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 09/11/2019 - Evento UBSound a Milano Minimizar


 

 

INTRO E STORIA

È sempre un grande piacere per me quando posso fare una passeggiata nella grande Milano, soprattutto se ho un appuntamento musicale o audio (i due aspetti dovrebbero coincidere ma per audiofili e musicofili spesso non è così). Il giorno 9 U.S., giusto per scaldare i motori dopo una pausa di relativa inattività, colgo l'occasione per proiettarmi nell'evento organizzato dalla UBSound, realtà a me ignota poiché non seguo con particolare interesse il settore del "Portable Audio". Bella la location individuata, l'Hotel Gamma in Via Carlo Valvassori Peroni, civico 85. Entro nel lussuoso ingresso, il receptionist mi dice di scendere alcuni scalini per raggiungere un locale interrato, dove vengo accolto dai gentilissimi Marzio Gasparro e Clara Profeta, rispettivamente Chief Executive Officer e Sales & Marketing Director della UBSound. A questo punto è lecito porsi la domanda su chi sia questo marchio milanese. UBSound è nata nel 2011 a Milano, partita con lo sviluppo di tecnologia, ricerca e progettazione di auricolari e cuffie, operante quindi nel settore dell'audio portatile. Ma, se il cervello pensante ha sede nella capitale lombarda, per la produzione di tali prodotti ci si affida invece all'oriente. Durante questi anni ha realizzato un sogno, quello di dedicarsi ai diffusori acustici, vero motivo per cui si è formata la società. L'azienda ha avuto le idee chiare sin dall'esordio: produrre delle elettroacustiche passive, fatte a mano e concepite in Italia.



"È stata una lunghissima strada da percorrere", mi dice Marzio Gasparro, "per fortuna il Portable Audio ha un mercato enorme e ci ha permesso di finanziare il progetto principale che, in realtà, era quello sui diffusori acustici". La tecnologia audio implementata, attualmente sotto brevetto e nient'affatto banale, visto che utilizza delle soluzioni originali, è denominata HDNSS. L'attuale catalogo, oltre a due modelli di diffusore, comprende la cuffia "Dreamer"e tre tipi di auricolare: il "Magister", "Fighter Pro HD" e "Smarter PRO HD". Sul sito ufficiale, sotto la voce "Work in progress" si annuncia che il brand milanese sta lavorando nella progettazione di numerosi prototipi di diffusori acustici passivi High-End, con l'annuncio che un'ulteriore nuova serie di casse fatte a mano in Italia verrà presto immessa sul mercato. Le aspettiamo con ansia...


VELVET VL 42 E 48
I DIFFUSORI DISEGNATI DAL SUONO



VELVET VL 42

Potenza massima: 100 Watt
Potenza consigliata: da 15 Watt a 80 Watt
Bass Reflex: frontale asimmetrico curvo a 45°
Impedenza: 8 Ω
Sensibilità: 88 dB (2,83V/1m)
Risposta in Frequenza: 34 Hz - 22.360 Hz
Massima distorsione armonica: < 1%
Dimensioni (L x H x P): 26 x 39 x 30 cm.
Diametro trasduttore ibrido coassiale a 2 Vie: 21 cm
Posizionamento: scaffale o piantana.
Peso: 8 kg.
Connettori per: cavi sguainati, a Banana o a Forcella
Rodaggio minimo consigliato: 100 ore d'utilizzo
Firma Acustica Naturale e ad Alta Definizione


VELVET VL 48

Potenza massima: 100 Watt
Potenza consigliata: da 15 Watt a 80 Watt
Bass Reflex: frontale asimmetrico curvo a 45°
Impedenza: 8 Ω
Sensibilità: 88 dB (2,83V/1m)
Risposta in Frequenza: 33 Hz - 22.345 Hz
Massima distorsione armonica: < 1%
Dimensioni (L x H x P): 26 x 92 x 30 cm
Diametro trasduttore ibrido coassiale a 2 Vie: 21 cm
Posizionamento: pavimento (floorstanding).
Peso: 15 kg cadauna
Connettori per: cavi sguainati, a Banana o a Forcella
Rodaggio minimo consigliato: 100 ore d'utilizzo
Firma Acustica Naturale e ad Alta Definizione



