Distratto che sono... soltanto dopo il ritorno a casa dall'evento "Maurizio Baglini al MaMu" mi sono accorto che la mia Lumix DMC-FZ28 non aveva catturato una parte importante del Magazzino Musica. Evidentemente l'ampio Open Space all'ingresso aveva sequestrato completamente la mia attenzione, tra spartiti, saggi, CD e vinili. In una fotografia scattata sabato 10 novembre si scorgeva sullo sfondo una porta, a distanza di diciotto giorni non mi sono fatto sfuggire l'occasione di varcarla trovandomi di fronte a due grandi locali, uno dei quali abitato da tantissimi CD in esposizione e vendita. Si tratta del "Discorner", ne abbiamo già parlato nella mia precedente visita ma, repetita iuvant, può essere utile rammentare che si tratta di uno spazio importante, foriero di uno scatto di qualità che certamente porterà fortuna al negozio milanese. Il 29 ottobre 2015 c'è stata la sua inaugurazione, il via ufficiale alla collaborazione con la Universal Music Italia e le sue prestigiose etichette Decca e Deutsche Grammophon. Un sicuro punto di riferimento per l'appassionato di musica classica alla ricerca di artisti e registrazioni d'eccellenza: Best Seller, CD, cofanetti e rarità con cui nutrire il proprio spirito. Dovuto quindi un supplemento d'indagine fotografico che aiuti a inquadrare una realtà solo in apparenza elementare, un semplice negozio come potrebbe definirlo il visitatore distratto. Se invece si prendono in considerazione le sue molteplici attività, tutte orientate verso la grande musica, ci si accorge che il MaMu va ben oltre la valenza di un mero esercizio commerciale. La seconda sala trasuda musica da ogni suo poro, musica reale, quella che si fa con la mente, il cuore e le dita, emessa da strumenti musicali che possono diventare compagni inseparabili di una vita. Arringati in perfetto ordine ho trovato violoncelli, violini. In un grande mobile, dietro le vetrine si vedevano sei flauti e tre clarinetti, illuminati da potenti faretti. Il clarinetto, il mio primo amore... Ed è in questa sala che a un certo punto entra una signora con un bambina. Nicola prende dalla teca un violoncello, suona qualche nota, vibrazioni d’una rugosa matericità effondono nell'aria. Gli si illuminano gli occhi mentre racconta lo strumento a quella bimba.
Ecco che il Magazzino Musica, con la sua poliedricità d’interessi, diventa non solo custode di una libreria interamente dedicata alla musica classica, ma agorà, luogo dove trovano accoglienza incontri, presentazioni e avvenimenti. Essere riuniti insieme nell'ampio Open Space può fare da stimolo a nuove conoscenze. Persone dalla storia diversa, appassionati melomani o anche semplici curiosi vivono il tempo dell'evento insieme a musicisti professionisti. Ci si ritrova uniti a sognare su un brano musicale e subito s'instaura quell'empatia che ha l'effetto di diradare la freddezza iniziale. Volti sconosciuti che diventano subito familiari per il solo fatto di condividere una coinvolgente esperienza d'ascolto. Un calore sotterraneo che riscalda il cuore in una fredda giornata di fine novembre. Un modo diverso di approcciarsi alla musica, meno formale è più confidenziale rispetto alla formula del concerto, questo è quanto accaduto sabato 28 novembre, protagonisti due pianisti di fama internazionale: Roberto Prosseda e Alessandra Ammara (in dolce attesa). Uniti nella vita per essere marito e moglie, nello strumento e adesso anche nella musica di Mendelssohn. Il motivo che li ha spinti sino a Milano è la presentazione della loro ultima fatica discografica: "Felix Mendelssohn Bartholdy - Complete Works For Piano Four Hands - For Two Pianos". Per loro è stata una bella scoperta quella del Magazzino Musica, prima di oggi ne ignoravano l'esistenza. Roberto e Alessandra, insieme agli artisti che li hanno preceduti, hanno trovato il luogo forse ideale per proporre delle composizioni nate per essere eseguite in consessi domestici, nei salotti, e questo è probabilmente il luogo che più si avvicina a questi.
