realizzata in Italia dalla UBSound.

 


 

Come abbiamo già detto, la sua "ricetta" si basa su diversi criteri e relativi algoritmi, parte dei quali sono strettamente riservati e non divulgabili. E qui la mia curiosità da furetto si deve purtroppo arrestare. L'ingegneria acustica sottesa alla HDNSS ha un approccio maggiormente orientato alla fisica e alla dinamica delle risonanze piuttosto che all'utilizzo dell'elettronica (vedi filtro crossover) come di solito fanno altri progettisti. Non per niente tutti i sistemi UBSound si definiscono "disegnati dal suono". Un sistema dichiarato di grande efficacia se l'intento è quello di raggiungere un risultato acustico orientato alla naturalezza armonica e a un "sentore" di tipo "analogico" più che "digitale". Gli studi compiuti per metterla a punto si appoggiano in parte alle teorie del fisico matematico Manfred Schroeder, segnatamente per quanto riguarda le risonanze che si generano all'interno del diffusore, che vengono rese inoffensive. Un alto grado d'insonorizzazione viene quindi raggiunto sulle pareti interne del mobile, per le quali sono stati adoperati specifici rivestimenti fonoassorbenti di diverse misure e spessori, angolazioni e materiali. Ora, non so se questa genialata dell'HDNSS sia da leggere con la lente di un ufficio marketing che vuole puntare alla suggestione o al sensazionale, ci sta e non ci sarebbe nulla di male. Quello che per esperienza personale posso dire è che, all'atto dell'ascolto, ho riconosciuto in pieno quell'orientamento timbrico riposto nelle desiderata del marchio. Senza voler anticipare in questa sede le mie impressioni d'ascolto, ho avvertito con nettezza quella particolare genuinità di comportamento, insieme alla conquista di un elevato livello di dettaglio.

 


 

All'uopo è stata messa in campo non solo la citata HDNSS, ma anche l'implementazione di un Bass-Reflex asimmetrico con curvatura del condotto a 45°, accorgimento che gioca un ruolo fondamentale nell'omogeneità di diffusione delle basse frequenze sotto i 200 Hz. Vedremo poi alle misure cosa significa. Una grossa parte in questa "firma acustica" l'ha, come preannunciato, l'insonorizzazione delle pareti interne del diffusore poiché è al disotto della superficie lignea rifinita con una speciale multi-verniciatura manuale, stesa rigorosamente con smalti di altissima qualità, che si nascondono le vere sorprese, purtroppo non testimoniabili con delle immagini. Prima sorpresa: Il volume del mobile è diviso internamente in due parti, separate da un setto in HDF (High Density Fibreboard) da 22 mm di spessore, completamente sigillato. Su di esso viene spalmata a pennello della gomma liquida bituminosa e, in seconda battuta, uno strato di colla acetilenica utile per fissare la lana di roccia ad alta densità, dello spessore di 60 mm. Il più grande volume inferiore, definito camera di risonanza passiva, è perciò chiuso, non comunicando in nessun modo con quello reflex di 22,3 litri posto superiormente. È questo che, quindi, da solo carica l'altoparlante. Le sue dimensioni corrispondono a quelle del diffusore da stand Velvet VL42 (26 x 39 x 30 cm), scelta comprensibile, che sicuramente è stata fatta tenendo d'occhio il VAS del largabanda, nell'individuazione di un volume ideale per ottenere un adeguato controllo dei movimenti della membrana.

 


 

Se guardiamo le specifiche tecniche dichiarate dal produttore, infatti, tra il modello da stand (VL42) e il nostro floorstanding c'è una piccolissima differenza nell'estensione in basso, 34 Hz a fronte di 33 Hz. Un solo Hz, giustificato dal contributo della camera di risonanza passiva. Le pareti interne sono foderate con lana di roccia, un eccellente assorbente acustico, del notevole spessore di 60 mm/80 Newton. Un altro materiale utilizzato è il poliuretano espanso da 350 kg per mq di densità, questo viene messo sotto la lana di roccia e incollato a essa, oltre che alle pareti del mobile. Il pannello frontale è anch'esso rivestito di poliuretano (più sottile), prima di essere montato nella sua posizione. Ogni parte interna del legno, prima di essere rivestita del materiale fonoassorbente viene pennellata con gomma liquida bituminosa (di color marrone) a formare una guaina dal grande potere smorzante/isolante. In questo modo il legno, che, ricordiamo, è l'HDF (High Density Fibreboard) e non il più comune MDF, è protetto da quelle vibrazioni che normalmente si generano con il funzionamento del diffusore. Si tratta di un composto che, una volta asciugatosi, diventa come una durissima gomma. Un notevole lavoro di ricerca è stato fatto nell'individuare i migliori materiali fonoassorbenti disponibili in commercio. Anche sul fondo della cassa è stato posizionato un foglio di lana di roccia da 60 mm di spessore, allo scopo di attutire le sia pur piccole risonanze passive che si possono creare nella seconda camera che, come detto, non partecipa al carico acustico. I cosiddetti "quadrotti" di Schroeder sono ricavati da pannelli di lana di roccia, tagliati in dimensioni di 6x6x3 cm con un apposito taglierino. Sono espressamente previsti nella HDNSS; ne parleremo ancora nel paragrafo dedicato al driver.

