Search English (United States)  Italiano (Italia) Deutsch (Deutschland)  Español (España) Čeština (Česká Republika)
Sunday, December 22, 2024 ..:: Presentazione di Le donne di Pietro Mascagni ::..   Login
Site Navigation

 Presentazione del libro "Le donne di Pietro Mascagni" Minimize



"Improvvisamente, nella nostra vita, c'è un momento in cui si avverte la sensazione di rivivere qualcosa che qualcun altro ha già vissuto - qualcosa che nello scorrere delle generazioni, si è sedimentato nel nostro cuore: un'idea, un motivo di ricerca, un sogno o un'ispirazione. Da quel momento, la sensazione si ripete nella nostra mente e il percorso nostro (o dei nostri figli) viene messo al confronto con quello di parenti antichi: si ritrovano così similitudini inaspettate, anche se sono passati cento anni. Cicli e ricicli storici, si diceva a scuola. Ma rimane una sorpresa, un bel gioco animato dalla ricerca di un'identità familiare ed esistenziale."

Dall'Introduzione del libro Le donne di Pietro Mascagni



A volte, illudendoci, crediamo di sapere tutto o quasi di un autore, a causa della sua notorietà per un'Opera dall'immenso successo che ha scritto. È il caso di Pietro Mascagni e Cavalleria Rusticana, la sua creazione più nota, e di altri compositori definiti "one opera man", come Ruggero Leoncavallo, Umberto Giordano e Francesco Cilea. Ecco perché ho preso al volo l'occasione di approfondimento offertami dalla serata di venerdì 13 gennaio 2023, dedicata alla presentazione di un libro su Mascagni. Luogo dell'evento la Sala Esedra del Museo Teatrale alla Scala, un omaggio alle grandi dive ottocentesche del belcanto: Giuseppina Grassini, Isabella Colbran, Giuditta Pasta, Maria Malibran. I loro ritratti e busti adornano la sala, insieme con il pianoforte Steinway & Sons che appartenne a Franz Liszt. Con il passare dei minuti il pubblico s'infoltisce sempre più, viene accolto dalla musica di Pietro Mascagni: una registrazione del Sogno, dall'Opera Guglielmo Ratcliff, nella direzione di Gianandrea Gavazzeni. Il grande compositore ritorna dunque stasera con un'erede, la pronipote Francesca Albertini Petroni Mascagni, autrice del libro oggetto della presentazione: "Le donne di Pietro Mascagni", edito dalla Curci. Donna raffinata, colta, è specializzata in lingua e letteratura russa, a lungo interprete e traduttrice per enti pubblici e privati. Si è dedicata in seguito al "fundraising" e alla pianificazione di eventi per organizzazioni "no profit". Nel 2012 ha fondato, con le cugine Guia e Alice, il Comitato Promotore Maestro Pietro Mascagni, dedicato alla divulgazione della figura e delle opere del suo celebre bisnonno.



Questo libro, che ho letto d'un fiato in una notte, non è un romanzo né una biografia, ma un qualcosa di più complesso. Un Preludio precede la narrazione, un ricco gioco a incastri ne forma la sostanza letteraria, tra l'alternarsi di storie femminili e quel maledetto incendio del 1970 nell'appartamento di Emy Mascagni, figlia del maestro. Il fuoco divoratore minacciò un secolo intero di ricordi ma non è riuscito ad arrestare il potere evocativo della memoria. Lo spaventoso evento ricorre più volte nel racconto, quasi come un leitmotiv. Sollecitata dalle domande di Armando Torno, giornalista, saggista, conduttore radiofonico e curatore della rassegna "Letture e note al Museo", Francesca ha intessuto una piccola Odissea su questo straordinario musicista, legato per tanti motivi a Milano. Un sentito ringraziamento va a Donatella Brunazzi, direttrice del Museo Teatrale alla Scala, e Matteo Sartorio, conservatore del Museo e della Biblioteca Teatrale alla Scala, per aver permesso la realizzazione di quest'evento. Non solo parole ma anche musica: alla serata hanno partecipato gli allievi di canto del Conservatorio di Milano Pierfrancesco Manzi (tenore), Yasu Taga (tenore) e Inguan Gyn (soprano), accompagnati al pianoforte da Giusy Ammendola e Takahiro Maruyama. La loro esibizione è stata molto apprezzata per entusiasmo e freschezza, resa possibile anche dal contributo dell'Associazione Musica con le Ali. La domanda da porsi subito è: perché nasce questo libro? Perché quando via via si cresce, a un certo punto s'inizia a pensare: ma cosa facevano i nostri nonni? Cosa i nostri bisnonni? Per quale motivo mamma parla del nonno?



