Un evento che assommi la presentazione in anteprima della nuova serie Galileo di Audio Research e Dan D'Agostino in persona che illustra le caratteristiche delle sue nuove amplificazioni non è cosa da tutti i giorni. Una giornata trascorsa in ottima compagnia può ben rappresentare una mini-rivoluzione per molti appassionati, una proficua maniera per avvicinarsi allo stato dell'arte nel campo della riproduzione sonora e riparametrare i propri criteri di giudizio. Ad alcuni potrebbe non interessare, ma chi vuole tenersi alla larga da un’eventuale sovrastima del proprio impianto, sempre in agguato quando si parla di oggetti cui siamo affezionati, dovrebbe cogliere al volo occasioni come questa.
Circostanze che sono un modo per entrare con orecchie attente in una Hi Fi che non si fa slavato simulacro della realtà di una registrazione, ma si pone a un passo da essa, separata da una sottile velina facile a lacerarsi. Ecco che la manifestazione avvenuta il 20 settembre in quel di Monsummano Terme presso Hi Fi Natali può funzionare da traino per la scoperta del multiforme pianeta dell'High End, farsi potente volano per acquisirne la consapevolezza, quasi una rivendicazione di esistenza di un mondo eccellente, pur nelle diversità caratteriali che contraddistinguono ogni cosa sotto il sole. Si tratta di un campo per certi versi esclusivo, per le cifre in gioco necessariamente rivolto a una ristretta elite di fortunati, così come pochi possono essere i proprietari di una Ferrari 458 Speciale o di una Lamborghini Aventador.
Mirco Giomi, Sales Italia & Customer Care di Audio Natali
Ovviamente la Hi Fi Natali non mette a disposizione del cliente solo esclusivi fuoriclasse, ma si fa portatrice anche di un tipo di alta fedeltà più accessibile, sempre però contraddistinta da uno standard qualitativo di alto livello. E' proprio questo il suo biglietto da visita: attenzione per la qualità e disponibilità verso l'appassionato, il quale potrà essere sicuro di confezionare un impianto ben assortito grazie alla grande competenza del personale. E' doveroso ricordare che Enzo Natali fu impegnato nel settore audio dal 1959, un anno dopo la nascita di chi vi scrive (che non è certo un ragazzino...), possiamo quindi immaginare quale fosse il suo grado di esperienza, poi trasmesso ai suoi figli, anche loro degli "Audio Enthusiast".
Possiamo considerare il negozio Hi Fi Natali come un rivenditore, ovviamente con un legame molto più stretto rispetto ad altri, della società Audio Natali di Montecatini Terme, fondata da Enzo Natali e nota per trattare marchi di assoluta eccellenza. Vi faccio solo qualche nome per comprendere a che livelli siamo: Audio Research, Dan D'Agostino, Wilson Audio, Magico, Krell Industries, Martin Logan, VTL, Kuzma, Koetsu...
Teatro della manifestazione di fine settembre è stato proprio il negozio Hi-Fi Natali di Marco Natali, sito nella cittadina immersa nel verde della campagna toscana fra Montecatini e Pistoia, in una giornata allietata da eccellenti salumi e ottimi vini. Una degustazione a tutto campo insomma, tra audio e palato. Un punto vendita dalla spiccata personalità come dicevamo, in grado di offrire una rassegna dei migliori marchi esistenti e al contempo di organizzare con successo un evento come l'odierno. Per assolvere con onore ad ambedue i compiti non è sufficiente essere dei buoni commercianti, punto d'onore del negozio non è quindi solo la lunga esistenza sul mercato (dal 1959) e l'eccellenza dei brand trattati ma la capacità di uscire dai soliti schemi del negozio classico, divenendo vero e proprio centro di cultura nonché di amichevole ritrovo per gli amanti della musica e dell’Hi-Fi.
Il negozio è grande, dispone di ben otto sale d’ascolto, divise tra Hi-Fi (sei) e Home Theater (due), accoglienti e curate in ogni più piccolo particolare per ospitare una selezione di prodotti che risponde a differenti criteri di budget e tipologia. Le sale sono ben curate acusticamente e consentono di poter apprezzare il suono degli impianti ragionevolmente scevro da disturbi, tipo riflessioni e risonanze. Non mancano per i più appassionati anche dei veri e propri classici, significativi oggetti ormai fuori produzione che hanno fatto epoca nella storia dell’alta fedeltà.
