PREAMPLIFICATORE JEPUN
UN TELESCOPIO PER OSSERVARE IL FIRMAMENTO DELLA MUSICA
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INTRO
A giusta ragione l'audiofilo potrebbe chiedersi se un progettista debba essere dotato più di estro o più di tecnica e se nella straripante produzione odierna siano cambiati i requisiti richiesti a un'elettronica per emergere. Non sono interrogativi oziosi perché in alta fedeltà, a monte di un acquisto che può richiedere un esborso anche notevole, devono esserci delle ragioni motivanti, poiché alla fine a essere condizionata è la qualità con cui ascoltiamo la nostra amata musica. Una buona risposta al quesito può essere scegliere un oggetto fatto da un progettista cui non difettano sia l'estro che la tecnica e che magari possa contare su un'enorme esperienza accumulata. È senz'altro il caso di Bartolomeo Aloia, uno dei padri dell'HiFi italiana e autore di diversi memorabili apparecchi. Non mi dilungo in questa sede sulla sua figura perché in un recente articolo ho raccontato la sua storia, colta dalla sua stessa voce. A passare dunque sotto la lente d'ingrandimento è oggi il preamplificatore linea Bartolomeo Aloia Jepun, in qualche modo garante di quelle caratteristiche che furono ai tempi della produzione STEG e rispecchiate anche nel marchio attuale, quelle cioè dell'abbondanza dimensionale, ponderale ed elettrica, unite a un'egregia qualità del suono.
Soddisfiamo subito l'eventuale curiosità del lettore sul nome dato a questo preamplificatore, che è direttamente collegato alla passione del progettista per l'astronomia. Lo Yepun, infatti, è la grande unità telescopica numero 4 (TU4) del Very Large Telescope (VLT) che si trova sulla cima di Cerro Paranal, un monte del Cile posto a un'altitudine di 2635 metri sopra il livello del mare. Il VLT è ad oggi l'osservatorio astronomico a terra più avanzato del mondo, per la cui costruzione hanno dovuto spianare la vetta della montagna. Lo Yepun (Venere) ha uno specchio principale di ben 8,2 metri di diametro, mentre gli altri tre sono conosciuti come Antu (il Sole), Kueyen (la Luna) e Melipal (la croce del sud). Questi nomi appartengono alla lingua del popolo Mapuche, che vive a sud di Santiago de Chile e, cosa curiosa, sono stati individuati non da astronomi ma da una ragazza appartenente a una scolaresca del Cile, che per questo ricevette in regalo un telescopio amatoriale. Per inciso, Bartolomeo Aloia ha chiamato Antu-2000 il suo amplificatore finale di potenza, che ho veduto e ascoltato nel suo laboratorio insieme ai prototipi dei diffusori Mini Apocalipse Now durante la mia visita del 24 febbraio 2025. Lui mi ha parlato di quest'osservatorio con l'entusiasmo di un bambino, dicendomi che il Cile viene considerato il paradiso dell'astronomia poiché ha un cielo perennemente sereno. Il Cerro Paranal si trova nel deserto di Atacama, il più secco e asciutto che esiste al mondo, tanto da indurre i registi a utilizzarlo come ambientazione ideale del territorio di Marte nei loro film.
LO YEPUN
OSSERVAZIONI TECNICHE E D'USO
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Non è una cosa che mi capita spesso: Bartolomeo ha voluto assistermi, soprattutto nelle fasi iniziali della recensione, dandomi precise spiegazioni tecniche e anche di uso pratico. Con la sua proverbiale franchezza ci ha tenuto subito a precisare che lui non crede nelle misure strumentali, pur avendole fatte per una vita, perché dei recenti studi condotti sull'orecchio hanno dimostrato che questo ha delle distorsioni intrinseche. Ne consegue che se la nostra elettronica ha una forma di distorsione simile a quella dell'orecchio, il suo suono sarà ben accetto. Quindi ritiene che questa corsa al raggiungimento di distorsioni sempre più basse, senza la considerazione del loro spettro armonico, non serve assolutamente a niente. Ma entriamo nel merito dello Jepun, innanzitutto del suo preciso rituale di accensione. Dopo aver collegato la sorgente, bisogna prima di tutto mettere in basso l'interruttore posteriore, porre in posizione "OFF" il commutatore frontale, collegare l'amplificatore finale di potenza su una delle due ultime uscite in basso (MAIN OUT1/MAIN OUT2), che sono parallelate tra loro, selezionare la sorgente sul commutatore frontale. A questo punto bisogna sollevare l'interruttore posteriore, operazione che causa l'accensione del LED frontale (in rosso), indicante la presenza della rete elettrica. Dopo si porta il commutatore frontale sulla posizione "Standby", il LED cambia colore in giallo e indica che è stata data tensione ai circuiti, prima di selezionare la posizione "ON" è opportuno attendere un minuto circa (non tassativo). Il LED cambierà ancora colore diventando verde, segno che il segnale è stato applicato ai circuiti.