All'epoca del grande compositore amburghese (1809-1847) la musica per pianoforte a quattro mani dava l'occasione di ascoltare in casa ciò che altrimenti non sarebbe stato possibile apprezzare. Oggi abbiamo la rete, dei media potentissimi, crediamo d’impossessarci di opportunità e cultura semplicemente cliccando sul tastino di un mouse. La forza di questi mezzi ha però creato delle facili illusioni dalle quali è bene non prendere le distanze, ma ridimensionarle si. I salotti hanno dovuto sparire per dimostrare la loro insostituibilità. E non ritengano nemmeno i possessori di impianti Hi End milionari inutile la frequentazione di manifestazioni come questa, anche sociologicamente diverse dal mero ascolto di una registrazione. In buona sostanza nulla può sostituire la presenza fisica dell'interprete, la percezione del suo sudore, del suo fiato e la fisicità, la particolare magia di un qualcosa che sta accadendo in quel momento sotto i nostri sensi. Le musiche di Mendelssohn contenute in questo nuovo CD, contrariamente ad altre per pianoforte a quattro mani, sono tecnicamente ostiche, certamente non pensate per essere suonate da dilettanti. Si tratta di composizioni che hanno visto duramente impegnati due musicisti di grande livello. Alessandra definisce alcune di queste pagine come perverse, scritte "male". Il virgolettato è d'obbligo e suggerisce non un'interpretazione alla lettera del termine ma piuttosto il severo impegno dello strumentista nel rendere in modo fluido, impeccabile, le rilevanti difficoltà tecniche contenute in tali opere. Il salotto richiama l'idea della "Salonmusik", cioè un tipo di musica popolare destinata a essere eseguita nelle abitazioni della classe media da cantanti e pianisti dilettanti. In questo caso l'elemento "boudoir" viene conservato, ma nelle intenzioni dell'autore diventa non solo un veicolo per la diffusione di cose non altrimenti fruibili, comprese le trascrizioni di composizioni orchestrali, ma anche di brani tutt'altro che facili da eseguire. Gli esempi di pezzi eminentemente virtuosistici nel disco non mancano, pensiamo alla complessità insita in un'opera come il Sogno di una notte di mezza estate oppure nell’ ”Allegro assai vivace” del Duetto [Allegro brillante] in la maggiore Op. 92 MWVT 4. Quest'ultimo viene definito da Roberto Prosseda come veramente difficile da eseguire.
Alessandra Ammara
Roberto Prosseda
Quello che Mendelssohn voleva, a differenza di Schubert o altri compositori che scrissero cose bellissime per il pianoforte a quattro mani, è non di cercare l'amalgama tra i due esecutori ma al contrario di valorizzarne le differenze. Spesso incontriamo un tema (come nell'Allegro brillante) non diviso equamente tra i due pianisti ma affidato soltanto a quello che sta nella parte destra della tastiera, costretto quindi ad arrampicarsi anche sugli acuti con l'altro che deve scansarsi per lasciargli posto. Avvengono pure degli scambi di temi, i pedali non sono azionati sempre dallo stesso pianista, in base a chi ha il canto o l'accompagnamento. Quando un tema viene suonato prima da un esecutore e poi dall'altro, il suono cambia anche se le note sono le stesse sia perché ognuno ha il suo timbro precipuo, sia perché la posizione da cui suona è diversa. Sono elementi non casuali, ma desiderati da Mendelssohn. L'Andante con Variazioni in si bemolle maggiore Op 83a MWV U 159 esiste in due versioni, per pianoforte solo e per pianoforte a quattro mani, Roberto Prosseda afferma però che la versione a quattro mani sia molto più efficace, intanto perché più difficile, più virtuosistica, ma anche a causa dei contrasti dialettici che si sviluppano tra i due strumentisti. Anche il fatto puramente fisico di essere in due sul pianoforte crea delle reazioni timbriche, di energia, instaura un feedback che stimola reciprocamente e che viene a mancare quando c'è un solo esecutore. Il duo diviene nel risultato finale organismo indiviso, che sa però vicendevolmente ispirarsi e trarre degli spunti di sorpresa che rendono più avvincente l'interpretazione. Alla luce di queste osservazioni - preziose - di chi la musica la fa, bisogna rovesciare il luogo comune che vede nelle quattro mani un ripiego. Il cliché è infondato alla radice. Si vocifera che, sovente, i pianisti impegnati nelle esibizioni a quattro mani lo facciano quasi per scappatoia, non essendo riusciti a imbastire una carriera da solisti. Pensano che magari così sia più facile. Invece è più difficile in quanto è richiesta una coordinazione, un controllo tecnico, timbrico, musicale ed espressivo almeno pari a quello solistico con in più la difficoltà di pensare non solo a quanto si sta facendo, ma all'insieme del risultato complessivo.
