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 Diffusore Brianza Audio Lab Blaze Monitor Minimizar

CARE ORCHESTRA - SARTORIA ACUSTICA ITALIANA
UN MARCHIO IN CONTINUA EVOLUZIONE



Esistono ancora e nessun luogo virtuale potrebbe mai annichilirli, diradarli semmai ma non estinguerli, una sorta di reverse delle Colonne d'Ercole, sempre pronti ad accoglierti, elargire consigli e magari offrirti anche un buon caffè. Sono i negozi di alta fedeltà fisici, come quello che ho visitato nell'assolato pomeriggio dell'11 ottobre U.S. Il negozio bollatese Care Orchestra - Sartoria Acustica Italiana, sito in Via Donadeo 11, è prima di tutto il punto vendita dei prodotti Care Orchestra, un'azienda fondata nel 2010 a Milano che progetta e realizza diffusori acustici di caratura Hi-End, oggetti senza compromessi e fatti artigianalmente sulle esigenze del cliente. Attualmente produce ogni tipologia di diffusore, amplificatori, cavi e fornisce anche un servizio di assistenza. Una realtà, dichiara la stessa azienda, nella quale "Abbiamo integrato la passione per la progettazione, l'ingegnerizzazione, il saper fare italiano e la passione per la musica. Siamo cresciuti con questi insegnamenti, dal liceo all'università". Suoi paladini sono Alessandro Reggiori, ingegnere meccanico specializzato in materiali, e Cristian Cammarata, ingegnere gestionale e specialista informatico. Un marchio che opera secondo sani principi, con l'etica di far evolvere i propri prodotti anziché avviarli verso l'obsolescenza.



L'imperativo è fare oggetti che durino nel tempo, come gli strumenti musicali. Un altro principio cui è fedele è la possibilità di modificare l'estetica, aggiornare l'hardware dei filtri in modo tale che i clienti siano sempre soddisfatti di quanto acquistato, della sua qualità e del suo aspetto. Non è irrilevante la questione dell'aggiornamento estetico e tecnologico dei diffusori poichè il marchio lombardo ha l'idea di rinnovare i prodotti anziché sostituirli. Lo scopo è meritorio perché finalizzato a ridurre lo spreco di energia, lavoro e materie prime. Per questo ai clienti viene data la possibilità di cambiare la livrea, riconsegnando le coperture e scegliendone di nuove, realizzate rinnovando le precedenti. Si potrà anche optare per una revisione estetica, consegnando il diffusore ai laboratori del marchio, che così potranno aggiornarli, modificando magari i colori e gl'inserti secondo il desiderio del cliente. Particolarmente curato è l'imballo, costituito da elementi in legno, polistirene espanso, minuterie, Alluminio e tanto lavoro. C'è addirittura la possibilità di ritirare il "packaging", a spese dell'azienda, per poi utilizzarlo nuovamente con altri clienti. Mario Garavaglia, il papà del sistema ascoltato, collabora come consulente tecnico, progettazione e controllo produzione di Care Orchestra.



Lui, in qualità di titolare della Brianza Audio Lab, ha incontrato questa realtà circa un anno fa instaurando con essa sin da subito un fruttuoso rapporto, quello di due aziende indipendenti che hanno deciso di condividere gli spazi di ricerca e sviluppo e la showroom che ho avuto il piacere di visitare. Mario si trovava nella situazione di dover espandere il suo vecchio laboratorio di Lesmo, perché iniziando a lavorare su diffusori di una certa caratura, stare nel primo piano di casa diventava un problema. Aveva bisogno di spazi più grandi e, al contempo, della collaborazione di un'altra persona. L'azienda cresceva e diventava sempre più difficile da gestire. si sono incontrati quasi per caso e hanno scoperto che erano in linea con le rispettive vedute, pur facendo prodotti molto differenti. Quelli di Mario avevano una netta riconoscibilità, come filosofia riconducibili all'età dell'oro dell'Hi-Fi, gli anni settanta, ispirati ai monitor a sospensione pneumatica. Un tipo di caricamento acustico dei woofer che risaliva al 1954, cioè l'anno in cui E. Villchur (in seguito fondatore di Acoustic Research), pose le basi per elaborarne il principio di funzionamento e la relativa commercializzazione.