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
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Preamplificatore di grande originalità, se non francamente eccentrico, lo Jepun lavora in maniera completamente differente dai normali dispositivi commerciali, non in tensione ma in corrente. Ciò significa che non esiste una tensione che viene amplificata da uno o più stadi successivi, ma il circuito è basato su un unico dispositivo che è quanto di più simile alle valvole che esista: il JFET. La tensione proveniente dalla sorgente viene quindi applicata al suo Gate. Il JFET (Junction Field-Effect Transistor/Transistor a effetto di campo a giunzione) è un dispositivo costituito da un sandwich di semiconduttori drogati in modo diverso (P-N-P o N-P-N), caratterizzato dalla sua trans-conduttanza, cioè fornisce una corrente modulata dalla tensione applicata. Tale corrente nello Jepun non viene amplificata ed è l'unica a transitare nel circuito. Questa rimane sempre invariata e segue un percorso che la porta verso la massima tensione di alimentazione positiva, e successivamente verso la massima tensione negativa (+80 Volt/-80 Volt). Alla fine di questo percorso c'è un resistore che svolge la funzione di convertitore corrente/tensione. Abbiamo finalmente una tensione, ma solo sull'uscita. La ragione sta nel fatto che questa non può essere applicata direttamente al carico perché modificherebbe il lavoro della conversione I/V e darebbe luogo a una resistenza d'uscita troppo alta. Detta tensione viene quindi applicata a un circuito Push-Pull che ha la funzione di separare il convertitore dal carico, determinando una bassissima impedenza d'uscita e una conseguente elevatissima capacità di pilotaggio di qualsiasi carico.
DESCRIZIONE
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Lo Jepun è grande e ha un peso di ben 23 kg, anche a causa dei tre trasformatori presenti all'interno. Sul pannello anteriore, nell'ambito di un aspetto che io ho trovato simile a quello di uno strumento di misura, possiamo vedere, da sinistra, il selettore degli ingressi del canale sinistro (CD/AUX1/AUX2/PHONO), i due potenziometri di volume, anch'essi separati per i due canali, con sotto il selettore "Operate" per le tre posizioni di On, Standby e Off, segue il selettore degli ingressi del canale destro. Questo preamplificatore ha un'estetica essenziale, pulita e senza fronzoli, che lascia trapelare un'impressione di grande solidità e sostanza. Passando al pannello posteriore troviamo, sempre partendo da sinistra, il selettore a levetta già citato con sotto due morsetti, rosso e nero, la cui funzione mi ha spiegato Bartolomeo Aloia: quello rosso fa capo al telaio e mette in collegamento questo alla terra attraverso la spina di rete, mentre il morsetto nero è riferito invece alla massa audio. C'è la possibilità di collegarli tra loro oppure no. Spesso la loro interconnessione elimina piccoli ronzii risultando quindi conveniente. In buona sostanza l'utente ha la piena facoltà di scegliere se connetterli oppure no in base all'ascolto dei rumori molesti che potrebbero eventualmente sentirsi con l'orecchio vicino agli altoparlanti. Infine, lo Jepun è privo di qualsiasi protezione, cosa che mi ha tenuto un po' sulle spine in corso di misure.
