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Wednesday, October 30, 2024 ..:: Trio for Tango - Parsifal Piano Trio ::..   Login
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 Trio for Tango - Parsifal Piano Trio Minimize


 

 

È già il proponimento condensato nel nome di questo trio tutto al femminile a far riflettere: Parsifal, ovverosia "Colui che viaggia alla ricerca di una qualità che non si può trovare lungo strade conosciute: egli viaggia alla ricerca di ciò che altri hanno dimenticato." Parsifal, in italiano Percivalle, è quel Cavaliere della Tavola Rotonda che in ragione della sua purezza di cuore fu ammesso alla vista del Santo Graal, la coppa con la quale Gesù celebrò l'Ultima Cena (contenente il suo sangue raccolto da Giuseppe di Arimatea dopo la crocifissione). Tutto lascia quindi presagire che l'orientamento estetico di questa formazione cameristica sia votato al disvelamento di percorsi non battuti prima. La levatura musicale innanzitutto: il Parsifal Piano Trio, formato da Jalle Feest (violino), Emilia  Sługocka (violoncello) e Anna Paola Milea (pianoforte), è nato nel 2001 con un occhio di riguardo per la ricerca della qualità e l'interesse per la riscoperta di brani e compositori poco conosciuti. Parliamo di autori di difficile reperimento nei programmi di sala, come Xaver e Philipp Scharwenka, Clara Wieck Schumann, Fanny Mendelssohn, Lili Boulanger. Come possiamo vedere, anche qui prevale il femminino. Non indifferente è l'ampiezza del loro repertorio, che spazia dal classicismo al Novecento, fino alla musica contemporanea. Il Trio si esibisce regolarmente in Italia, riscuotendo unanimi consensi di pubblico e di critica, e all'estero, con tournée in Europa, Nord America e Sud America, anche in teatri di grande prestigio. Nel 2004, su invito dell'Istituto Italiano di Cultura di Jakarta, ha rappresentato il nostro Paese al VII° Festival Internazionale presso il Teatro Gedung Kesenian della capitale indonesiana.

Nel 2017 si è aggiudicato la Silver Medal - Outstanding Achievement per la sezione "Trio" ai Global Music Awards. Le benefiche pulsazioni "live" si estendono anche al versante discografico, "in fieri", che ci auguriamo possa gradatamente arricchirsi con delle nuove uscite. Oggi, dopo la pubblicazione nel 2018 del primo album "Invisible Landscapes" per la BAM Beyond Any Music (premiato con la Silver Medal ai Global Music Awards di Los Angeles), ecco giungere nel cassettino del nostro lettore CD "Trio for Tango", per l'etichetta Luna Rossa Classic, anch'esso premiato con due Silver Stars (nelle categorie "Best chamber music CD" e "Best concept") ai Music and Stars Awards di Tallin, in Estonia, e una Silver Medal ai Global Music Awards di Los Angeles. Jalle, Emilia e Anna Paola sono delle musiciste vere, preparatissime e dai curricula prestigiosi, le quali hanno deciso d'impegnarsi in un lavoro monografico sul grande Astor Piazzolla, musicista, compositore e strumentista d'avanguardia argentino. Un autore per certi versi abusato con innumerevoli rivisitazioni dei suoi brani più noti, uno su tutti Libertango, anche da formazioni che fanno del "glamour" la loro principale fonte di presa sul pubblico. Ma davvero si sentiva l'esigenza di un'ennesima compilation piazzolliana? A riguardo, faremmo sicuramente torto al Parsifal Piano Trio nel considerare il loro CD come una delle tante superfetazioni presenti in giro.

Grazie alla loro lucidità e pertinenza stilistica, nei dieci brani, tra i più noti e belli di Piazzolla, abbiamo la possibilità di gustare in pieno il sapore tutto particolare del "Nuevo Tango", diverso dalla danza tradizionale poiché incorporante elementi mutuati dalla musica jazz e colta, per'altro insapidito da un sapiente uso delle dissonanze e altri elementi musicali che gli hanno conferito grande freschezza e un grado d'intensità emotiva difficilmente pareggiabile. Dieci perle rivitalizzate dalla forte personalità delle nostre tre musiciste, fedeli sin dall'immagine di copertina a un tipo di espressività dalle tinte calde e intense, una sorta di antidoto musicale alla sbiaditezza, a ogni paventabile scialbezza emotiva. L'ammirazione che nutrono per il compositore traspare sin dalle note di copertina; Astor Piazzolla allora emerge come figura ampiamente sdoganata, affrancata da certi pregiudizi, da alcuni prima considerata non degna di figurare negli impaginati di sala, magari accanto ai nomi più altisonanti della classica. Piazzolla fu musicista il cui genio è incontestabile, tormentato tra accademia e innovazione, alla fine scelse quest'ultima per dar voce alla sua precipua personalità. Studiò pianoforte con Bela Wilda e Raùl Spìvak, composizione con A. Ginastera, direzione d'orchestra con E. Scherchen. Ma un nome su tutti è importante per il suo destino artistico, quello di Nadia Boulanger, la grande direttrice d'orchestra, organista, compositrice e docente di musica francese. Fu lei che evitò al compositore di diventare un pallido epigono di Stravinsky, Bartòk o Ravel, spronandolo a essere nient'altro che se stesso. È un discorso che si attaglia perfettamente anche a questo Trio, soprattutto se ci diamo la pena di esaminare i suoi perché e percome.