Mario alla fine ha convinto Care Orchestra, in virtù della sua trentennale esperienza di progettazione in campo elettroacustico, aprendo la strada a un rapporto collaborativo a 360°, il quale ha investito pure la tecnica e gestione di produzione, con dei nuovi modelli in cantiere. Sartoria Acustica è adesso rivenditore ufficiale di Brianza Audio Lab. Com'è vero che nell'ultimo anno è stata accesa questa collaborazione con Care Orchestra - Sartoria Acustica, lo è altrettanto che nei due anni precedenti c'è stata la collaborazione con Davide Miele. È doveroso citarla perché ha favorito l'ingresso del titolare di Brianza Audio Lab nel mondo degli studi di registrazione e delle guide all'ascolto con Enrico Merlin, noto compositore, musicista e musicologo. Mario Garavaglia ha recentemente spostato la sua produzione in un laboratorio di Baranzate (MI), dove vengono costruiti gli oggetti esposti in questo bel negozio bollatese, compresi i suoi.


BRIANZA AUDIO LAB
STORIA DI UNA PASSIONE



Brianza Audio Lab nasce nel 2015 come laboratorio di restauro e riparazioni, quando il titolare Mario Garavaglia progettava altoparlanti per conto terzi ma non per lui. Era il momento in cui lavorava in qualità di restauratore ufficiale, riconosciuto dal distributore nazionale, dei sistemi Audio Pro, avendo ereditato tutta la clientela di Franco Viganò, storico distributore del marchio svedese negli anni '80 (chi non ricorda i subwoofer ACE-Bass...). Mario per passione trattava molto vintage, a quei tempi scrisse un articolo su Audioreview che parlava proprio del restauro di un Ace-Bass. Era redattore della nota rivista, gestiva la rubrica "Audio Antiquarius" e scriveva vari articoli sui diffusori d'annata. Da quando gli appassionati scoprirono che restaurava modelli come gli A 4/14 e Ace-Bass B2-50, fu letteralmente sommerso di richieste. Fu un non indifferente volano di lancio per far nascere il laboratorio. Così è stato dal 2015 sino al 2018; quasi in sordina, nel 2017, ha progettato quel monitor bianco che vidi per la prima volta nel suo spazio espositivo al Milano Hi-Fidelity Primavera 2018, in quegli anni condusse qualche ascolto in studi di registrazione, decidendo che il suo progetto era maturo per poter essere presentato al pubblico.



Un diffusore che possedeva già la stessa trasduzione medio-alta oggi presente nel Blaze Monitor, vale a dire il pregevole tweeter Satori con membrana in seta, il supertweeter a nastro, che si occupa della gamma ultrasonica, e il midrange con il suo volume posteriore. Trattasi del famoso medio Ciare HM130, che viene prodotto uguale da quarant'anni, tuttavia personalizzato per l'uso che deve farne Mario Garavaglia. Sono altoparlanti già reperibili sul mercato che vengono poi "customizzati". Diverso il discorso per i woofer, che sono già da qualche tempo di progettazione Brianza Audio Lab, vengono fatti costruire apposta per i suoi sistemi. Un sogno che Mario aveva sin da bambino, da quando è nata la sua grande passione per l'elettroacustica, oggi realizzato con sua grande soddisfazione. In casa suo padre aveva un sistema Miller and Kreisler, marchio californiano che produceva quei grandi subwoofer equipaggiati con altoparlanti da 12". Il nome di "Blaze" è stato pensato da lui e Davide Miele. Mi racconta Mario: "Quando stavamo battezzando questa cassa, in realtà volevamo prendere il nome di un demone della trilogia Il signore degli anelli. Avevamo quindi contattato lo scrittore Tolkien per avere il suo nulla osta riguardo l'operazione, ma lui dichiaro che non avremmo potuto usarlo per problemi di copyright.



Quindi, onde evitare problemi di natura legale, scartammo l'idea, optando per il nome di Blaze, che comunque rende bene il carattere del diffusore."L'ispirazione principale proviene dai mitici monitor americani anni '70 e '80, parliamo di AR, Advent, Boston e le prime Genesis (in verità dei Bass-Reflex passivi), con il loro tipico tweeter a cupola rovesciata, idea presa in prestito anche dalla Focal." La "Old School" americana è stata in buona sostanza il suo faro, ripescata e rivista in chiave moderna con le attuali tecniche di progettazione, quindi sospensione pneumatica, woofer grande e baffle largo, gli elementi giusti per avere un coinvolgente impatto sonoro, quell'autentica tridimensionalità da palco che non hanno altri sistemi. "Preferisco di gran lunga", dice Mario, "un woofer grande caricato in sospensione pneumatica che non uno piccolo in Bass-Reflex. Non riesce a passare tra gli audiofili il concetto che un trasduttore di grandi dimensioni è più veloce di uno piccolo, che è costretto a una maggior escursione per emettere una certa SPL, questo significa maggior lentezza nei transienti e anche una distorsione più alta." Si pone a questo punto la domanda se i sistemi Brianza Audio Lab abbiano avuto seguito tra gli appassionati.