LA NUOVA SERIE GALILEO.
NASCITA, EVOLUZIONE E REALIZZAZIONE DI UN'IDEA.
Livio Cucuzza
Livio Cucuzza è un designer italiano, attualmente a capo del dipartimento Design Industriale di Fine Sounds Group, uno dei maggiori gruppi nel settore Hi End a livello mondiale, con sede a Madison Avenue (New York), il quale comprende grandissimi nomi quali Sonus Faber, McIntosh, Audio Research e Wadia. All'inizio del suo avvincente racconto tiene subito a precisare che non può narrare una storia che ha strettamente a che fare con il suono in quanto lui si occupa del design, dell'estetica dei prodotti. Se nulla può dire circa le soluzioni circuitali della nuova serie Galileo di Audio Research è invece in grado di dirci molto su come si sia giunti alla definizione della bella livrea che possiamo vedere, e lo fa con grande emozione.
Diffusore Sonus Faber Olimpica II
Oggi Audio Research fa parte del citato gruppo italiano, detentore di altri importantissimi marchi del mercato audio High-End. La nota azienda americana è entrata in Fine Sound una decina di anni fa, all’inizio non curata dal management italiano poiché aveva una sua precisa struttura interna, mentre attualmente è inserita nel programma di riorganizzazione di tutto il gruppo, beneficiando di alcune strutture che sono trasversali a tutti i brand trattati. Il dipartimento selezionato dalla Holding per occuparsi del design di tutti i marchi sotto le sue ali è orgogliosamente italiano.
La presentazione assume un tocco velatamente nostalgico quando Livio Cucuzza ci rivela di essere nato e cresciuto in mezzo agli oggetti Hi Fi: suo padre aveva un negozio di alta fedeltà a Catania. Ci confessa che all'età di quindici anni il suo sogno era, più che avere il motorino, un Audio Research, un Mark Levinson, un'ambizione che coltiva sin da allora. Una volta terminato il corso di studi ha iniziato a lavorare per l'azienda di giocattoli Lego, tutt'altro settore quindi, ma nel tempo libero gli piaceva cimentarsi in disegnini per apparecchiature Hi Fi, diffusori. Così la prima volta che è stato a New York in veste di turista si è recato da Lyrics, un negozio molto noto, per chiedere se poteva essere introdotto in Audio Research per presentare dei disegni.
Audio Research High Definition Stereo Control
Audio Research High Definition Power Amplifier D-79
La nota azienda americana non accolse la sua proposta affermando che non era interessata a lavorare con nessuno di esterno, la loro politica era di fare tutto in casa. Riposto nel cassetto questo sogno, dieci anni dopo gli capitò d'incontrare Mauro Grange, amministratore delegato di Fine Sound, che gli disse di essere alla ricerca di un designer per Sonus Faber. Occasione certamente importante, ma in una ditta avente una cultura di design già molto ben avviata, cosa poteva fare lui? La sfida fu comunque accettata, con la grande scoperta che nel medesimo gruppo c'era anche quell'illustre marchio cui aveva proposto, invano, la sua collaborazione. Dopo qualche settimana di lavoro e acclimatazione, Livio ha bussato alla porta dell'ufficio di Mauro Grange proponendogli dei disegni fatti anni addietro per la Audio Research, schizzi che non era nemmeno riuscito a far vedere.
Audio Research High Definition Integrated Amplifier Galileo GSi75
Amplificatore finale di potenza Audio Research Reference 75 High Definition
Audio Research High Definition Power Amplifier Galileo GS 150
Lui si dimostrò subito entusiasta di quest'idea ma allo stesso tempo disse che andava ben ponderata: l'azienda americana era forte di una gloriosa storia, tra l'altro molto articolata nel tempo e di conseguenza non era facile arrivare lì e proporgli "ex abrupto" l'idea di collaborazione. Iniziò un ping pong fatto di frequenti viaggi a Minneapolis, conoscendo Terry Dorn, attuale presidente dell'azienda. Il nostro amico si rammarica di non aver avuto invece la fortuna di conoscere Bill Johnson, fondatore della Audio Research e scomparso all'età di 85 anni nel dicembre 2011.