I due modelli in produzione, gli artigianali Velvet VL 48 (torre da pavimento) e Velvet VL 42 (da piedistallo), hanno visto la luce all'inizio di quest'anno e sono stati subito lanciati sul mercato. Velvet in inglese significa "velluto", un nome non dato a caso come ho potuto apprezzare nel corso dell'ascolto. Come si evince scorrendo le specifiche, le prestazioni dichiarate dei due modelli sono praticamente identiche, variando ovviamente il peso e l'estensione della risposta sulle basse frequenze. In verità, il "gap" dichiarato tra le due sull'estensione in basso è davvero irrisorio: solo 2 Hz di profondità in più a favore del floorstanding e questo per naturali ragioni fisiche. "La cosa importante", afferma Marzio Gasparro, "è che siamo sotto progettazione, per quanto riguarda la tecnologia, del sistema HDNSS, acronimo di High Definition Natural Sound Signature, una firma che assicura l'emissione di un segnale acustico naturale ad alta definizione. È frutto di studi basati sulla collaborazione con alcuni ingegneri e si rifà in parte alle teorie di Manfred Schroeder (N.d.R.: fisico tedesco, noto per i suoi contributi all'acustica e alla grafica computerizzata) per quanto concerne le risonanze interne e la relativa insonorizzazione. I nostri due modelli sono stati sviluppati più curando l'aspetto dinamico/acustico che l'elettroacustico, lavorando precipuamente sulla fisica con il controllo di tali risonanze, che io ritengo fondamentale. Spesso si mette dentro il diffusore un po' di poliuretano espanso oppure ovatta sintetica. Parliamo anche di casse da 10.000 euro, che abbiamo smontato verificandone il contenuto. Il problema delle risonanze viene poi affrontato lavorando da matti sul crossover".



Purtroppo, non è dato entrare nei particolari di questa tecnologia di nuovo conio, la sua "ricetta" è pressoché segreta e si fonda su diversi criteri e relativi algoritmi, parte dei quali sono strettamente riservati e non divulgabili. I due modelli Velvet sono "Crossover Less", privi quindi di filtro divisorio perché, dice Marzio Gasparro: "Mettersi a studiare insieme agli ingegneri crossover da mille e una notte, lo fanno già in tanti. Noi volevamo raggiungere un sentore, per richiamare un termine che si usa per il vino, di analogico". La mente va a un illustre marchio, l'inglese Kef, che aveva adottato per primo questa soluzione su un Full-Range, mentre nel nostro caso è stato utilizzato un due vie, considerata la limitazione agli estremi che un altoparlante larga-banda presenta. Per quanto riguarda il trasduttore, si è optato su un coassiale ibrido a due vie da 21 cm che va dai 33 ai 22.360 Hz, provato in camera anecoica. Nel corso del lavoro di progettazione, diverse prove d'ascolto sono state condotte in ambienti "freddi" come cucine o camere d'appartamento con tavoli di cristallo, perciò molto riflettenti, in cui hanno dimostrato di cavarsela bene. L'azienda milanese consiglia l'inserimento in ambienti un po' "caldi", dove ci sono tappeti e tendaggi. In entrambi i modelli il tweeter, non filtrato anch'esso, lavora a partire da 11 kHz (in realtà scende anche più in basso); è dotato di un minicompressore da 6 Ohm, mi dice Gasparro, che porta questo componente a raggiungere un picco di 28 kHz. "Un driver difficilissimo da sviluppare perché volevamo tantissima naturalezza.