Ebbene, nell'ambito dell'audiofilia più ortodossa, quella classica, non hanno tantissimi estimatori, tra i loro estimatori ci sono più clienti che non frequentano le fiere, anche audiofili ma appassionati di musica, possiamo dire più musicofili che audiofili.


BRIANZA AUDIO LAB BLAZE MONITOR
LA SINTESI DI UN PERCORSO

SPECIFICHE TECNICHE

- Monitor biamplificato a cinque vie.
- Doppio woofer da 12"
- Midrange a cono da 5"
- Tweeter in seta Satori
- Supertweeter a nastro
- Potenza 800 Watt
- Risposta in frequenza 18 Hz - 40 kHz
- Impedenza 6 Ohm

Main Monitor attivo in sospensione pneumatica con unità DSP esterna, adattabile a ogni tipo di ambiente.
Nel prezzo è compresa la consegna e l'installazione (eseguita da personale specializzato) nel luogo di destinazione, con ottimizzazione della risposta in frequenza. Nel Bundle sono compresi una coppia di Blaze Monitor con stand, amplificatore quadricanale in Classe D Brianza Audio Lab, unità DSP, cablaggi di segnale e potenza, installazione personalizzata in tutta italia. Blaze Monitor è un prodotto unico realizzato a mano in Italia su richiesta, personalizzabile nelle finiture estetiche. Disponibile solo su richiesta e prenotazione.



Sulla base della collaborazione tra Brianza Audio Lab e Care Orchestra si sta organizzando una produzione con finiture estetiche che attingono all'attenzione e all'esperienza che il marchio baranzatese ha per la cura della veste. Quindi nascondere le viti, come tutti vogliono, o adottare finiture laccate piuttosto che in radica. Essendo però i sistemi Brianza A.L. ispirati ai monitor americani anni '70 '80 in sospensione pneumatica (e chi scrive concorda pienamente con questo pensiero), è stata seguita un'estetica congruente. Vedere inoltre questo spolvero di spartanità su un sistema, aiuta a esprimerne meglio la sua vera personalità, con quell'aria di essenziale strumento di lavoro che ha. Per esempio, è precisa intenzione di Garavaglia lasciare a vista le viti del tweeter Satori, tanto da metterle anche colorate. Una versione del quattro vie Classic Monitor, il Black Motor, segue questa filosofia, dando la possibilità al cliente di scegliere il colore delle viti, con il Satori che assomiglia al tappo del serbatoio di una motocicletta. Lo stesso avviene sul supertweeter a nastro, mentre il grande woofer ha bisogno di una vite (ce ne sono ben otto) che sia robusta e lo tenga fermamente al suo posto; dev'essere vintage nell'apparenza, con i gasket a vista, delle normalissime viti vanno più che bene.

Non si bada ai fronzoli in casa Brianza Audio Lab, questo è un dato che emerge con evidenza, a beneficio di una personalità rigorosa e dai tratti ben definiti che si rivelerà appieno nella prova d'ascolto. Non sarà probabilmente una produzione gradita ai "radical chic" dell'Hi-End più sofisticata, che puntano a oggetti dalla livrea ricercatamente elegante e "a la page". Ma questo non interessa a chi bada alla sostanza sonora, e qui ce n'è davvero tanta. "C'era quindi l'intento di realizzare un woofer che fosse effettivamente un woofer", afferma il progettista, "oggi si vedono degli altoparlanti che sembrano dei bei piatti, delle padelle dorate, semisferici, pensando che vanno meglio degli altri. Io andavo a vedermi gli altoparlanti delle giostre, alle autopiste, i megasistemi della JBL, RCF, con i loro wooferoni da 15" e 18", e ho desiderato nei miei sistemi quel tipo d'impatto. Voglio vedere una cassa, non una torretta esile ed elegante." Quando questo trasduttore è stato realizzato, Mario non immaginava che sarebbe andato contro tutta  questa fetta di pubblico, segandosi un po' le gambe. Non c'illudiamo, molti cedono davanti all'estetica, pur apprezzando il suono di una cassa non sono disposti a integrarla nell'arredamento domestico, senza contare il temibile fattore WAF (Wife Acceptance Factor).