 


 

Ma il filtro crossover c'è o non c'è? C'è, anche se il progettista ne avrebbe fatto volentieri a meno, e opera tra i 9.000 e gli 11.000 Hz, formato da un solo condensatore da 3,3 µF/50 V in serie al tweeter per un passa alto del primo ordine elettrico (6 dB/ottava di attenuazione). Si è cercato di portare in avanti le voci, le medie frequenze e favorire la dolcezza armonica. Se fosse stato scelto un taglio più basso si sarebbero create delle interferenze con le medie, che si volevano emesse unicamente dal largabanda. È stato pure provato un incrocio a frequenza superiore (13.000 Hz), senza però addivenire a dei buoni risultati. Il collegamento elettrico per il tweeter viene derivato dai contatti del largabanda e non dalla morsettiera, che è del tipo mono-wiring. Da questi partono due cavetti che passano all'interno, attraverso il foro di decompressione presente sul fondello, per poi raggiungere il tweeter, il quale è montato su un cilindretto di materiale plastico posto in corrispondenza del centro del driver. I due cavi sono avvolti in una guaina di spugna, affinché muovendosi non producano rumore. Un po' criticabile è la fattura della placca portacontatti multifunzione presente sul pannello posteriore, accettante filo spellato, banane e forcelle. Se il collegamento viene fatto tramite banane, nessun problema insorge, al contrario se si rende necessario svitare la parte superiore dei connettori per inserire del cavo spellato o delle forcelle, in tal caso la manovra non propriamente agevole a causa degli stretti spazi in cui devono operare le dita, complice anche una filettatura dall'innesto un po' impreciso.

 

 

IL COASSIALE

 


 

La passione di Marzio Gasparro per i trasduttori coassiali (Tannoy in primis) è stata incoraggiata dai tecnici che hanno lavorato ai diffusori UBSound, questi ritenevano che un siffatto altoparlante potesse certamente superare in naturalezza un sistema a tre vie. All'inizio sono partiti quindi con l'idea di sviluppare un due vie concentrico, in accordo con quanto il CEO desiderava, lavorando in seguito per forgiare un basso dal carattere morbido, levigato, "smooth" come dicono gli anglosassoni. Avendo ben in mente il parametro naturalezza, si è lavorato molto in quella direzione, anche intervenendo sull'accordo del Bass-Reflex e sul suo condotto. Intanto, l'altoparlante equipaggiato sulle VL48, del peso di 1,470 kg, è proprietario UBSound e fatto produrre in Italia, mentre l'unico suo componente acquistato in altro paese è il cestello in acciaio, che è di provenienza polacca. Poteva anche essere prodotto in Cina, ma per una precisa scelta della UBSound si è preferito escludere quel paese. L'anello di ferrite viene magnetizzato in Umbria. Il cono è in cellulosa color sabbia ma viene poi viene rivestito, con un procedimento a spruzzo, con TPU (Poliuretano Termoplastico). La membrana in carta, infatti, non risultava abbastanza rigida per fornire delle basse frequenze "punchy". Gli ingegneri dicevano che il suono era un po' soffiato, come la pelle di un bongo poco tirata. In questo strumento, come in generale nei tamburi, più la membrana è tirata e più il basso è veloce, secco. Ecco che è sorta l'idea di fare un bel bagno in TPU, che rimane gommoso, poiché se la membrana veniva verniciata in gomma poi il rivestimento si sarebbe spaccato.

 


 

L'azienda aveva a disposizione due tipi di TPU, uno nero profondo e l'altro sabbiato antracite canna di fucile. Alla fine è stato scelto quest'ultimo poiché la sospensione esterna in memory foam e 30% di gomma era di un colore simile; si tratta di un materiale che tra l'altro preserva dal tipico fenomeno di sbriciolamento che avviene con il tempo se la sospensione è in puro foam. La prova è stata severa, portata avanti facendo compiere alla sospensione 55.000 violente oscillazioni. L'escursione di questo largabanda è di 17 mm, notevole, tanto da venire in avanti portandosi praticamente allo stesso livello del tweeter. Una scelta per'altro intelligente quella del foam perché permette una maggior estensione in frequenza rispetto alla più rigida gomma o tela. Lo spider, o sospensione interna, è in pura cellulosa di colore giallo. Il largabanda non ha alcun tipo di filtraggio e copre un range di frequenze che va da 28 Hz a 16.800 Hz, mentre il tweeter (che arriva a 32.000 Hz) ha un passa alto minimale del quale abbiamo già parlato. Il cestello d'acciaio è costituito da quattro razze e altrettante luci che devono essere posizionate esattamente in corrispondenza dei quattro quadrotti di Schroeder. In fase di assemblaggio è quindi importante il montaggio del largabanda, che deve essere in una posizione precisa e non casuale, con i cavi rivolti verso il basso. Il coassiale è tenuto in sede da quattro robuste viti e incollato al legno con del mastice, per garantire una perfetta tenuta pneumatica. Per rimuoverlo bisogna prima scaldare i bordi e dopo usare un filo da squalo che con la sua azione segante taglia quel sottile strato di mastice frapposto tra flangia dell'altoparlante e baffle frontale.

