INTRO
Non credo di sbagliare ritenendo annosa la "querelle" audiofila sul considerare gli apparati riproduttivi dei semplici elettrodomestici o un qualcosa dotato di "anima". Nel tempo le polemiche a riguardo si sono sprecate, prima sui Forum e ora sui Social. Chi scrive si è sempre mantenuto su una posizione intermedia, persuaso che ogni oggetto fatto per ascoltare musica a un certo livello è certamente frutto di una "fredda" progettualità elettronica, di una disciplina che va tuttavia asservita all'ottenimento di un determinato risultato sonoro. Nel caso dell'alta fedeltà, non si può a mio parere liquidare in maniera sbrigativa la questione di una tecnica che molti reputano vada impersonalmente applicata alla riproduzione dei suoni. "Mutatis mutandis", anche il sommo L.v. Beethoven affermò che questa altro non doveva essere che una schiavetta al servizio della musica. Non si deve d'altronde cadere nell'abbaglio di sottostimare il mestiere di un professionista che opera in campo audio, dimenticando la sua storia e i più o meno lunghi anni di apprendistato elettronico o elettroacustico. È sicuramente più equilibrato pensare a una dottrina in cui le due istanze decorrono parallele, avendo uguale importanza e dignità. La questione può per converso essere vista in modo "romantico", ammantando di poesia quello che, in buona sostanza, è un insieme di componenti elettronici opportunamente assemblati in circuiti e contenuti in un telaio. Gli audiofili più inclini al tecnico potranno anche sorridere, ma è un dato di fatto che tali dispositivi, portando la musica alle nostre orecchie, si fanno traghettatori di emozioni.
Non per caso l'alta fedeltà ha una lunga e gloriosa storia che si fa risalire al 1936, anno in cui la RCA realizzò la 6L6, valvola che nelle sue innumerevoli varianti fu equipaggiata in una moltitudine di apparati audio dagli anni trenta fino ai nostri giorni. Un'epopea fatta di correnti di pensiero, di tecnologie volte all'individuazione di una determinata indole sonica. C'è la scuola inglese, l'americana, la francese e altre, ognuna in genere riconoscibile in un certo tipo di suono. È non sta nemmeno in piedi l'asserzione di certuni circa il fatto che il suono fedele non deve che essere uno e uno solo; se questa è teoricamente corretta, nei fatti si rivela un'autentica chimera che si scontra con una realtà oltremodo variegata. Chi in un dato momento decide di progettare e realizzare un apparecchio è costretto a vedersela con un'opportuna scelta dei materiali, abbracciare determinate visioni tecnologiche, fare i conti con il budget a disposizione e chi più ne ha più ne metta. Ne consegue che non può esistere un suono unico, ma tanti quante sono le situazioni reali che andiamo a considerare. Di questo è perfettamente consapevole Carlo Colombo, cioè la persona che ha progettato e realizzato i due oggetti che oggi ho l'onore e il piacere di recensire. Un tecnico appassionato di musica impegnato in un difficile quanto apprezzabile tentativo di quadratura del cerchio.
MICROSOUND TECHNOLOGY E CARLO COLOMBO: UNA STORIA CONDIVISA
La MicroSound Technology nasce dall'interesse del fondatore Carlo Colombo per l'ascolto musicale e l'elettronica, due presenze costanti nella sua vita. All'età di sedici anni inizia il suo rapporto con l'elettronica, da allora mai più lasciata, era un periodo in cui la tecnologia in Italia stava abbandonando le valvole per passare ai transistor e ai primi circuiti integrati. Inizialmente si dedicò alla progettazione di trasmettitori FM e alla telefonia mobile, mentre sul versante industriale era impegnato sui gruppi di continuità, campionatori di provette, sistemi automatizzati per il settore zootecnico, sistemi di alimentazione per la nautica da diporto, sistemi di movimentazione a 3 assi, schede per elettrotrazione, lavorando sia per svariate società che in proprio. Già dagli anni '80 sviluppava il firmware delle elettroniche. Tra i sedici e i diciott'anni arrivarono i primi apparecchi audio: una coppia di preamplificatori Phono a valvole (Dual Chassis) progettati per l'emittente jazz Europa Radio Milano nei primi anni '80 e utilizzati per oltre un decennio. Si trattava di realizzazioni destinate a se stesso, ai suoi amici e a qualche realtà esterna, ma riversò gran parte delle sue energie sull'attività principale, che era l'elettronica industriale. Le sue prime casse acustiche furono le B&W 801, acquistate appena messe sul mercato in Italia. Ascoltandole, il desiderio di poter progettare e realizzare quello che c'era a monte, cioè l'elettronica, esplose letteralmente. Si arriva progressivamente all'anno scorso, il 2020, quando in pieno lockdown Colombo decise di utilizzare il suo tempo per creare prodotti HiFi destinati a essere una sorta di "Masterpiece", fioriti sia dalle competenze acquisite in oltre quarant'anni di progettazione elettronica, sia dalle idee profuse nel settore audio. Pochi pezzi ma ben fatti, prodotti secondo ineludibili principi.
Attento osservatore, Colombo diresse lo sguardo verso le varie produzioni che c'erano in giro, affascinato soprattutto da quelle USA o canadesi, chiedendosi perché in Italia non si potessero fare apparecchi di quel livello. Aveva individuato un buco da colmare proprio in quella tipologia di elettroniche, da cui l'iniziativa d'ideare degli oggetti che non fossero nulla di meno di determinati altri che lui riteneva interessanti. Da tale percorso si può comprendere la scaturigine del preamplificatore XSP 11 e dell'amplificatore finale di potenza MSA 11. Talvolta può accadere che l'allievo superi il maestro, così in corso d'opera il nostro progettista si è reso conto non solo di aver raggiunto, ma oltrepassato la visione di certe aziende americane. Si dichiara contento di quello che oggi ha realizzato, anche perché altre persone gli hanno detto di essere rimaste soddisfatte dal suono e dalla qualità dei suoi oggetti. Incoraggiato da questi riscontri, ecco la volontà di proporre all'audiofilo un marchio tutto suo, il MicroSound Technology. Micro, nel senso di piccola azienda e piccoli suoni (intesi come particolari sonori fini), esattamente quelli che il progettista lombardo vuole trasferire alle orecchie degli appassionati, convinto che tra le loro desiderata ci siano un suono presente, dettagliato e corredato di quel contorno di micro-informazioni che rende davvero completa la riproduzione musicale. Ma quali sono gli ineludibili principi di cui parlavo prima? Sostanzialmente la semplicità circuitale (che non fa il paio, attenzione, con banalità o scolasticità), qualità, congruenza tra i numeri e l'ascolto, parimenti tra il livello riproduttivo e quello qualitativo. Nessun utilizzo di componenti NOS.