Ma parliamo ora del filtro crossover (elemento cruciale di ogni sistema) implementato in questi monitor, che lui mi dice essere complesso anziché elementare. In questo non si è lesinato sulla qualità della componentistica, optando per condensatori Clarity Cap, induttori avvolti in aria e resistori antinduttivi. La ragione di tale complessità sta innanzitutto nell'essere funzionale ai progetti Brianza Audio Lab, i quali utilizzano dei woofer e midrange con membrana in carta, seta per il tweeter e, come unica membrana particolare, quella a nastro del supertweeter. La carta è un materiale più efficiente di altri, poiché più sensibile e leggero, ma come effetti collaterali ha l'insidioso fenomeno del Break-Up di membrana, qualche fenomeno distorsivo, cose che in qualche modo vanno tenute a bada. Il modo per farlo, secondo la filosofia del marchio, sta proprio in un'opportuna progettazione del filtro crossover, ambito nel quale Mario Garavaglia si sente molto ferrato. Può alzare l'emissione del trasduttore, anticiparla, in base alle varie larghezze del baffle decidere, a seconda delle posizioni e delle lunghezze d'onda, quali rifrazioni tenere e quali eliminare. C'è in buona sostanza tutto un lavorio dietro che è finalizzato a risolvere eventuali problemi a monte.



Adotta delle pendenze non ripidissime ma comunque elevate, non certamente del primo ordine (6 dB ottava), così da avvantaggiare la tenuta in potenza. A lui piace la cassa che dev'essere in grado sia di coccolarti con un pizzicato d'arpa, sia essere devastante quando ascolti l'Heavy Metal. E la cosiddetta bordata non è solo il basso che senti allo stomaco ma anche il piatto splash di una batteria percosso con violenza, occasione in cui se il filtro non è ben fatto il tweeter può facilmente passare a miglior vita. Il Blaze Monitor è un sistema metà attivo e metà passivo dal progetto molto complicato, realizzato sulla base della precedente esperienza acquisita con la Classic Monitor e le Piccole Monitor. Nel periodo di confinamento da COVID 19 (2019), quando era chiuso in casa, Mario ha partorito il Pico Monitor, non presente nemmeno sul sito ufficiale (https://www.brianzaudiolab.it/), di cui diversi esemplari sono stati venduti a studi di registrazione. Era una sua versione della classica Auratone, dove ha impiegato un buon largabanda, un diffusorino dal mobile praticamente cubico che ha incontrato un inaspettato successo, visto che dove lo portava glielo compravano subito. Lo aveva fatto quasi per gioco, una sorta di "divertissement".

Anche quando si recava in posti dove trattano monitor da cinquantamila euro la coppia, gli chiedevano di lasciarlo lì. Le prese uno studio a Genova, due a Milano. Ci sono stati alcuni clienti che quando le hanno sentite le hanno subito volute come diffusori satelliti da far suonare insieme a un subwoofer. Ecco che dopo questi tre modelli è nato il Blaze Monitor, il quale ha in realtà ha una storia tutta particolare. Il progettista non era ancora intenzionato a realizzare un modello ammiraglio, un sistema che fosse all'apice della sua produzione, senonché è stato coinvolto come partner nella presentazione di un libro collegato a una mostra da fare a Pordenone: Mille dischi per un secolo (1900-2000) di Enrico Merlin. L'autore aveva chiesto una mano a Mario affinché sonorizzasse la sala per far ascoltare al pubblico delle registrazioni. Merlin, pur possessore di impianti personali, ha preferito utilizzare i diffusori di Mario garavaglia, citandolo anche nel libro. Quell'anno hanno girato tanto insieme, fatto insieme molti eventi. È stato allora sviluppato un diffusore che fosse un po' più grande del Classic Monitor, sistema comunque a quattro vie con woofer da 12", in quanto negli ambienti da sonorizzare in quest'evento serviva qualcosa di più grosso.

