Alfredo Di Pietro: Maestro, quando e come si sono manifestate in lei le due anime di artista e tecnologo musicale? Quale di loro ha la prevalenza?
Beppe Bornaghi: Subito da piccolo, quando studiavo composizione. Mi appassionai alla parte tecnologica, e quindi all'informatica musicale, anche perché ebbi la possibilità di studiare Finale già in conservatorio a Bergamo e di seguire qualche progetto che questa scuola aveva fatto su delle trascrizioni da Alfredo Piatti, musicista e violoncellista ottocentesco. Ho sempre seguito quest'attività come hobby, come mia passione, cercando di studiare sempre di più sia nel campo della notazione che in quello dell'audio MIDI. Alla fine è successo che, nonostante i vari studi in entrambi gli ambiti, la tecnologia è ora diventata una fetta predominante del mio lavoro, quella che mi occupa maggiormente. Il salto in questa professione l'ho compiuto quando ho iniziato nel 2014 a collaborare con Midi Music come responsabile nazionale dell'assistenza tecnico/musicale e del software Finale. Cosa che mi ha occupato buona fetta della giornata, di conseguenza anche la mia docenza si è sviluppata molto di più nella parte tecnologica.
ADP: Il 28 ottobre 2020 è stato lanciato a sua firma "Finale Guida Operativa", un testo edito dalla Curci Audio Pro fondamentale per la comprensione e l'utilizzo di quello che è probabilmente il miglior software di scrittura musicale sul mercato, certamente il più diffuso e utilizzato in Italia. Perché ha sentito l'esigenza d'impegnarsi in un tomo così completo e ragionato, quando ogni software ha al suo interno un manuale utente?
BB: Ho sentito quest'esigenza proprio per l'esperienza di docenza che ho nella videoscrittura. Mi sono reso conto che Finale, in particolare, è un software estremamente articolato e complesso, oltre che completo, e il manuale presente all'interno è da un certo punto di vista molto dispersivo. Tanti utenti, tra cui molti ragazzi, alla fine entrano nelle istruzioni con l'intenzione o di cominciare a leggerlo tutto, ma ha poco senso perché sono migliaia e migliaia di pagine, o altrimenti non sanno bene cosa cercare. Allora ho pensato d'impostare un manuale in modo molto più pratico, come se fosse un prontuario, e sono felice di vedere che su questo ho indovinato, dove ogni pagina sviluppa un solo argomento e, attraverso l'indice visivo iniziale, rende facilissimo risalire all'elemento che serve, proprio per cercare di far perdere il meno tempo possibile alle persone che lavorano nella notazione musicale. Il mio concetto di apprendimento dell'informatica musicale voleva essere appunto questo: un musicista deve fare come prima cosa il musicista, quindi un software dev'essere al suo servizio e non lui al servizio del software. Affinché ciò accada, devono esserci dei manuali molto veloci da consultare.
ADP: Lei è docente di tecnologie musicali presso diverse istituzioni (Conservatorio "G. Donizetti" di Bergamo, CPM Music Institute di Milano, IITM di Roma e Musiclab Studio di Torino). Su queste ha pure tenuto corsi e masterclass per allievi e docenti nelle più importanti scuole musicali di tutto il territorio nazionale. In base alla sua grande esperienza, quali sono le maggiori difficoltà che incontra l'utente nell'utilizzo del software Finale?
BB: Mi riallaccio un po' a quello che dicevo prima, cioè che grandi difficoltà provengono dal trovare il giusto approccio e logica al software, il quale come tutti ha un suo criterio di costruzione e inserimento delle varie informazioni. Trovare un avvicinamento ideale, che consenta di risparmiare tempo nel capire dove si trovano le cose e come si ottengano, è la chiave di lettura del mio lavoro. Nei corsi che faccio tutti ne hanno bisogno. Poi, il resto arriva quasi di conseguenza.