PREAMPLIFICATORE XSP 11
CARATTERISTICHE GENERALI
Circuitazione realizzata completamente a componenti discreti nella sezione analogica.
Equalizzazione RIAA passiva su ingresso Phono MM/MC. Guadagno massimo 60 dB nell'ingresso Phono MM, più 20 dB di ulteriore amplificazione nell'ingresso MC.
Attenuatore del volume indipendente da 96 dB, con 128 passi di 0,75 dB per i due canali, realizzato con rete resistiva e relè. Durante il cambio di attenuazione è avvertibile negli altoparlanti il "click" di commutazione dei relè stessi. È prevista una scheda opzionale per i clienti che non li accettano, dove il controllo di volume è effettuato mediante circuito integrato dedicato Muses di New Japan Radio, in questo caso l'apparecchio non potrà più essere definito completamente a componenti discreti nella parte audio.
Livelli di attenuazione memorizzati indipendenti per ogni ingresso.
Preamplificazione da 20 dB di guadagno massimo sui 3 ingressi ausiliari (AUX 1-2-3), che entrano nella rete passiva di attenuazione e vengono successivamente amplificati di 20 dB.
L'uscita del preamplificatore Phono viene immessa sulla rete resistiva e quindi sull'amplificatore da 20 dB, portando quindi il guadagno complessivo a 40+20 dB.
Carichi resistivi e capacitivi regolabili su ingesso Phono MC.
La circuitazione audio è eseguita su schede modulari in SMD asportabili per successivi upgrade dell'apparecchio.
THD da ingressi AUX1-2-3:
0,00042% con uscita di 10 dBV
0,00024% con uscita di 0 dBV
Banda passante a -3 dB: 3 Hz - 260 kHz
Slew rate: 20V µs
Funzione stand by e telecomando IR incluso.
Pannelli e scritte incisi in CNC.
Inserti in rilievo di vero ebano del Camerun.
10 anni di garanzia.
AMPLIFICATORE FINALE DI POTENZA MSA 11
CARATTERISTICHE GENERALI
Amplificatore stereo con circuitazione completamente a componenti discreti nella sezione analogica e tecnologia esclusivamente "Through-Hole" (no SMD).
Isolamento ingressi e uscite a relè.
Controllo digitale dei parametri di funzionamento.
Alimentazione surdimensionata da 500 VA.
Cablatura semplificata.
Potenza d'uscita 150 Watt/8 Ohm minimi per canale e 240 Watt su carico di 4 Ohm.
Banda passante (a 10 Watt su 8 Ohm): da 5 Hz a 240 kHz (-3 dB).
Banda passante (a 180 Watt su 8 Ohm): da 5 Hz a 72 kHz (-3 dB).
Slew rate: 33 Volt/µS a 100 Watt d'uscita su 8 Ohm.
THD (150 Watt d'uscita su 8 Ohm): 0,17%.
Guadagno Ingresso/uscita di 29 dB.
Funzionamento in Classe A/B (Classe A fino a 20 Watt circa, oltre, si va in Classe B).
Fattore di smorzamento: 220.
180.000 µF Cornell Dubilier complessivi sull'alimentatore.
Connessione altoparlanti con connettori Furutech.
Ingressi RCA Gold thick plated.
Case completamente in alluminio.
Impiega MOSFET di potenza nella sezione finale.
Inserti in rilievo di vero ebano del Camerun.
Pannelli e scritte incisi in CNC.
Display e tasti per indicazioni stato sul pannello anteriore.
Funzione Stand-by con telecomando.
PROTEZIONI:
Tensione continua in uscita, protezione digitale e Crowbar.
Sovracorrente in uscita, soft clipping analogico.
Sovra temperatura.
INDICAZIONI:
Intervento di tutte le protezioni.
Clipping in tensione.
Stato apparecchio, temperature e tensioni alimentazione, ore di lavoro.
Peso: 14,3 kg
10 anni di garanzia.
XSP 11 E MSA 11: SECONDO SCIENZA E COSCIENZA.
A COLLOQUIO CON CARLO COLOMBO.
La filosofia alla base di queste due elettroniche è condensata in un assioma ben chiaro, quello del "meno componenti ci sono e meglio è", un principio la cui validità è evidente se pensiamo che ogni passaggio porta inevitabilmente a una modifica del segnale originario. Possiamo perciò considerare come ideale quell'elettronica formata semplicemente da un filo, tutto quello che si frappone introduce distorsioni, rumore e calore. Nell'XSP 11 e nell'MSA 11 sono stati messi soltanto quei componenti dei quali non si può fare a meno. Un'altra convinzione di Carlo Colombo affiora su quello che un preamplificatore o un amplificatore deve fare, cioè fornire un guadagno in tensione tra l'ingresso e l'uscita. Per questa ragione lui dichiara nel corso della nostra lunga chiacchierata di non aver mai capito i preamplificatori passivi, quelli che agiscono solo in attenuazione, considerati da lui un vero "nonsense". Nei suoi apparecchi i componenti sono quindi pesati, misurati e impiegati in una progettazione completamente analogica che non fa assolutamente uso di circuiti integrati, tranne che nella scheda opzionale approntata per quei clienti che non vogliono sentire i tipici "click" dei relè, dove il controllo del volume è effettuato da un IC Muses. Non considera i chip una scelta disdicevole, il loro impiego nell'audio è valido, danno delle misure stupende, ma non hanno il suono che lui desidera. La componentistica assiemata è tutta di attuale reperibilità, evitando il ricorso a dispositivi NOS (New Old Stock), un criterio di scelta cui è contrario poiché non si fida di componenti non più sul mercato da vent'anni e oltre.
XSP 11
Anche se non sono stati mai messi in funzione, l'invecchiamento c'è comunque e poi cosa succederà quando il possessore dell'apparecchio fra trent'anni dovrà sostituire un componente NOS che già era obsoleto da tanto tempo prima (trenta più venti fa cinquanta)? Semplicemente non lo troverà e sarà costretto a buttarlo via. È contrario ai NOS sostanzialmente per tale motivo. Sarebbe bello se la Toshiba riprendesse a produrre gli JFET a canale P, ma purtroppo non li fa più, limitandosi a fabbricare quelli a canale N. Il preamplificatore XSP 11 è pensato per funzionare con componenti a montaggio superficiale (SMD), si è preferita tale tecnologia perché oggi c'è una maggiore disponibilità di componentistica elettronica adatta a questo tipo di montaggio che non per quello Through-Hole. Così, se si vogliono adoperare i FET Toshiba, si trovano SMD e non THT. Carlo Colombo usa ancora gli N, che sono presenti nel suo preamplificatore. Altra soluzione particolare è l'utilizzo di relè nella regolazione del volume, fatta allo scopo di evitare i classici potenziometri, a titolo d'esempio il notissimo Alps Blue motorizzato, poiché questi danno uno sbilanciamento che può essere anche elevato tra un canale e l'altro (si può arrivare a 5 dB). È vero che poi normalmente non si verificano differenze così eclatanti, ma se si vanno a vedere le specifiche, i possibili errori sono quelli. Per questo il nostro progettista ha deciso di optare per un attenuatore passivo a relè, comandabile sia da tastiera che da telecomando. L'utente può quindi disporre di 128 passi da 0,75 dB ciascuno, per un totale di 96 dB massimi di attenuazione, adeguati per far sparire ogni segnale possibile e immaginabile.