Così ha approfittato dell'occasione costruendo questo nuovo diffusore, progettato un anno e mezzo prima dell'evento di presentazione, con un anno intero di gestazione alle spalle. Contestualmente, era stata avviata una collaborazione con un istituto scolastico superiore di Pordenone specializzato nella realizzazione di mobili. Una scuola che prepara i ragazzi a entrare nel mondo del lavoro, avviati sulla via dell'espressione di un alto artigianato. Allora Mario prese la decisione di affidare la costruzione del mobile del primo prototipo non ai suoi soliti terzisti, con cui collaborava da anni, ma ai ragazzi di questa scuola. Dopo aver fatto una conferenza nell'istituto, in cui aveva spiegato cos'erano e come erano fatti gli altoparlanti, cos'erano e come funzionavano i monitor da studio, ha passato la palla proprio a loro, affidandogli l'impegno di costruirne uno. Ha allora creato un piccolo concorso interno per rendere la cosa elettrizzante, dando indicazione di realizzare un sistema a cinque vie che adoperasse determinati componenti. Sono stati presentati alcuni progetti, alcuni assurdi e altri meno, sinché un ragazzo ne ha proposto uno che ai suoi occhi risultava attendibile, che poi è proprio quello che è stato alla fine sposato.



Mario Garavaglia ha solo dovuto ritoccare qualche particolare di questo parallelepipedo molto classico e poi da lì ha sviluppato tutta l'elettronica. Ecco com'è nato il Blaze Monitor, un diffusore in cui l'intera elettronica è esterna. Per farlo funzionare occorrono quattro canali, due amplificatori stereo per ciascun canale, così l'utente può decidere di prendere o il finale di potenza proprietario dedicato oppure optare per delle elettroniche di sua preferenza, avendo l'accortezza di scegliere un finale da almeno 150 Watt di potenza. Il Brianza Audio Lab ha quattro canali e al suo interno ospita dei moduli in Classe D, realizzati in collaborazione con la Powersoft, erogando la notevole potenza di 600 Watt su ogni canale. L'amplificatore viene gestito da un'unita digitale DSP esterna, la quale ha il compito di dividere il segnale in due porzioni, inviandone una al woofer secondario e l'altra a quello superiore, il principale, in quanto il secondario agisce un po' da rinforzo dei bassi e un po' da subwoofer. Il secondo canale nel contempo controlla l'escursione del woofer superiore. Tutta la sezione medio-alta è amministrata invece da un crossover passivo, questo interno al mobile. Alla luce di tale configurazione possiamo considerare il Blaze Monitor come sistema ibrido, attivo e passivo.

Sul pannello posteriore c'è una manetta per la regolazione dell'emissione del supertweeter, che lo porta da un massimo sino allo spegnimento completo. Il DSP taglia elettronicamente il secondo woofer, agisce su tutti e quattro i canali, ma soprattutto ha la funzione di calibrare acusticamente il sistema nell'ambiente in cui verrà posizionato. Infatti, nel pacchetto d'acquisto è compresa la messa in opera da parte dello stesso Mario Garavaglia o da un tecnico specializzato da lui inviato. "Arriviamo in ambiente", dice, "installiamo il diffusore, accendiamo il PC, apriamo il programma mediante la classica icona, e facciamo delle acquisizioni ambientali in vari punti con un microfono, si ottiene la risposta in frequenza in quel dato ambiente e alla fine si ottimizza il tutto." Nascendo il Blaze come Monitor, è fondamentale che la risposta sia omogenea in vari punti perché in una sala di regia chi lavora è dislocato diversamente, puoi avere il produttore in un punto, il fonico in un altro e così via, ma tutti devono poter sentire in maniera chiara. Ritornando a bomba al DSP, è importante linearizzare la risposta in ambiente, così come eliminare quelle inevitabili risonanze e buchi che affliggono ogni spazio confinato.

È una questione di vedute: c'è chi è rigorosamente analogista e non gradisce tali interventi digitali, ci sono al contrario altri audiofili che abbracciano la causa digitale per correggere tutto quel marasma di riflessioni e risonanze che si crea naturalmente in ambiente. I woofer sono stati fatti costruire secondo strette specifiche del progettista, brandizzati, con la sospensione in foam telato, materiale di grande durata, più resistente del foam semplice e che rappresenta una via di mezzo tra questo e la tela. A di là delle lamentele sulla durata nel tempo che potrebbero innescarsi riguardo l'utilizzo di tale materiale, che comunque nei woofer Brianza A.L. è telato, occorre sapere che questo presenta un'elasticità nettamente superiore a qualsiasi tipo di gomma, cioè il ritorno in posizione della membrana è molto più veloce, oltre a favorire una maggior discesa in frequenza. La ragione sta nel Cms più alto che con il foam si riesce a ottenere, uno dei parametri fondamentali di Thiele & Small che indica la cedevolezza meccanica delle sospensioni. La membrana può così oscillare più liberamente e, in presenza di un forte transiente, per esempio un forte colpo di grancassa, è fulminea nel ritornare nella posizione di riposo, anche dopo essere stata costretta a una notevole escursione.