Livio Cucuzza con Brandon Lauer, marketing manager di Audio Research
Gli eventi gli sono stati propizi, man mano è entrato in questa azienda che è veramente strutturata come una famiglia, dove si conoscono tutti, legati da trent'anni di storia, ancora estremamente motivati pur non essendo più giovanissimi e assolutamente convinti che la strada tracciata da Bill Johnson è ancora oggi la migliore da seguire. I risultati sonici di assoluto rilievo raggiunti depongono ampiamente per questa ipotesi. Quello che Livio Cucuzza ha scoperto andando in Audio Research è che un buon brand di Hi Fi non è soltanto un contenitore di tecnologia ma è soprattutto una realtà che si basa su una determinata filosofia.
Il museo Audio Research
Il fondatore ne aveva una ben precisa su come disegnare gli apparecchi, diventata una specie di comandamento per loro. In casa Audio Research esiste un'inderogabile concezione "fisica" su come costruire le elettroniche, una specie di legge che nessuno ha mai cambiato nel tempo e men che meno passibile di metamorfosi. Ci sono degli esatti rapporti spaziali da rispettare che indicano dove deve stare il trasformatore rispetto alle prime valvole di segnale o a quelle di alimentazione, nella loro testa è tutto molto chiaro e quindi non si può arrivar lì e dire: io ho disegnato questo, fai il circuito magari spostando questo o quello per lasciar spazio alla mia enclosure. No, non funziona così... devi sederti con gli ingegneri e ascoltarli mentre ti spiegano perché quella valvola o quel condensatore devono stare in quella posizione, se li avvicini anche di due millimetri non sono contenti.
Audio Research High Definition Stereo Control
Amplificatore finale di potenza Audio Research ST-70-C3, remake del Dynaco Stereo 70
Durante la progettazione della serie Galileo era previsto il cambio dei circuiti stampati in quanto quelli classici di colore giallo erano prodotti da un'azienda minuscola che, come tante piccole realtà artigianali nel mondo, stava chiudendo. Si rese necessario quindi cambiare queste Board, che sugli ultimi apparecchi sono diventate verdi. Questo cambio ha rappresentato un grande problema, ma non perché il colore da giallo mutava a verde, ma poiché secondo loro c'era una forte influenza sul suono del pigmento usato. Lo staff tecnico crede in questi "dettagli" e anche dalle sessioni d'ascolto sembrava essere così, è bello il fatto che non siano mossi da una scelta economica o di vantaggio, ma da ragioni che hanno esclusivamente a che fare con la qualità sonora.
Il Tube Canyon
Preamplificatore Audio Research Stereo Control SP 1
Amplificatore finale di potenza stereo Electronic Industries Dual 100-A
Quando Livio è giunto alla Audio Research si è guardato un po' intorno. Ha scoperto, durante una chiacchierata fatta a pranzo, l'esistenza di una sala che chiamavano Museo, un'ampia stanza in cui sono conservati tutti gli apparecchi costruiti da Audio Research, dall'inizio ai nostri giorni. Dev'essere davvero un'esperienza mistica visitarla per chi ama il marchio! La raccolta include anche prototipi che non sono mai usciti al pubblico in modelli definitivi, oggetti testimoni degli albori della produzione. Si trattava di circuiti che riprendevano quelli di alcuni Dynaco modificati, per esempio, piuttosto che Marantz. Sono presenti pure degli ibridi iniziali su cui Johnson ha lavorato con le sue mani.
Ecco allora la felice intuizione: quando Livio ha visto questi modelli si è detto che lì c'erano tutti gli elementi per lavorare su una nuova estetica, non c'era nulla di nuovo da inventarsi, bastava andare a pescare tra ciò che era stato fatto e metterlo insieme per creare qualcosa di nuovo con elementi già esistenti. Inutile andare a cercare ispirazione altrove, quegli oggetti parlavano da soli. Da quel momento è iniziata una ricerca che ha consentito al reparto Design di effettuare alcune scelte sul prodotto. Ciò che lo aveva maggiormente impressionato nel corso della visita alla Audio Research era un poster appeso nella sala degli ingegneri riguardante l'introduzione dell'SP 14. Uno degli ingegneri è andato da Livio e gli ha detto: "Guarda, questo poster testimonia che dopo vent'anni la nostra azienda è passata da lì a qui". "Forse era meglio rimanere lì" ha suggerito il nostro amico designer, nel senso che esistevano degli elementi nei primissimi apparecchi che a suo parere erano ancora oggi attuali, interessantissimi. Le manopole, la struttura complessiva con le valvole a vista, tutte cose che a noi amanti del suono fanno battere il cuore.