Avevamo i medi ma, di colpo, ci siamo accorti che mancava il basso. Tutto è stato rimesso allora in discussione, rifatto il ragno, la struttura del trasduttore, per poter raggiungere una gamma bassa che avesse anche un buon grado di morbidità (con il precedente il suono risultava troppo colorato nella zona dai 1800 ai 4500 Hz). Tuttavia, alla misura della risposta in camera anecoica sono state trovate delle consistenti perdite di livello su 800 e 600 Hz e il basso era secco sotto i 200 Hz. Abbiamo per'altro voluto dare un filino di rilievo in più alla gamma media, cosa che tuttavia può rivelarsi un po' pericolosa su strumenti come il pianoforte." Ogni esemplare di Velvet è numerato e datato a mano, così come interamente a mano è fatto il diffusore. Nemmeno ordinario è il condotto Bass-Reflex, angolato di 45° verso l'alto e asimmetrico, vale a dire con un diametro variabile nel suo decorso, così inizia da 42 mm e si stringe sino a 38 mm verso l'alto. Gasparro m'invita a mettere un dito nella porta reflex, dove dopo pochi centimetri posso toccare il punto in cui il condotto s'inginocchia. Il suo sviluppo non è a "corno", cioè a variazione progressiva, ma presenta uno scalino (dopo la curvatura a 45°) nel passaggio tra i due diversi diametri. Il tubo sbocca all'interno in corrispondenza esatta con il centro del magnete relativo al driver, in prossimità del pannello posteriore, dove sono posti materiali fonoassorbenti per uno spessore complessivo di 60 mm, trattamento presente anche sulle altre pareti. Non c'è quindi il solito "foglietto" o la matassa di ovatta sintetica, ma uno spessore ben più consistente.



Si tratta di tre tipologie di materiali mischiati, con tagli e angolature diverse proprio per poter ricostruire le teorie dinamico/fisiche basate sugli studi di M. Schroeder, un cimento impegnativo che ha portato il progettista a creare dei microparallelepipedi di materiale. Secondo il designer, il fatto che il condotto sfoci nel punto descritto è garanzia di buona estensione e levigatezza in basso, mentre il calibro variabile incrementa la velocità di emissione e il controllo, sempre sulle basse frequenze. Grazie a quest'originale sistema, risulta aumentata anche l'omogeneità di propagazione sotto i 200 Hz. A questo punto nemmeno la verniciatura poteva essere comune: la finitura esterna è realizzata dando tre mani a pennello, più un'ultima "polish" a cera d'api. Proprietario UBSound è il coassiale, fatto metà in Italia e metà in Polonia (per il ragno metallico), mentre sviluppo e assemblaggio sono totalmente "milanesi". Non certo agevole è la manovra di smontaggio del coassiale, giustificata dalla perfetta tenuta pneumatica che si è voluta raggiungere. Stessa cura d'altronde è stata messa nella giunzione tra i sei pannelli lignei, dov'è stato applicato del materiale sigillante. L'operazione di rimozione, necessaria in caso d'intervento tecnico sul trasduttore, per la sua sostituzione o semplicemente per esplorare l'interno, non può essere fatta direttamente dall'utente in quanto l'altoparlante non è semplicemente avvitato al baffle frontale, ma tenacemente incollato con del particolare mastice. Se si tenta di levare il trasduttore tirandolo semplicemente in avanti, si andrà incontro alla sgradita sorpresa di rovinare irrimediabilmente il mobile, con il legno che si staccherà nei punti dov'è stato fatto l'incollaggio. L'intervento può quindi essere fatto solo dall'azienda che, tramite un sottile cavo d'acciaio, entrerà dal bordo della flangia e segherà il collante favorendo il distacco.