CARATTERISTICHE PARTICOLARI
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Lo Jepun ha l'interessante caratteristica di poter variare il suo guadagno. Non parliamo di quello che si regola con i due potenziometri, separati per il canale destro e sinistro, ma del proprio interno. Viene fornito all'utilizzatore con un guadagno predefinito di 6 dB, un valore congruo per la stragrande maggioranza degli amplificatori finali presenti in commercio. Tuttavia, nel caso si utilizzassero sorgenti a bassissima tensione d'uscita, o finali a bassissima sensibilità, il guadagno fissato in laboratorio su 2X (6 dB) può essere portato, agendo su un "DIP switch" interno (DIP2) su valori di 4X, 8X, 10X, 40X. Se ne possono comunque conseguire numerosi altri a seconda delle varie combinazioni ottenibili con il posizionamento dei quattro interruttori. Per essere più dettagliati, il DIP2 agisce su quattro resistori che possono essere inseriti o disinseriti, ciascuno di loro, o gruppo, determina un valore di guadagno. Cosa importante, significativa della filosofia circuitale di Aloia, è che la regolazione non avviene tramite effetti di controreazione, che è totalmente assente, né come l'azione di un partitore resistivo, ma in maniera non convenzionale. Può sorprendere avere la possibilità di un guadagno pari a 40 volte, con una tensione d'uscita di 40 Volt di picco con un solo Volt in ingresso.
Non bisogna tuttavia meravigliarsi perché tale caratteristica fa capo al particolare utilizzo che Bartolomeo Aloia intende fare dello Jepun, quello cioè di pilotare a distanza le sue unità di potenza a guadagno unitario. Nessun problema si presenta comunque per il comune utilizzatore, che potrà settare il guadagno interno a suo piacimento. Ma le eccentricità di quest'elettronica non finiscono qui. Scoperchiando lo Jepun ci accorgiamo della presenza di un altro DIP switch (DIP1), dedicato questo alla regolazione dell'impedenza d'ingresso, anche questa ampiamente configurabile come il guadagno. Se non viene messo su "ON" nessuno degli interruttori, il segnale entrante vede una resistenza da 1 MOhm, mentre inserendoli uno alla volta vengono posti in parallelo al resistore da 1 MOhm, in ordine, resistori da 10 kOhm, 30 kOhm, 110 kOhm, e 475 kOhm. Posizionando tutte le levette su "On" si ottiene dunque una resistenza d'ingresso molto bassa (vedi sezione misure). Giocando con i vari interruttori l'utente potrà quindi definire quale resistenza di carico adottare, compatibilmente con quella d'uscita a monte della sorgente, sempre ammesso che questa abbia un carico preferenziale.
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LE MISURE
PC Asus Laptop FLA5EV8M
Scheda Audio Focusrite Clarett 2 Pre USB (con driver ASIO)
Partitore di tensione con attenuazione di 20,24 dB
Cavi Supra Dual RCA - Kimber Hero
Software di misura: Arta e Steps (Versione 1.9.8)
Tutte le rilevazioni sono state fatte in modalità bilanciata
GUADAGNO
Dip Switch Guadagno
1 2 3 4
Off Off Off Off 40X (32 dB)
Off Off Off On 10X (20 dB)
Off Off On On 8X (18 dB)
Off On On On 4X (12 dB)
On On On On 2X (6 dB)
IMPEDENZA D'INGRESSO
Dip Switch Impedenza
1 2 3 4
Off Off Off Off 1 MOhm
On Off Off Off 9900 Ohm
On On Off Off 7444 Ohm
On On On Off 6972 Ohm
On On On On 6871 Ohm
IMPEDENZA D'USCITA: 30 Ohm

Non c'è altro da dire su questa risposta in frequenza se non che appare come una perfetta retta, dalla frequenza più bassa, 10 Hz, sino al limite di misura della mia scheda audio, la quale lavorando a 192 kHz/24 bit non può andare oltre i 96 kHz.