 


 

La porta reflex, del diametro di 4 cm, è posta a 27 mm dal bordo del woofer. Nel corso della progettazione questa distanza reciproca è stata variata, constatando come il suono cambiasse anche in seguito a variazioni molto piccole (pochi millimetri). "Abbiamo buttato via tanti di quei frontali in fase di progettazione", dice Marzio Gasparro, "in definitiva, questa è la camera acustica che vorrei tenere, sviluppata secondo la tecnologia che abbiamo voluto chiamare HDNSS. Sarà dura brevettarla perché è un sistema di cui è difficile dimostrare la validità, se consideriamo il "modus operandi" di un ingegnere, il quale si basa essenzialmente sulle misure e non sui risultati all'orecchio. Noi comunque ci proveremo". È indubbio che un grande risultato venga colto dalle Velvet proprio nel "middle ground", vale a dire nella gamma centrale, in cui l'orecchio umano è maggiormente sensibile e che tanto peso ha per la qualità finale di un sistema d'altoparlanti. Non per caso al progettista interessava portare avanti proprio la gamma media, tanto importante per le voci per esempio. Il tweeter, infine, lavora a 6 Ohm.

 

 

LE MISURE

 


 

 

SETUP

 

Microfono iSEMcon EMX-7150

Alimentatore Phantom Behringer Micro Power PS400

Calibratore Microfonico PCE-SC41 in classe 2

Multimetro TRMS PCE-UT 61E

PC Notebook Lenovo G50

Scheda audio E-MU Creative Pre Tracker USB 2.0

Finale di potenza Rotel RB 1070

Jig per misure d'impedenza autocostruito

Voltage probe con attenuazione di 20,55 dB per la rilevazione in Dual Channel

Cavo di potenza Supra Ply 3.4 S

Software di misura: Arta - Limp - Steps (Versione 1.9.3)

 


 

Non male la sensibilità media delle UBSound VL48, che con il mio standard di misura ho trovato superiore alla dichiarata e pari a 90,939 dB/2,83V/1m. Questo significa che saranno validamente pilotabili in ambiente domestico, loro luogo d'elezione, anche con amplificazioni di potenza non elevata.

 


 

È stato più volte ribadito su Non solo audiofili che la risposta in frequenza anecoica di un qualsiasi sistema, rilevata in asse a un metro di distanza, sia solo un fotogramma di un film ben più complesso e va letta di concerto con altre misure come i diagrammi polari, le risposte in asse e fuori asse orizzontali, ma anche verticali, nonché le RTA in ambiente. Si tratta, tuttavia, di un fotogramma molto significativo. Dal grafico si evince che la gamma bassa accusa una certa ondulazione, con un'isolata enfasi che raggiunge il suo massimo tra gli 80 e i 90 Hz, cui segue un avvallamento sulle frequenze mediobasse. Oltre i 500 Hz la risposta rialza la testa, mostrando una certa esaltazione (di circa 5 dB) sulle medie e medioalte, tra 2.500 Hz e 7.000 Hz, come da desiderata del progettista. La prova d'ascolto confermerà questo dato oggettivo. A 10 kHz, in zona incrocio con il tweeter, si evidenzia uno stretto e profondo buco, dopo il quale la risposta risale sino all'estremo dei 20 kHz, invero un po' tormentata nell'andamento. Va detto che questo fenomeno tende a scomparire al variare non solo dell'angolazione orizzontale ma anche di quella verticale d'ascolto ed è imputabile alla fase reciproca tra i due altoparlanti che costituiscono il coassiale. Lo vedremo nelle prossime misure. La fatidica F3, vale a dire la minima frequenza utilmente riproducibile, posta a -3 dB dalla sensibilità media, è risultata essere di 65 Hz. Nel secondo grafico è possibile apprezzare l'andamento dell'estremo inferiore, dove possiamo riconoscere una doppia pendenza (Dual Slope), con una prima parte più blanda di 15 dB/ottava, sino a circa 30 Hz, è una molto più ripida, pari a 28 dB/ottava. Quanto riscontrato è molto probabilmente dovuto al particolare tipo di carico reflex.