Un po' per curiosità innata e anche per divertimento, alla fine veniamo coinvolti in un gioco dove si cerca di capire da dove veniamo. Questo testo è germinato in un momento (parliamo di un paio d'anni fa) in cui l'umanità è stata effettivamente messa molto a rischio, avvertendo un pericolo che si avvicinava a grandi passi. Proprio rivedendo quelle che erano state le vicende delle generazioni precedenti, l'autrice si è resa conto che i cicli e ricicli storici ci sono sempre stati. E il compositore, che ha avuto una vita lunga per quel periodo (1863 - 1945), di momenti di pericolo ne ha vissuti tanti, a cominciare dalle due guerre mondiali. Ha perso due figli, uno piccolissimo e uno più grande, deceduti durante la guerra, ha accusato dei periodi di totale depressione, non solo artistica ma anche umana, non ultimo l'espulsione dal Conservatorio di Milano, proprio quando sperava di diventare qualcuno. Nutriva una forte ambizione ma, indubbiamente, non era stata compresa, si pensava che fosse il solito ribelle, poco o nulla disposto a sottostare a determinati canoni e regole, atteggiamento tra l'altro tipico della gioventù. Quindi si è ritrovato solo, abbandonato dalla famiglia, lui che aveva perso la mamma quando aveva appena dieci anni, la prima donna che l'ha sostenuto. Poco prima di morire lei gli aveva detto di perseguire il suo sogno, la sua ambizione, anche se questo gli avrebbe costato molta fatica. Il padre, invece, non lo comprendeva affatto, tanto è vero che al momento dell'espulsione dal Conservatorio gli disse che per lui non esisteva e che doveva arrangiarsi, altrimenti doveva tornare a Livorno a fare il pane.



Il giovane Pietro allora iniziò a girare per l'Italia, maturando. Fortunatamente fece conoscenza con la donna che poi sarebbe diventata sua moglie, per lui vera ancora di salvezza. Questo libro nasce anche dal desiderio di ricerca nell'esistenza di un uomo che tutti noi possiamo considerare un genio. Ma chi era il compositore Mascagni? Cosa c'è in lui che ha affascinato il mondo, pur avendo goduto di maggior notorietà in Germania, Austria, che non in Italia? Era uno splendido compositore arrivato prestissimo al trionfo, ad appena ventisei anni. Dalla sua parte aveva sicuramente la bellezza dei lineamenti. Nel libro si riferisce dell'incontro iniziale che ebbe con la cantante poi divenuta la prima Santuzza di Cavalleria Rusticana: Gemma Bellincioni, soprano molto acclamato in quel periodo. Lei lo vide arrivare durante le prove per il Concorso Sonzogno, dove si cercavano dei nuovi talenti. A quel tempo Pietro Mascagni viveva a Cerignola, un paese della Puglia. È lì che aveva scritto, di notte, quest'Opera in un atto unico, tra l'altro attanagliato da continui episodi di depressione: si chiedeva continuamente chi fosse lui per partecipare a un concorso così importante, a Roma. Disperava nel successo poiché non aveva alcuna raccomandazione su cui contare, lui che era stato addirittura cacciato dal Conservatorio di Milano. Possiamo fare un parallelo con i discorsi che facciamo quotidianamente osservando i ragazzi di adesso. Eppure aveva dentro se tanto spessore, non solo culturale in quanto brillante studente al Liceo (il padre voleva che diventasse un avvocato) ma anche umano.



