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 Serata di Gala del Premio Alkan per il Virtuosismo Pianistico Romantico 2022 Riduci



PREMIO ALKAN PER IL VIRTUOSISMO PIANISTICO ROMANTICO 2022
SERATA DI GALA



PROGRAMMA DELLA SERATA

- Accoglienza invitati, aperitivo

- Introduzione di E. Véron al Premio Alkan

Vincenzo Maltempo:
- L.v. Beethoven /C.-V. Alkan - Piano Concerto N. 3 - Trascrizione del 1° movimento
- F. Chopin/M. Balakirev - Romance (Piano Concerto N. 1) – Trascrizione
- Ch. – V. Alkan Mouvement Semblable et Perpétuel dai Trois Grandes Etudes Op. 76

- L. Ciammarughi sul romanticismo e il virtuosismo Europeo della metà dell'800
 
Jacky XiaoYu Zhang - Premio Alkan 2022
- L.v. Beethoven - Sonata N. 31 Op. 110
- F. Liszt - Réminiscences de Don Juan (W.A. Mozart)

Sofia Donato - Premio Speciale F. Chopin
- Variations Brillantes Op. 12

Premiazione e ringraziamenti

Jacky XiaoYu Zhang, Sofia Donato: Finale a quattro mani
- Ch. – V. Alkan - Trois Marches Op. 40 N. 1





Milano 25/06/2022. Mi accingo a partecipare con emozione alla Serata di Gala dedicata alla sesta edizione del Premio Alkan per il virtuosismo pianistico romantico, la terza che ho l'onore e il piacere di vivere personalmente. Un evento in grado di lanciarci nell'apogeo della scena pianistica con programmi sfaccettati e di sicuro interesse. Il perno intorno al quale ruota la competizione è la giuria, composta da Vincenzo Maltempo, Luca Ciammarughi, Isabella Vasilotta, Jean François Antonioli ed Eric Véron. A lei la responsabilità d'individuare il giovane talento trionfatore della presente edizione. Ed è proprio Véron, Presidente dell'Associazione Premio Alkan per il Virtuosismo Pianistico Romantico nonché sincero appassionato, che nella sua introduzione si dichiara estremamente fiero di aver trascorso tutti questi anni impegnandosi nella realizzazione del prestigioso riconoscimento, dove non sono mancati anche dei momenti complicati. Un percorso che taluni potrebbero ritenere confinato a una nicchia, focalizzato sul solo parametro del "virtuosismo"; ma se qualcosa questo Premio ci ha negli anni insegnato, è proprio ad allargare la visione, spesso ristretta, attribuita alla sua sfera semantica. Con il medesimo orgoglio il Presidente annuncia una notizia importante: il Premio Alkan diventa concorso pianistico internazionale e membro della Alink-Argerich Foundation, cosa che gli conferisce un'esposizione a livello mondiale di grande prestigio. A quest'avanzamento non sembra però corrispondere la volontà di ambire a una posizione elitaria: al contrario, esso si risolve in un evidente avvicinamento al desiderio di comprensione che si cela dietro ogni buon "semplice" appassionato.



Il Premio Alkan non erige, bensì abbatte le barriere che si vogliono a protezione della musica colta. Come effetto immediato della sua proiezione internazionale, quest'anno la premiazione si è basata su candidature provenienti dal mondo intero e, sui ventuno finalisti ascoltati ad aprile, c'erano concorrenti provenienti dalla Corea, dalla Cina, dall'Ucraina, dalla Francia, dalla Polonia. Una comprensibile nota di fierezza emerge anche da questo dato. I giovani pianisti sono poi venuti a Milano, suonando in maniera meravigliosa. Dei talenti cristallini che si sono rivelati particolarmente avvincenti, realtà divenuta evidente anche per il pubblico presente in sala, che in questi ha potuto riscontrare delle doti uniche, anche per la loro giovinezza (i due vincitori ha soltanto quattordici e sedici anni). Come ben sa chi lo segue, il Premio Alkan ha come vocazione quella di promuovere il virtuosismo pianistico e, più generalmente, diffondere l'eco di un periodo in special modo ricco, costruttivo e determinante per la cultura europea: quello della metà dell'Ottocento. Non per caso la competizione ha affidato il suo emblema al nome di un compositore eminentemente virtuosistico, Charles-Valentin Alkan (1813-1888), contemporaneo di Chopin, Liszt e molto conosciuto per il lato tecnico delle sue opere. Il Premio, infatti, non nasconde l'attitudine a manifestare l'ammirazione dei suoi protagonisti per il virtuosismo. Ma cosa intendiamo di preciso con questo termine? Certamente una delle forme più compiute dell'eccellenza intellettuale umana, punto di congiunzione tra tecnica, cultura, sensibilità e rapidità.

