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domingo, 22 de diciembre de 2024 ..:: Luca Ciammarughi - Non tocchiamo questo tasto ::..   Entrar
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 Luca Ciammarughi - Non tocchiamo questo tasto Minimizar


 

 

La frase emblema del settimo libro di Luca Ciammarughi, figura di spicco del panorama culturale nostrano e oltre, potrebbe essere: "Perché dovrebbero interessarmi i gusti sessuali di un compositore?". Un condizionale che per me diventa un presente poiché "Non tocchiamo questo tasto" è innanzitutto l'occasione per liberarsi da quel pregiudizio, nocivo soprattutto per chi se ne fa portatore, in base al quale si considera ogni manifestazione dell'uomo come relegabile in un compartimento stagno. Questo testo, magistralmente scritto e di piacevolissima lettura, sono persuaso abbia tra le sue principali mire proprio quella di emancipare la sfera sessuale del musicista, facendola emergere dalle pudende, dalla fitta nebbia in cui la storia l'ha volutamente e colpevolmente immersa, proprio per ristabilire quel collegamento tra sesso e arte che alcuni (o molti?) pensano sia improponibile. Un libro che, in realtà, nasconde diversi altri moventi, tra cui l'innegabile volontà di ripulire un argomento, che ancora oggi si considera scottante, da quegli aspetti che il titolo un po' ammiccante potrebbe suggerire, cioè ascrivibili alla sfera del mero pettegolezzo. Va detto forte e chiaro che se c'è un testo immune dal mormorio, dalla ciancia pruriginosa, dalla diceria questo è proprio "Non tocchiamo questo tasto". Perciò il tomo di Luca Ciammarughi assume il valore di uno studio, molto serio e ben documentato, sul tema LGBTQ (Lesbica - Gay - Bisessuale - Transgender - Queer) nell'ambito della musica classica. Un'avventura guidata, preceduta dalla bella prefazione di Franco Buffoni, composta di sei capitoli e relativi paragrafi, che si estende temporalmente dagli "Antichi Segnali" a "Il mondo nuovo".

Assolutamente lodevole è l'impegno, felicemente assolto dall'autore, di creare uno stile letterario del tutto personale entro cui incanalare, evitando semplificazioni didascaliche, un'imponente messe bibliografica. Per rendersi conto di tale sforzo basta leggere il libro partendo dalla fine; dopo i "Ringraziamenti" troviamo cinque pagine di riferimenti bibliografici stampati in caratteri dal piccolo corpo, divisi in sette aree tematiche. Sedici sono i testi compulsati per mettere a punto la delicata questione "Queer", termine adoperato per indicare chi non è eterosessuale e/o cisgender. Un vocabolo avente il significato originario di "eccentrico", "insolito", vero campo minato perché attraversante una sessualità diagonale, difficile da incasellare. Ben ventisei sono invece i testi cui Ciammarughi si è abbeverato per fornirci un'immagine dettagliata, tersa come acqua di roccia, del Novecento; lo ha fatto ne "Il Mondo Nuovo", sesto e ultimo capitolo del libro. Non meno importanti sono le quattro pagine della "Discografia Essenziale", dove vengono indicate alcune registrazioni significative delle principali composizioni esaminate. In questo volume di duecentocinque pagine, un senso di trasversalità pervade il lettore, l'impressione che la narrazione scorra fluidamente tra numerosi vasi comunicanti. Avviene sin dal paragrafo iniziale "Preludio: lamento sul Rodano severo", dove incontriamo un fitto intreccio di poesia, liaison proibite, uomini al potere accusati di seduzione omosessuale e l'insolita storia di una compositrice seicentesca "dilettante" che affronta il tema dell'amore tra due uomini.

Non è un incipit che disorienta, ma che piuttosto rende consapevoli della molteplicità di circostanze che ruotano intorno a un'opera d'arte. Mette in luce, nell'ipotizzare l'omosessualità addirittura di un mostro sacro come Georg Friedrich Händel, di come il sentimento dell'estasi, l'intensa e dolente passionalità delle eroine nelle sue opere, l'espressione di un particolare tipo di languore non può essere disgiunto da una schietta componente erotica. L'analisi ha il pregio di essere sempre rigorosamente obiettiva, poiché in altro passo l'autore dice chiaramente che non esistono documenti ufficiali circa l'"accondiscendenza" di Händel verso i suoi protettori. In questo, come in altri casi, sollecita il lettore alla riflessione su certe coincidenze espressive tra testo e musica, invita ad approfittare della propria sensibilità per cogliere da se stessi l'esternazione in musica di certi appetiti, liberandosi da una "Comfort zone" culturale che di fatto gli impedisce di battere terreni accidentati, comunque inesplorati. Esiste, qualora non lo sapessimo, anche un Bach censurato, come anche, nel capitolo "Romanticismo disvelato", la figura di Franz Schubert e l'impietoso giudizio che ne dette un compositore/critico musicale dell'importanza di Schumann, riconoscendo in lui un carattere da fanciulla, contrapposto alla potente virilità di Beethoven. Un capitolo che occupa un posto particolare nell'economia del libro, foriero di una sincerità d'accenti che non troviamo in altri, visto che Luca Ciammarughi conosce in profondità la figura di Schubert e prova per essa una speciale empatia.