Nessun mistero in fondo, poiché le loro dichiarazioni d'intenti non lasciano spazio a dubbi e perplessità. Chiudendo il cerchio della mia argomentazione, questi sono i motivi per cui ritengo un album come Trio for Tango meritevole di attenzione e non dello sguardo distratto (e forse anche un po' annoiato) dell'eventuale ascoltatore, che sia un cultore o meno del compositore argentino. In ogni traccia scopriamo una musicalità istintiva, non irrigidita in alcun modo dalla formazione accademica né foriera di una comunicatività imbrigliata in mediazioni concettuali di sorta. Percepiamo, al contrario, un qualcosa che arriva dritto alle viscere del nostro sentire per il tramite di una sensibilità squisitamente femminile, morbida e sensuale, ma che sa diventare fieramente leonina nei momenti apoteotici, in antitesi alla dolcezza mostrata nei frangenti riflessivi, ripieganti nella malinconia. Apre le danze Otoño Porteño, tratto da "Le Cuatro Estaciones Porteñas" (Le quattro stagioni di Buenos Aires), quaterna di composizioni di tango originariamente concepite non come una suite, realizzate per un quintetto di violino (viola), pianoforte, chitarra elettrica, contrabbasso e bandoneón, quella che in sostanza era la formazione nella quale Piazzolla si esibiva. Silloge suggestiva dell'omonima, se togliamo l'aggettivo "Porteñas", opera di Antonio Vivaldi, anche se in ordine di esecuzione diverso: Otoño (Autunno), Invierno (Inverno), Primavera (Primavera), Verano (Estate). È il nostro Trio segue quest'ordine. Non c'è autocompiacimento nella sua lettura, anche se si sarebbe portati facilmente a cadervi, ma un incedere rigoroso, mai stereotipato e volto a sottolineare ogni atmosfera con una meravigliosa flessibilità, nella più totale assenza di metronomicità.

Un tipo di libertà che conferisce estro "zingaresco" alla palpitante materia sonora, esaltata dall'abilità a descrivere traiettorie sempre diverse, imprevedibili e mai scontate. Dal ritmo deciso, quasi implacabile, esordisce Escualo, vibrante composizione dagli accenti moderni. Si ritorna nella fascinazione di una dialettica musicale che si concede ampia libertà di movimento, la quale, tuttavia, non si risolve in una specie di arbitrio ma è determinata a seguire il filo rosso di un'efficacia consentita da una variegata tavolozza espressiva. In questo brano di difficile esecuzione le tre musiciste, oltre che dimostrare un rimarchevole affiatamento e coesione d'insieme, danno prova delle loro non indifferenti capacità virtuosistiche, avvicendando in serrata successione momenti di drammatica concitazione ad altri più distesi. Oblivion (Oblio), Tango Nuevo introspettivo e struggente, è dominato da un'innovazione declinata verso la ricerca ritmica e, soprattutto, melodica, nella composita anima del Tango Argentino, disseminata di contaminazioni ritmiche e offerta per il tramite di strumenti che non sono legati alla tradizione di quel Paese. Affiora in esso una struggente cantabilità, essendo forse la manifestazione più alta della malinconia piazzolliana, empaticamente recepita da Jalle, Emilia e Anna Paola. La formazione cameristica si confronta con le gesta, le emozioni e la sorgiva potenza di canto ne La Muerte del Angel, dove gli archi nobilitano la commozione con rapidissimi glissando (violino) e la sofferta melodiosità del violoncello. La morte dell'angelo è un pezzo di considerevole complessità tecnica ed espressiva, inizia e termina con una febbrile fuga, mentre nella parte centrale si risolve in un canto estatico ed anche emotivamente fragile.

Davvero una grande prova per il Parsifal Piano Trio. Dopo Meditango, incontriamo due brani cruciali, destinati a polarizzare fortemente la nostra attenzione ed emotività: Adiós Nonino e Libertango. Il primo fu scritto nel 1959, quando Astor Piazzolla, in quel momento in tournée nel centro America, ricevette la notizia della morte improvvisa del padre, don Vicente Piazzolla, affettuosamente chiamato Nonino. Il secondo è l'arcinoto Libertango, brano che segnò una svolta elettrica e realmente rivoluzionaria nella produzione del musicista argentino. Le tre bravissime musiciste si confermano dotate di una fervente anima musicale, vigorosamente istintiva, non disposta a lasciarsi addomesticare da alcunché, a tutto a vantaggio dell'espressione di un'umanità che arriva in modo particolarmente diretto ai nostri sensi e alla nostra coscienza. Ottima la cattura sonora. Un CD, questo Trio for Tango, che mi ha incantato e commosso. Si, commosso, perché ha risvegliato in me il sentimento di nostalgia per la mia terra, la Puglia, che ho dovuto abbandonare decenni fa, anche io emigrato, destinato a diventare un "porteño" in altra terra. E non dimenticate assolutamente di leggere le belle (e molto sentite) note di copertina stilate da Roberto Piana, trascrittore insieme a José Bragato e Gian Luigi Zampieri dei dieci brani presenti nel disco.

 



Alfredo di Pietro

Giugno 2022


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