Eric Véron



Qualità umane che poi vengono espresse su quel magnifico strumento che è il pianoforte, da cui l'aspirazione a imbarcarsi nell'impresa di cimentarsi con delle opere che ne rappresentino la massima espressione. Una rapida panoramica della serata ci rivela il suo composito andamento. Dopo l'aperitivo di accoglienza degli invitati, Eric Véron si è prodotto in un'appassionata introduzione cui è seguita l'esibizione del maestro Vincenzo Maltempo, fondatore del Premio, considerato il più grande interprete a livello mondiale di Alkan e da qualche anno compagno di avventura di Véron. Ha spiccato per competenza e cultura, anche storica, il successivo intervento di Luca Ciammarughi, noto critico, scrittore, pianista e musicologo, intento a inquadrare il virtuosismo nella seconda metà dell'Ottocento. Le emozioni sono proseguite con la tanto attesa esibizione del vincitore, il quattordicenne Jacky Zhang. Ma una seconda presenza ha piacevolmente sorpreso gli invitati: quest'anno è stato eccezionalmente conferito un premio speciale della giuria a una pianista italiana molto giovane, Sofia Donato. Presenza importante nell'impaginato di sala è stato il genere della trascrizione, declinato in tre diversi brani, quanto mai opportuno poiché trattasi di una pratica strettamente legata al virtuosismo. La storia c'insegna che questa raggiunse proporzioni "epidemiche" proprio nella seconda metà dell'Ottocento. La ragione? La grande diffusione nelle case di uno strumento come il pianoforte, prediletto sia dall'aristocrazia che dalla borghesia, fondamentale per l'educazione musicale dei bambini.

Vincenzo Maltempo

Ecco dunque spiegato l'enorme sviluppo che ebbe, non c'era pressoché lavoro "à la page" che non venisse trascritto per pianoforte a due mani, a quattro mani, per due pianoforti oppure per insiemi da camera con l'onnipresente pianoforte. Grazie a essa venivano riprese delle opere per lo più orchestrali, la cui esecuzione prevedeva tanti strumenti e voci, riportate poi su un unico strumento, nel nostro caso il pianoforte. In tal modo veniva sfruttata la sua capacità di riprodurre più elementi sonori attraverso la loro aggiunta, cosa possibile tramite una tecnica che poteva diventare anche estremamente complessa. In buona sostanza, l'esercizio della trascrizione è tipico del virtuosismo applicato al pianoforte, cosa che abbiamo potuto apprezzare, per esempio, nella Trascrizione a cura di Alkan del primo movimento del Concerto per pianoforte e orchestra N. 3 di Beethoven. È doveroso, infine, raccontare per sommi capi l'itinerario di questo prestigioso Premio, che ora assurge a risonanza internazionale. Al concorso possono iscriversi pianisti di ogni nazionalità nati dal primo gennaio 1992 in poi. Con riferimento all'anno 2022, il suo svolgimento, in presenza, è avvenuto il 22 e 23 aprile nella Showroom di Griffa & Figli, a Milano, in Via San Rocco, 5. Una competizione articolata in due diverse tappe; la prima, in fase d'iscrizione, è consistita nell'invio di un video, della durata minima di venti minuti e massima di trenta, da cui sono stati selezionati i ventuno candidati finalisti. La seconda è la citata esecuzione in presenza a Milano, riservata ai candidati che avevano superato la preselezione iniziale.



Il vincitore, infine, selezionato tra i ventuno competitori finalisti, è stato ospite al Castello di Castano, ad Agazzano, dal 22 a 24 giugno 2022 per la realizzazione delle registrazioni video e audio professionali. Così oggi siamo qui, felici di partecipare all'appuntamento conclusivo della Serata di Gala all'Auditorium di Milano.