 


 

Il Cumulative Spectral Decay mostra un decadimento veloce dell'impulso iniziale, che si esaurisce in zona tweeter in appena 1,24 ms. Relativamente più lungo invece quello proveniente dal largabanda, com'è lecito aspettarsi, che invece decade di 40 dB in un tempo di circa 2,5 ms.

 


 

Il Burst Decay, che a differenza del CSD valuta il decadimento in cicli e non in millisecondi, mostra un'attenuazione dell'impulso, sempre di 40 dB, in appena 6 cicli da 500 Hz a 3.500 Hz, mentre in zona medie si manifesta una sovraelongazione sino a 12 cicli, fenomeno più evidente sulle alte frequenze, dove si arriva a 18 e oltre. Va da sé che in termini di decadimento temporale il risultato non cambia, come mostra nel CSD.

 


 

Nella risposta in frequenza del largabanda in campo vicino possiamo notare come il "notch" alla Fb (frequenza d'accordo del reflex) sia posto parecchio in basso, a 28 Hz. Il suo contributo è particolare, visto che non si tratta di un reflex convenzionale ma di un asimmetrico con condotto angolato a 45°. Altro dato interessante è il comportamento del trasduttore sulle frequenze più alte, dove osserviamo un deciso decadimento oltre i 10 kHz, pur con una buona estensione sino a circa 17 kHz, ma soprattutto l'assenza di significativi fenomeni di Break-Up di membrana, contenuti probabilmente grazie al trattamento smorzante (TPU) a essa riservato.

 


 

Seguono CSD e BD del largabanda effettuate in campo vicino. Decisamente veloce il decadimento dell'impulso dai 3.000 Hz in su, mentre nella zona delle medie (intorno ai 1.000 Hz) riscontriamo una certa enfasi della risposta in frequenza, in corrispondenza di un sensibile prolungamento del tempo e dei cicli.

 


 

Parlavamo dello speciale tipo di Bass-Reflex implementato nelle VL48, asimmetrico e dal condotto angolato di 45°, di cui in questo grafico possiamo apprezzare il comportamento, che è altrettanto particolare. L'ambito di frequenze che abbraccia è piuttosto ampio, andando da circa 20 Hz a 80 Hz, con due "gobbe" che ne delimitano il campo d'azione. Possiamo anche notare la sostanziale assenza di evidenti risonanze cosiddette "a canna d'organo", dovute al condotto reflex. Nel nostro caso vediamo solo due isolati e stretti "spike" alle frequenze di 1.443 Hz e 2.664 Hz, con il primo più basso del secondo.

 


 

Nelle misure in asse/fuori asse di 15°, 30°, 45° e 60° assistiamo al progressivo appianamento di quell'aguzzo picco riscontrato nella Free Field Response a 10.000 Hz, insieme a un andamento che rimane in generale un po' tormentato. In realtà, osservando meglio i grafici riuniti in overlay, notiamo come questo fenomeno si sposti verso le frequenze più alte, precisamente a 16.538 Hz (45°) e 15.745 (60°). Ad ogni modo, all'atto dell'ascolto non c'è da preoccuparsi, poiché questo tipo di alterazioni non influenzano le prestazioni del sistema in ambiente, come vedremo alle RTA.

 


 

I diagrammi polari a 360°, Waterfall 1/2 e Filled Contour completano il complesso quadro del comportamento emissivo delle Velvet VL48. Si tratta di uno scenario tipico e già visto tante altre volte, con le frequenze più basse che riescono ad aggirare le dimensioni fisiche del mobile per propagarsi posteriormente a esso. Di conseguenza i lobi polari appaiono a queste particolarmente ampi, mentre al salire della frequenza assistiamo a un progressivo restringimento del fascio emissivo, sino alle frequenze più alte. Nel nostro caso, tale graduale riduzione viene anticipata, apparendo sensibile sin dalle medie - medioalte, a causa delle dimensioni della membrana, che nel nostro largabanda ha un diametro effettivo di 17 cm (misurato da centro a centro della sospensione esterna). Infatti, un altoparlante conserva delle buone doti di dispersione sino a quelle frequenze la cui lunghezza d'onda è pari o superiore alla metà del suo diametro, se questa invece si riduce (come avviene sulle alte frequenze), si verifica una progressiva riduzione della dispersione angolare. Osservando il quinto grafico delle polari, si nota come nel passaggio da 6.300 Hz a 8.000 Hz, e ancor più da 8.000 Hz a 10.000 Hz, si ha un'inversione di tendenza, dovuta al contributo del tweeter, con un allargamento dei lobi. Anche la loro forma assume delle sembianze particolari (e qui entra in gioco la conformazione del diffrattore posto innanzi alla membrana del trasduttore). Si veda anche la polare a 20.000 Hz, con la sua foggia simile a un cuneo.