XSP 11
Tutti i segnali che riceve negli ingressi linea sono quindi aumentati in tensione di 20 dB, pari a un fattore moltiplicativo di 10. Il guadagno della sezione Phono equivale invece a 40 dB per l'ingresso MM, è realizzato completamente a componenti discreti, qui troviamo degli JFET Toshiba messi in parallelo per avere un minor rumore. Il segnale proveniente dalla testina passa attraverso un primo amplificatore, che lo eleva di 30 dB, poi va a pilotare una rete di equalizzazione RIAA passiva e viene trasferito in un secondo stadio di amplificazione per un ulteriore guadagno. Alla fine, quello massimo complessivo del pre Phono più linea e di ben 60 dB (40+20 dB). L'esemplare fornitomi per il test era privo di sezione Phono MC, che sarà ovviamente presente nel prodotto al pubblico. Carlo Colombo ha dovuto riprogettarla a causa di un problema di rumore, risolto mettendo la circuitazione in una scatoletta in Mu-metal; sarà perciò uno stadio diverso dall'iniziale, con dei numeri bellissimi, ma che ora è ancora in fase di riprogettazione. La struttura del preamplificatore è modulare, con la possibilità quindi di sostituire gli elementi per un aggiornamento. Al progettista è stato chiesto se l'ingresso Phono ha delle curve di equalizzazione variabili, desiderata che sarà esaudita in un futuro apparecchio; pure questo sarà di concezione modulare per rendere agevole un eventuale upgrade con la semplice sostituzione degli stampati e senza la necessità di dover sostituire l'intera macchina. L'XSP 11 è configurato in Dual-Mono, con gli amplificatori e attenuatori separati per i due canali.
XSP 11
La filosofia modulare è sintomatica del rispetto che la MicroSound Technology ha verso il cliente, non considerato come un pollo da spennare. Colombo è un tecnico orgoglioso di quello che fa, chi compra un suo apparecchio gli dà fiducia, per questo l'acquirente dev'essere ripagato con la stessa moneta, cioè con rispetto e fiducia, in un rapporto equo tra chi produce e chi compra. E la conferma viene proprio dal periodo di garanzia concesso, di ben dieci anni. Non tutti gli audiofili però abbracciano la causa del nuovo, ma molti preferiscono utilizzare nelle loro catene degli apparecchi vintage giapponesi, fatti quaranta o cinquant'anni fa, che con un cambio di condensatori funzionano ancora oggi. Le motivazioni possono essere molteplici, dalla nostalgia per un glorioso passato all'affezione per un certo tipo di suono. Non c'è tuttavia motivo per cui un apparecchio MicroSound, fatto con una componentistica che è cento volte meglio di quella usata dai giapponesi ai tempi, non debba avere un'aspettativa di vita proiettata a livelli impensabili. Al loro interno troviamo circuiti stampati dorati in quattro strati, realizzati con standard molto elevati. I resistori sono tutti allo 0,1% di tolleranza. La componentistica impiegata è una sorta di compendio del meglio della produzione mondiale, sia in termini di qualità, sia per il prestigio delle case produttrici adottate: Texas Instrument, Cornell Dubilier, Lumberg, Neutrik, Hirose, Elna, Panasonic, Vishay, Bourns, Toshiba, Exicon, ONSemiconductor, MillMax, Cinch, Kemet, Wima e molte altre.
XSP 11
Sono nomi che forse non significheranno nulla per molti, ma che denotano invece una ricerca del meglio della produzione mondiale di elettronica. Il nostro progettista non fa mistero che il suo fornitore preferito sia l'americano Mouser. Va da sé che migliore è un componente e più alto è il suo prezzo, bisogna considerare anche questo nel valutare il rapporto qualità/prezzo di questi due oggetti, che io ho trovato decisamente elevato. Qualcuno gli ha anche chiesto perché le sue elettroniche costino così poco, la ragione è tutto sommato semplice e sta nel fatto che non vengono caricate nel prezzo le spese di sviluppo. Anche se a lui non piace essere definito un "One man band", l'azienda misintese trova nella sua persona l'equivalente di quattro o cinque professionisti: uno che segue la parte analogica, un altro la digitale, un altro ancora cura i circuiti stampati, un quarto i disegni meccanici. Parliamo di un professionista che ha maturato nei suoi 63 anni di vita le competenze per svolgere questi compiti da solo, che si è sempre sporcato le mani, dalla saldatura sino alla riparazione a casa del cliente, dimostrando una rimarchevole ecletticità. Ha fatto davvero tante esperienze in elettronica, diventando capace pure di scrivere il firmware dei suoi apparecchi, disegnare circuiti stampati, fare simulazioni della parte analogica tramite SPICE. Quando acquistò il primo software con licenza SPICE, quello della Intusoft degli anni '90, era entusiasta del fatto che finalmente ci fosse la possibilità di simulare un circuito analogico. In quegli anni il problema era avere delle librerie di componenti, in loro mancanza bisognava modellarsi da soli i componenti SPICE.
XSP 11
Altri tempi... sono ormai passati venticinque anni e oggi siamo arrivati al punto che il produttore di componentistica elettronica, quando mette sul mercato un nuovo semiconduttore, aggiunge il file SPICE per il modello da inserire nel programma. Quella che per Colombo era negli anni '90 la simulazione SPICE di un componente, una sorta di avventuroso sogno, attualmente non ha più ragione d'essere. Gli apparecchi che oggi propone sono stati modellati tramite il programma CAD, nel corso di tantissime ore passate al computer. Quando si arriva alla realizzazione del prototipo, semplicemente si raggiunge il funzionamento fisico di ciò che con esattezza è già stato simulato al PC. Mi racconta che nell'allestimento del prototipo riguardante il suo primo apparecchio non si è rotto un solo transistor, il tutto è stato montato e poi acceso, constatando il corretto funzionamento, che è risultato in tutto e per tutto fedele alla simulazione, compreso lo spettro armonico atteso. Quello che mi è stato portato per il test è comunque il secondo prototipo, a casa Carlo Colombo ne ha un altro che però non suona bene come questo. Non è stato naturalmente trascurato l'esame di quello per cui un apparecchio audio viene creato, cioè la resa sonora. È stato allora formato un piccolo gruppo d'ascolto, dei "golden ear" che si sono dedicati anima e corpo all'ascolto degli oggetti partoriti dalla MicroSound Technology, valutati in serate d'ascolto in cui ognuno dice la sua. "È vero", dichiara, "che io sono un appassionato, ma non sono il riferimento del mondo degli audiofili.