LUCA CIAMMARUGHI
IL ROMANTICISMO E IL VIRTUOSISMO EUROPEO DELLA METÁ DELL'800




È bene precisare che il Premio Alkan è una celebrazione del virtuosismo nel senso più ampio del termine. Come sempre, Vincenzo Maltempo ci ha deliziato con diversi tipi di virtuosismo. Abbiamo sentito l'evocazione di un'orchestra nel primo brano; nel secondo, invece, quel lirismo che Chopin traeva dall'imitazione dei grandi cantanti italiani, dallo stile del canto fiorito, che è anch'esso un virtuosismo. Il compositore polacco riusciva a trascendere con i suoi "pianissimo" la natura percussiva del pianoforte, dando l'idea che questo riuscisse davvero a cantare. Nel terzo brano, Mouvement Semblable et Perpétuel, percepiamo invece la fibrillazione, l'eccitazione di una nuova era foriera della velocità. Nella sua dissertazione, Ciammarughi ricorda che a metà dell'Ottocento in Francia, a Parigi, fu inaugurata la prima locomotiva a vapore, esattamente il 13 giugno 1846. Può sembrare una citazione aneddotica, ma in realtà è un fatto molto legato a quanto abbiamo ascoltato stasera e a ciò che il virtuosismo rappresenta, in particolare a Parigi (ma in tutt'Europa) nella metà dell'Ottocento. Lo spunto proviene da un libro bellissimo, che consiglia a tutti di leggere, da poco uscito nella traduzione italiana, che è "Gli europei" di Orlando Figes, saggista di genio impegnato nell'atto di ripercorrere quella che è la cultura, gli scambi della circolazione del sapere in Europa alla metà dell'Ottocento. Il tema del viaggio e degli scambi culturali è assolutamente fondamentale per capire cosa il virtuosismo pianistico significasse nell'Europa di quel periodo e quale valore avesse, non soltanto dal punto di vista di una mera ostentazione atletica.

Luca Ciammarughi

Sappiamo quanto la borghesia di allora fosse avida di spettacolarità, di effetti e di uno stupore che poteva far dimenticare la fatica delle lunghe giornate di lavoro in un continente operoso al massimo. Non c'era solamente quest'effetto di meraviglia che il pianoforte virtuosistico portava a suscitare, parallelamente a quello del Grand Opéra, nella Parigi dell'epoca, ma anche un significato speciale come unione di tante culture e saperi. Una valenza che ritroviamo non solo nella Parigi di metà Ottocento, ma anche nel passato; pensiamo a J.S. Bach, il primo compositore in un certo senso veramente europeo, insieme a Couperin e Händel, poiché in grado di riunire gli stili musicali dei diversi Paesi d'Europa, compresi la Germania e l'Italia. Diventò addirittura quasi cieco per copiare i manoscritti italiani di Marcello, Vivaldi, Albinoni, insieme con quelli francesi, che Bach conosceva molto bene. La storia dell'arte, ma anche quella del mondo, è fatta di varie ondate e, secondo Ciammarughi, il tema del virtuosismo riveste oggi grande importanza, in considerazione dell'epoca che stiamo vivendo, funestata da guerre, divisioni, le quali conducono spesso a una tentazione d'isolazionismo, d'identitarismo e anche di nazionalismo, che ha fatto sempre male alla musica e al sapere. Se pensiamo alla figura ideale di questo Premio, C.-V. Alkan, constatiamo che visse tutta la sua esistenza a Parigi, tranne un breve viaggio in Inghilterra e uno a Londra. Siamo quindi di fronte a un uomo rimasto fermo nella capitale francese, a differenza di Liszt che viaggiò tantissimo, o di Chopin, che dalla Polonia andò a Vienna, poi a Parigi e in Inghilterra (appena prima di morire), proprio su una delle prime locomotive che collegava Londra a Edimburgo.



