
Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
15 Variazioni e fuga per pianoforte in mi bemolle maggiore Op. 35
1) Introduzione col basso del tema. Allegro vivace
2) Theme
3) Variazione 1
4) Variazione 2
5) Variazione 3
6) Variazione 4
7) Variazione 5
8) Variazione 6
9) Variazione 7. Canone all'ottava
10) Variazione 8
11) Variazione 9
12) Variazione 10
13) Variazione 11
14) Variazione 12
15) Variazione 13
16) Variazione 14. Minore
17) Variazione 15. Largo (Maggiore)
18) Finale alla fuga. Allegro con brio
Franz Liszt (1811 - 1886)
Ouverture de l'opéra Guillaume Tell de Rossini S. 552
19) I Andante
20) Allegro
21) III Andante
22) IV Finale. Allegro vivace
Vincenzo De Meglio (1825 - 1883)
23) Preghiera "Mosè in Egitto" Op. 143 (After Rossini)
Franz Liszt (1811 - 1886)
24) Album d'un voyageur S. 156: VI. La chapelle de Guillaume Tell
25) Feierlicher Marsch zum heiligen Gral aus Parsifal S.450 (After Wagner)
Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
26) Polonaise Op. 53 in A flat major "Heroic"
David Bowie (1947 - 2016)
27) Space Oddity (Version for piano)
28) Life on Mars? (Version for piano)
29) Heroes (Version for piano)
Gilbert-Louis Duprez (1806 - 1896)
30) Jeanne d'Arc: Les voix celestes (Prologue) (Version for piano)
Charles Gounod (1818 - 1893)
31) Jeanne d'Arc - CG 29: Introduction (Transcription Bizet for Solo Piano)
Franz Liszt (1811 - 1886)
32) Jeanne d'Arc au Bûcher S. 293 (Arrangement Maurizio Baglini for Solo Piano)
Georg Martin Adolf von Henselt (1814 - 1889)
Douze Études de Salon Op. 5: N. 1 in c minor "Eroica".
33) Prélude. Moderato
34) Presto agitato ed appassionato
È tempo di numeri e ricorrenze per Maurizio Baglini, impavido virtuoso del pianoforte. Non si tratta certo di un bilancio consuntivo della sua vita, in fondo il quattro marzo U.S. ha festeggiato i suoi primi cinquant'anni e appare nel pieno delle forze, della sua splendida maturità esistenziale e artistica, ma di un momento in cui s'incrociano oltre al suo genetliaco la pubblicazione di questo diciannovesimo album, "Heroica", affacciatosi il ventotto febbraio al mercato. Non basta: il 2025 segna il ventennale dell'Amiata Piano Festival, di cui lui è fondatore e direttore artistico. Ma non c'è posto per le nostalgie perchè questo suo ultimo progetto discografico guarda avanti e nella sua trasversalità storica credo contenga delle allusioni, neanche tanto larvate, alla figura del musicista calata in un'odiernità che potremmo considerare non del tutto fausta per l'arte. Se i brani contenuti nelle trentaquattro tracce si riferiscono al mito dell'eroe in musica, dal 1802 ai giorni nostri, anche l'interprete può essere a giusta ragione considerato un eroe, cioè una persona, esattamente come Maurizio Baglini, che per le sue virtù di coraggio e abnegazione s'impone all'ammirazione di tutti.
Un album cosiddetto "concept", termine suggestivo del genere rock progressivo, ma non solo, poiché può essere generalmente attribuito a un disco i cui brani sono incentrati su un unico tema, in questo caso quello appunto dell'eroe. Il percorso che traccia è preciso, emblematicamente parallelo alla carriera di un artista, Maurizio Baglini, che non si è certo risparmiato per la musica e la sua divulgazione. Penso al formidabile curriculum, all'intensa carriera in Europa, America e Asia con ben oltre milleduecento concerti come solista e altrettanti di musica da camera. La presenza nei più prestigiosi festival al mondo, oltre ad averne fondato uno lui stesso, l'indefessa attività cameristica che lo vede dal 2005 suonare stabilmente insieme alla violoncellista Silvia Chiesa, compagna d'arte e di vita. Senza dimenticare un'iniziativa che ha davvero dell'eroico: la promozione a partire dal 2008 del titanico progetto "Inno alla gioia", che lo ha visto esecutore in tutto il mondo della Nona Sinfonia di L.v. Beethoven nella trascendentale trascrizione per pianoforte di Liszt, sia nella versione solistica, sia in quella con il coro e le voci soliste.