XSP 11
Ci sono altre persone che mi danno dei consigli e suggerimenti." Giunti a questo punto della nostra chiacchierata, andiamo incontro a un nodo cruciale per ogni realizzazione, anche se esula dalla qualità timbrica, vale a dire le sacrosante protezioni. Il nostro proviene dal settore industriale, ha dunque ha una "forma mentis" che lo porta a riflettere su quello che potrebbe accadere quando le cose vanno storte; sinché non si rompe niente va tutto bene, però può arrivare il momento in cui l'evento avverso inesorabilmente accade. Se si guasta un preamplificatore, poco male, se invece succede un patatrac in un finale di potenza, vale a dire un dispositivo cui abbiamo l'abitudine di collegare quegli oggetti fatti di legno, bobine, condensatori, resistori e coni che si chiamano diffusori acustici, magari costosi e ai quali siamo affezionati, si prospetta un problema non indifferente. Ecco perché un amplificatore di potenza deve contenere tutte le protezioni necessarie per evitare di danneggiare in ogni possibile eventualità i nostri amati diffusori. È utile quindi sapere che l'MSA 11 è al riparo da eccessive correnti d'uscita e dal clipping di tensione. Quest'ultimo opera sulla sinusoide una specie di tosatura, che si verifica quando si è arrivati al culmine della tensione di alimentazione e la potenza in uscita è la massima utilmente erogabile. Un fenomeno decisamente "antipatico" che provoca un forte aumento del contenuto armonico, in genere molto pericoloso per i tweeter. Alla fine, l'impennata di tutti gli armonici dovuta alla componente di onda quadra generata dall'amplificatore in clipping, produce una forte potenza che va a scaricarsi sui trasduttori degli alti, che per questo motivo sono ad alto rischio di rottura.
XSP 11
E non si tratta di un inconveniente che riguarda solo amplificatori molto potenti, poiché questo può manifestarsi anche con un 20 Watt o giù di lì. Un ulteriore problema è rappresentato dalla componente di corrente continua in uscita. Può avvenire in caso di danneggiamento interno e, ancora una volta, sono i diffusori a esserne vittima. Proprio per la citata caratteristica di essere composti da bobine, questi rappresentano un cortocircuito dal punto di vista della tensione continua e, se non questo, certamente una resistenza di basso valore ohmico. All'uopo, sull'MSA 11 sono presenti due accorgimenti, uno di questi agisce per via digitale tramite un microcontrollore che rileva la presenza di una tensione continua in uscita, se si supera il valore di +/- 1,5 Volt questa viene interrotta. Nel caso questa protezione si rompa e il microcontrollore non funzioni, interviene un secondo dispositivo, che opera su entrambi i canali, denominato protezione Crowbar. Questo serve a evitare il danneggiamento del circuito elettronico conseguente a sovratensioni causate da guasti dell'alimentatore o da disturbi di elevata potenza. Viene realizzato via hardware e messo direttamente sulla scheda dell'amplificatore di potenza. Il caso più classico è quello di uno dei due rami, positivo o negativo, che può saldarsi se si brucia un componente, cosicché tutta la tensione di alimentazione viene scaricata su un ramo collegato al diffusore. Tale protezione è in realtà più grossolana della precedente, nel senso che interviene per tensioni più alte, di almeno 25-28 Volt.
MSA 11
Se una è presente e supera quel valore positivo o negativo, viene cortocircuitata fisicamente l'uscita con l'obiettivo di salvaguardare i diffusori acustici. Si tratta ovviamente di protezioni che possono intervenire o starsene buone lì dove sono. Tenendo il volume molto alto su dei forti transienti in bassa frequenza, per esempio colpi di gong o di grandi percussioni sinfoniche, s'innesca la limitazione di corrente. Con l'MSA 11 (parliamo di un 240 Watt su 4 Ohm) è possibile sentire un forte colpo di basso che probabilmente è stato tosato dalla limitazione di corrente. Morale: se esistono delle protezioni che in un dato momento si possono attivare, e per Carlo Colombo ciò è obbligatorio, devono essere visualizzabili sul display. Siamo dunque distanti dalla concezione per la quale sul pannello frontale c'è un interruttore di accensione/spegnimento e un LED di "On". Visto che delle difese e dei controlli sono stati messi, chi utilizza un amplificatore MicroSound deve sapere che c'è stato un problema per cui uno di questi è intervenuto. Ne esiste persino uno che controlla la temperatura di lavoro di entrambi i canali. Se l'amplificatore dispone di un tale controllo e la temperatura sale troppo, essendo poi da questo calmierata, perché l'utente che riscontra un certo fenomeno all'ascolto non deve saperlo? Può succedere che quella del dissipatore arrivi a 65° e l'apparecchio cessi di funzionare.
MSA 11
L'appassionato realmente interessato alla riproduzione ad alta fedeltà, sin nel minimo dettaglio sonoro, vuole sapere di quell'intervento che per un secondo ha smorzato il colpo di grancassa. Se sono abituato a sentire quel brano a un determinato volume, devo potermi rendere conto che a un certo punto la riproduzione è entrata in limitazione. Oltre al display, sul frontale dell'amplificatore c'è un LED di errore (ERR), che indica una situazione problematica comunque temporanea, tipo il colpo citato, in tal caso la macchina non viene bloccata. Altro problema: molti audiofili sono scettici sulle protezioni appunto perché non ne sono a conoscenza, convinti che l'amplificatore migliore sia quello che ne è privo. Parliamo per esempio di quella in corrente, responsabile a loro detta di un peggioramento del suono, cosa non vera perché l'amplificatore suona in modo peggiore se tu credi che non sia intervenuta tale limitazione, ma in realtà l'ha fatto, e stai ascoltando un segnale tosato senza saperlo. E si afferma che quel suono non è buono poiché si sta sentendo un amplificatore limitato in corrente, pur non sapendolo. La presenza di una limitazione in corrente non va dunque a rovinare il suono nel normale funzionamento, ma soltanto nel momento in cui interviene (che io devo conoscere), suggerendomi di usare un amplificatore più potente per i diffusori che posseggo o, in alternativa, abbassare il volume.