Ciononostante, Alkan fu in contatto con intellettuali itineranti e forse per la prima volta nella storia dell'umanità (attraverso il mercato editoriale favorito da quella circolazione di saperi, merci, spartiti e libri) riuscì ad abbeverarsi a una cultura improvvisamente molto più vasta di quella passata. Trascrisse, per esempio, un Concerto di Beethoven, lavorò sulla musica di J.S. Bach. Forse pochi sanno che Chopin, Liszt e Alkan, a tre pianoforti, quando avevano ventidue, ventitré anni, suonarono il Concerto per tre cembali di J.S. Bach. Già all'epoca c'era quindi un movimento di riscoperta del barocco. Quest'arricchimento culturale Alkan lo trasferì in un virtuosismo che non si limitava alla mera ostentazione, ma in un vero e proprio connubio di saperi, in un viaggio conoscitivo. Ed è precisamente questo il significato che i fondatori hanno voluto attribuire al Premio Alkan, cioè quello di una libera circolazione di conoscenze, che in questa serata di premiazione è esitata in un repertorio molto vasto, toccando anche la Russia con Balakirev (in veste di trascrittore di Chopin), la Germania con Beethoven, la Polonia e la Francia (sempre con Chopin). Stessa ampiezza di ambiti geografici è toccata ai pianisti premiati, uno di origini cinesi e l'altro italiane, come italiano è il Direttore Artistico Vincenzo Maltempo. Emerge allora quello spirito cosmopolita che albergò in Francia e in buona parte dell'Europa di metà Ottocento e che poi progressivamente fu un po' dimenticato dopo la guerra franco/prussiana, la battaglia di Sedan e con il revanscismo francese.

Jacky XiaoYu Zhang



Senza dimenticarsi dello scontro tra Francia e Germania, che portò progressivamente alla Prima Guerra Mondiale e favorì il prendere piede dei nazionalismi. Allora fu proprio l'arte a tener viva la fiamma della volontà di non dividersi, ma di andare verso questa come forza unificatrice. Tale è il valore che ha il virtuosismo: un accumulo di sapere che non si risolve nel superomismo ma in un'energia che accorpa, forse la più grande che l'essere umano possa avere. Per questa ragione, oggi è giusto essere contrari alla censura del repertorio russo e favorevoli alla distinzione fra la valenza dell'arte come forza conoscitiva e quelle che invece sono le dinamiche politiche. Per quanto riguarda il virtuosismo di cui parliamo oggi, è importante rilevare che nella parte centrale dell'Ottocento si avvicendarono gli anni in cui le prime locomotive viaggiavano a trenta, quaranta chilometri l'ora, cioè circa tre quarti più velocemente di quanto potesse fare una carrozza trainata da cavalli. In quel periodo Franz Liszt (di cui abbiamo ascoltato le ipervirtuosistiche Réminiscences de Don Juan dall'Opera di Mozart) girava l'Italia in qualità di virtuoso itinerante, andando ben oltre questa: si narrano le gesta dei suoi viaggi in tutta l'Europa, in Russia, in Portogallo. Lui fu il primo, nel 1840, a inventare il Recital, proprio quello che noi stasera ascoltiamo, avente la valenza quasi di un'Accademia, di un Recital dilatato, un po' com'era in uso a inizio Ottocento. Liszt in quell'anno, a Roma, per la prima volta chiese al pubblico di pagare dei soldi per ascoltare un solo pianista; in precedenza, infatti, le esibizioni musicali comprendevano cantanti, musica da camera, sinfonica, pianistica, nell'ambito delle cosiddette Accademie, in cui la varietà evitava che il pubblico si annoiasse.



Naturalmente, tutti si stupirono dal fatto che Franz Liszt esigesse un pagamento per ascoltare solo se stesso, ma poi si ricredettero immediatamente accorgendosi che lui aveva tra le mani un'intera orchestra, la capacità di far cantare il pianoforte e ricreare il suono di diversi strumenti (da qui si potrebbe avviare una disquisizione collaterale sul virtuosismo come capacità evocativa di timbri variegati). Si, un intero ensemble strumentale, esattamente come abbiamo sentito nella trascrizione L.v. Beethoven /C.-V. Alkan del primo movimento del Concerto per pianoforte N. 3. Va da sé che si tratta di un tema della molto avvincente, non solo perché accogliente un universo visionario, poiché un solo pianista deve riuscire a evocare una voce, uno strumento, un'orchestra o addirittura una partitura operistica, ma anche perché rappresenta un "mass media" di quell'epoca. Nell'Ottocento non esisteva la radio, il fonografo né tantomeno la TV, non c'era la riproduzione sonora e quindi, attraverso le trascrizioni, il genere sinfonico/operistico era accessibile pure a chi non poteva permettersi di spendere soldi all'Opera o nelle grandi istituzioni sinfoniche, dove i biglietti erano molto cari. Aveva però la possibilità di comprare uno spartito, suonarlo lui stesso (anche a quattro mani: l'emblema della musica domestica) o farlo eseguire ad altri. Questi generi circolavano dunque attraverso centinaia di migliaia di trascrizioni. Pensiamo al fatto che nel 1844, nella sola Germania, era a disposizione un catalogo di novantamila trascrizioni, suonate in case che avevano quasi sempre un pianoforte.