ADP: Senza entrare nella trattazione delle svariate funzioni del software, ho trovato molto interessante il duplice taglio dato alla sua Guida: stratigrafico e come prontuario, nonché la partitura "nonsense" iniziale, che contiene i più comuni elementi della scrittura. Come se non bastasse, a integrazione vengono forniti all'acquirente dei contenuti online come i video "no speaking". Con questo "Finale Guida Operativa" ha davvero puntato alla massima esaustività?
BB: Si, credo di aver puntato alla massima esaustività, per lo meno ci ho provato; sicuramente saranno poi gli utenti a dirlo. L'obiettivo era in realtà questo, insieme alla massima chiarezza e, come dicevo prima, al minor tempo possibile di apprendimento. L'indice visivo iniziale vuole andare proprio in quella direzione, dicendoti: "Sono un musicista, magari non ricordo neanche che questa si chiama accollatura piuttosto che travatura, cioè una terminologia che in un manuale di Finale non so nemmeno come cercare. Bene, l'indice visivo mi segnala il simbolo e il segno che voglio mettere e, anche se tecnicamente non ricordo come s'inseriscono, grazie a questo sistema riesco facilmente a risalire alla pagina che ne parla". I video "no speaking", volutamente senza parlato, sono molto corti, della durata indicativa di non oltre due minuti, proprio perché desideravo discostarmi da tutto il mondo dei video-tutorial che ci sono in giro, anche su Finale e assolutamente ben fatti, ma che portano l'utente ad ascoltare una moltitudine di chiacchiere, con gente che parla raccontando funzioni di Finale che potevano essere descritte in un solo minuto di procedura, mentre loro le spalmano su cinque, dieci minuti. Ho cercato allora di asciugare il più possibile l'informazione, immaginandomi il professionista o l'amatore che di fronte al computer sta scrivendo la sua partitura, ma non sa come scrivere quel particolare segno e nel giro di uno o due minuti deve capirlo, senza essere costretto a dedicare mezz'ora solo per comprendere come deve mettere un tremolo.
ADP: Sono persuaso, ma questa più che una domanda è una mia considerazione, che la grande chiarezza espositiva e la schematicità dimostrate nella stesura della Guida siano frutto del suo impegno come docente e tenitore di master class, in cui ha dovuto confrontarsi con le desiderata dei discenti.
BB: Si, è assolutamente corretto quanto dice. Tutto parte proprio dal chiedersi come insegnare al meglio la videoscrittura musicale a persone che iniziano da zero, dandogli l'informazione più completa possibile e nel minor tempo possibile.
ADP: Nel quindicesimo capitolo: Midi, Audio, Video si va molto sul tecnico. Cosa può dirci sulle potenzialità di Finale usato nell'ambito dei DAW (Digital Audio Workstation)?
BB: Che Finale da questo punto di vista è ancora molto poco conosciuto, ma che ha delle potenzialità di gestione di librerie di terze parti, di articolazioni, quasi ancora più grandi di una stessa DAW. La ragione sta nel fatto che con questo software, senza entrare in particolari estremamente tecnici, è possibile attribuire le articolazioni di staccato e legato non alla nota, come fanno le DAW, ma al simbolo. Quindi posso dire a Finale di andare a prendere questo tipo di suono ogni volta che replico il simbolo dello staccato; si tratta di un vantaggio enorme in quanto gira il problema dal lato opposto: non devo più ordinare alla DAW l'articolazione nota per nota, staccata o legata che sia, ma semplicemente indicare a Finale cosa deve fare in caso di staccato o legato, agevolando di molto la scrittura e consentendo di fare una pre-produzione già all'interno del programma. Per esempio di estrarre i file audio separati delle singole tracce per poter poi iniziare a lavorarle nello specifico delle vere e proprie DAW. Così si riesce a ottenere una grande partitura, specialmente se utilizzo librerie di terze parti poiché il software è in grado di leggere senza problemi tutte le aziende di librerie.
ADP: Mi consenta d'interrogarla su un particolare incontrato nel corso della lettura. M'intriga molto la possibilità di adoperare in Finale la collezione di suoni Garritan Virtual Instrument Libraries, un mezzo moderno che supera di slancio i vecchi file MIDI per entrare in una dimensione molto più evoluta. Può essere davvero questa l'ultima frontiera della sintesi sonora?
