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 Cores da lua. Roberta Piccirillo - Giovanni Guaccero Riduci


 

 

La musica è stanca, ha detto una volta Franco Battiato, non però la "saudade", vero epicentro e linfa vitale del CD Cores da lua di Roberta Piccirillo e Giovanni Guaccero. Ma se questo sentimento può essere un ottimo biglietto di presentazione per le tredici canzoni che si susseguono, non è certamente l'unico moto dell'animo che sostiene questo progetto discografico. Vari sono, infatti, i colori che si accendono sullo sfondo della luna, sulla sua incantata superficie argentea. L'evocata saudade innanzitutto, un affetto in realtà difficile da spiegare a parole, un genere molto particolare di nostalgia, di malinconia ancorato alla cultura prima galiziana e portoghese, poi brasiliana, che questo disco ha l'aspirazione di portare allo scoperto facendolo penetrare nel nostro intimo. Il termine è legato all'età delle scoperte, ai tempi in cui i marinai portoghesi dovevano affrontare lunghi periodi di assenza dai luoghi familiari. La saudade è la mancanza di qualcosa che ci è caro, che ha arricchito la nostra vita ma a un certo punto si è smarrito e rinasce nel ricordo, accendendo la bramosia di tornare a viverlo nuovamente.

La musica non poteva certo trascurarne la dimensione molto vicina al mistico, ecco allora sbocciare il fado, la musica popolare portoghese espressione dell'anima di Lisbona, non per caso derivante dal latino "fatum", con il significato "destinazione". In questo genere c'è l'avvilimento delle periferie più povere, la loro commovente spontaneità, la vita nelle taverne e negli ambienti che ruotano intorno al porto della città. La saudade è considerata intraducibile in altre lingue, solo approssimativamente fatta rientrare nell'ambito dello struggimento, della tristezza generata da un ricordo felice ormai lontano, da un qualcosa che capire sino in fondo non può chi non è impregnato dell'animo portoghese. E in Cores da lua, nelle sue canzoni, nei testi, nei molti musicisti che partecipano tutto è finalizzato a porgere questo mondo unico e insostituibile all'ascoltatore, con generosità e senza alcuna remora. Contribuisce a renderlo consapevole come ancor più la musica brasiliana sia legata a questo sentimento, raccontato dalla bossa nova (la prima canzone di successo fu proprio Chega de saudade: Basta con la "nostalgia"), genere assurto a imperitura arte con le figure di Tom Jobim, Vinícius de Moraes e João Gilberto.

Un disco importante, espressione artistica di un centro gravitazionale che coinvolge Roberta Piccirillo, la quale dopo svariati anni di attività come cantante e pianista ha avuto la possibilità di cimentarsi per la prima volta con una produzione discografica di una precisa natura. La sua figura appare strettamente legata con quella di Giovanni Guaccero, con cui forma un duo atto a consacrare una collaborazione in corso ormai da dieci anni. Cores da lua è un album variegato in tutte le sue dimensioni costitutive e organicamente omogeneo nel dipingere a tutto tondo il mondo brasiliano, muoventesi tra generi quali il choro, samba, bossa nova e MPB (Música popular brasileira), senza disdegnare le influenze jazzistiche. Se da un lato può essere considerato come una continuazione e prolungamento del precedente progetto "Canto Estrangeiro" (Canto straniero), un lavoro di Giovanni Guaccero e Tatiana Valle che rende omaggio alla musica brasiliana, dall'altro si affaccia come una cosa totalmente inedita, dove l'elemento di novità sono i bellissimi colori che Roberta è riuscita a dare alle sue interpretazioni, un contributo valorizzato anche dalle partecipazioni straordinarie dei tanti ospiti, tutte persone con cui Roberta e Giovanni hanno condiviso dei pezzi di strada insieme.