Nel 1845, siamo quindi sempre in quegli anni, a Parigi c'erano sessantamila pianoforti, al punto che il poeta Heine disse: "Qui si annega nella musica. Non possiamo trovare requie come fu nell'arca di Noè al diluvio universale, ma siamo costretti ad ascoltare musica ovunque." Era addirittura diventata quasi una forma d'inquinamento acustico. È però grazie a questa capillare diffusione del pianoforte e della cultura del virtuosismo che poi, a partire da una lingua comune, si arrivò alla "parole", atto individuale che si contrappone alla "langue", ovverosia quel mezzo di comunicazione sociale costituito dal sistema di segni che formano il codice di un idioma, concetto introdotto dal linguista svizzero Ferdinand de Saussure. Un atto individuale di singoli genii come Chopin, Liszt, Brahms o Schumann, che pure concepivano un tipo di virtuosismo differente uno dall'altro; Robert Schumann, in particolare, deprecava quello di tipo circense. Ma per giungere alla sublimazione, alla spiritualità che troviamo per esempio in Chopin, bisognava ovviamente passare per l'acquisizione di una lingua comune. Il grande compositore polacco detestava un certo tipo di meccanismo eccessivamente funambolico, anche se in qualche modo ci era passato attraverso i suoi Studi Op. 10 e Op. 25, prima di affinare sempre più una poetica sublime.




LA MUSICA

In questo paragrafo solo qualche cenno biografico ricavato dal libretto di sala e poche note personali. In cima a ogni considerazione, la quale non può che essere parziale e soggettiva, dev'esserci il piacere che deriva dall'ascolto della musica dal vivo: è questo a essere veramente importante. Dopo queste doverose premesse, particolarmente energica e drammatica mi è sembrata la lettura di Vincenzo Maltempo della trascrizione L.v. Beethoven /C.-V. Alkan del primo tempo del Concerto per pianoforte e orchestra N. 3. Artista di estremo rigore, serietà, quanto mai lontano da atteggiamenti istrionici, più che insistere su un'esasperata volontà di cesello, dirige la sua lettura sulle potenti dinamiche emotive che attraversano la partitura. Di commovente liricità, la Romance chopiniana viene vista dal pianista beneventano secondo un'angolazione che privilegia la nettezza e lucidità del fraseggio. Un'esecuzione dalla schiena dritta, analitica, che non indulge mai in gesti appariscentemente struggenti, conservando sempre una rimarchevole asciuttezza, anche nei momenti più intimi. Nel Mouvement Semblable et Perpétuel emerge tutta la sua stoffa di virtuoso. Sorprende l'agiatezza tecnica, la velocità e scioltezza di polso con cui affronta il terzo dei Trois grandes études Op. 76 alkaniani. Composti nel 1838 e pubblicati nel 1839, nonostante abbiano il numero d'opera più alto, furono in realtà scritti quando il compositore aveva solo venticinque anni. Di estrema difficoltà tecnica, i primi due studi sono, rispettivamente, solo per la mano sinistra e solo per mano destra, mentre nel terzo entrambe devono suonare all'unisono delle rapide quartine di semicrome messe a due ottave di distanza.