BB: L'ultima frontiera no, non credo. Tutta l'informatica musicale è spaventosamente in divenire e ogni settimana, non ogni mese, escono novità, aggiornamenti su librerie e nuove proposte, si tratta perciò di un mondo mostruosamente in evoluzione. Diciamo che la scelta di adottare le creazioni dell'azienda Garritan viaggia bene su due fronti, il primo è quello di svecchiare il concetto del suonino MIDI, il quale, pur pratico che sia, è qualitativamente discutibile, il secondo consiste nel fornire una libreria, per'altro ricevuta gratuitamente dagli utenti che acquistano il software Finale, che sta in poco spazio. Un'intera libreria d'orchestra di buona qualità che occupa due o tre gigabyte permette anche di avere una gestione molto snella dei file, con le risorse del computer che non vengono messe eccessivamente alla prova. Le Garritan sono un ottimo compromesso e anche le librerie che si possono aggiungere a pagamento hanno un rapporto qualità prezzo molto favorevole.
ADP: Ha voglia di parlare del Beppe Bornaghi compositore? In quali generi ama calarsi: Ambient, New age o Minimalismo, anche se ascoltando i suoi vari album emerge la volontà del raggiungimento di un più ampio orizzonte?
BB: Io sono cresciuto con la cantabilità, la melodia. Quando ho iniziato a scrivere musica l'ho fatto avvicinandomi a questi concetti, riferiti in particolare al pianoforte, che è il mio strumento. Ho creato un "mix" di melodie e armonie che possano da un certo punto di vista regalare, spero, delle emozioni. Ogni momento vuole essere un'emozione, una riflessione. Onestamente, non saprei dirle se la mia musica è Ambient, Classica, Classico/Contemporanea o Classico/Moderna, insomma non mi saprei classificare. Le direi che è quella che sento, basata su una parte di consapevolezza e una d'istinto, le quali mi spingono a scrivere pezzi apprezzabili o meno a seconda dei gusti, come sempre succede, ma sicuramente incentrati sulla voglia di emozionare. L'ultimo disco che ho registrato non a caso l'ho chiamato "Esencia" e vuole essere un viaggio nelle emozioni.
ADP: Sono tre gli album con questo titolo: I, II e III, giusto?
BB: Si, contengono un totale di cinquanta brani. I relativi concerti tenuti prima del Lockdown sono stati abbinati a una videoproiezione sullo sfondo, con parti grafiche curate da Claudia Duconger, e avevano proprio l'idea di unire l'arte dell'immagine alle riflessioni, nelle frasi su cui riflettere, insieme alla musica.
ADP: Mi ha colpito in modo speciale il suo brano "Do Not Forget! In Memory Of Falcone And Borsellino", dall'album Theatre Music, dove lei fonde mirabilmente recitazione vocale e musica. Crede nell'amalgama delle arti come elemento rafforzativo delle emozioni?
BB: Credo fortemente in quest'amalgama. Quel brano è stato realizzato sul monologo di un bravissimo attore bresciano, Luciano Bertoli, in cui si cercava di comunicare anche attraverso la musica quello che le parole già sottolineavano, e viceversa. C'è stata un'unione di immagine, scenografie di palco, testo e musica. Sono fermamente convinto che le arti si possano fondere insieme e dare tanti aspetti diversi dello stesso messaggio.
ADP: Può anticiparci qualcosa dei suoi futuri progetti?
BB: Si. I miei futuri progetti sono molto concentrati sull'informatica musicale. Con l'editore Curci ho iniziato una bellissima collaborazione che porterà alla produzione di altre uscite, dei libri che stiamo già preparando e verranno pubblicati nei prossimi mesi. Dal punto di vista musicale, sto componendo dei brani per un nuovo disco, probabilmente in collaborazione con un artista, e sto preparando un duo con l'handpan, particolare strumento a percussione che si suona con le mani, dal suono un po' celestiale. Poi, didattica tutto il giorno.
Alfredo Di Pietro
Novembre 2020