Aveva letto tantissimo; autori come Giacomo Leopardi e i grandi letterati italiani. Era uno spirito innovatore, il suo vero tarlo era l'idea di trovare strade non ancora battute. Secondo Francesca Albertini Petroni, Cavalleria Rusticana esordì in maniera così eclatante perché non si parlava più di mitologia, epica o grandi storie dell'umanità, ma di cose di tutti i giorni, fatti di cronaca, di valori assolutamente condivisi, di amore passionale ma anche filiale. La sua Opera andava dritto al cuore del pubblico e questo è uno dei motivi del suo enorme successo. Lui divenne grande anche perché non volle perseguire un'unica strada; l'autrice del libro dissente fermamente da chi vuole incasellarlo solo nel verismo, poiché tutte le altre quindici Opere che scrisse non hanno niente a che fare con questa corrente. Ognuna di esse rappresentava un'innovazione, una ricerca, contemplava un tema differente, come molto originale era pure la strumentazione (collezionava quasi maniacalmente strumenti di tutti i tipi). Pietro Mascagni fu un vero ricercatore, per tutta la vita assillato da quest'esigenza, un suo pregio ma anche un problema perché per il pubblico era difficile seguire una persona la quale, letteralmente, saltava da un'argomentazione a un'altra, da un modo di fare musica a un altro. Nel corso della sua esistenza questa dote fu comunque molto apprezzata, le sue Opere messe in scena fino alla fine del '900, mentre adesso, non si sa perché, quest'interesse è andato via via scemando e le rappresentazioni sono sempre meno rispetto all'anno precedente.

Francesca Albertini Petroni

Il Comitato Promotore Maestro Mascagni, fondato il 7 dicembre 2012, sta facendo pressioni a tutti i livelli affinché questo personaggio emerga all'attenzione delle persone con la sua produzione artistica. Al Teatro alla Scala dette cinque prime, tra cui il Guglielmo Ratcliff; un momento magico per un ragazzo di trentadue anni espulso dal Conservatorio ma che con orgoglio diresse in persona quest'Opera. Di quest'avvenimento si parla nel libro, una tappa importante della sua vita e motivo d'immensa soddisfazione personale, come peraltro l'incarico di direttore del Conservatorio di Pesaro affidatogli qualche anno più tardi. Poi ci fu la rappresentazione di Parisina, una delle sue Opere più imponenti, su libretto di Gabriele D'Annunzio, la cui premiere fu data alla Scala nel 1913. Per arrivare al Nerone, rappresentato nel 1935 con grandi problemi nel rapporto con il potere politico del tempo. Infine Silvano, che si sente pochissimo, impreziosita da parecchi frangenti romantici (molto bella la Barcarola). Armando Torno a un certo punto sollecita Francesca Albertini Petroni a esprimere la sua preferenza per una particolare Opera del compositore livornese. Oltre alle sedici per il teatro, lui scrisse tante composizioni di ogni tipo, cominciando dalla Messa di Gloria, quindi musica sacra, un'Operetta, musica per film; fu primo al mondo tra i compositori per il cinema muto, questo va sempre ricordato. Cita alla fine quella alla quale lei e la sua famiglia sono più affezionate: Iris. Perché Iris? Da un punto di vista prettamente familiare per il fatto che i suoi nonni si sono conosciuti con questa.

Armando Torno

Pierfrancesco Manzi

Sua nonna aveva vissuto un'esistenza non comune, nata in Egitto a Porto Said. A diciannove anni rientrando da Londra, dov'era stata in collegio, con un bastimento insieme al padre, si fermò a Napoli in un bellissimo albergo. Lei aveva studiato pianoforte, da ragazza di buona famiglia dei primi del '900, e iniziò a suonare su quello che c'era nella sala dell'albergo. Lì passava per caso il figlio di Pietro Mascagni, che in quel momento stava dirigendo proprio Iris (era il 1902). Suo figlio era avvocato e lo aiutava a disbrigare le pratiche burocratiche. I due s'innamorarono perdutamente, ci fu uno scambio epistolare per qualche mese e poi si sposarono. L'occasione di quest'unione è quindi rimasta nell'immaginario di famiglia. In più, Iris assume un significato molto particolare nell'attività artistica del compositore perché, dopo Cavalleria Rusticana e altre cinque Opere, segnò un cambio totale nella sua visione musicale. All'improvviso decise d'indirizzare la sua attenzione su altri argomenti, rimase incuriosito dal mondo esotico del Giappone e iniziò a cercare strumenti particolari giapponesi, conoscendo la storia delle tradizioni di questo Paese. Così nacque l'idea di comporre Iris. Spiritosamente affermò che fu scritta "con i piedi", perché quando il librettista Luigi Illica gli inviava il testo, lui cominciava a passeggiare nervosamente nella stanza per ore e ore, spesso durante tutta la notte. Così, pian piano, si formava nella sua mente quella musica che poi fissava sul pentagramma. Diceva: "Ho tante idee, troppe", era in preda a una vera esaltazione artistica. La sua stesura non durò nemmeno tanto, visto che la termino nell'arco di un anno e mezzo.