Sofia Donato



Ascoltando quest'inarrestabile turbinare di note, si comprende bene come Maltempo sia oggi considerato uno dei più autorevoli interpreti e conoscitori al mondo di C.-V. Alkan. A partire dal 2009 ha registrato i lavori più importanti del compositore francese per l'etichetta "Piano Classics" ed è uno dei pochissimi interpreti ad aver suonato la raccolta completa dei ciclopici "Douze études dans tous les tons mineurs" Op. 39 nell'ambito di un unico recital, a Yokohama, nel novembre 2013. Ricordiamo che la sua indefessa dedizione all'autore francese gli è valsa la nomina a membro onorario della "Alkan Society" di Londra. Può contare nella sua discografia 5 CD con opere di Alkan, raccolti nel 2014 in un cofanetto. Jacky Xiao Yu Zhang nasce nel Regno Unito nel 2008, inizia a suonare il pianoforte all'età di cinque anni, superando l'ABRSM grado 8 con lode e l'esame ATCL all'età di soli sette anni. Entra a far parte del Royal College of Music Junior Department nel 2015, iscritto come studente universitario nel 2021 a soli 13 anni. Attualmente Jacky studia pianoforte con il Professor Dmitri Alexeev e Jianing Kong e composizione con il Professor Kenneth Hesketh. È risultato vincitore del primo premio della UK Open International Piano Competition 2020 (con partecipanti di età fino a 35 anni) e ha vinto numerosi concorsi, tra cui quello di composizione EPTA, il concorso pianistico internazionale Vladimir Krainev di Mosca e quello dell'Accademia pianistica di Appiano in Italia. Si è esibito in molti festival ed eventi in tutto il mondo, suonando in molti concerti con orchestra, come il Concerto per pianoforte N. 2 di C. Saint-Saëns, il Concerto per pianoforte N. 20, insieme a noti direttori come Vladimir Spivakov, SL.Tararin e Sergey Smbatyan.



Jacky è pure un giovane compositore, interessato all'esecuzione storica e suona il clavicembalo, il fortepiano e l'organo. Ha eseguito per noi la Sonata N. 31 Op. 110 di L.v Beethoven, capolavoro pianistico che ha gettato le basi per la prassi dell'improvvisazione di un tipo di virtuosismo visionario che ritroveremo in seguito nel pieno romanticismo. Le Réminiscences de Don Juan (W.A. Mozart) sanciscono definitivamente la sua stoffa di virtuoso brillante. Opera d'insondabile profondità, la Sonata N. 31 viene affrontata da Zhang con mezzi tecnici perfetti e una cifra espressiva che impressiona, in considerazione della sua giovanissima età. Colpisce il suono che genera sullo strumento, potente e corposo, insieme alla modulazione dinamica, che appare decisamente ampia. Viene da pensare a cosa potrebbe fare questa stella nascente del pianismo internazionale quando sarà in possesso del vissuto necessario per dare ulteriore spessore alle sue interpretazioni. L'Op. 110, quanto mai enigmatica e profonda (cosa di più sublime dell'Arioso dolente?) impegna il pianista in un accidentato percorso espressivo e qui Jacky se la cava egregiamente, la sua esecuzione è molto, molto più di un compitino ben riuscito. Produce degli autentici fuochi d'artificio nella Fantasia Réminiscences de Don Juan di Liszt, pezzo estremamente impegnativo dal punto di vista tecnico, ritenuto tra i più faticosi dell'intero repertorio di Liszt e in assoluto. Il nostro pianista, inoltre, ha nelle mani la giusta potenza di fuoco per eseguire in maniera efficace il repertorio lisztiano.



A riguardo di questa composizione, Ferruccio Busoni dichiarò che contiene "Un significato quasi simbolico come il punto più alto del pianismo". Sofia Donato, nata a Bologna nel 2005, inizia a suonare il pianoforte a cinque anni e mezzo. Dal 2019 studia con il Maestro Ingrid Fliter, presso l'Accademia Pianistica di Imola, e con il Maestro Mauro Minguzzi nella Scuola Musicale Malerbi di Lugo. Ha ottenuto risultati ragguardevoli in diversi concorsi nazionali e internazionali, dal primo assoluto nella propria categoria nel Virtuosi per Musica di Pianoforte di Usti Nad Labem (Repubblica Ceca, 2014) al primo assoluto nel Concorso Strumentistico Nazionale Città di Giussano nel 2022. Nel 2018 ha eseguito il Concerto per pianoforte e orchestra N. 4 KV 41 di W.A. Mozart con l'Orchestra del Conservatorio di Bologna, sua città natale. Ha tenuto concerti in diverse rassegne pianistiche a livello nazionale e, nel 2021, è stata selezionata per l'incisione dell'opera di Robert Schumann "Il Carnevale di Vienna Op. 26", all'interno del Progetto Schumann dell'Accademia Pianistica di Imola. La giovanissima pianista bolognese si produce, nelle Variations Brillantes Op. 12 di F. Chopin, in una sorta di virtuosismo beneducato, ma non per questo meno efficace. Contraddistinto da una non magari devastante potenza, il suo pianismo si fa apprezzare per una precisione che potremmo definire "microchirurgica", nonché da un'ammirevole sensibilità di tocco e dall'impressionante ricchezza di nuance espressive.