Questo CD non si presenta nemmeno come una mera "compilation", una sorta di operazione chirurgica che cuce insieme dei brani, opere per pianoforte o trascrizioni per esso, in vista di un'occasione speciale, poiché tre degli autori affrontati, Beethoven, Liszt e Chopin, trovano ampio riscontro e approfondimento nella sua precedente produzione discografica. Ma il bello è che insieme a questi celebri e grandissimi musicisti ve ne sono altri molto meno conosciuti, come Vincenzo De Meglio, Gilbert-Louis Duprez e Georg Martin Adolf von Henselt. Compositori rispettabilissimi per carità ma sostanzialmente dimenticati dalla storia, che insieme a David Bowie, campione dei generi Glam rock e Art rock, rende questo disco quanto mai variegato. Dimostrando notevole sagacia, Baglini nobilità i pezzi meno noti, se non proprio sconosciuti, con la sua arte sottile, intuitiva e profonda, opera una trasfigurazione sulle tre canzoni di Bowie, Space Oddity, Life on Mars? Ed Heroes, che lui riesce a "epicizzare" consegnandole a sfere che hanno pari pari dignità con la musica "forte", come la chiama Quirino Principe. Le trasporta in una dimensione "altera" cambiandone l'angolazione di lettura e pure l'inclinazione espressiva.
La prima declinazione in musica di questo mito dell'Eroe la troviamo nelle Quindici Variazioni e fuga in mi bemolle maggiore Op. 35 di L.v. Beethoven, dove il protagonista è Prometeo. Al genio di Bonn era molto caro quel tema fiero e raffinato la cui genesi è avvolta da un certo mistero. Questo era si presente nel Finale. Allegretto del balletto "Die Geschopfe des Prometheus" Op. 43, tuttavia, oltre ad avere un'evidente affinità con il Finale della Sinfonia N. 3, prima di approdare all'Op. 35 il basso e il tema erano già apparsi in una Contraddanza. Anche la genesi del tema ha dato un bel da fare ai musicologi: Leon Plantinga e Alexander Ringer sostennero, per esempio, che l'ispirazione potrebbe essere venuta da due sonate per pianoforte di Muzio Clementi. Materia complessa queste Quindici Variazioni Op. 35, che il pianista pisano decifra con grande varietà d'accenti, con circospezione o irruenza a seconda dei molteplici frangenti espressivi. Al Tema, portato con nobiltà ed eleganza, seguono la travolgente N. 2, la N. 3 con il suo andamento un po' accidentato, quasi a singhiozzo, fresca e scorrevole la N. 4, di carattere opposto, dolce e riflessiva la N. 5, di grande l'incisivita', icastica con effetto tra il sapido e l'ironico la N. 7 Canone all'ottava.
Bellissima la N. 8, dal sapore schumanniano, sembra anticipare lo spirito del romanticismo, stranita, lunare e un po' bislacca la N. 9. Procedendo, dopo una tempestosa N. 12, dove sembra cura costante di Baglini conferire un grande, talvolta estremo, sbalzo dinamico a ogni nota o accordo, le acque si calmano con la mesta e riflessiva N. 14. Nella N. 15 si raccolgono le forze in vista dell'approssimarsi del Finale alla Fuga. Una variazione erratica, meditabonda la quindicesima, che troverà un suo "alias" in tonalità minore nella Variazione N. 31 Largo, molto espressivo delle Diabelli Op. 120. Guarda caso anche questa preludente al movimento finale fugato. Il medesimo lavoro di scavo compiuto sulla musica di Beethoven, sicuramente responsabile del superamento di certe visioni un po' stereotipate, si dirama su Gioacchino Rossini con i quattro movimenti dell'Ouverture de l'opéra Guillaume Tell de Rossini S. 552 di Franz Liszt, dove l'eroe di turno è il leggendario liberatore del popolo svizzero dalla dominazione austriaca. Non so se Maurizio Baglini possa essere considerato un lisztiano DOC, qualsiasi cosa questo significhi, ma indubbiamente possiede le qualità tecniche e interpretative per esserlo. Lo testimoniano gli innumerevoli recital e dischi come Rêves, i 12 Études d'exécution trascendante e la Trascrizione della Nona di Beethoven, suo autentico cavallo di battaglia.
