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Sunday, December 22, 2024 ..:: L. Zhiltsova e V. Terekiev al Masada 17/11/2024 ::..   Login
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 Liudmila Zhiltsova e Victoria Terekiev al Masada 17/11/2024 Minimize

MASADA ASSOCIAZIONE CULTURALE



Un ambiente può dare una confortante sensazione a chi già lo frequenta e invece suscitare una viva curiosità in chi lo visita per la prima volta. Sorseggiare un buon caffè insieme a persone che in quel momento si stanno conoscendo è forse uno dei migliori modi per favorire un gradevole e rilassato avvicinamento. È quanto avvenuto il giorno 17/11/2024 al Masada di Milano, un'associazione culturale a me sino a quel momento ignota. Il caffè era quello, ottimo, offerto dal servizio bar presente nella grande sala del centro culturale, un posto che proietta l'avventore in una dimensione diversa da quella caotica della capitale lombarda, ricco di libri e oggetti vintage, un bell'esempio insomma di modernariato. Le due persone che ho accanto mentre sono seduto al tavolino sono Elena Lasala (pianista) e Alfonso Martone (pianista e compositore), entrambi responsabili della stagione Masada Project. Sono loro che mi raccontano la cronistoria e i propositi di questa realtà, nata una diecina di anni fa sull'esperienza del Centro Culturale Macao, ora definitivamente chiuso. Masada si è inizialmente consolidata come arena dedicata alla diffusione della musica elettronica, dove lavoravano diversi collettivi.



Per volere dei fratelli Christian e Fabio Tore, sin dagli esordi ambiva a essere un'associazione culturale, sono loro la vera anima di questo posto, forti di una visione mirata a creare un punto d'incontro fra tantissime manifestazioni culturali diverse. Su questa forte base di accoglimento della musica elettronica, i fratelli Tore hanno voluto ampliare l'orizzonte organizzando eventi culturali a trecentosessanta gradi. Dal 2016 Masada si è interessata anche alla musica classica, siamo dunque a otto anni di attività, in seguito arricchita da un importante progetto di jazz, in base al quale due volte la settimana si tenevano concerti con valenti musicisti. In una sorta di crescendo, a questo si sono aggiunti un progetto di teatro, letture, cinema e anche musica sperimentale, cose che oggi qualificano Masada come un grande contenitore di cultura, musicale e non. L'idea fondante di Christian e Fabio era quella di volgere lo sguardo a pianificazioni di diversa natura e che il pubblico potesse passare agevolmente da una all'altra. Questo secondo Elena Lasala è uno dei più grandi meriti della loro concezione. Inizialmente agli eventi di Masada Classica venivano solo gli amici, si partì con un recital di Dario Yassa, pianista di doppia formazione, classica e jazz.



Con il tempo il pubblico si è gradatamente allargato, i ragazzi che venivano ad ascoltare musica elettronica, incuriositi dal fatto che ci fosse anche un progetto di classica, hanno cominciato a venire anche a questo. Attualmente il centro può vantare una platea molto eterogenea, dalle mamme che allattano i propri neonati durante il concerto ai novantenni, tantissimi bambini, non mancano i ragazzi che vogliono ritrovarsi e poi magari festeggiare il loro compleanno. Masada non dirige le sue iniziative verso un percorso prefissato, ma è un contenitore dove la maggior parte delle cose avvengono per affinità elettive rispetto alle persone che ci lavorano. Ogni collaboratore è autonomo nel pensare e sviluppare un'idea. In qualità di punto di raccolta, l'esperienza della classica è importante poiché lavora sui contenuti, che sono quelli noti del genere, ponendo attenzione al fatto che i repertori devono confacersi al pubblico, oltre che alle esigenze dell'artista di presentare il proprio repertorio. Masada emerge allora come una sorta di collante, tenendo a ben integrare le due differenti esigenze. Rifugge inoltre da qualsiasi forma di "talebanismo" nel favorire un dialogo tra artista e pubblico che sia il più possibile immediato, libero e non appesantito da lunghi preamboli o introduzioni.