"Anche la gomma ha comunque i suoi problemi", afferma Mario Garavaglia, "dopo dieci anni s'indurisce, per tenerla in forma bisogna trattarla con il silicone spray. Un woofer con la sospensione esterna in foam è sopraffino. Parlando di altra tipologia d'altoparlante, il marchio brianzolo porta avanti la sua lotta pure contro i midrange a cupola, il cui impiego ritiene giustificato solo nel caso di sistemi casalinghi, non in uno studio di registrazione, dove le SPL sono certamente più elevate. In questo caso, se la cupola non è abbastanza rigida, quando va in escursione e impatta con l'aria tende a deformarsi, generando fenomeni distorsivi e Break-Up da schiacciamento. Diverso è per il classico midrange a cono, che spinge molta più aria e non ha il problema della deformazione. D'altro canto, se progettiamo una cupola estremamente rigida non avremo un suono valido come dovrebbe essere. Notevolissima la discesa sulle basse frequenze del Blaze Monitor, dichiarata in 16 Hz; in realtà il sistema è accordato a 54 Hz, ma con l'ausilio dell'elettronica si riesce a scendere più in basso. Sul versante opposto siamo a 40.000 Hz, dato dichiarato per il supertweeter a nastro, questo lavora dai 18.000 Hz in su e dona alla riproduzione una grande ariosità.

Possiamo anche escluderne l'intervento, come detto, ma poi all'ascolto ci accorgiamo che manca qualcosa. Nelle fiere il Blaze viene dimostrato con ogni genere musicale, ottenendo sempre un buon riscontro da parte del pubblico, viene riconosciuto come sistema valido in ogni occasione, sia nel sostenere le bordate di suono dell'Heavy Metal o nel rendere delicati quadri sonori, magari un duo cameristico o una sonata per flauto solo in la minore di C.P.E. Bach. Sono diffusori rivelatori, non attutiscono eventuali nei presenti a monte, nell'amplificazione per esempio, anche se variazioni maggiori si notano di più nella sorgente o nella registrazione. D'altronde, il carattere di un monitor da studio è proprio quello di analizzare con precisione quanto contenuto in una registrazione, portarlo alla luce con evidenza per poi eventualmente lavorarci sopra.




PROVA D'ASCOLTO

L'IMPIANTO

Lettore audio di rete/DAP/DAC/Preamplificatore Eversolo DMP-A8
Preamplificatore Eam Lab Studio C100
Amplificatore finale di potenza quattro canali Brianza Audio Lab
DSP Brianza Audio Lab
Cavi bilanciati, connettore Speak-On per i diffusori


BRANI ASCOLTATI

The Flight to Neverland (From "Hook")
John Williams in Vienna. Anne-Sophie Mutter - Wiener Philharmonic Orchestra - John Williams

Love is Blindness
New Moon Daughter - Cassandra Wilson

Johann Sebastian Bach - Toccata e fuga BWV 565
Bach J.S.: Organ Music (Complete) Vol. 6 - Hans Fagius

Gravity
Continuum - John Mayer

Inferno
Inferno/Ratchets - Hedegaard

River Flows in You
Solo - Yiruma

Look at Miss Ohio
Soul Journey - Gillian Welch

Night Passage
Weather Report - Night Passage

Creuza de mä
Creuza de mä - Fabrizio De André

Gustav Mahler - Symphony N. 5 - V Rondo-Finale
Berliner Philharmoniker - Claudio Abbado