MSA 11
Le situazioni di clipping breve, in corrente e in tensione, non sono comunque considerate errori irreversibili e perciò non producono la disattivazione dell'amplificatore. Lo sono invece se presenti per più di tre secondi. Nel caso del clipping temporaneo, tale condizione viene visualizzata per almeno quattro secondi sul display, accendendosi il LED rosso di errore (ERR). È confortante inoltre sapere che la saturazione in corrente è ottenuta mediante "Soft Clipping", non foriero di un contenuto armonico pericoloso per i tweeter. Anzi, in moltissimi casi non è nemmeno avvertibile. Quello in tensione è invece raggiunto quando il segnale d'uscita è pari all'ampiezza della tensione di alimentazione; adoperare la tecnica del Soft Clipping sulla tensione di alimentazione non è conveniente, dato che porterebbe soltanto alla riduzione della gamma utile di potenza. In definitiva, la presenza di una limitazione non è indice di cattivo suono, ma lo è soltanto di una progettazione accurata che mette al corrente l'utente di ogni problema. Sana è quella filosofia, e questa rientra nell'ottica della MicroSound Technology, che tende a informare l'utilizzatore, non a nascondere. L'audiofilo esperto di sicuro apprezzerà la cura messa nel preservare l'incolumità dell'apparecchio, ma lo stesso farà l'inesperto, che in determinati casi vede il LED rosso accendersi e va a vedere sul display cosa c'è scritto, rendendosi conto di ciò che è accaduto.
MSA 11
Se l'MSA 11 ha uno stadio amplificatore che guadagna 29 dB, l'XSP 11 ne ha uno da 20 dB, ritenuto dal progettista più che abbondante per qualsiasi utilizzo, anche in considerazione del fatto che certe elettroniche d'oltreoceano raggiungono i 9, 10 dB ingresso/uscita, questi si davvero pochi. È chiaro che minore è il guadagno, minori sono il rumore e la distorsione che vengono introdotti. Un'altra caratteristica dell'MSA 11 è che implementa MOSFET a canale N nel ramo positivo e transistor bipolari NPN nel negativo, non vengono quindi impiegati componenti a canale P, ma MOSFET della Exicon fatti per un utilizzo lineare, mentre il progettista ha constatato che ultimamente va di moda adoperare quelli per commutazione. Questi ultimi sono studiati per un funzionamento aperto/chiuso e si sfruttano per quella piccola parte di regime lineare che hanno. Costano meno certo, tuttavia non sono pensati per uso audio ma per commutazione, per esempio, negli alimentatori Switch Mode, dove c'è l'onda quadra: tensione sul gate a zero mentre il componente è aperto, tensione sul gate di 10-15 Volt quando questo chiude. Effettivamente, nella zona intermedia di transizione esiste un tratto dove la resistenza del MOSFET è modulabile variando la tensione di gate, ma questo è un effetto collaterale poiché chi ha creato questi dispositivi sperava che questa zona fosse la minore possibile, proprio perché il funzionamento doveva essere aperto/chiuso. Negli amplificatori in Classe D, che funzionano appunto a commutazione, si adopera questo tipo di MOSFET.
MSA 11
Se ne esiste una gamma enorme a commutazione, il mondo di quelli a funzionamento lineare è molto più ridotto, sviluppati per avere un andamento estremamente lineare della tensione gate/source applicata alla resistenza RDSon, con una possibile funzione lineare tra la tensione applicata sul gate e la resistenza equivalente del componente. Qui però mi fermo perché il discorso si fa troppo tecnico per le mie possibilità di comprensione e, credo, anche per quelle di molti lettori. Basti dire che Carlo Colombo adopera i MOSFET lineari nel suo finale di potenza MSA 11, sono dispositivi a canale laterale prodotti dalla Exicon, ditta inglese che ha iniziato a fabbricarli quando la Hitachi ha smesso farlo, creando un buco di mercato. Sono degli ottimi componenti, robusti, fatti ormai da più di vent'anni. In buona sostanza, se stai realizzando un amplificatore di potenza audio, non c'è una motivazione logica, se non di budget, nell'utilizzare MOSFET per commutazione, una determinazione che per il progettista MicroSound va a ridurre il valore della realizzazione stessa. Affidabilità, ottimo suono e qualità sono quindi i principali obiettivi dell'azienda lombarda. Nei punti strategici ci sono i pregiati condensatori a mica argentata Cornell Dubilier. Grande è inoltre la cura messa nell'isolamento dell'XSP 11 dai disturbi EMI ed RFI, data la notevolissima esperienza di Colombo nel settore della radiofrequenza.
MSA 11
I circuiti stampati sono a quattro strati con piani di massa espansi, realizzati in modo diverso dalla classica progettazione audio. Il risultato di tale attenzione è visibile in un grafico dove vediamo il tappeto di rumore letteralmente in cantina, a circa -140 dBV nella FFT. Insomma, è proprio il caso di dirlo: Carlo Colombo ha realizzato un sofisticato strumento elettronico dove sono condensate le conoscenze di una vita, messe poi al servizio di una riproduzione audio di altissima qualità.
DESCRIZIONE E FUNZIONI
La prima impressione che ho ricevuto dalla vista dell'XSP 11 e MSA 11 è quella di una grande robustezza. Le scritte sugli spessi pannelli anteriori in alluminio spazzolato sono incise, non credendo il progettista nelle serigrafie a causa della loro "labilità" nel tempo. Le diciture chiare su nero sono semplicemente in alluminio a vista mentre quelle scure su chiaro sono realizzate con una vernice nera che va a riempire le incisioni. Un tocco di finezza non guasta: il preamplificatore fornitomi ha degli inserti in legno pregiato che il produttore ha messo per creare una soluzione estetica dal sapore "vintage", certamente destinata a impreziosire l'estetica. Iniziamo dal frontale dell'XSP 11, diviso in due parti da un bordino in rilievo in ebano del Camerun (il legno di cui parlavo) che decorre per quasi tutta la sua larghezza. Nella superiore, dopo il display troviamo i due pulsanti "↑" e "Select", corrispondenti agli altri due "↓" e "Mute" nell'inferiore. Seguono a destra, nella sezione superiore, i LED che indicano gli ingressi "PH MM", "PH MC", "AUX 1", "AUX 2" e "AUX 3", mentre nell'inferiore troviamo il sensore a infrarossi per il telecomando "IR" e i LED "MUTE e "ON". In basso troviamo il nome del marchio, che s'illumina all'accensione di un bell'azzurrino. Sul lato B c'è il parco connessioni, con (da destra) l'interruttore basculante di accensione/spegnimento, le due uscite "PRE OUT" e gli ingressi "AUX 1", "AUX 2" e "AUX 3", seguiti da quelli Phono MM ed MC, più il relativo contatto di messa a terra.