Inguan Gyn

Iris riscosse un successo strepitoso, negli anni successivi ne vennero realizzate ottocento produzioni in tutto il mondo. Una curiosità: l'Inno del sole è stato scelto come quello ufficiale delle Olimpiadi di Roma del 1960. Parliamo di un'Opera bellissima, ancorché foriera di una tematica molto complessa, considerando che è stata composta a fine '800. Si parlava di prostituzione minorile, c'era un rapimento, un suicidio (questa ragazza alla fine decide di togliersi la vita), però con una catarsi simbolica e simbolista molto importante, la quale fece effettivamente pensare che l'autore fosse un genio, quale in realtà era. Le donne di Pietro Mascagni è un titolo che dice molte cose ma può rivelarne anche qualcuna. Nella vita del musicista c'è un'amante "ufficiale", riconosciuta anche dalla moglie, anche se questa provava ovviamente dei fastidi per la situazione. Oggi non c'è da scandalizzarsi, dice Armando Torno, anzi chi non ha un'amante rischia di doversi giustificare. Nella società tra '800 e '900 averla era considerato quasi un residuo dell'amor cortese medievale, il quale riteneva essere il matrimonio un accordo anche economico, ma che l'amore andasse cercato al di fuori di esso. Mascagni diventò famoso, da bell'uomo qual era, anche come "tombeur de femmes". Sua moglie cercava di contenerlo e tante volte ci è anche riuscita, in maniera molto severa, meno che con Anna Lolli, corista di Bagnara di Romagna che lui conobbe nel 1909. Faceva parte del coro dell'Iris al Teatro dell'Opera di Roma, ma il compositore livornese l'aveva già notata in precedenza: "Ah, quegli occhi verdi in realtà io gli avevo già visti mentre stavo componendo Cavalleria Rusticana", un'affermazione alquanto fantasiosa, visto che all'epoca la corista aveva appena due anni.

Takahiro Maruyama

Fu un vero e proprio colpo di fulmine, lei conosceva molto bene la musica, era in grado di leggerla, tanto da essere per lui una musa ispiratrice che lo sosteneva molto anche nelle varie produzioni; lo fece in Isabeau (1911) e in Parisina (1913). Pietro nutrì per lei un grandissimo amore, le scrisse cinquemila lettere, tutte conservate nella canonica di Bagnara di Romagna, purtroppo l'unico museo dedicato al compositore che si possa definire tale. Cercò di tenerla vicino tutta la vita, anche se in verità visse con lei soltanto sei mesi, mentre lavorava a Parisina, Opera scritta su libretto di Gabriele D'Annunzio, che lui raggiunse personalmente mentre era in esilio in Francia. Con un escamotage riuscì a far venire anche Anna, dicendo alla moglie che non aveva bisogno di familiari intorno perché voleva stare da solo con lo scrittore pescarese. In realtà stava con la sua amante. Dopo qualche mese, visto che la moglie continuava a brontolare, le disse di mandargli sua figlia Emy (spesso le figlie danno più retta al padre che alla madre), che coprì la sua relazione in questi ultimi mesi. Fu il momento più bello della loro intensa passione che, ricordiamo, finisce con la morte di lui, essendo durata ben ventisette anni (tra i due c'erano circa ventisei anni di differenza). Anna lo aiutò molto, sia in veste di consigliora sia aiutandolo a riprendere brillantezza dopo i momenti di depressione artistica. Fu anche perdonata da Papa Pio XII. Mascagni negli ultimi giorni di vita era andato a rendergli visita e dalle lettere sappiamo che il pontefice, dopo aver sentito la loro storia, considerò perdonato questo peccato.