VELLUTO ANALOGICO
L'ASCOLTO



SETUP

Giradischi Pro-Ject Primary Phono USB
Testina Ortofon OM5e
AM-FM Stereo Receiver DRA-F107
Compact Disc Player DCD-F107
Stereo Receiver Denon DRA-F109
Compact Disc Player Denon DCD-F109

Riconosco che ogni ascolto "al volo" è insidiato da una buona dose di aleatorietà. Ci sono diversi fattori che possono influire sulle nostre valutazioni, l'ambiente sconosciuto, la catena di elettroniche a monte, il posizionamento dei diffusori e anche la nostra predisposizione all'ascolto del momento. Ciò che un buon orecchio (e il mio spero che lo sia) riesce a intuire in poco tempo e al di fuori di un ambiente controllato, può essere colto con maggior sicurezza dopo l'accurato esame che solo una recensione può dare, magari completa di misure. Ecco perché sono stato particolarmente felice di essere tornato a casa dopo questo evento con una promessa: quella di una coppia di Velvet 48 da potermi godere e recensire per alcune settimane
. Questa è la ragione per cui posso, in questa sede, parlare più che altro delle prime impressioni, comunque ben nitide, che questi sistemi hanno lasciato in me. La precedenza accordata a questo report è, alla luce di tutto ciò, quasi obbligatoria, necessaria per non far svanire la freschezza delle sensazioni acustiche ricevute. La prima cosa che m'impressiona delle più piccole VL 42 è la capacità di scendere sulle basse frequenze. In "Hotel California" (nella versione di Mark Knopfler) si apprezza in pieno la qualità del loro basso, che risulta esteso, "punchy" e anche ben controllato. Veloce e teso a sufficienza da non ridurre le strappate di basso elettrico in un'informe melassa. Punto due: la coerenza. A riprova del serio lavoro progettuale fatto a monte, ho trovato molto convincente l'uniformità timbrica tra le gamme di pertinenza dei trasduttori, favorita dall'assenza di sensibili scalini nell'emissione dei due driver, con il risultato dell'ottenimento di una buona amalgama.



Il terzo punto, dove anche qui le Velvet hanno brillato, è la rimarchevole naturalezza con cui trattano la materia sonora. Leggermente tendenti al caldo, ma assolutamente non deficitarie sulle alte frequenze che, al contrario, mi sono sembrate ben estese e lineari, porgono la musica sempre con pastosità e garbo, immuni da fenomeni di aggressività. Quarto punto: mi ha molto sorpreso la spiccata attitudine al discrimine tra la qualità delle registrazioni. Pensavo che un diffusore abbastanza vellutato e avvolgente come questo avesse la propensione ad ammorbidire i dislivelli qualitativi. Mi sbagliavo perché nulla di tutto questo avviene, probabilmente in virtù della grande attenzione al dettaglio, anche il più fine, che manifestano questi sistemi. Netta quindi la differenza tra l'ottima registrazione di "Hotel California" e quanto proveniva dal giradischi analogico. A un certo punto ho chiesto a Marzio Gasparro se la membrana del midwoofer fosse in carta, ricevendo conferma alle mie supposizioni. "Lo è", mi ha risposto, "anche se rivestita con altro materiale". Non so se possa rappresentare un neo, ma ho trovato la gamma media, intorno ai 1000 - 1500 Hz, piuttosto esuberante, cosa che porta le voci in primo piano e conferisce loro un notevole effetto presenza. Voci comunque godibilissime perché molto carnose e ricche di armonici, sensuali direi. Non ho potuto sentire le Velvet nell'ambito di una sessione particolarmente lunga ma, data la loro impostazione timbrica, presagisco una bassa fatica d'ascolto anche dopo molte ore di "play".



Un recensore dovrebbe essere tenuto alla neutralità di linguaggio e non sbilanciarsi in entusiasmi di sorta. Io però sento di appartenere alla categoria dei tester anomali, alternativi, che non tradiscono un approccio dettato dal sentimento tipico degli appassionati puri. Per questo non ho alcuna difficoltà a manifestare il mio personale gradimento per questi due sistemi, anche se non imperniati su una filosofia votata alla massima linearità. Rimanete sintonizzati perché non è finita qui ;-)

Clara Profeta e Marzio Gasparro


Alfredo Di Pietro

Novembre 2019


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