Electronic Industries Stereo Control
Audio Research High Definition Preamplifier GSPre
Successivamente sono stati analizzati quegli elementi che, nel dettaglio, potevano essere ripresi nei nuovi apparecchi, le manopole in particolare. Oggi che assistiamo a un grande ritorno al vintage, sembravano perfette per essere riutilizzate. Il frontale dell'SP 1 è diventato il suo preferito, preamplificatore nato da una modifica a un Dynaco, marchiato Electronic Industries perché all'inizio la Audio Reserarch si chiamava così. Da questo oggetto sono nate tantissime idee, anche la banda nera in basso che incornicia le manopole, mantenuta sino all'SP 3 (il modello che li ha consacrati), è sembrata perfetta per nascondere tutte le funzioni digitali, i display e tutto ciò che un preamplificatore moderno contiene.
Audio Research High Definition Integrated Amplifier GSi75
Nei nuovi apparecchi è stato compiuto un lavoro di pulizia su questi elementi, ripresa la banda nera, le manopole, i pulsanti, la struttura dell'apparecchio, un ottimo punto di partenza per creare la livrea dei nuovi Galileo. Un altro particolare che lo ha immediatamente affascinato è stato il cosiddetto "Tube Canyon", all'inizio lo aavevano tutte le elettroniche, spesso nascosto da un coperchio di protezione. Livio era fermamente deciso a recuperarlo, convinto che consentiva di avere un apparecchio dall’aspetto classico ma senza stravolgere la fisionomia dell'oggetto, l'imperativo era di esporre le valvole, da qui è stata reinterpretata l'idea del Tube Canyon. Reintrodotta anche la maniglia, una cosa comoda che nei primi Audio Research non c'era, rimessa in gioco per agevolare la trasportabilità, soprattutto sul finale che è oggetto di un certo peso. Il suo punto di presa è perfettamente bilanciato.
Audio Research High Definition Amplifier D-150
Audio Research High Definition Power Amplifier GS 150
Lo chassis basso, che a guardarlo sembra quello di un McIntosh, in realtà rispecchia l'aspetto dei primissimi modelli Audio Research, che adottavano questa forma ancor prima della McIntosh. Nel primo rendering era stata prevista una presa cuffia, idea subito scartata perché non è prudente mettere le mani dentro il Canyon con le valvole accese. Il disegno frontale riprende la banda nera per inglobare tutte le funzioni di controllo. Il preamplificatore GSPre reintegra anche gli ingressi disponibili nei primissimi oggetti, compresa la scheda phono per la cui bontà gli Audio Research erano noti. La morfologia dei primi apparecchi ha esercitato sul team di progettazione un'attrattiva così forte da spingere alla creazione di un oggetto che fosse nella filosofia di Bill Johnson in tutto e per tutto. L'aspetto estetico, la disposizione di tutti gli elementi, sono fedeli a quella sorta di "perversione" che Johnson aveva per le simmetrie.
La serie Galileo al Munich High End 2014
Se si fa caso a tutti gli oggetti disegnati da lui, si nota che sono assolutamente armonici nella disposizione degli elementi, i nuovi Galileo battono la stessa strada: le due manopole sul frontale sono assolutamente identiche a sinistra e a destra, una regola il volume e l'altra seleziona gli ingressi. Bill era convinto che dove puoi mettere due viti al posto di una è meglio metterne due, realizzava elettroniche che dovevano durare una vita, essere solide e prive di vibrazioni. Oggi si tende a celare più che a mostrare, a fare apparecchi che hanno viti supernascoste, al punto tale che non si capisce da dove iniziare per smontarli. Questo vuol dire essere davvero fedeli alla filosofia del marchio. Tutte le grafiche di avvertenza che si trovano sui Galileo oggi sono obsolete, nel senso che le normative vigenti non obbligano a riportarle, quelle originali però erano talmente belle che le abbiamo meticolosamente riportate in vita. Con un lavoro di ricostruzione dei font originali, sono state riprodotte le scritte esattamente come si presentavano nei primi modelli, sulla base dei caratteri che Johnson stesso aveva creato.