Tutte le connessioni di segnale sono sbilanciate RCA. C'è la possibilità di visualizzare sul display i tre ingressi AUX, sia con il loro nome originario che con un altro a scelta tra una lista. Si accede alla funzione di cambio nome, quando ne è selezionato uno, premendo per un tempo prolungato il tasto "Select", attivando così il menu di scelta. Fatto questo, con le due frecce ↑ e ↓ si sceglie il nome desiderato dalla lista e per confermarlo bisogna premere ancora una volta "Select". In dettaglio, con il tasto "Select" è possibile scegliere l'ingresso, passando da uno all'altro a ogni pressione del tasto, contemporaneamente si accende il relativo LED e viene aggiornato il display. Il Mute silenzia del tutto l'uscita. Il tasto ↑ incrementa il volume di 0,75 dB per ogni singola pressione (tenendo schiacciato, dopo qualche secondo si attiva il movimento veloce); le stesse cose fa il pulsante ↓. Il livello di attenuazione viene memorizzato per ciascun ingresso e si presenta alla riaccensione dell'apparecchio. Ma cosa indica il display? Il guadagno corrente in dBV tra l'ingresso selezionato e l'uscita del preamplificatore. Premendo nello stesso momento i due tasti ↑ e ↓ per almeno 10 secondi, al loro rilascio si entra nella modalità di regolazione del bilanciamento. In tal modo si può attenuare fino a 6 dB un canale rispetto all'altro. Una volta raggiunto il livello di bilanciamento desiderato, basta premere "Select" per confermare la scelta. Nota bene: il bilanciamento è ottenuto attenuando un canale rispetto all’altro, quindi i +6 dB sul canale destro sono in realtà ottenuti attenuando di -6 dB il canale sinistro.
Passando all'ingresso Phono, l'MM è caricato con i canonici 47 kOhm, mentre l'MC prevede il settaggio di Dip-Switch presenti sotto il circuito stampato che regolano la resistenza e la capacità di carico visti dalla testina MC. Per quanto riguarda il telecomando, i tasti attivi sono: Volume su, Volume giù, Mute e 1-2-3-4-5 per la selezione del relativo ingresso. Infine, sulla produzione sarà presente anche la variazione automatica della luminosità del display, adattata alla luce ambiente, così come nel finale di potenza. Molto più semplice, ovviamente, la descrizione del finale di potenza MSA 11, il cui frontale segue la stessa estetica e suddivisione in due parti del preamplificatore. Quindi troviamo i quattro pulsanti "↑", "↓", "Select", "Enter" e i LED "ERR", "IR", "POWER ON" E "ON". Anche il display è lo stesso dell'XSP 11, a riempire lo spazio tra pulsanti, LED e il logo illuminato in basso, c'è una serie di piccoli segmenti in rilievo posti verticalmente, di fattura identica al bordino che separa le due sezioni del pannello anteriore. Altrettanto minimale, se non di più, il pannello posteriore, ospitante al centro l'interruttore basculante di accensione/spegnimento, con accanto la vaschetta IEC per il cavo di alimentazione, e quattro robuste connessioni multifunzione Furutech per il cablaggio di potenza. Nessuna tema di rotture quindi, anche nel caso del collegamento di cavi "pitone", tanto cari a certi audiofili. Alle estremità troviamo due belle maniglie per una sicura presa dell'oggetto, importanti visto il suo non indifferente peso.
Un accorgimento che il progettista ha voluto adottare è il montaggio esterno, e non interno, dei dissipatori di calore, posti ai lati del telaio per i due canali, questi assicurano una buona dispersione termica anche nel caso d'impilatura degli apparecchi. Al momento dell'accensione, l'MSA 11 è sempre in Stand-By e il LED "ON" s'illumina per segnalare la presenza di tensione di rete. Semplicemente premendo uno qualsiasi dei tasti del pannello anteriore, oppure il tastino rosso sul telecomando, si attiva l'accensione e sul display vengono visualizzate le fasi d'inizializzazione. Al termine del ciclo d'inizializzazione appare il modello dell'apparecchio. Come già fatto per l'XSP 11, vediamo nei particolari l'utilizzo dei tasti. Premendo una volta il "Select" si entra nella zona di stato dell'apparecchio. Quando il display indica "Status", pigiando più volte il tasto ↓ vengono visualizzati i parametri basilari di funzionamento, che sono temperatura dei dissipatori, tensioni di alimentazione e tempo complessivo di lavoro dell'apparecchio. Se, a partire dalla visualizzazione di default "Amplifier MSA 11 Microsound", viene premuto due volte il tasto "Select", si può vedere il messaggio "For STAND BY Press ENTER", schiacciando ENTER si avvia dunque il ciclo di spegnimento, iniziabile anche schiacciando il tastino rosso sul telecomando. Dichiara la Microsound che, rispetto allo spegnimento tramite interruttore posteriore, è sempre preferibile richiedere l'ingresso in Stand-By dell'amplificatore mediante la procedura sopra riportata. Abbiamo già affrontato con il progettista Carlo Colombo il discorso sulle protezioni, presenti in gran numero e tali da poter definire l'MSA 11 un oggetto realmente scientifico, al pari del preamplificatore XSP 11.
Questi sono i controlli eseguiti in tempo reale:
Temperatura dei dissipatori destro e sinistro.
Assenza di componente continua in uscita all'amplificatore entro +/- 1,5 Volt.
Correttezza delle tensioni di alimentazione.
Clipping in tensione sui due canali separatamente.
Clipping in corrente sui due canali separatamente.
VAI ALLE MISURE...