Progetto crocevia e punto d'arrivo di un itinerario che i due artisti hanno intensamente desiderato percorrere insieme, forti della loro intesa di compagni nella vita come anche nella musica. Entrambi possono avvalersi di un vissuto artistico "bifronte", diviso tra la musica "colta", essendo Guaccero compositore e Piccirillo pianista, e musica "popolare", poiché il primo è da sempre appassionato di musica brasiliana e la seconda fin da giovanissima cantante in ambito pop e gospel, approdata in seguito alla bossa nova. È accaduto allora, quasi naturalmente, che dopo anni di frequentazione del repertorio popolare brasiliano i due sono passati "gradatim" a un repertorio autorale, di cui questo CD è espressione e testimonianza. Le canzoni di Giovanni Guaccero sono in maggioranza scritte su testi di Luís Elói Stein e cantate da Roberta Piccirillo sia in portoghese che in italiano, quindi fedeli al linguaggio musicale dei generi che ho in precedenza citato. La tensione verso una musica popolare eppur colta si manifesta nel raggiungimento di una specie di "Affektenlehre", nella comparsa in ciascun pezzo di un particolare e unico "affetto".

 



Tuttavia, si nota nelle tredici tracce anche un altro tipo di ambizione artistica poiché queste non possono essere considerate in nessun modo dei "calchi" né i due musicisti dei meri epigoni, o peggio imitatori, di una certa produzione brasiliana, in quanto ogni lirica viene filtrata in trasparenza dalla loro peculiare sensibilità, poi sfociante nell'intima unione delle rispettive personalità artistiche: l'estro compositivo di Guaccero da una parte e l'evocativa voce della Piccirillo, nelle cui malie risulta impossibile non cadere. Questo disco fa dell'atmosfera un importante punto di forza, con i suoi ritmi soffusi, sensuali, ci porta seduta stante in un cosmo illuminato con dei colori unici, esaltati dalla superba femminilità della cantante. Lunari e allo stesso tempo pieni di cuore. Questa è l'alchimia che si verifica nelle tredici canzoni. Ma ciò che all'ascoltatore, come spesso succede in ambito artistico, sembra "facile", dotato di un'imperturbabile fluidità, è in realtà frutto di un lungo periodo di gestazione che ha attraversato diverse fasi, sia musicali che di vita. Non semplice la definizione dei brani, i possibili arrangiamenti che avrebbero dovuto attagliarsi a ogni frangente espressivo, la loro migliore caratterizzazione in funzione di un affascinante esito finale.

Il tutto reso ancora più emozionante dal fatto che questa è la prima esperienza discografica di Roberta, dove Cores da lua emerge davvero come punto di una felice fusione di stili, colori e caleidoscopiche luci. La raffinatezza può anche essere innata ma dev'essere sviluppata, perfezionata, mentre le capacità interpretative e la padronanza stilistica non sono cose che cadono dall'alto ma delle conquiste raggiunte con il tempo e con fatica. Nelle note di copertina Giovanni Guaccero cita la sua esperienza d'insegnamento al Conservatorio di Reggio Calabria e la sua prosecuzione a Roma in anni più recenti. Il bagaglio culturale personale di esperienze, la delicata transizione tra il repertorio MPB a quello più schiettamente autorale con canzoni in maggioranza su testi di Luís Elói Stein e cantate da Roberta sia in portoghese che in italiano. La testimonianza di Roberta Piccirillo appare idealmente in unisono con quella di Giovanni, narra della volontà di tradurre in un lavoro organico la loro intesa di partner musicali e di vita, il percorso non agevole né breve della gestazione di questi colori della luna, sintomatici di una formidabile "palette" coloristica, nella definizione dei tredici pezzi, dei possibili arrangiamenti che potessero far risaltare ognuno con la propria identità.