Scritte dopo l'ascolto nel 1833 dell'opera Ludovic di Louis Joseph Ferdinand Herold (poi terminata da Hálevy) le Variations brillantes Op. 12 sono basate sull'omonima aria dell'opera "Je vends des Scapulaires" e rappresentano una sorta di addio allo stile virtuoso parigino, comunque nobilitate dall'incontestabile genio melodico dell'autore. Anche questo pezzo pone lo strumentista di fronte a non indifferenti difficoltà, chiamato a peritarsi nello stile brillante del pezzo di bravura. Deve affrontare terzine poi arpeggi veloci, sincopi e ottave, al contempo dimostrando la sua attitudine al cantabile nell'Adagio e nel tempo di polacca. Sofia Donato s'immedesima in modo esemplare a una maniera di scrivere "à la mode", come la definì Schumann, destinata ad ascoltatori tipicamente da salotto o da sala da concerto, cioè intenzionati a soddisfare una sensibilità incline a tutta una serie di effetti. Possiamo fidarci del commento espresso dallo stesso Franz Liszt dopo aver sentito Chopin suonare per se stesso questo pezzo: "Un temperamento così poetico come quello di Chopin non è mai esistito, né ho mai sentito una tale delicatezza e raffinatezza nel suonare. La potenza del tono, sebbene piccola, era assolutamente al di là di ogni critica, e, sebbene la sua esecuzione non fosse forzata né in alcun modo adatta alla sala da concerto, era comunque perfetta all'estremo. Sofia ha nelle sue mani grande delicatezza, nel suo animo un approfondimento espressivo e nel suo cervello un'intelligenza musicale che faranno di lei certamente una concertista memorabile.

Come nel caso di Zhang, anche nel suo meraviglia la maturità con cui ogni frangente emotivo viene fronteggiato. Chiude la magnifica serata il gran finale, un quattro mani dei due premiati Jacky XiaoYu Zhang e Sofia Donato. Arduo anche in questo caso il cimento pianistico: le Trois Marches Op. 40 N. 1 di Alkan. Così, in un clima festoso e di spumeggiante freschezza si conclude anche la sesta Serata di Gala del Premio Alkan 2022. A questo punto è doveroso citare i due attori senza i quali questa bellissima competizione non sarebbe stata possibile. La sua organizzazione sin dalla prima edizione è stata supportata in tutto e per tutto dalla Vailog Milan e logisticamente pianificata in ogni sua fase da 2R Studio Produzioni Multimediali, che ne cura non solo le produzioni audio/video e livestreaming ma anche tutto ciò che comprende il coordinamento di un concorso internazionale, dall'ideazione del logo alla collaborazione con Steinway & Sons per la scelta dei pianoforti. Quest'anno si sono uniti importanti sponsor al fianco della Vailog, come la 2K Engineer, Nephos, CBRE, i quali permettono al Premio Alkan di poter corrispondere un riconoscimento ai vincitori, in denaro e di supporto economico per un anno, di notevole importanza. Pure la 2R Studio Produzioni Multimediali fornisce un servizio a partner di concorsi prestigiosi come il Busoni Piano Competition & Glocal Piano Project di Bolzano e il Kreisler Violin Competition di Vienna. Con un atto di autonomia artistica, dunque slegata dalla Giuria, premia quest'anno la giovane e valente pianista Sofia Donato, già premio speciale della Giuria, con la pubblicazione di un CD e una promozione manageriale per un anno.



Rimaniamo tutti in attesa di rinnovare emozioni altrettanto intense con la prossima edizione.


Alfredo Di Pietro

Luglio 2022


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