"E' stata una bella sfida, abbiamo studiato tantissimo, contenti del risultato" dicono orgogliosamente Roberto e Alessandra. Il CD comprende la celeberrima "Marcia Nuziale" dal Sogno di una notte di mezza estate ma anche opere completamente sconosciute come la Sonata in re maggiore MWV S 1 e il Klavierstücke (movimento di sonata) in sol minore MWV S 2 per due pianoforti, sorprendenti se pensiamo che sono state composte da Mendelssohn alla tenera età di dieci anni. La MWV S 1 in particolare è la prima sonata scritta dal compositore, un brano ovviamente non paragonabile alla produzione della maturità, ma che comunque denota grande vitalità, contiene la sfrontatezza e impertinenza tipica dei bambini. Troviamo poi un brano quasi inedito, la Fantasia in re minore MWV T 1 del 1824, opera abbastanza complessa, molto contrappuntistica con un affascinante Adagio iniziale dal cantato belliniano. Il duo Prosseda Ammara fa ascoltare al pubblico proprio il primo movimento "Adagio - Allegro" della Fantasia. C'è nell'inizio un abbandono ad atmosfere mozartiane, reminiscenze dal Requiem, cui segue un Allegro in forma di sonata dal carattere decisamente brillante che sconfina in ambiti un po' inattesi. Da Mozart si passa alla tarantella napoletana, che in effetti non c'entra molto con quello che precede. Mendelssohn non si pone troppi problemi in questi estrosi passaggi di genere, sembra guidato da una fervida fantasia alla quale non vuole porre limiti, pur nella coerente visione d'insieme. La Fantasia è un'opera non composta per essere pubblicata (scelta frequente in Mendelssohn) ma per essere eseguita da lui e sua sorella Fanny, pure lei grande virtuosa oltre che ottima compositrice. Un tale dispiegamento virtuosistico è quindi giustificato dal valore degli esecutori chiamati ad affrontarlo.
Roberto e Alessandra ci regalano un'autentica perla: l'Adagio - Allegro, seguito dall'Andante, un pezzo dalla forma quasi di recitativo belcantistico che funge da introduzione a uno splendido tema da "Primadonna" (Più Moto). Emerge in queste pagine la parte più genuinamente romantica di Mendelssohn, la sua abilità nel padroneggiare stili diversi, dal drammatico di ascendenza mozartiana al belcanto italiano, alla tarantella. Si passa all'ascolto di un'opera della maturità, esemplificativa di come suonare al pianoforte a quattro mani una musica concepita per l'orchestra. Vengono proposti degli estratti dalla trascrizione delle musiche di scena per pianoforte a quattro mani "Sogno di una notte di mezza estate" di William Shakespeare, datata 1843, appena quattro anni dopo il grande compositore sarebbe scomparso. Chi ha nelle orecchie la versione originale per orchestra potrà notare come la trascrizione mantenga quasi tutte le voci e risulti molto ricca dal punto di vista polifonico, con il valore aggiunto di una chiarezza, di una trasparenza che un'orchestra non può dare, anche se i suoi colori e la varietà timbrica sono molto maggiori di quelli che può restituire il pianoforte. Anche qui siamo i presenza di notevoli difficoltà tecniche, fuori dalla portata di un dilettante.
La bellissima serata musicale si conclude con due brani: lo Scherzo dal Sogno di una notte di mezza estate, il suo carattere notturno e misterioso provoca un incanto che viene rotto dalla trionfale "Wedding March".
Cos'altro dire... evviva i salotti!
Alfredo Di Pietro
Dicembre 2015