Un lavoro molto profondo d'introspezione, di ricongiungimento con il suo più autentico sentire. La grande attenzione a ogni aspetto editoriale ha finito per incrementare l'impressione di credibilità, la percezione di un'eccellente professionalità e quella cura della produzione mirata a sfruttare al meglio le potenzialità artistiche dei musicisti ospiti. Il gruppo base del disco è formato da un quartetto, con Roberta Piccirillo alla voce, Giovanni Guaccero al pianoforte, Andrea Colella al contrabbasso e Bruno Marcozzi alla batteria e percussioni, sul loro contributo s'innesta quello di svariati musicisti della scena italiana e brasiliana come Gilson Silveira, Francesco Maria Parazzoli, Gabriele Coen, Fred Martins, Barbara Piperno, Francesca e Valeria Piccirillo, rispettivamente flautista e violinista, sorelle di Roberta e insieme a lei costituenti del Trio Piccirillo Ensemble. Ad arricchire ulteriormente la tavolozza coloristica, già favolosa di suo con le sottili inflessioni vocali di Roberta, contribuisce un notevolissimo parterre strumentale, con le più diverse e disparate tipologie di percussioni che vanno ad affiancarsi a strumenti "classici" come il pianoforte, violino, violoncello, contrabbasso, flauto e alla chitarra a sette corde di Henrique Neto.

Ecco allora comparire lo shaker, il pandeiro, reco-reco, caxixi, surdo, tamborim, ganzá, bongo, congas, rebolo, agogô, effetti vari e il cavaquinho, uno strumento musicale della tradizione musicale popolare brasiliana che ha la forma di una piccola chitarra con quattro corde. Qui la parte del leone la fa Gilson Silveira, mentre i sassofoni tenore e soprano di Gabriele Coen svolgono un lavoro egregio nel ricreare una schietta impronta "jazz" in diversi brani. Una varietà che si estende anche al tipo di tastiere suonate da Giovanni Guaccero, che sono oltre al pianoforte anche il piano elettrico e l'arpa virtuale. Si tratta come possiamo vedere di una strumentazione a geometria fortemente variabile, la quale accompagna e alimenta l'espressività dei vari brani, riducendosi in "Quando è sera" alla sola voce e pianoforte, a suggerire un processo d'intimizzazione dove anche un solo elemento in più sarebbe di troppo. Un suggerimento "a latere": vi raccomando di ascoltare questo disco con un buon impianto HiFi oppure con un ottima cuffia, solo così potrete godere di tutte le sfumature timbriche che il CD contiene, per'altro registrato benissimo.

 



Il lettore mi perdonerà se voglio correre il rischio di scadere nel didascalico, raccontandogli quasi aforisticamente le mie più spontanee impressioni di quanto ascoltato, qui non c'è alcuna musica muzak di sottofondo da ascoltare distrattamente ma il suo esatto contrario, cioè vera e profonda arte. Esordisce Fundo Do Espelho come un'autentica poesia, dove il tempo annulla le distanze nella fusione tra immagine e desiderio, in un processo di cristallizzazione della memoria. Luna nuova è un'ispirata lirica, carnale e insieme lunare, in cui le emozioni sfumano sublimandosi nel sogno, nelle immagini della natura, nell'ebrezza del vino. Qui ritmi jazzati movimentano elegantemente il corso della canzone. Inizia malinconica e riflessiva Ilusão De Você con l'apparire della solitudine, sentimento che una musica dolce e suadente lenisce, accompagna olografando immagini di cose belle e la felicità destata dall'amore. Riappare lo specchio della natura, il sole, le stelle come scenario che simbolizza costantemente ogni nostra emozione. Chorinho Flauteado: un flauto e una chitarra fanno da convitati di pietra a una situazione scoraggiante, che in questo caso non trova risoluzione: "Camminare da solo, scoraggiato".

Il canto di Roberta Piccirillo scorre veloce e sinuoso, irrequieto, acquista fascino e sensualità in unione con il flauto e tratti più meditativi nell'intervento strumentale del pianoforte. Ponte ci dà il destro per immergerci in una luce enigmatica, il silenzio fa parte della musica e qui acquista le dimensioni di un grande lago sovrastato da un ponte tra il nulla e il niente. La quiete s'insinua nuotando in questo lago in una sorta di trasposizione simbolica d'immagini della natura. In Pro Tom si verifica una delizioso "mix" tra la dolcezza della musica, le parole e il forte contrasto tra le immagini della danza, del whiskey e un uccellino. Una canzone dove la vocalità di Roberta Piccirillo s'intreccia con quella di Fred Martins. La profonda voce del contrabbasso di Andrea Colella introduce e accompagna Foglie secche, canzone che segna il ritorno a un'accorata poesia, allo specchio quasi "schubertiano" del sentimento riflesso nella natura e nell'avvicendarsi delle stagioni come speranza dello sviluppo di un amore. Nel brano Le parole tanti sono i colori trasportati dalle espressioni scritte, foriere del desiderio di rapire il ricordo prima che sorga il sole. Ognuna è una scintilla, una piccola esplosione "bachiana" e tutte insieme formano un tessuto musicale ora concitato, ora più disteso, sempre estremamente significativo.