Un luogo che appare speciale, conformato a "recipiente" di musica classica, dove le persone che assistono a un concerto sono in una condizione di parità con l'artista. È assente quella sacralità che mette la gente in soggezione, che alza certe barriere, è invece presente un'immediatezza di rapporto e la cura di un altro considerevole elemento: l'aggregatività, la socializzazione, idea sulla quale Masada ha sempre puntato moltissimo. Si arriva in sala prima del concerto, si fa magari un'ordinazione al bar intrattenendosi a parlare con altre persone, cosa che avviene anche a esibizione terminata, magari rimpolpata con un bel brunch in piacevole compagnia. Il galateo, anche se non lo impone esplicitamente, ovviamente suggerisce che non si facciano ordinazioni nel corso del concerto. In buona sostanza si mira alla creazione di un piccolo mondo dov'è possibile godere di momenti di convivialità, in cui oltre a parlare con gli amici si può avere un diretto contatto con i musicisti. I concerti non hanno una durata molto lunga, massimo un'ora, compresa la presentazione ed eventuali bis. È un tempo che viene considerato congruo per non far sentire i partecipanti in difficoltà. Viene inoltre consigliato agli artisti, se proprio non si mostrano contrari, di raccontare in modo informale il programma che suoneranno.



È preferita una presentazione non accademica, che avvicina il pubblico a quello che ascolterà, anche confortata dall'illustrazione del rapporto tra l'artista e la musica che andrà a eseguire, cosa l'ha portato a interessarsi di quel dato repertorio. Questo è molto importante per chi assiste. In tanti vorrebbero avvicinarsi alla musica classica, ma c'è in generale un timore reverenziale verso essa, Masada aiuta queste persone nel modo appena descritto. Si tratta di un comportamento che funziona perchè, alla fine, i partecipanti ascoltano stando bene, senza annoiarsi. Non c'è tuttavia un compiacimento in questo, i contenuti non sono facilitati, non si fanno le musiche da Disney o quelle da cinema per andare incontro alle esigenze di un certo "parterre". Gli organizzatori credono fortemente nell'ascendente del repertorio classico, senza sentire il bisogno di edulcorarlo o manipolarlo con effetti speciali. Si rendono conto dell'epoca in cui viviamo e del fatto che sia opportuno consegnare l'"hic et nunc" di una bella esperienza. Può succedere nel mondo musicale che il pubblico non abbia un "feedback" positivo, ma non si senta di esprimerlo perché ha maturato un sentimento di soggezione o d'inadeguatezza per ciò che ha davanti.



Il sentimento d'inferiorità è un tema critico dell'ambiente della musica classica e al Masada questo viene escluso, senza presunzione, come nelle desiderata degli organizzatori. Ciò non significa che ognuno fa quello che vuole, però s'instaura un clima tale da portare le persone a sentirsi soddisfatte per la bella giornata passata. Parliamo sicuramente di un meritorio progetto culturale e sociale per la metropoli milanese. Spesso i concerti di musica classica vengono dati al centro, mentre Masada è in periferia e consente l'arrivo di questa musica anche a un uditorio diverso, compreso quello che non è abituato ad andare ai concerti. Tutti questi elementi portano a classificare il Masada anche come luogo di comunicazione rivolto a persone non interessate a uno specifico concerto, ma naturalmente allettate da qualsivoglia occasione.




DALL'ARMENIA E DALLA RUSSIA CON AMORE
IL CONCERTO



PROGRAMMA

Aram Il'ič Chačaturjan (1903 - 1978)
"Poem" per pianoforte (1927)

Alexander Varlamov (1801 - 1848)
"Una bianca vela solitaria"
"Non svegliarla all'alba" per soprano e pianoforte

Autore Russo Anonimo
"Brilla, brilla, stella mia" per soprano e pianoforte

Aram Il'ič Chačaturjan
"Il mio giardino preferito"
"Romanza di Nina" da Masquerade Suite (versione dell’autore per soprano e pianoforte)

Aram Il'ič Chačaturjan
Notturno e Mazurka da Masquerade
Suite (versione dell’autore per pianoforte) (1941 - 1944)
Due pezzi: Valzer-Capriccio e Danza per pianoforte (1926)

Sergej Vasil'evič Rachmaninov (1873-1943)
"Non cantarmi mia bellezza" dalle Romanze Op.4 (1890 - 1893)
"Quanta bellezza…" dalle Romanze Op. 21 per soprano e pianoforte (1900 - 1902)
"Lilacs" Op. 21 N. 5 (1900 - 1902)



TESTI DELLE ROMANZE

Alexander Varlamov (1801 - 1848)
"Una bianca vela solitaria"
Per soprano e pianoforte


La vela solitaria diventa bianca
Nella nebbia del mare blu!
Cosa cerca in una terra lontana?
Cosa ha lasciato nella sua terra natale?