Telegraph Road
Love Over Gold - Dire Straits

B&M
Highway Signs & Driving Songs - Say Zuzu

Lonely Feeling
Gringo Honeymoon - Robert Earl Keen

Peninsula
Jet Lag - Premiata Forneria Marconi

Sticks to Me
Knock Out 2000 - Charly Antolini

Angel
Mezzanine - Massive Attack

Hells Bells
Who Made Who - AC/DC

The Ghost of John Toad
The Ghost Of Tom Joad - Bruce Springsteen



Chi poteva aspettarselo che a pochi passi da casa avrei ritrovato il sentore della mia giovinezza, concentrato in un sistema d'altoparlanti che mi ha riportato a quando, ragazzo, ascoltavo nella mia stanza le Pioneer CS-E421 (le prime casse "serie" che ho posseduto dopo un compattone Philips), cui fecero seguito le RCF BR45 e le ESB 40 LD? Da audiofilo d'antan do molta importanza al fattore "amarcord", a quegli oggetti che hanno arricchito i miei anni verdi. Il ricordo ti fa vedere le cose circondate da un'aura dorata, quasi onirica, ma, in effetti, le Blaze Monitor, pur richiamandosi concettualmente a quegli anni sono ovviamente distanti anni luce dalla resa dei diffusori citati, essendo oggetti modernissimi e dalle prestazioni sonore del tutto superiori. Se Mario Garavaglia si è chiesto il perché della mia insistenza, una sorta di benevolo "stalking", nel voler conoscere più da vicino i suoi sistemi, ora può comprenderne meglio la ragione. Gli ascolti cominciano con il magniloquente The Flight to Neverland (From "Hook"), un brano sinfonico di largo respiro che mette subito in chiaro le qualità di queste Blaze. Forse fuorviato dal termine "Monitor" presagivo una prestazione diversa, con le medie frequenze piuttosto in avanti, mi ritrovo invece seduto in decima o ventesima fila, davanti a una compagine orchestrale dalla prospettiva grandiosa, esattamente come l'ha concepita l'ingegnere del suono di quest'ottima registrazione.

L'ampiezza del palcoscenico sonoro è grandiosa, eccezionale la rifinitura e il senso di aria ricreato. Mentre ascolto penso che quel supertweeter fa proprio bene il suo dovere, sono stato sul punto di chiedere a Mario di abbassarne l'emissione sino allo spegnimento, ma non ne ho avuto il coraggio. La stoffa degli archi è sopraffina, mi spingo ad adoperare un termine sin troppo abusato dai recensori audio, "setosi", ma non ne trovo altri che rendano l'idea delle note che scorrono senza impicci né asprezze di sorta, come seta appunto. Si cambia genere, è la splendida vocalità di Cassandra Wilson che ora occupa il centro della scena, una voce espressiva e sensuale resa a meraviglia dalla gamma media del Ciare HM130, un medio datato ma ancora validissimo, che il progettista ha saputo magistralmente integrare nel sistema. In realtà il brano seguente, la Toccata e fuga BWV 565 di J.S. Bach, con i vari registri dell'organo chiarisce ancor più il valore di un sistema in cui il progettista ha lavorato certosinamente proprio affinché non si avvertisse alcuno scalino tra i cinque trasduttori utilizzati. Il timbro risulta così omogeneo e la caratteristica ambienza di una chiesa realisticamente riprodotta. In questo tipo di strumento, come in altri, avere a disposizione un'ampia larghezza di banda aiuta a non mortificarlo, ma a farlo venire fuori in tutta la sua grandiosità, dalle profonde note di pedale sino al cristallo delle canne più piccole.

Continuum è il terzo album in studio del cantautore e chitarrista statunitense John Mayer, molto apprezzato dalla critica internazionale, influenzato considerevolmente dal Blues, Blues Rock e dal Soul. Nel brano Gravity si apprezzano quelle qualità tipiche di un diffusore monitor, quel suono sospinto in avanti che rende voce e chitarra particolarmente carnose, fiammeggianti sarebbe il caso di dire. In verità questa è una caratteristica voluta in fase di registrazione e che le Blaze Monitor restituiscono paro paro. Non mi ero portato dietro il fonometro, ma l'ascolto è stato mediamente condotto su pressioni sonore sicuramente superiori alle condominiali, dove anche 80 dB medi nel punto d'ascolto possono essere un lusso, credo si fosse sui 90 dB abbondanti, tranne nel devastante assolo di batteria Sticks to Me di Charly Antolini, in cui questo limite è stato superato, pur senza mettere alla corda seriamente le Blaze. Nel brano Inferno è l'impulso veloce che la fa da padrone, i fulminei transienti di sintesi elettronica. Si tratta di un brano trucido, quasi apocalittico con le sue sonorità grondanti uno smaccato senso di "horror". Una macabra scenografia, iniziata con dei sinistri "beat" di apertura, seguiti da voci robotiche e linee di basso che scuotono le ossa con sintetizzatori meccanici.