In sala era presente il primo prototipo del GSPre, esibito al Munich High End 2014, che ha degli elementi poi cambiati nella versione di serie. Questo esemplare ha il pannello frontale di acciaio mentre tutto lo chassis è in alluminio, la Audio Research non usa altro che alluminio per questioni soniche, non deve esserci nessun metallo magnetico da nessuna parte. Le viti sono pure di alluminio, anche se qualcuno si lamenta perché ogni tanto si spezzano. Il prototipo aveva inoltre un rivestimento in Nichel, un tipo di finitura che ne rendeva l'aspetto più simile a quello originale. In realtà durante la fiera di Monaco ci sì e accorti, parlando con i distributori e i clienti, che si presentavano due problemi: uno che il frontale di acciaio li rendeva troppo diversi dai prodotti attuali per cui chi ha in casa un modello classico si ritrovava con una scarpa e una ciabatta, il secondo è la scoperta, grazie al nostro importatore di Singapore, che in ambienti umidi con alto tasso di salinità nell'aria, il Nichel si ossida diventando scuro.
Si è dovuto allora abbandonare questa linea estetica ritornando al classico alluminio anodizzato "Silver", in più è stata introdotta la verniciatura nera in quanto gli Audio Research classici avevano il coperchio di quel colore. Stessa linea di comportamento è stata adottata per quanto riguarda il display, dove è stata mantenuta dappertutto la luce verde, il suo principio di funzionamento a fluorescenza è assimilabile a quello di una valvola, messa da parte quindi l’idea di utilizzare i cristalli liquidi, come avviene ormai diffusamente negli apparecchi moderni. Particolare anche questo deciso da Bill Johnson.
Nelle ultimissime realizzazioni si era deviato verso il Touch Screen a LCD, ma Livio Cucuzza ha suggerito che questo su un preamplificatore poteva non essere necessario, considerato che la regolazione avviene tramite telecomando. Nessun problema quindi a ritornare al tanto affascinante Vacuum Fluorescent Display. Passando alla concezione del finale, l'ispirazione è scaturita dal fatto che il marchio americano aveva in tempi non sospetti adoperato i Vmeter sul frontale. Oggi chi non conosce la storia potrebbe dire: "Ah, si sta imitando il frontale dei McIntosh!", in realtà Audio Research li aveva messi sui primi esemplari molto tempo fa, erano Vmeter proprietari, con un look un po' da strumento di misura, molto identificativi del prodotto. Erano tre, due per i canali destro e sinistro mentre il terzo misurava la tensione proveniente dall'alimentazione. Nata l'idea è stato naturale prendere lo spunto dal "faccione" del D150, replicato in chiave moderna sul GS 150. La campagna pubblicitaria della nuova serie Galileo è stata sviluppata seguendo il desiderio di mostrare come ci sia l'ombra del passato su questi oggetti moderni.
Livio Cucuzza conclude il suo avvincente racconto con una curiosità: il servizio fotografico che ha ripreso i Galileo è stato fatto in Italia perchè Brandon Lauer, il marketing manager della Audio Research, durante le sue numerose visite in Italia si è innamorato della Torre di Galileo a Padova, sita proprio di fronte all'Hotel in cui soggiornava. Da lì è nata l'idea di dare alla nuova serie il nome "Galileo", in onore dello scienziato pisano che con il suo cannocchiale poteva vedere cosa c'era fuori dal suo mondo. Riprenderla in questo luogo storico estremamente affascinante è stata una naturale conseguenza. Le persone che amministrano la torre sono state contentissime di ospitare gli americani, i quali l'hanno assediata per qualche giorno. Sono state scattate tante belle foto, a coronamento di tutto il faticoso processo di ideazione, sviluppo e messa a punto che non si è risolto in un mero percorso di ridisegno, ma ha avuto il sapore di una riscoperta di vecchi valori in una sorta di rinascimento, un allargamento delle conoscenze per tutti. Come si colloca commercialmente la nuova serie? In un satellite a parte essendo una specie di laboratorio atto a testare la nuovissima valvola KT 150, ultima arrivata dopo le KT 88, KT 90 e KT 120. Questo nuovo tubo a vuoto ha delle performance incredibili se messo a confronto con la precedente KT 120, in termini di finezza e liquidità del suono. La linea si completerà con una sorgente che uscirà l'anno prossimo, la Audio Research sta attualmente lavorando su una sorgente digitale adatta per tutti i formati e lo streaming, sempre con tecnologia valvolare. Tutti questi oggetti tracciano un po' la linea guida della futura produzione del prestigioso marchio americano.