 

F(Hz)      Q           DI         Angle (-6 dB)

400        1,84       2,65       216,45

500        2,20       3,43       194,46

630        2,37       3,74       183,31

800        2,31       3,63       157,46

1000      2,61       4,17       148,94

1250      2,73       4,37       132,52

1600      2,79       4,46       132,57

2000      2,93       4,67       114,35

2500      3,75       5,74       73,86

3150      3,71       5,69       76,16

4000      4,26       6,30       47,55

5000      4,28       6,32       49,21

6300      4,38       6,41       42,51

8000      3,88       5,89       61,01

10000    0,91       -0,41      129,59

12500    4,09       6,12       75,15

16000    4,38       6,41       54,41

20000    4,75       6,76       39,55

 

L'improvviso aumento della dispersione angolare nelle VL48 è un fenomeno leggibile anche osservando il fattore e indice di direttività. Transitando da 8.000 Hz a 10.000 Hz, da un fattore di direttività (Q) del 3,88 si passa allo 0,91 e da un indice di direttività di 5,89 a uno di -0,41. Di conseguenza, netto è l'allargamento dell'angolo a -6 dB.

 


 

La risposta al gradino è atta a rilevare il comportamento di un sistema d'altoparlanti nel dominio del tempo, fornendo delle informazioni sul tempo di arrivo del suono alla capsula microfonica. Ovviamente, anche la struttura fisica dei trasduttori condiziona questo tempo, nel senso che un tweeter, il cui equipaggio mobile è molto più leggero di quello di un woofer, è il primo ad arrivare. Al contrario, il suono di un woofer o anche un largabanda, come nel nostro caso, arriva dopo il trasduttore per gli alti, rivelando per di più un'emissione maggiormente prolungata nel tempo a causa della sua banda passante più estesa sulle basse frequenze. È quanto possiamo vedere dal grafico, dove allo stretto impulso del tweeter segue a brevissima distanza quello del largabanda, che è praticamente attaccato al precedente. Il fatto che la punta del primo impulso, a differenza del secondo, sia orientata verso il basso significa che il collegamento elettrico del tweeter è in controfase, cioè a polarità invertite.

 


 

Decisamente valido lo smaltimento dell'energia sonora nel tempo, dovuto anche alla risicata larghezza del baffle frontale, che è largo 26 cm. Il decadimento raggiunge i -40 dB dall'impulso iniziale in 1,328 ms ed è anche molto regolare nel suo andamento, non rivelando particolari perturbazioni. Osservando il grafico, notiamo tre diversi impulsi, l'iniziale è da addebitare al tweeter, cui segue quello del largabanda e per ultimo troviamo quello generato dalle riflessioni sul cabinet. Infine un quarto impulso è dato dalla prima riflessione del pavimento.

 


 

La distorsione armonica totale, seconda e terza armonica sono rappresentate in questi due grafici, in dB e in percentuale. Confortante il riscontro a 40 Hz di tassi bassi, non facili a trovarsi in misura così contenuta. A questa frequenza ci troviamo di fronte a una THD dello 0,9%, seconda armonica 0,52% e una terza armonica che non supera lo 0,73%. Notevolmente contenuta appare la seconda, riconducibile ad asimmetrie di funzionamento, ma anche la terza, imputabile a fenomeni di clipping di membrana, lo è. Si notano due fenomeni di risonanza, uno più evidente alla frequenza di 226 Hz, dove c'è un rialzo contemporaneo di THD, seconda e terza, e uno di minor entità a 805 Hz, probabilmente imputabile a una stazionaria che s'innesca nel senso della larghezza del mobile. Sono gli unici due punti dove si sfora dall'1% di distorsione. Molto buono il comportamento in gamma mediobassa, dove tra 254 Hz e 570 Hz la THD rimane su una media dello 0,45%. La misura è stata condotta a un livello di pressione pari a 90 dB, già piuttosto altino per un ascolto domestico.

 


 