Contenuti i residui della frequenza di rete a 50 Hz, -81 dBV, e parimenti limitata la distorsione armonica totale sui tre livelli di tensione prescelti. Con una fondamentale a 1000 Hz di 0,5 Volt, la THD è risultata dello 0,0086%, seguita a ruota da una THD+N dello 0,067%. Valori che salgono allo 0,016%/0,036% a 1 Volt e 0,046%/0,047% alla massima tensione prescelta di 3 Volt, un livello irrisorio per le potenzialità dello Jepun, ma anche troppo alto se pensiamo al fabbisogno di un amplificatore finale di potenza, per quanto poco sensibile il suo ingresso possa essere. Molto confortanti i risultati ottenuti alle tre IMD (13/14 kHz - 19/20 kHz - 250/8000 Hz), condotti sulle medesime tensioni della THD/THD+N. In tutte le rilevazioni salta all'occhio come lo Jepun distorca prevalentemente di armoniche pari. A 1 Volt di fondamentale, per esempio, la seconda armonica si trova a -76,2 dBV (0,015%) mentre la terza risulta molto più bassa, essendo a -99,53 dBV, un livello che in termini percentuali diventa dello 0,001. Lo stesso avviene se guardiamo le DFD2 e DFD3, nei due doppi toni superiori, e le MD2 e MD3 della IMD a 250/8000 Hz. E come ogni audiofilo dovrebbe sapere, una prevalenza della seconda armonica, e in generale degli ordini pari, non può che essere una buona notizia per l'orecchio.

Esemplarmente pulito il comportamento al multitono, che non mostra residui d'intermodulazione tra una banda e l'altra.

Anche l'andamento della distorsione (THD, seconda e terza armonica) in funzione della frequenza, condotto a un livello di tensione di 3 Volt, conferma il notevole distacco esistente tra seconda e terza armonica, con una THD composta quasi del tutto della seconda. Oltre i 4000 Hz si verifica un relativo rialzo della terza, che comunque rimane sempre parecchio bassa, mentre la THD rimane sostanzialmente costante su tutto lo spettro, anche sulle alte frequenze, le quali, l'esperienza m'insegna, presentano tendenzialmente un certo aumento dei tassi distorsivi.





Formidabili le capacità di tensione di questo preamplificatore. Le misure all'oscilloscopio mostrano che l'inizio del clipping avviene intorno ai 149 Volt picco-picco (55,5 Volt RMS) e il clipping conclamato si manifesta alla notevolissima tensione di 154 Volt picco-picco (66,8 Volt RMS). Seguono le onde quadre a 1, 10 e 20 kHz.
UN TELESCOPIO PUNTATO VERSO L'AZZURRO DEL CIELO
L'ASCOLTO
L'IMPIANTO
Lettore di rete WiiM PRO-A2FC
Convertitore D/A Microsound Technology CDA1
Piattaforma Streaming Qobuz
Preamplificatore Linea Stereo Bartolomeo Aloia Jepun collegato a:
- Amplificatori integrati stereo (utilizzati nella sezione finale di potenza)
- Microsound Technology Ai60
- NAD 3020B
Amplificatori finali di potenza:
- EAM Lab PA2150
- Rotel RB 1070
- Advance Acoustic Paris X-A160EVO
Diffusori
- Canton LE 109
- Bennet & Ross Exosphere
- Pylon Audio Opal Monitor
- Wharfedale Aura 4
Cavo di segnale Audio Quality RCA
Cavo di potenza Fluxus Alimentami
Cavi di alimentazione Cablerie D'Eupen e Supra LoRad 2.5 MKII
DISCHI ASCOLTATI
- Weather Report - Night Passage
- Weather Report - Procession
- Fatma Said - Lieder
- Alice Sara Ott - John Field Complete Nocturnes
- Alexandre Kantorow - Brahms Schubert
- Emerson Lake & Palmer - Works
- Keith Jarrett - Standards Vol. 2
- Keith Jarrett - The old country
- Keith Jarrett Standards in Norway
- Premiata Forneria Marconi - Jet Lag
- Bob Mintzer Soundscapes
- Frank Zappa Civilization Phase III
- Haydn The complete symphonies The Hesterhazy Recordings Adam Fischer
- Mahler Symphony 9 Berliner Philharmoniker Karajan
- Mahler 7 Simon Rattle Bayerischen Rundfunks