Le onde giocano, il vento fischia,
E l'albero si piega e scricchiola
Ahimè! Non sta cercando la felicità
E non è a corto della felicità!

Sotto di lui c'è un flusso di azzurro più chiaro,
Sopra di lui c'è un raggio di sole dorato
E lui, il ribelle, chiede tempesta,
Come se ci fosse pace nelle tempeste!


Alexander Varlamov (1801 - 1848)
"Non svegliarla all'alba"
Per soprano e pianoforte


All'alba, non svegliarla,
All'alba dorme così dolcemente;
Il mattino respira sul suo petto,
Brilla brillantemente sulle fossette delle guance.

E il suo cuscino è caldo,
E un sogno caldo e faticoso,
E, diventando neri, corrono sulle sue spalle
Trecce con nastro su entrambi i lati.

E ieri sera alla finestra
Rimase seduta per molto tempo
Guardando attraverso le nuvole,
Il gioco che faceva la luna.

E più luminosa diventava la luna,
E quanto più forte fischiava l'usignolo,
Diventò sempre più pallida,
Il suo cuore batteva sempre più dolorosamente.

Ecco perché sul giovane petto,
È così che il mattino brucia sulle guance.
Non svegliarla, non svegliarla...
All'alba dorme così dolcemente!


Autore russo anonimo
"Brilla, brilla, stella mia"
Per soprano e pianoforte


Splendi, brucia, stella mia.
La stella dell'amore!
Sei il mio unico tesoro, non
ce ne sarà mai un altro.
Tu sei il mio unico tesoro,
non ce ne sarà mai un'altra,

La magica stella dell'amore,
la stella dei giorni migliori.
Rimarrai per sempre
immutata nella mia anima tormentata!

I tuoi raggi sono illuminati
da un potere oscuro.
Tutta la ma vita è illuminata.
Dovrei morire, sei sopra la
tomba, risplendi, mia stella!
Dovrei morire, sei sopra la
tomba, risplendi, stella mia!


Aram Il'ič Chačaturjan
"Il mio giardino preferito"


Nella neve bianca e rosa, il
mio giardino, il mio amato
giardino, amo e curo il mio giardino,
il mio amato giardino.
I meli tirano come mani,
i rami freschi verso di me.
Sono tutti miei amici, mi sono tutti familiari.

Insieme a loro sono cresciuto sotto il sole cocente,
insieme a loro è sbocciata
la mia tenera giovinezza.
Ogni anno il mio giardino, il mio amato giardino,
fiorisce sempre di più,
come il mio paese,
il mio giardino, il mio amato giardino!

Sei sempre stato mio amico
il mio giardino preferito.
Sai chi è caro al mio cuore,
il mio giardino, il mio amato giardino.
L'amore trova tutte le
persone, non importa come ti nascondi,
una dolce immagine entra
ancora nel tuo cuore,
e come un giardino fiorisce.

Se il cuore si è innamorato,
non può essere proibito.
Se vuoi dire a tutti della tua
dolce metà, non lo dirai a nessuno!
Sai di chi sto cantando, il
mio giardino, il mio amato giardino,
Abbi cura del mio amore, Il
mio giardino, il mio amato giardino!


Sergej Vasil'evič Rachmaninov (1873-1943)
"Non cantarmi mia bellezza" dalle Romanze Op.4 (1890-93)


Non cantarmi mia bellezza
le tue tristi canzoni georgiane;
mi riportano alla memoria
un'altra vita in terre lontane.

E la crudele melodia
rinnova, allora, il doloroso ricordo
della steppa, della notte, della luna
e del viso di una amata lontana.

Questa apparizione dolce e fatale
la dimentico se mi resti davanti,
ma torna a invadere la mia mente
non appena intoni i tuoi canti.

Non cantarmi mia bellezza
le tue tristi canzoni georgiane;
mi riportano alla memoria
un'altra vita in terre lontane.


Sergej Vasil'evič Rachmaninov (1873 - 1943)
"Quanta bellezza…" dalle Romanze Op. 21 per soprano e pianoforte (1900 - 1902)


Quanta bellezza...
Osserva, distanti,
il fiume, i suoi riflessi fiammanti,
i prati, tappeti di colore,
le candide nubi.
Qui attorno, nessuno...
Silenzio...
Io solo con Dio,
I fiori, l'antico pino
e tu, sogno mio!