Un'altra misura di notevole importanza è quella del modulo e argomento d'impedenza, foriera d'importanti informazioni sul sistema. Compaiono in bassa frequenza i due tipici picchi del Bass-Reflex, il primo (18,33 Hz/18,04 Ohm) di altezza inferiore al secondo (78,65 Hz/33,26 Ohm), sintomatico di una frequenza d'accordo (Fb) minore della frequenza di risonanza del trasduttore (Fs). La depressione tra i due picchi è parecchio larga, spalmata su un range di frequenze piuttosto ampio, e corrisponde alla particolare immagine della risposta in campo vicino della porta reflex. Procedendo oltre, ritroviamo tre piccole perturbazioni nella curva del modulo, a 222 Hz, 584 Hz e 1905 Hz. In realtà se ne vede una quarta, appena accennata, a 820 Hz. Quelle a 222 Hz e 820 Hz corrispondono in buona sostanza agli "spike" già visti nella misura delle distorsioni armoniche. Ottime notizie ci sono per chi dovrà cercare un'amplificazione adatta alle VL48. Il minimo di modulo è pari a 7,85 Ohm (181 Hz) e la massima condizione di carico si trova come al solito in zona mediobassa, tra il minimo di modulo e la massima rotazione di fase (capacitiva), cioè tra 87 Hz (-41,2°) e 181 Hz (7,85 Ohm). Ne consegue che queste Velvet non porranno alcun problema di pilotaggio con qualsivoglia amplificatore.

 


 

In buon accordo con quelli delle distorsioni armoniche, anche i risultati ottenuti alla TNDM (Total Noise Distortion Measurement) sono confortanti. Si viaggia quasi sempre al di sotto del 2%, con dei relativi rialzi sulle medie, tra 500 Hz e 900 Hz, e uno più spalmato e regolare tra circa 1.000 Hz e 5.000 Hz, in corrispondenza dell'enfasi presente nella risposta in frequenza. More solito, in zona tweeter la TNDM si abbassa notevolmente, sino a raggiungere un valore dello 0,459% a 14.295 Hz.

 


 

Come da qualche tempo faccio, allo scopo d'individuare quale sia l'altezza d'ascolto più favorevole per una buona linearità di risposta, ho effettuato cinque misure a varie quote relative tra microfono e diffusore, come indicato nel grafico in overlay. I risultati parlano chiaro: quello stretto e profondo buco che si vede nella Free Field Response effettuata ad altezza tweeter, praticamente si volatilizza se la posizione del microfono è 20 cm sopra il top delle VL48. Nella pratica dell'ascolto, sarà sufficiente tenere una seduta un po' sopraelevata rispetto al coassiale, appunto di una ventina di cm, cosa facile a farsi vista la limitata altezza di queste Slim Tower (92 cm). Un altro beneficio che si ottiene adottando questa posizione è l'attenuazione dell'enfasi riscontrata sulle frequenze medie e medioalte.

 


 

Nelle RTA a bande di terzi d'ottava eseguite in ambiente, al di sotto della frequenza di Schroeder assistiamo a un film già visto tante altre volte poiché si fanno sentire le stazionarie della mia sala d'ascolto. Al di sopra possiamo invece apprezzare quell'andamento riscontrato nella risposta in frequenza @anecoica, il rinforzo sugli 80 Hz, le mediobasse discretamente sottotono sino a circa 500 Hz e la regione medioalta in leggera evidenza. Al di là di considerazioni fini sulla stoffa timbrica, possiamo affermare che la zona del calore è ben presente (da 60 Hz a 100 Hz), ma la brillantezza sulle medioalte tiene al riparo questo sistema da un bilanciamento timbrico tendente allo scuro. Inutile, se non sconsigliabile, è a mio avviso orientare i diffusori a convergere verso il punto d'ascolto (Toe-In) perché, oltre ad appiattire la scena, questo posizionamento porta a un leggero incremento dell'enfasi sulle medioalte, e non ce n'è davvero bisogno.

 

 

UBSOUND VELVET VL48 - L'ASCOLTO

VELLUTO SONORO

 

 

IMPIANTO

 

Preamplificatore linea Advance Acoustic MPP 202

Finale di potenza EAM Lab PA2150

Finale di potenza Rotel RB 1070

Finale di potenza Primare A35.2

Amplificatore integrato Mohr SV50

Amplificatore integrato NAD 3020B

Amplificatore integrato Lym Audio 1.0T Upgraded Linea

Amplificatore integrato Trends Audio TA 10.2

Personal Computer Lenovo G50 con player JRiver Media Center

Scheda Audio E-MU Creative Pre Tracker USB 2.0

Giradischi Pro-Ject Debut II SE con testina Denon DL 160

Preamplificatore Phono Grandinote Celio

Cavi di segnale Supra Dual RCA e Kimber Hero

Cavi di potenza Fluxus Alimentami

 