Come un buon direttore d'orchestra scevro da pregiudizi e non condizionato da mode musicali, anche quelle perniciosamente fieristiche, lo Jepun ha accettato di buon grado tutta la musica sottopostagli. Lo stesso è avvenuto anche sul piano degli abbinamenti con i finali di potenza a mia disposizione, più uno prestatomi da un amico (Advance Acoustics Paris X-A160EVO) e due amplificatori integrati in cui era possibile utilizzare separatamente la sezione preamplificatrice e finale (Microsound Technology Ai60 e NAD 3020B). Rimarrà deluso chi si aspettava dallo Jepun la descrizione di un oggetto caratterizzato, che in qualche modo colora il suono. Credo che nemmeno in un amplificatore da discoteca Aloia abbia mai ceduto a questa tentazione. Anzi, nella mia ormai discretamente lunga attività di recensore questa è una delle elettroniche che mi ha messo più in difficoltà nel tentativo di definirne la personalità. Facile raccontare un apparecchio che mostra una solidità "americana" sulle basse frequenze, che ha magari una gamma media espressiva e presente o se risulta frizzante sulle alte. Certi caratteri accentuati, di per sé evidenti, certamente favoriscono la circoscrizione di un'indole.
È accaduto invece che questo preamplificatore ha denotato un comportamento talmente trasparente da diventare praticamente invisibile, lasciando piuttosto filtrare la fisionomia di ciò che esiste a monte, nel bene e nel male. Magari migliorandone certe qualità, in virtù di una palese correttezza tonale, pulizia e assenza di artificiosita', virtù che hanno portato a esprimersi al meglio un finale di potenza come il Rotel RB 1070, per esempio, tendenzialmente giunonico nella regione dei bassi e medio-bassi, o la sezione finale di una vecchia gloria come il NAD 3020B, che è stato indubbiamente sveltito nelle sue prestazioni. Posso dire con ragionevole certezza che lo Jepun non aggiunge o sottrae nulla, non è per niente invasivo, consentendo alle elettroniche di esprimersi senza restrizioni o frustranti colli di bottiglia. Se l'oggetto a monte esprime delle basse frequenze presenti ed energiche, tali rimarranno, come intonsa sarà l'articolazione, la cura del microdettaglio e la silenziosità espresse da un integrato moderno e prestante come il Microsound Technology Ai60. Insomma, se l'elettronica ideale è quella che non c'è, non ho alcuna difficoltà a dire che il preamplificatore Bartolomeo Aloia Jepun è il migliore che sia finora passato tra le mie mani.
In grado di assecondare alla perfezione ogni più esosa richiesta dinamica, grazie anche alle sue elevatissime capacità di corrente e tensione, non si è rivelato mai in affanno, nemmeno nello svelare la "grandeur" francese dell'Advance Acoustic Paris X-A160EVO, un finale dalla voce stentorea, capace di erogare 160 Watt RMS per canale su carico di 8 Ohm. Va da sé che lista dei brani ascoltati fa riferimento all'ultima seduta d'ascolto, in realtà nella ventina di giorni che l'ho tenuto ho ascoltato molte più cose, ma ovviamente non potevo citare tutto. Sento ogni volta nelle mie sessioni qualcosa dei Weather Report, mio gruppo prediletto (spessissimo Night Passage). Nel disco Procession viene esaltato lo "swing" espresso da brani come Molasses Run o l'elettrizzante Two Lines, qui la rimarchevole cura del dettaglio non viene ottenuta a detrimento di un bilanciamento timbrico furbo, dove le frequenze alte possono risultare artatamente in evidenza. Nell'ascolto del bellissimo album Fatma Said - Lieder, sul mio personale cartellino di marcia metterei proprio la grande omogeneità e assenza di forzature, caratteristiche che depongono per una fatica d'ascolto particolarmente bassa.