Il Galileo GS 150 con le Wilson Audio Sasha WP/2
Audio Research High Definition Power Amplifier GS 150
Per la "degustazione" dei Galileo è stata approntata una sala d'ascolto, dove suonavano insieme ad altre elettroniche Audio Research: lettore CD/DAC Reference CD 9, preamplificatore Reference 5 SE, Reference DAC e i diffusori Wilson Audio Sasha WP 2. Cablaggio Transparent Opus.
ANCORA HIGH END DAL VENTO DELL'AMERICA
Setup sala Dan D'Agostino:
Giradischi Kuzma Stabi XL2
Braccio Kuzma 313VTA
Preamplificatore Phono Nagra VPS
Meccanica digitale Nagra CDC
Converitore Nagra HD DAC
Preamplificatore Dan D'Agostino Momentum
Amplificatori finali di potenza mono Dan D'Agostino Momentum Monoblock
Diffusori Magico Q3
Cavi di segnale Transparent opus MM2
Cavi di potenza Transparent Magnum Opus
Dan D'Agostino
L'impianto suonante in sala Dan D'Agostino
Diffusore Magico Q3
Un evento nell'evento se vogliamo, si è svolto nella grande sala dedicata a Dan D'Agostino. Nell'ambiente dalla buona capienza di posti a sedere, un "impiantone" con amplificazione a stato solido firmata dall'ex progettista Krell, ha deliziato le orecchie e gli occhi di un uditorio particolarmente attento e interattivo. Il compito di dimostrare di cosa fosse capace questo setup è stato affidato al bravo Marco Cicogna, "intrattenitore" di alto livello, sempre sorretto da una notevole esperienza di divulgatore della buona musica/buon suono. In tantissime occasioni Cicogna ha dimostrato di sapere come far venir fuori le qualità di una catena, sfruttarne le potenzialità timbriche e dinamiche sino al limite.
Marco Cicogna
E' proprio questa la sua strada maestra: proporre al pubblico delle scalette musicali ben assortite, con una netta predilezione per il suono di grandi compagini orchestrali. Ogni brano viene analizzato da angolazioni differenti, non mancano le citazioni riguardanti il contesto storico, cenni sull'orchestrazione e valutazioni - non definitive - sul valore della registrazione. A riguardo, il nostro amico lascia la porta sempre aperta a eventuali riflessioni del pubblico, ben rappresentativo del mondo audiofilo. E' questo il motivo per cui ogni sua demo può essere letta su diversi piani, evitando la somministrazione di un evento precotto che l'astante può solo sorbire. Al contrario, chi assiste alle sue demo è stimolato a interagire con delle considerazioni personali che possono anche cozzare con le sue in un dibattito sempre aperto a varie ed eventuali.
Per i più maligni la giornata trascorsa a Monsummano Terme potrebbe assumere il carattere di contest tra due impianti di altissimo livello, pur se mascherata dalla netta separazione di luogo dei contendenti. Per me che sono un'anima candida invece si è risolta in una formidabile occasione di conoscenza di due realtà "No compromise", due mondi dalla diversa valenza interpretativa destinati a convivere nella stessa manifestazione. Viene quindi spontaneo evidenziare il discrimine tra due universi sonori: sanguigno, vivido e sfarzoso il primo, improntato a un'estrema correttezza e neutralità l'altro, entrambi però accomunati da una cifra prestazionale che ha ben pochi eguali nell'esclusivo mondo dell'High End.
Alfredo Di Pietro
Ottobre 2014