Quando affronta Liszt (ma non solo) appare particolarmente ispirato, nei pezzi più descrittivi sembra fissare il tempo in ampie volute pittoriche, impreziosite da calibrati attimi di silenzio, nel tentativo di cogliere ogni intima piega della poetica lisztiana. Anche qui ogni movimento fa storia a sé, avvantaggiandosi delle formidabili risorse dinamiche, dell'abilità ad affrescare colori cangianti, alla raffinatezza di fraseggio e alla gestione del pedale che esalta, senza mai mascherarla, la capacita di diversificazione timbrica del tocco che tutti gli riconoscono. Doti pittoriche che acquistano un risalto ancora maggiore ne La chapelle de Guillaume Tell dall'Album d'un voyageur S. 156. Gli Années de pèlerinage sono testimoni dei lunghi soggiorni in Svizzera e in Italia di Franz Liszt, che in questi immortalò le sue impressioni di viaggio. In ossequio al mito dell'Eroe, Baglini sceglie il primo brano della Première Année, Suisse, S 160, che ha per titolo Chapelle de Guillaume Tell, medesimo eroe quindi della precedente Ouverture S. 552. Ancora qui in primo piano l'eroe nazionale svizzero con le sue gesta, in un brano dove i temi musicali sono due: un inno religioso e un richiamo che evoca il suono dei corni.
La progressiva espansione spaziale che tale materiale incontra, la crescente intensificazione espressiva e di scrittura, oscillante tra eroismo e intimismo, trovano nel nostro pianista un formidabile declamatore. In mezzo a questi due abissi c'è il brano Preghiera "Mosè in Egitto" Op. 143, scritto da un autore che potrebbe sembrare un vaso di coccio tra dei vasi di ferro, Vincenzo de Meglio, pianista e compositore napoletano che studiò pianoforte con Pasquale Mugnone e Francesco Lanza, armonia con Alfredo Casella e contrappunto con Mario Aspa, tra l'altro curatore della raccolta di Canzoni napoletane intitolata Eco di Napoli. Qui a emergere è una cantabilità accorata, di nobile e antico stampo. Parlando di eroismo in musica non poteva ovviamente mancare un "evergreeen" come la Polonaise Op. 53 in A flat major "Heroic", eseguita da tantissimi pianisti. Baglini non è certo artista da sottrarsi alla sfida di suonare un brano, uno dei più ammirati di Chopin, che esige eccezionali capacità pianistiche e grande virtuosismo, essendo tra l'altro fisicamente molto impegnativo. La polacca "Heroic" nella fattispecie ha una storia particolare.
George Sand, amante e compagna dell'autore, in una lettera scrisse con passione: "L'inspiration! La force! La vigueur! Il est indéniable qu'un tel esprit doit être présent dans la Révolution française. Désormais cette polonaise devrait être un symbole, un symbole héroïque!" (L'ispirazione! La forza! Il vigore! Non c'è dubbio che un tale spirito debba essere presente nella Rivoluzione francese. Da ora in poi questa polonaise dovrebbe essere un simbolo, un simbolo eroico). Fu dunque vinta la nota avversione di Chopin a dare nomi descrittivi alla sua musica, giacchè la storia ha indelebilemente connotato questo capolavoro con il soprannome di "Eroico". Nell'interpretazione di Baglini c'è la volontà di far crescere il "climax" espressivo dentro l'ascoltatore poco alla volta, con una netta differenziazione dei frangenti. Avviene nella sezione in "p", quelle quartine eseguite sottovoce, ma ricche di tensione interna, che precedono il gran finale. Il salto temporale e di genere con David Bowie è semplicemente enorme, ma sostanzialmente indolore nel fluire di quest'avvincente racconto che attraversa centosettantacinque anni di storia della musica. Le tre canzoni Space Oddity, Life on Mars? Ed Heroes sono esposte da una voce narrante che le proietta in una dimensione di leggenda.