Yasu Taga

La decisione papale fu comunicata anche ad Anna Lolli, che così potè morire serena qualche anno dopo. Tra D'Annunzio e Mascagni ci fu un dissapore, non per l'amante ma per sua figlia, la quale rimase affascinata dal poeta, non certamente per l'aspetto fisico ma per il suo magnetismo intellettuale. Pare che, a un certo punto, Emy si fosse addirittura innamorata di lui. Il padre, vista la malaparata, parlò con D'Annunzio e dopo un mese lui e sua figlia ritornarono a Roma. Per inciso, pare che nel contratto del Corriere della Sera fosse stata riservata al poeta abruzzese una sala per sfuggire ai creditori. Pietro Mascagni fece parte della Reale Accademia d'Italia in qualità di vicepresidente, la massima organizzazione culturale del fascismo in cui c'erano anche Marconi, Pirandello e lo stesso D'Annunzio. È lecito quindi chiedersi quali fossero i suoi rapporti con il movimento politico di estrema destra e come potremmo valutare questa sua adesione all'Accademia. A riguardo bisogna fare due notazioni, di tipo semplicemente cronologico. Il musicista dal 1921 al 1935 non scrisse nulla, quasi quindici anni di totale assenza di produzione, questo avvenne per tutta una serie di motivi, non escluso il regime politico instauratosi. All'inizio di questo periodo era una persona molto famosa, faceva tournée in tutto il mondo, in Europa, negli Stati Uniti (dov'era stato due volte), in Sud America, in Russia (nel libro si parla approfonditamente di quest'ultima tappa). Dopo uno di questi lunghissimi giri, alla fine del 1921 ritornò in Italia, trovando in atto il regime fascista. Il compositore fu addirittura chiamato "il bolscevico" per la sua vicinanza al popolo, lo amava profondamente perché faceva parte della sua infanzia e adolescenza.



Girava con la madre nei mercati, presso i pescatori. Una curiosità: nel film "Mare matto" del 1963 si parla di Livorno; in alcune scene si vedono dei pescatori che salpano per la pesca, di notte, e, mentre si recano ai canali di Livorno in bicicletta, cantano tutti insieme un motivo di Mascagni. Lui tendeva a difendere molto il popolo, per questa ragione negli anni '20, quando i cantieri navali della sua città erano in sciopero, lui andò lì e fece una specie di comizio, con la moglie accanto, in difesa dei portuali. Era un livornese, dunque un toscano impulsivo, molto irruente. Al di là della politica gli interessava la libertà, il diritto delle persone, era sempre umanamente colpito da queste grandi trasformazioni. Lì per lì fu probabilmente convinto, come quasi tutta l'Italia, del fatto che Mussolini potesse condurre il Paese in un certo modo, per esempio ricostruendolo. La prima guerra mondiale fu un evento drammatico, l'Italia ne uscì con degli enormi problemi economici. Un conflitto che aveva molto tormentato Mascagni (suo figlio era andato in guerra), lui che era un pacifista convinto rimase prostrato dall'evento bellico e lo dichiarò in tutte le maniere. In realtà non aderì al fascismo sino al 1934, ma venne cooptato come accademico d'Italia, alla stregua di grossa parte dell'intellighenzia italiana di quel momento, ma non era assolutamente incline al fascismo. Mandava persino delle "letteracce" al duce, informandolo che molta gente nel partito rubava, spendeva soldi all'impazzata, tanto che sia la moglie che l'amante lo mettevano in guardia dicendogli che a dispetto dei Santi non si può stare in paradiso, per cui doveva stare molto attento a quello che dichiarava.



Ma lui voleva assolutamente dire la sua, dimostrando una grande onestà intellettuale. Rimase peraltro contento nel sapere che Puccini fu eletto senatore, nel 1922, poco prima della morte. Lui invece non aveva alcuna intenzione di diventarlo, nessuno glielo aveva chiesto e perciò continuò a fare il suo mestiere di musicista. Nel 1934 dovette aderire al fascismo perché non lavorava più, si rese conto che non riusciva letteralmente a portare i soldi a casa. Fu l'occasione per comporre il Nerone, sua ultima Opera, che non è esattamente il panegirico di un imperatore e gli procurò dei problemi con il regime. La prima fu tenuta al Teatro alla Scala il 16 gennaio 1935, con l'autore stesso alla direzione. Mussolini non volle andarci, vista l'allusione negativa alla sua figura, anzi scagliò i giornalisti contro l'Opera, affermando che la Scala sarebbe fallita con la sua produzione. In realtà Nerone riscosse un successo strepitoso, la rappresentazione fu replicata per una trentina di serate e l'ente teatrale riprese tutte le spese. Altro importante capitolo del percorso artistico di Pietro Mascagni fu la musica da film. Il suo rapporto con il cinema nasce nel muto e prosegue con il sonoro. Verso la metà della prima guerra mondiale, nel 1916, venne invitato a comporre una musica per il film Rapsodia Satanica, noto anche per l'interpretazione della diva Lyda Borelli. In quel momento il cinema s'interessava alle grandi storie epiche: c'era stato Cabiria e altri film dagli accenti trionfalistici, anche sulla storia di Roma, in cui la colonna sonora era mutuata da opere già composte in precedenza e adattate per l'occasione.