Il contrasto è davvero forte con il delicatissimo solo di pianoforte River Flows in You di Yiruma, pezzo toccante e reso con grande luminosità dal Blaze, grazie a una gamma media espressiva, che può assumere alla bisogna le movenze di un felino o la leggerezza di una farfalla. Non potevo non chiedere a Mario di farmi ascoltare Night Passage dei Weather Report, il mitico gruppo Fusion che amo alla follia, un disco che ho ascoltato, letteralmente, centinaia di volte e che immancabilmente uso nelle mie recensioni. Il fatto di averlo sentito su innumerevoli catene mi ha aiutato e estrarne il peculiare succo timbrico, che qui riconosco in tutta la sua completezza. Veloce e integro il basso di Jaco Pastorius, che qui non soffre d'indebiti ammorbidimenti ma è scattante come una molla ben carica. Con il passare dei minuti si delinea con sempre maggior chiarezza la qualità del basso del Blaze, nel già citato assolo batteristico di Charly Antolini il punch era straordinario, come altrettanto lo era la velocità e l'articolazione. Non voglio fare similitudini con altri sistemi ascoltati, non sarebbe elegante in questa sede, ma estraggo dalla mia memoria acustica le migliori esperienze che ho fatto, in ambienti acusticamente poco inquinanti.

Qui siamo agli antipodi di quelle prestazioni molli e gonfie, ammorbate da risonanze d'ogni tipo, da quei mascheramenti e colorazioni che rovinano la resa in basso di ogni registrazione. Creuza de mä di Fabrizio De André è coinvolgente, densa e controllata, con un senso di realismo esaltante. Molto ben olografato il particolare timbro del grande Faber, impiattato e servito qui da noi in sala. La chitarra ritorna in versione elettrica con Telegraph Road dei Dire Straits, dall'album Love over Gold, con dieci milioni di copie vendute uno dei dischi di maggior successo del gruppo Rock britannico. Posso tranquillamente ripescare il termine di "fiammeggiante", come la lama arroventata della chitarra National Style O che ci riscalda il cuore in questo bellissimo brano. Narra la storia di un uomo arrivato in un luogo selvaggio dopo aver percorso un lungo un sentiero, che lì costruisce la sua casa. Mi viene la voglia di ascoltarne un'altra di chitarra, quella di Franco Mussida in Peninsula, avvincente assolo tratto dall'album Jet Lag della Premiata Forneria Marconi. Anche questo ascoltato innumerevoli volte, ma mai con tale nitidezza, ricchissimo di tutte quelle "nuance" che molte altre catene si perdono per strada, ed è un vero peccato perché questo deleterio processo di semplificazione, di riduzione al dozzinale del timbro, priva l'ascolto di buona parte della sua emozionalità.

Una chitarra da ricordare... Come da menzionare è l'armonica a bocca di Bruce Springsteen in The Ghost of John Toad, oltremodo presente, definita, resa viva e vitale da una micro e macrodinamica intonse. Live allo stato puro, questo è il Blaze Monitor. Ci (passatemi il termine) sbomballiamo con due brani molto duri, ruvidi nella loro aggressività sonora, parlo di Angel dei Massive Attack e Hells Bells degli AC/DC. In Hells Bells i diffusori Brianza Audio Lab mettono in scena una truce vicenda, introdotta da lugubri suoni di campana (carpiti presso un campanile detto Carillion, presso Loughborough, nel Leicestershire). Un crescendo conduce alla graffiante voce di Brian Johnson, che racconta: Sono un tuono che rimbomba, una pioggia battente, sto arrivando come un uragano. Il mio fulmine sta illuminando il cielo, tu sei ancora giovane ma morirai. Non farò prigionieri, non risparmierò vite, nessuno si ribellerà. Io ho la mia campana, ti porterò all'inferno. Io ti avrò, Satana ti avrà." Più che struggente, questa è una ballata satanica, illuminata dai sinistri lampi di luce emessi dalle due Blaze. Va dato atto a Mario Garavaglia di aver compiuto un'efficace e non agevole sintesi tra l'HiFi domestica e quella della diffusione sonora negli studi di registrazione, senza contare la ricerca di soluzioni per certi versi controcorrente, mai banali, operata dalla Brianza Audio Lab.



Ne è venuto fuori un sistema "plenipotente", perfettamente in grado di assecondare senza alcun tipo di limitazione qualunque genere musicale gli venga somministrato. Un'elettroacustica pensata nei minimi particolari per non prestare il fianco a critiche. Così si fa quando si opera secondo passione, onestà e rispetto per chi ascolta.


Alfredo Di Pietro

Novembre 2024


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