Sergej Vasil'evič Rachmaninov (1873 - 1943)
"Lilacs" Op. 21 N. 5


Al mattino, all'alba,
Sull'erba rugiadosa,
Andrò a respirare fresco la mattina;
E nell'ombra profumata,
Dove i lillà sono affollati,
andrò a cercare la mia felicità...

C'è una sola felicità nella vita
Sono destinato a trovarlo
E quella felicità vive nei lillà;
Sui rami verdi
Su pennelli profumati
La mia povera felicità sta sbocciando...

Elena Lasala



L'evento consumatosi nella mattinata del 17 novembre U.S. non è stato casuale ma mosso da una potente motivazione. Victoria Terekiev aveva contattato Liudmila Zhiltsova (le due artiste si conoscevano già da tempo) per farle vedere uno spartito che apparteneva a suo padre. Molto tempo fa lui aveva rivelato a sua figlia che un giorno gli sarebbe piaciuto sentirlo suonare. Era uno spartito di musica vocale da camera russa, delle romanze risalenti alla seconda metà dell'800. Loro si sono quindi incontrate facendo una lettura a prima vista di questa partitura. Il soprano è rimasta colpita dal fatto che alcune di queste romanze le aveva sentite cantare da sua madre, di professione ingegnere ma dotata di una bella voce. Lei nel tempo libero si dedicava al canto. Victoria e Liudmila sono rimaste dunque affascinate da questa circostanza, intravvedendo un elemento musicale che univa le loro due famiglie. Una musica antica che è stata ingiustamente dimenticata, aggiunge Liudmila, poiché nessuno oggi si cimenta con questo repertorio. Hanno scelto alla fine tre romanze da eseguire insieme, tratte da quello spartito. A beneficio dei presenti si è dunque creato un potente "mix" tra l'arte intensa, spontanea e istintiva delle due musiciste e l'indubbia bellezza dei brani eseguiti.

Victoria Terekiev



L'intero concerto si è risolto in un richiamo alle nostre più autentiche emozioni, quelle che proviamo tutti noi nel corso della nostra esistenza, con in evidenza quella accorata per la nostalgia del luogo natio, che le contingenze della vita ci hanno portato ad abbandonare. In questo mi sento particolarmente vicino a entrambe. Victoria Terekiev e Liudmila Zhiltsova sono due donne dal grande cuore, ancor prima che ispirate artiste. Hanno il dono della curiosità, non si accontentano di quanto conseguito ma sono sempre alla ricerca di cose nuove, costantemente impegnate alla proposta di repertori importanti ma poco battuti. C'è un grande merito in questo approccio perché esiste tanta musica nascosta che merita di essere portata alla luce e ascoltata. Noto è invece il nome di Aram Il'ič Chačaturjan, un compositore di etnia armena nato agli inizi del '900, trasferitosi in tenera età dalla sua città Tbilisi a Mosca, dove studiò al Conservatorio diventando molto amico di Dmítrij Šostakóvič e Sergej Prokof'ev. Chačaturjan, a differenza degli altri due compositori citati, i quali vissero in maniera estremamente drammatica il comunismo sovietico, con una componente di forte ironia in Šostakóvič, riuscì a essere amico dei governatori.



Proprio per il suo carattere molto costruttivo sviluppò un tipo di musica che esprimeva la poetica del realismo socialista, senza addentrarsi in complesse visioni culturali e filosofiche. Il suo stile aderì alla cosiddetta musica positiva, perchè il regime dei tempi imponeva un'arte che non suscitasse angoscia o fosse problematica nei suoi confronti. Il primo brano suonato da Victoria Terekiev s'inserisce in questa temperie storica, è Poem, composto nel 1927, un brano che ricorda molto lo stile di scrittura di Aleksandr Skrjabin. Ha carattere molto vago, contiene degli accenni al romanticismo e manifesta un uso intensivo della dissonanza. L'esecuzione di Victoria Terekiev è fremente, impulsiva nei soprassalti ritmico/dinamici, che non vengono mai ammorbiditi ma risaltano in tutta la loro vivezza. Nel suo pianismo trova terreno fertile un compositore come Chačaturjan, di cui lei ha curato l'integrale della musica per pianoforte. Due CD eccezionali, testimoni di un'entusiasmante aderenza stilistica ed espressiva al compositore armeno. Victoria affronta con acuto senso coloristico Masquerade Suite, opera attinente alla musica incidentale, non scritta cioè per una situazione classica ma per uno spettacolo di teatro di parola.