Mascagni invece fu chiamato a comporne una nuova, avendo il film in visione, e scrisse poi alla moglie che si era trattato di un lavoro: "lungo, improbo e difficilissimo". Non possiamo certo dargli torto, in considerazione dell'utilizzo di un'antesignana moviola, con la quale si andava avanti e indietro per tantissime volte nella pellicola per seguire le scene con i vari fotogrammi. Il regista del film era Nino Oxilia, anche giornalista, scrittore e poeta, considerato il primissimo regista poeta del cinema poiché era riuscito a elaborare i sentimenti. Lui cercava in qualche modo di catturare l'emozione, il pensiero dei personaggi con la musica, cosa molto difficile da realizzare. Il film riportò un grande successo, aveva delle scene bellissime e la protagonista si chiamava Alba d'Oltrevita, coinvolta in una vicenda faustiana al femminile, dove lei faceva un patto con il diavolo, pur di rimanere giovane, però con la promessa che non si sarebbe mai innamorata. Tuttavia alla fine s'invaghisce di Tristano, così la sua bellezza svanisce e muore sulle rive di un lago. Per l'artista toscano fu una tappa importante e da quel momento il suo nome venne accostato al cinema. Molti ricorderanno Toro scatenato o il Padrino parte terza, per arrivare ai nostri giorni con i film di Virzì, in cui sono presenti le musiche del grande compositore livornese. Per volontà dell'autrice, Le donne di Pietro Mascagni non ha voluto essere né pedante né didascalico, ma semplicemente il romanzo di una vita e di quella delle sue precedenti generazioni, delle donne che hanno seguito, protetto e consigliato il grande compositore livornese.



Francesca Albertini Petroni esprime l'auspicio che dal suo libro possa essere tratto un film, il Comitato Promotore Maestro Pietro Mascagni si sta adoperando perché questo possa avvenire, oltre a collaborare attivamente con il Festival Mascagni di Livorno. La figura di questo genio della musica lo merita, per la dedizione e l'amore prodigati all'Italia, da artista ancorato per tutta la vita alle sue tradizioni. Sarebbe bello che anche i giovani lo conoscessero meglio poiché, sventuratamente, il suo repertorio non viene più studiato. Pietro Mascagni è amatissimo in Giappone e in Cina, dove a Pechino è stata organizzata una mostra durante le rappresentazioni di Cavalleria Rusticana che è stata visitata da un foltissimo pubblico.
 

Brani eseguiti:


- Serenata.
Pierfrancesco Manzi (tenore) - Giusy Ammendola (pianoforte)

- Ave Maria, dall'intermezzo della Cavalleria Rusticana
Inguan Gyn (soprano) - Takahiro Maruyama (pianoforte)

- Allora ed ora. Romanza.
Yasu Taga (tenore) - Takahiro Maruyama (pianoforte)

- Nerone. Interludio.

- M'ama... non m'ama. Romanza.
Pierfrancesco Manzi (tenore) - Giusy Ammendola (pianoforte)

- Sintomi d'amore. Romanza.
Yasu Taga (tenore) - Takahiro Maruyama (pianoforte)

- Sans un adieu. Romanza.
Inguan Gyn (soprano) - Takahiro Maruyama (pianoforte)





Alfredo Di Pietro

Gennaio 2023


 Print   
Copyright (c) 2000-2006   Terms Of Use  Privacy Statement
DotNetNuke® is copyright 2002-2024 by DotNetNuke Corporation