Baglini diventa uno "story teller" un po' malinconico nell'atto di accompagnarci lungo una passeggiata lastricata di pietre anni '70. Le melodie vengono trasfigurate diventando raffinatissime, oltre che sfuggenti a ogni catalogazione, come dire che la musica non ha e non deve avere compartimenti stagni. Heroes, in particolare, risulta ligia al tema che questo "concept album" ha voluto darsi. Si tratta di una canzone di David Bowie, tratta dall'omonimo dodicesimo album in studio, scritta dal musicista inglese e Brian Eno, incisa a metà del 1977 all'Hansa Studio 2 a Berlino Ovest. La base musicale fu registrata prima che il testo fosse scritto, Bowie ed Eno aggiunsero poi delle sovraincisioni di sintetizzatore mentre il genio iconoclasta di Robert Fripp contribuì alla chitarra. E chi mastica un po' di progressive conosce quale sia il valore di questo chitarrista, polistrumentista e compositore britannico fondatore dei King Crimson. "Io, sarò re E tu, sarai regina. Anche se nulla li allontanerà Possiamo batterli, solo per un giorno. Possiamo essere eroi, solo per un giorno", recita il testo. Per una sorta di "par condicio" con il gentil sesso appare sulla scena Giovanna d'Arco, nella visione di Gilbert-Louis Duprez (altro Carneade musicale...?), Charles Gounod e Franz Liszt.
Viene preservato il dolce scintillio della versione originale del brano di Charles Gounod Jeanne d'Arc - CG 29: Introduction, una suite orchestrale scritta per un soprano, coro misto, due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti, quattro corni, due trombe, tre tromboni, timpani, piatti, grancassa, arpa e archi, qui presente nella trascrizione di Bizet per pianoforte solo. Baglini calibra i rarefatti pianissimo con delicatezza estrema, intimizzando questa gemma musicale, come d'altronde fa nel lisztiano Jeanne d'Arc au Bûcher S. 293. Qui lui figura non solo come esecutore ma anche in qualità di arrangiatore per pianoforte solo, bravissimo nell'emulare il "voicing" e le inflessioni cantabili del mezzosoprano in questa Scena drammatica intitolata "Johanna von Arc vor dem Scheiterhaufen" (Giovanna d'Arco prima del rogo), su testo poetico di Alexander Dumas. Ci troviamo di fronte a un pezzo che trasuda l'intimo dolore e insieme la fierezza indomita dell'eroina nazionale francese beatificata nel 1909. Il disco si conclude con il N. 1 in do minore "Eroica" dei Douze Études de Salon Op. 5 di Georg Martin Adolf von Henselt, nei due movimenti di Prélude. Moderato e Presto agitato ed appassionato.
Una conferma che questo progetto "Heroica" non si ferma alla superficie, non soffre di snobismi e non cede alla smania, oggi piuttosto in voga, di mettere in campo degli Hype per gonfiare le vendite. È invece un album serio, in cui è possibile ascoltare non solo autori desueti, ma apprezzare diverse chiavi di lettura, ne è testimone lo sforzo, in cui viene coinvolto lo stesso Baglini, di adattare per il pianoforte opere e canzoni originalmente concepite per altri strumenti e voci. D'altronde, chi come me segue da tempo il pianista toscano sa bene come questo sia immune da pregiudizi di sorta, manifestando al contrario un atteggiamento aperto verso ogni genere e tradizione musicale, purché sia di qualità. E, diciamocelo francamente, anche lui ha dignità di eroe.
Alfredo Di Pietro
Marzo 2025