Questa contribuisce, come la scenografia, i costumi e l'illuminazione, a rafforzare l'espressione drammaturgica dal punto di vista emotivo, unita con gli altri elementi in un'opera lirica o operetta. Masquerade fu scritta nel 1944 e comprende cinque movimenti: Valzer, Notturno, Mazurca, Romanza e Galop. Una composizione che ritroveremo nella "Romanza di Nina" in una versione dell'autore per soprano e pianoforte. La parte solistica della pianista italo-bulgara viene chiusa dai "Two Pieces" di Chačaturjan: il Waltz-Caprice e Dance. Come terzo pezzo il compositore aveva messo la famosa Toccata, che poi invece decise di scorporare in quanto da lui considerata un pezzo per bambini (in realtà un pezzo non facile, inadatto a pianisti in erba). Tolse quindi la Toccata e lasciò gli altri due brani. I Two Pieces Fanno parte del suo primo periodo di studio al Conservatorio di Mosca, sono composizioni dal carattere sperimentale e contengono molte none, note stridenti. Comprimario del matinée musicale è il grande compositore russo Sergej Rachmaninov, un artista che dovette andar via dalla Russia, lasciando quasi tutto, per trasferirsi prima in Europa e poi in America. Gli ultimi due lieder che ascoltiamo sono suoi, scritti proprio in America, a New York. Il primo, notissimo, è dominato dalla nostalgia per l'amata Russia, nella quale è convinto di non tornare mai più.

Liudmila Zhiltsova



In realtà nella struggente romanza il Paese cui Rachmaninov si riferisce non è la Russia ma la Georgia, conformemente all'ispirazione melodica che contiene. È un brano molto sentito da Liudmila Zhiltsova, anche lei attraversata da una situazione simile a quella che era stata del compositore russo. La sua è una vocalità intensa, emotivamente partecipata, sempre tesa a stabilire un legame tra poesia e musica che sia il più fecondo possibile. Una perla la sua interpretazione della romanza "Ne poj, krasavica, pri mne". Laddove un'artista mostri una tale intima compenetrazione, un'identificazione così stringente nel testo e nella musica, anche chi ascolta viene trasportato in un sentimento che non ammette incertezze, chiaro e limpido come acqua di roccia. Quando la musica entra senza timori reverenziali nella nostra vita di ogni giorno, insinuandosi nel nostro profondo con quelle autentiche gemme regalateci da Victoria e Liudmila, si sostanzia in noi un grande appagamento spirituale. Un cerchio poetico che si apre e si chiude negli spiragli di quotidianità. Dopo esserci commossi di fronte a tanta bellezza, finemente offertaci da queste grandi artiste, si può proseguire il Matinée a tavola, con il piacere conviviale di un ottimo brunch, tra discorsi e sorrisi, quasi a sciogliere la tensione emotiva della musica.



Sono rimasto sorpreso dall'amabile accoglienza ricevuta al Masada, Associazione Culturale milanese che mi hanno ben raccontato Alfonso Martone ed Elena Lasala, un luogo d'incontro e socializzazione dove davvero ci si può sentire liberi di allacciare nuove conoscenze e amicizie. La dimostrazione lampante che le desiderata degli organizzatori sono state esaudite, inventando uno spazio libero dimostratosi luogo di espressione e interazione dove convivono leggerezza e profondità. Mentre mi allontano dalla sede di Masada c'è ancora in me un brulichio di emozioni che faticano a spegnersi. Difficile non sentire gli occhi inumiditi dalle lacrime in Ne poj, krasavica, pri mne, che dice: "Oh, non cantarmi, mia bella, i tuoi tristi canti georgiani. Che essi mi ricordano un'altra vita in terre lontane. Il tuo canto struggente richiama la memoria della steppa, della notte, della luna. Del volto di un'umile fanciulla. Se guardo te, posso dimenticare quella bella, fatale immagine. Ma quando canti, essa torna a tormentarmi." Un grande ringraziamento va dunque alle nostre due artiste, che hanno saputo riunire tutto il pubblico in un caldo abbraccio in questa bellissima e assolata domenica milanese di novembre.




Alfredo Di Pietro

Dicembre 2024


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