Estrela De Uma Noite è l'avvisaglia del manifestarsi di colori lunari, che sgorgano dagli armoniosi accordi di una chitarra ritmica e nel canto, entità sempre presente in questo disco. Il conturbante finale recita: "In uno sfogo imbarazzante, audace, le rubò un bacio", presago della nascita di un nuovo amore. Dopo la splendida introduzione chitarristica di Henrique Neto, Hoje É Quarta-Feira incede con un ritmo vivo e vitale, sviluppandosi in un colorito racconto di vita quotidiana. Prece è un pezzo composito sin dalla voce, dove il canto di Roberta Piccirillo si armonizza meravigliosamente con la vocalità di Tatiana Valle. Anche la strumentazione è suggestiva di un percorso salvifico, contro i vili dettami, i tempi avversi e i poteri oscuri che ammorbano la vita, dove emerge la luminosa costellazione della Croce del Sud. Quando è sera è un pezzo che si embrica con sorprendente naturalezza con gli altri in lingua portoghese. Questo è uno dei tratti più affascinanti di Cores da lua, vale a dire l'assenza di scalini nell'intensità lirica, indolore il passaggio tra i testi in italiano e quelli in portoghese, tutti inglobati nel medesimo alveo espressivo. Castelos No Ar, tredicesimo e ultimo brano del disco, è una canzone toccante, nella pregevole fusione della voce di Piccirillo con il coro.

Meglio non poteva chiudersi l'epopea tutta umana di Cores da lua, una voce infantile entra con delicatezza estrema nelle ultime battute, suggello di un album dove viene totalmente bandita la supponenza, quell'atteggiamento improntato ad altezzosità e arroganza che potrebbe privarlo della genuinità che invece mostra in ogni suo più sommesso risvolto, viatico di una discesa nel nostro intimo altrimenti impossibile. Un disco questo Cores da lua evanescente e insieme carnale, etereo e corporeo, toccante sempre, da custodire in un cassetto e riascoltare quando la saudade decide di farci visita. Senza acribia ma lasciando liberi i sentimenti di vagare trovando la loro strada. La sua espressività è talmente palese che non abbisogna di alcuna preliminare propedeutica per essere compreso, anzi potrebbe essere lui stesso propellente al concetto di "saudade", preparatorio alla compenetrazione di questo particolare stato d'animo. Cores da lua è insofferente a una recensione che sia salomonica, che riduca tutto al senso logico dei testi, un errore che si risolverebbe in una sorta di violenza verso questo carezzevole lavoro, che così perderebbe il suo arcobaleno di colori, la sua più autentica "pelle".

Opportuna, e anche rispettosa, è invece quella critica che intende ricostruire non il senso logico ma richiamarsi a una logica del senso, quella che deve guidare tutti noi attraverso questo meraviglioso viaggio tra luci e colori cangianti. Il disco è stato registrato nello studio Alfa Music di Roma, ingegnere del suono Alessandro Guardia. Questo progetto vanta collaborazioni registrate anche in altre parti d'Italia, come Bologna, Torino, Catanzaro e anche al di fuori del nostro Paese, a Lisbona e Brasilia. Notevole lo sforzo economico produttivo, per questo è stata pensata una raccolta fondi, anche un'occasione per rivolgere a tutti quanti in questi anni hanno mostrato affetto e manifestato interesse per le iniziative dei due artisti, sostenendoli concretamente.


Alfredo Di Pietro

Aprile 2025


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