L'ASCOLTO
IMPIANTO
Giradischi Pro-Ject Debut II SE con fonorivelatore Denon DL 160
Lettore CD Rotel RCD-1070
Diffusori Canton LE 109
Diffusori UBSound Velvet VL48
Diffusori Pylon Opal Monitor
Diffusori Lonpoo LP-42
Diffusori Kef Q750
Cavi di segnale Supra Dual RCA e Kimber Hero
Cavi di potenza Fluxus Litz 900 FB/FF
Cavi di alimentazione Supra LoRad e Fluxus Alimentami
Sin dal primo approccio, il preamplificatore XSP 11 mi ha lasciato il desiderio di sperimentare i più vari ed eventuali abbinamenti. L'ho inizialmente collegato ai miei due correntosi finali di potenza Rotel RB 1070 ed EAM Lab PA2150, arrivando anche ad accoppiamenti "Queer", come si direbbe in gergo sessuale, tra cui quello con il Trends Audio TA 10.2, un T-Amp che ebbi la ventura di recensire nell'ormai lontano 2011. Insomma, ci ho giocato un po' prima di abbinarlo al suo partner MSA 11, non so quanto ideale, ma sicuramente all'altezza delle sue capacità. Il progettista Carlo Colombo potrà esprimersi con maggior autorevolezza su quanto queste due elettroniche siano fatte l'una per l'altra. Quello che invece, da audiofilo di lungo corso, posso dichiarare io è che la voce di questo preamplificatore ha condizionato non poco il risultato finale, in alcuni casi snebbiando l'immagine sonora, liberandola come da un velo che ne rendeva i contorni un po' "blurry". Anche nei frangenti in cui il palcoscenico sonoro appariva già di per sé trasparente, ha comunque apportato alla riproduzione un tocco di calore che prima non si manifestava. È avvenuto in particolare con il TA 10.2, che ha la possibilità di essere configurato come finale di potenza tramite due ponticelli interni. Notoriamente piuttosto secco, ma incredibilmente lucido e ricco di dettagli, ha acquisito con il MicroSound un bel corpo armonico e un calore vivificante, tali non dico da stravolgerne la personalità ma certamente di migliorarlo sotto l'aspetto della musicalità.
Dopo questo iniziale "changè la dame!" la soluzione finale per una prova d'ascolto ragionata non poteva che essere una e una sola, cioè lasciar lavorare in santa pace l'XSP 11 e l'MSA 11. Diversi sono i diffusori che hanno pilotato, compresa una coppia di ottime Kef Q750, anche loro di passaggio nella mia sala d'ascolto. Primo CD passato al vaglio è "Jace Clayton - The Julius Eastman Memory Depot". Un disco crudo, difficile, dove tra le pieghe di un suggestivo minimalismo si apre un mondo variegato e disperante che Clayton ha voluto esplorare, dichiarando "Interpreto la natura aperta e irriverente dell'eredità di Julius Eastman come un invito alla conversazione". Una volta entrati nella sua circolarità è difficile uscirne, si rimane come magnetizzati da una musica polarizzante, che ha il potere di spostarci in un'altra dimensione. Ma qui è più che altro l'audiofilo che deve esprimersi. La registrazione è molto buona, realizzata a Merkin Hall, i due MicroSound esaltano, senza inasprirla, la natura ossessivamente percussiva del pianoforte elaborato, la facondia e il bilanciamento armonico hanno buon gioco nel rivestire della giusta carnosità delle sonorità che sembrano provenire da mondi lontani. Evil Nigger e Gay Guerrilla sono due tra le composizioni più note del musicista americano. Il bellissimo brano "Little Peace in C for U", deliziosamente suonato dai due giganti del jazz Michel Petrucciani e Stéphane Grappelli, fa parte di quella collana di perle che è l'album "Flamingo". L'XSP 11 e l'MSA 11 donano una riproduzione di grande presenza, dei transienti veloci, puliti e swinganti.
Quanto di buono (ed è molto) ha da darci questo stupendo album viene esaltato da una sorta di muscolosità gentile, dalla propensione di questi due oggetti a una generosità che non punta a sbalordire chi ascolta con effetti speciali ma con una fluidità del tutto naturale. Gli interludi batteristici del grande Roy Haynes sono sempre dinamicamente disinvolti, si sviluppano spontanei senza avere alcunché di forzato. Questa facilità di passaggio tra livelli sonori di diversa intensità (chiamasi dinamica), la naturalezza nella velocità, quella finezza di nuance che io ho più spesso riconosciuto nei valvolari di alto rango sono elementi che hanno caratterizzato ogni ascolto. Passo all'amato rock progressivo, vera colonna sonora della mia gioventù, con un gruppo che ho molto amato, i Gentle Giant. Sembra ieri quando mi recai in un negozio della mia città natale per acquistare l'LP "Free Hand", elettrizzato dal suono sprigionatosi dall'impianto quando la testina atterrò sulla prima traccia: "Just the Same". Suoni epici di un gruppo dalla tecnica molto agguerrita, diventato famoso per i suoi barocchismi (noto il termine di Baroque & Roll che un giornalista inglese coniò per definire il loro stile), un tuffo nel passato agevolato dalla prestanza di queste elettroniche, dalla loro capacità di risuscitare un sound dall'imperitura freschezza. Bellissimi gli intrecci vocali nel brano "On Reflection", evocazione dal sapore forse lievemente "kitsch" ma di una piacevolezza ancora oggi immacolata. Emerge progressivamente l'indole di due oggetti, in perfetta armonia tra loro, che comunicano all'ascolto un grande senso di energia e insieme dolcezza, intendendo con essa l'assenza di qualsiasi forma di aggressività.
La corrente dell'MSA 11 è tale da poter far esprimere al meglio la sostanziale totalità dei sistemi pensati per l'HiFi domestica. Dato per 150 Watt per canale su carico di 8 Ohm e 240 Watt su 4 Ohm, ha la potenza giusta per trarsi d'impaccio da qualsiasi situazione critica. Nelle misure non sono riuscito a vedere la sommità delle sinusoidi appiattirsi, per il semplice fatto che l'MSA 11 è protetto dal clipping. La potenza che è in grado di esprimere è sempre pulita, anche se in certe condizioni di funzionamento viene tosata dalle protezioni. Ho ascoltato per intero e in tarda serata il delizioso album "Marimbach" con la bravissima Beverley Johnston alla marimba, una raccolta di brani composti da J.S. Bach e arrangiati per strumento solo. Vista l'ora piuttosto tarda ho dovuto moderare parecchio il volume d'ascolto, ma, nonostante ciò, ho avuto la piacevole sorpresa di non perdere nulla in intelligibilità del suono, da cui un altro pregio di questi MicroSound scoperto per strada: la pienezza del segnale a basso volume, in una prestazione dal carattere tutt'altro che anodino. Nelle Invenzioni a due voci BWV 772-786 ho riscoperto una sorta di verginità armonica che in altri ascolti avevo smarrito, tale era la dolcezza, la purezza del suono e la sua completezza su ogni parametro. Ho riascoltato anche un CD, Night Passage dei Weather Report, con il quale avevo preso l'abitudine d'iniziare ogni prova d'ascolto, mantenuta sino a qualche anno fa e poi smarrita. Si è presentato anch'esso in grande spolvero, sprizzante colore e con un senso del ritmo che mi ha costretto a battere il piede per terra per tutto il tempo.