Qui ogni minima traccia di manualistica scompare per lasciare il posto a una "
φωνή" accorata, com'è lecito fare nei confronti di un buon, vecchio amico di vita. Si tiene sul filo del rasoio parlando dei turbamenti del giovane Chopin, si esprime con accortezza sul tema, recentemente affrontato da Moritz Weber, della presunta omosessualità attribuita al grande compositore polacco. Qui l'autore è molto bravo nel bilanciare gli aspetti, presenti in buona sostanza in ognuno di noi, del mascolino e del femminino. Se in Chopin esistono diversi momenti in cui prevale una componente dolce e delicata (come avviene anche nel maschio alfa Beethoven) ne esistono altri di vigorosa ed eroica virilità, basti pensare al Revolutionary Etude Op. 10 N. 12. Un lungo paragrafo è dedicato a Pëtr Il'ič Čajkovskij, il suo iter artistico e sessuale risultano intimamente fusi tra loro, avvincente la narrazione, corredata di significativi frammenti d'epistolario. Si approda in "Turbamenti fin de siècle", capitolo da cui ho tratto profitto con la scoperta dell'arte di Siegfried Wagner, figlio del sommo e più noto Richard. Non ho riconosciuto la sua musica grande come quella del padre, ma questo è davvero importante? Il suo valore sta nell'immediatezza e nella spontaneità, un "Richard" alleggerito da certe stentoree sovrastrutture, più gioioso e felice nella sua semplicità dal sapore quasi arcadico. In "Non tocchiamo questo tasto" si attraversa la "Parigi tra estasi e follia", dove emerge la figura di Reynaldo Hahn, definito l'incantatore, un eminente artista sul quale troppa polvere si è accumulata nel tempo, che Luca Ciammarughi aspira riportando l'"oggetto" all'originale brillantezza.

"Amori proibiti in Albione" porta dritti dritti al capitolo finale "Il mondo nuovo", veniamo accompagnati in una trattazione ricca di addentellati e molto complessa, in un ambito per me meno familiare delle epoche precedenti. Per questo motivo ho letto e riletto il capitolo. Tantissime in questo le figure citate da Ciammarughi, insieme a una consapevolezza finale sul perché dell'abbondanza in America di compositori omosessuali o bisessuali. Anche in questo caso ci viene fornita una motivazione intelligente e molto interessante, basata su ragioni culturali ma anche ambientali. In considerazione delle reazioni che questo libro ha provocato nella stampa cartacea e sul più vasto palcoscenico del Web, variegate e oscillanti tra i più sinceri apprezzamenti e gli irridenti pettegolezzi da portineria, è fin troppo facile chiedersi se e quanto abbiano inciso nella storia la decisione del 17 maggio 1990 dell'OMS e il Novecento "liberato" di John Cage e Leonard Bernstein. La prima, in particolare, la quale ha sancito in modo scientifico che l'omosessualità è una variante naturale della sessualità umana. Ma sono le risatine sotto i baffi che circolano sui Social e altre piattaforme Web a dirla lunga su come la strada verso una società più scevra da stantii pregiudizi sia ancora in salita. A Luca Ciammarughi va riconosciuto il coraggio, ma soprattutto l'obiettività con cui ha trattato, in solitaria, un argomento ritenuto ancora oggi scomodo. Alla fine, ho scoperto tra i punti di forza di "Non tocchiamo questo tasto" una qualità letteraria al di sopra della media, lo stimolo alla conoscenza di nuove figure e l'approfondimento di altre note ai più solo superficialmente. È un insegnamento prezioso: l'invito ad acquisire quell'apertura mentale che sola può essere viatico di approfondimento e ampliamento del nostro bagaglio culturale.


Alfredo Di Pietro

Gennaio 2022


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