Questo è il momento in cui il recensore, messi da parte numeri, grafici e descrizioni, si abbandona al puro piacere dell'ascolto, sforzandosi di sintetizzare delle sensazioni e collegarle al suo vissuto audiofilo, a quelli che secondo la sua esperienza sono i riferimenti più importanti. Detta così potrebbe sembrare una circostanza liberatoria, rilassante, ma non è così. Il dato oggettivo, per quanto faticoso e difficile da ricavare, è un qualcosa che parla da se e non è influenzabile dallo stato d'animo del momento, diversamente dalla percezione individuale, in cui c'è sempre un margine di alea. Ma non è il caso d'impelagarsi in argomenti di psicoacustica, ma dirigere finalmente la nostra attenzione sul fatidico "come suona". Iniziamo col dire che mi approccio a questa congrua seduta d'ascolto con animo sereno, la facilità di pilotaggio delle Velvet VL48 non mi ha costretto a estenuanti rotazione di elettroniche per individuare quale sia quella meglio in grado di tenerne le redini. Dalla lista si può capire che non sono poche, ma nessuna è stata messa mai in difficoltà, anche i miei T-Amp non hanno avuto problemi facendo la loro bella figura, nei limiti dei pochi Watt che possono erogare. Ognuna ha avuto modo di esprimere la sua personalità grazie alle capacità rivelatrici delle VL48, che sono notevoli, pur senza trasformare questi sistemi in strumenti chirurgici, anzi. A dirla tutta, sono al contrario apparse come l'antitesi di quei diffusori in cui si ricerca la massima linearità di emissione, il sensazionale altoparlante "Hi Tech" di ultima generazione, per poi provare una certa delusione per quanto riguarda i parametri naturalezza, compostezza e quel particolare calore che rende ogni ascolto vicino all'umanità, al cuore della musica.

 

In tal senso, i miei più sentiti complimenti vanno a chi ha saputo individuare un nome, Velvet (velluto), che così bene esprime quella che a mio avviso è la principale qualità di questo sistema. Gli UBSound sono sistemi tecnologicamente moderni, al passo con i tempi, ma rievocano un tipo di "sound" squisitamente analogico che a un audiofilo "d'antan" come me fa tornare in mente l'età d'oro dell'Hi Fi, quando questa era un fenomeno in espansione, gravido di primaverili entusiasmi, un periodo dove giravano solo magici vinili e non i dischetti in policarbonato da 12 cm. Cosa fare allora se non mettere su un disco che amo molto, Marimbach di Beverley Johnston, dove la bravissima percussionista canadese trasforma dei noti brani di J.S. Bach in altrettante perle di fascino timbrico? E questo velluto sonoro di cui parlavo viene fuori alla grande, coadiuvato da un elevato grado di trasparenza sonora. La mia sala viene invasa da vibrazioni flautate, dall'estrema dolcezza ed espressività di uno strumento come la marimba. In Stormwatch dei Jethro Tull si resta ammirati dall'egregio lavoro che è stato fatto per rendere l'emissione corposa in gamma bassa, la quale si rivela d'indubbio spessore senza mai però sconfinare nell'invadente. È ben presente, ma al contempo controllata come si deve, per un suono pulito e articolato, che può essere definito come generoso ma non smaccatamente piacione per il puro gusto di esserlo. Una gamma bassa davvero godibile, la quale ammanta la riproduzione di una corposa anima in ogni occasione.

 

Nei limiti della potenza sopportabile, il largabanda vanta un'ottima tenuta ai Watt, non gettando la spugna se non a livelli davvero elevati, comunque improponibili per un ascolto condominiale. Ne ho piena contezza sentendo un po' di musica Disco anni 70/80. È davvero una goduria ascoltare brani come You Make Me Feel di Sylvester, Le Freak degli Chic o Disco Inferno de The Trammps, vedere la membrana del coassiale ballare avanti e indietro per materializzare un suono emozionante e "punchy". Parlando di estensione in basso, le misure dimostrano che la VL48 scende rapida e veloce sino al limite dei 65 Hz, che coincidono con la F3. Si tratta senz'altro di un'estensione soddisfacente per una piccola torre da pavimento, forse non da primato assoluto, anche in considerazione del fatto che non tutto il volume interno del mobile è sfruttato come camera di carico reflex. È un basso che comunque non delude mai, riuscendo sempre a conciliare consistenza e solidità in un quadro di apprezzabile morbidezza "controllata". Così, l'album Buxtehude Organ Works di René Saorgin conserva la maestosità acustica che gli è propria e mostra al contempo un rimarchevole nitore sui registri medi, delicatissimi, davvero di livello molto alto. Già, la gamma media... la sua condotta è una delle cose più mi sono piaciute di questo "eccentrico" diffusore. È in leggera evidenza (e questo dà modo alle voci di venire discretamente in primo piano, senza esagerare) sforando di qualche dB tra 2.500 Hz e 7.000 Hz. Ce lo dicono le misure, ma si tratta di un dato quantitativo, che nulla però è in grado di raccontare sulla pasta timbrica, che è in ogni caso eccellente.