Ecco che i criteri di solito usati per valutare un oggetto, tipo la tridimensionalità, il famoso nero infrastrumentale, la focalizzazione, l'ariosità o non ariosità e via dicendo, tutti elementi che noi siamo soliti analizzare separatamente, nell'ascolto dell'XSP 11 e MSA 11 vengono fusi indissolubilmente in una raffigurazione coerente, la quale non ammette soluzioni di continuità. Ma se, involontariamente, posso avervi dato sinora l'idea di avere a che fare con elettroniche eteree nella loro garbatezza, di buona educazione, sappiate che esse non mancano affatto di una solida concretezza. Non fosse altro che per una questione di potenza, molto abbondante nel loro caso, riescono a emozionare il più incallito degli appassionati di hard rock, che godrà come un riccio, diffusori permettendo, nell'ascoltare i Motörhead in "Bastards". E qui entrano in campo le mie Canton LE 109, sistemi grintosi e dall'ottima tenuta in potenza con i quali posso divertirmi e, soprattutto, alzare il volume senza troppi patemi d'animo. Mi vengono in mente quelle foto di concerti dove delle enormi casse sono utilizzate per erigere dei veri propri muri, diffusori con woofer dal diametro impressionante che vomitano valanghe di decibel sul pubblico in delirio. Un altro di questo genere può bastare per valutare la grintosità di questo pre e finale, è "Power Up" degli AC/DC, ma le mie orecchie, ormai di una certa età, non reggono più di qualche traccia, giusto il tempo per ascoltare "Realize", "Rejection" e "Shot In The Dark". Passo ad altro genere, il pianistico, con il quale ho molta più confidenza.
Metto nel cassettino del mio CD Player l'ultima registrazione del notissimo Lang Lang, le Variazioni Goldberg BWV 988 di Johann Sebastian Bach. Il pianista cinese, il cui valore non può essere in nessun modo contestato, ha tantissimi estimatori ma anche parecchi detrattori, a causa della sua noncuranza verso l'approfondimento stilistico e momenti d'istrionismo che in taluni casi rasentano il clownesco. Posso solo dirvi che, personalmente, lo adoro senza riserve per la sua eccezionale bravura e per una sorta di primigenio candore con cui ammanta ogni partitura. Con un altro disco bachiano metto a punto le mie valutazioni dei MicroSound nella resa di questo difficile strumento, si tratta di "Bach - Partitas 1, 2, 3" di Piotr Anderszewski, un'ora e otto minuti di suprema musicalità nelle quale immergermi con tutto me stesso. Ma come si comportano l'XSP 11 e l'MSA 11 con sua maestà il pianoforte? Come emerso in altri album di musica acustica, ci sorprendono per via del loro comportamento votato alla massima genuinità timbrica, l'assenza di distorsioni sensibili, foriere di un intonso realismo di riproduzione e questo qualsiasi sia il volume d'ascolto che abbiamo impostato. Sono impressioni che si possono riportare nella resa della musica sinfonica, agevolata da una capacità dinamica sempre all'altezza. In tal senso, la Sinfonia N. 5 di Anton Bruckner rappresenta un severo banco di prova, l'ascolto interpretata dal grande direttore Bernard Haitink, recentemente scomparso, alla testa della Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks.
Un disco dalla gamma dinamica particolarmente ampia, che va dall'impercettibile sussurro a devastanti esplosioni sonore, forse l'opera più complessa del grande sinfonista austriaco tardoromantico. L'ultimo movimento contiene un fugato di estrema complessità, preceduto da due demoniaci interventi del clarinetto. Una grandiosità che le nostre due elettroniche ricreano con le armi di una grande profondità dei piani sonori, per mezzo di un nitore strumentale mai opacizzato né, al contrario, pompato sino a diventare innaturalmente turgido. Non solo la macro, ma anche la microdinamica è da riferimento, vale a dire la restituzione di quel tappeto di particolari fini che, senza clamore, sono indispensabili ad arricchire quella sensazione di realtà cui ogni buon audiofilo anela. La valutazione delle voci non può mancare in ogni recensione che si rispetti, ne prendo allora una maschile e una femminile: Fabrizio De Andrè e Mina. Il fatto di trovarsi di fronte a un'abbinata fondamentalmente bene educata fa si che l'album capolavoro "Anime Salve" risulti particolarmente equilibrato e godibile. La voce del grande Faber non risente di colorazioni, di accenti esageratamente marcati, ma tutto scorre nell'alveo di una grande musicalità. Egregia la definizione e quei chiaroscuri che rendono viva e vitale la riproduzione. Chi ama il grande cantautore genovese a questo punto sa già cosa aspettarsi da queste due elettroniche, comprenderà che l'approfondimento armonico da loro raggiunto non è affatto marginale ma si rivela un varco per penetrare in tanti mondi musicali.
Ascoltando la Sonata per violino e pianoforte K. 296 di W.A. Mozart, interpretata da Henryk Szeryng e Ingrid Haebler, rispunta il desiderio che hanno questi apparecchi di scrollarsi di dosso ogni stantio "cliché" HiFi, innanzitutto la fatica d'ascolto, praticamente azzerata, poi il bisogno, quasi l'urgenza di recuperare una concezione timbrica che sia virtuosa. Sono riflessioni che faccio durante l'ascolto del sublime Andante sostenuto, secondo movimento della sonata. Un rischio, che Carlo Colombo ha deciso coraggiosamente di affrontare, sta proprio nella grande correttezza delle sue realizzazioni. L'audiofilo avvezzo all'aggressività, a certe forme di prevaricazione, tenderà a considerare il suono emesso da quest'accoppiata alla stregua di una carezza morbida e avvolgente. Forse non gli piacerà, non ritenendolo abbastanza irruente per lui. Risponde dall'altro lato l'appassionato maturo, quello che frequenta i concerti dal vivo assurgendoli a suo riferimento, che non ama i contrabbassi gonfiati all'inverosimile o i flauti trasformati in stiletti sonori. Costui apprezzerà lo sforzo sostenuto dal progettista misintese nel proporre degli oggetti da un certo punto di vista "inesistenti", che non aggiungono o tolgono nulla al segnale originario, massimamente rispettosi di esso. Un suono in buona sostanza "normale" nel suo desiderio di verità, ed è proprio questo che è difficile conseguire. E cosa c'è di più importante affinché un'elettronica diventi nostra compagna di vita se non una timbrica sana, priva di sensibili scompensi o tratti che possano portare con il tempo a qualche forma di disagio? Come disco finale ascolto per intero l'incantevole "MinaCantaLucio", una serie ininterrotta di luminescenti gemme poetiche che mi conquistano completamente, ombre e luci modulate con rara maestria dalla voce meravigliosa della grande Mina. Con lei si conclude questa mia lunga sessione d'ascolto.
Alfredo Di Pietro
Gennaio 2022