Tutto scorre senza intoppi e nella massima naturalezza, aiutando a comprendere meglio la concezione che Bartolomeo Aloia ha dell'esoterismo", cioè di soluzioni ai più alti livelli non escogitate per destare certo "glamour" audiofilo, in nessun caso un'eccentricità fine a se stessa ma il raggiungimento di quella "souplesse" tipica delle elettroniche che possono contare su delle enormi potenzialità. In altre parole, la superba vocalità del soprano lirico egiziano scorre davvero come il velluto e arriva luminescente alle nostre orecchie. Sono considerazioni che mi sento di replicare nel CD Alexandre Kantorow - Brahms Schubert. Quando richiesto, per esempio nel doppio album Emerson Lake & Palmer - Works (e qui emergono proprio il Rotel RB1070 e l'Advance Acoustic Paris X-A160EVO) lo Jepun asseconda la notevole grinta dei brani più animati, come Tiger in a Spotlight o lo sferragliante Honky tonk di Barrelhouse Shake-Down. Qui scopriamo uno Jepun sprizzante energia, buone vibrazioni e pronto nell'erogazione, senza il benché minimo problema a interfacciarsi con i tre più correntosi finali a mia disposizione. Ma anche la più gracile sezione finale del NAD 3020B ha potuto dire la sua, rinfrescata e ravvivata dalla sua autorevole conduzione.
Così la splendida timbrica del New Acoustic Dimension, per costituzione un piuttosto arrotondata agli estremi e un po' lenta, ha contornato di fascino un album come Bob Mintzer Soundscapes, il suo jazz da Big Band, di classe, il fraseggio fluido e dinamico al sassofono tenore e all'EWI (Electronic Wind Instrument), che Bob Mintzer piega alle sue straordinarie doti espressive. Che lo Jepun sia un preamplificatore versatile, di grandi potenzialità, perfettamente interfacciabile con qualsiasi finale data la sua molto bassa impedenza d'uscita, credo lo si sia già capito. Su questa solida base anche un finale dalla personalità neutra e asciutta come l'EAM Lab PA 2150 ha potuto prendere la parola nel massimo agio, ronzio di sottofondo a parte (un difetto del PA 2150). Ascolto in sua compagnia Civilization Phase III di Frank Zappa, ventitreesimo album del genio di Baltimora, l'ultimo completato dall'artista prima della sua morte, avvenuta nel 1993. È un lavoro inquietante, enigmatico, dominato dalle sonorità sintetiche del Synclavier. Qui riconosco delle medie frequenze in avanti, un basso espansivo, a tratti straripante ma veloce, e un acuto mai fuori dalle righe, in ogni occasione connotato da una buona ariosità e delicatezza.
Lo Jepun è una valida medicina contro la dozzinalità e l'inconsistenza di certe elettroniche, con la sua cura "artigianale" del suono, lontano da ogni forma di semplificazione del segnale, alias impoverimento, riesce ad avvolgere di musicalità ogni cosa mantenendo sempre un estremo rigore riproduttivo. Lo ammiriamo ancora, prima di mettere termine a quest'avvincente sessione d'ascolto, nella musica sinfonica. Sento d'infilata le registrazioni Haydn The complete symphonies The Hesterhazy Recordings Adam Fischer (da cui estraggo la sublime e trionfante N. 12 in mi maggiore Hoboken 1/12), la Sinfonia N. 9 di Gustav Mahler con i Berliner Philharmoniker diretti da Karajan e la sua Settima, con Simon Rattle alla testa della Bayerischen Rundfunks. Alla fine dei conti non credo possa esistere un ascolto più dirimente di quello del genere sinfonico. Registrazione permettendo, qui troviamo gli elementi per poter discriminare le potenzialità dinamiche, timbriche e prospettiche di un oggetto o sistema, molto più di quanto possano delle canzoni messe a manovella, magari di quelle piene di chitarrine e vocine che imperversano alle fiere audio.
Dal genere sinfonico viene una conferma delle preclare doti in possesso del preamplificatore Bartolomeo Aloia Jepun, il quale emerge come elettronica di nobile stirpe dove il termine "esoterico" ha un significato ben preciso, dove ritornano in grande stile tutti quei parametri che rendono credibile la riproduzione, dove si lascia agli oggetti a monte, e alla musica, la possibilità di respirare a pieni polmoni. E scusate se è poco.
Alfredo Di Pietro
Marzo 2025