 

Com'è tersa e luminosa la resa dell'organo, direi radiosa, altrettanto emozionale è la voce di Norah Jones in Come Away With Me, sensuale nel registro basso, espressiva e limpida in quello alto. Un album molto bello, pieno di suggestioni acustiche e registrato decisamente bene. Generi come il Soul, Rhythm and blues e Jazz ci danno una precisa misura delle magnifiche capacità espressive di queste VL48, sicuramente notevoli nell'omogeneo impasto tra le doti in basso e un registro medio "smooth", gravido di dettagli che non rimangono celati ma affiorano sempre con la massima genuinità. Ricchezza armonica e calore che fanno la differenza nel bellissimo Definitive Soul di Otis Redding o in Rhythm and blues di Buddy Guy. Mi concedo una parentesi di divertimento con Elio e le Storie Tese e il loro Del meglio del nostro meglio, tra lazzi e stramberie varie. A questo punto non vorrei aver dato l'impressione che le Velvet VL48 siano casse buone per discotecari impenitenti, giostrai che si lasciano prendere al laccio unicamente da generi un po' ammiccanti perché così non è. Grazie alle loro doti di raffinatezza si fanno rispettare anche nei generi cosiddetti "seri"; un disco stupendo come Johann Sebastian Bach - Suites, con all'arpa la bravissima Cristiana Passerini, rende piena giustizia al colore strumentale, alla levità insita nello strumento cordofono a pizzico. L'appassionato potrà trovare in queste UBSound il diffusore giusto per valorizzare le più recondite sottigliezze e tutte quelle nuance di cui uno strumento acustico sia capace, quelle per le quali il bel timbro e la completezza dello spettro sonoro diventano fondamentali requisiti.

 

Mi piace quindi proseguire su questa strada, con le musiche per liuto di John Dowland in Works for Lute, strumentista Massimo Lonardi. Gemme come A Fancy I, A Galliard on Walsinghan o Lacrimae Mr. Dowland diventano un vertice di musicalità, avvantaggiate da quella coerenza che solo un largabanda, aiutato in alto da un tweeter in configurazione concentrica, può dare. L'incrocio con il tweeter è realmente invisibile, tanto che si fa in fretta a dimenticarsi che ci sia, anche se il suo apporto è fondamentale in termini di estensione, ariosità e dispersione, intervenendo laddove il largabanda, per ovvie ragioni fisiche, inizia a mostrare qualche limite. Anche la fatica d'ascolto è pressoché assente, a patto di non raggiungere quegli alti volumi che provocano un certo indurimento del suono. La lunga parentesi classica non trascura il pianoforte, con vari autori e Maurizio Baglini, campione del pianismo italiano, alle prese con uno Scarlatti particolarmente energico e scattante: In tempo di danza è il nome del CD monografico pubblicato nel 2014. Anche il pianoforte si avvantaggia di un registro medio particolarmente icastico, nodale nell'individuazione dell'indole di questo sistema. Nell'album Debussy - Suite Bergamasque di Nikolai Lungansky scopro un'altra grande performance, connotata da una pulizia esemplare del suono e l'assenza di qualsiasi inclinazione all'aggressività, con un medioalto che si fa ancora notare per le sue doti di tersa luminosità e discrezione. Veloci i transienti, croce e delizia di ogni setup impegnato nella riproduzione del pianoforte. Aggredisco il campo della musica sinfonica con la Sinfonietta di Leoš Janáček diretta dal compianto Claudio Abbado (London Symphony Orchestra). La compagine orchestrale è ben stagliata sul fondo della mia sala d'ascolto, ha un'estensione e una larghezza convincenti.

 

Ma più che soffermarmi sulla scena tridimensionale, un parametro che può essere fortemente condizionato dalla registrazione, sul mio personalissimo cartellino di marcia annoto una buona capacità selettiva, l'abilità delle VL48 a evitare confetture sonore ma a fornire dei contorni strumentali ben definiti. Non dimentichiamo che sotto un vestito di TPU troviamo una sana membrana in carta. Non ho per'altro mai notato importune enfasi delle sibilanti, le voci sono amabili, morigerate, come nel disco della stupenda Anna Netrebko in Souvenir, etichetta Deutsche Grammophon. La mia lunga seduta conclusiva d'ascolto termina con un lavoro che amo molto: One Quiet Night di Pat Metheny. Pubblicato nel 2003, è un album di chitarra acustica solista di Pat Metheny, vincitore del Grammy Award 2004 come miglior album New Age di quell'anno. È stato registrato nello studio di casa di Metheny su una chitarra baritono costruita appositamente per lui da Linda Manzer, maestro liutaio canadese. È basato semplicemente su un microfono e una chitarra, ma sono sufficienti per far scattare una magia sonora che ha pochi eguali; la voce baritonale di questo particolare strumento è messa in splendida luce dal basso rotondo e caldo delle Velvet (ma non invadente e men che meno approssimativo), insieme alle doti pregnanza espressiva del "middle ground". Lo ascolto per intero, pensando che questa laboriosa ma esaltante recensione rimarrà a lungo nella mia memoria.

 

 

Alfredo Di Pietro

 

Agosto 2020


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